Matteo Bilz

 

MATTEO BILZ – GORIZIA FEBBRAIO 1841

Nei documenti d’archivio la storia di Matteo (talvolta menzionato anche Matthäus e Mattia) Bilz inizia nel 1823 con la richiesta da parte del Capitanato Circolare di Lubiana della riscossione “di tasse multe dal qui dimorante Matteo Bilz” dovute per debiti di contribuzione bellica; il Comune di Trieste risponde che il Bilz non è reperibile, salvo poi rettificare in quanto appare domiciliato al n. 1170. Infatti nel 1823 Matteo Bilz risulta essere proprietario di sei case in Androna del Moro, a Trieste (nn. 1068, 1079, 1092, 1094, 1170 e 1171). L’anno seguente Bilz dichiara che il debito con l’erario doveva essere a carico di Tommaso Jellusich; nello stesso anno il Bilz presenta la domanda per aprire una locanda ed ha problemi con la manutenzione delle sue case (sono considerate malsane e con pericolo di incendio). Nel 1825 paga una parte del debito (18 carantani soltanto) dovendo il rimanente pagarlo i precedenti proprietari delle case.
Nel 1828 individua due siti, fra loro vicini, in cui ha la certezza che si trovino sulla verticale del fiume che si inabissa a S. Canziano, e posti “… nel centro del quadrato degli villaggi Trebiz, Orle, Fernetic e Banne: uno in fronte ad una montagna tutta di scoglio vivo, e l’altro in una valletta, chiamata Recca non lungi dalla medesima montagna…” e quindi inizia lo scavo nell’ograda chiamata “Recca” (fiume), luogo indicatogli da agricoltori e cacciatori quale posto che dopo forti piogge viene allagato dall’acqua che sale da sottoterra. Il 18 luglio dello stesso anno chiede all’Imperial Regio Magistrato Politico Economico di Trieste (in pratica al Comune) di poter reclutare con il sistema delle “Rabotte” (lavoro coatto che gli abitanti di un paese dovevano annualmente effettuare gratuitamente per la sistemazione di strade ecc.) una cinquantina di lavoratori dei paesi circostanti per proseguire gli scavi in cui aveva raggiunto le ghiaie del fiume intrise d’acqua e che non poteva continuare da solo avendo esaurito i soldi. L’amministrazione gli rispose negandogli l’autorizzazione al ricorso del lavoro coatto in quanto non riteneva giusto addossare ai contadini ulteriori fatiche per un’impresa basata non su certezze scientifiche ma solo su semplici supposizioni non suffragate da prove. Nell’aprile 1830 Matteo Bilz riceve l’ingiunzione di non proseguire gli scavi, qualche mese dopo è condannato a sei settimane per oltraggio all’autorità (municipale).
Oberato dai debiti Matteo Bilz abbandona l’impresa. Dal 1830 inizia per lui una lotta continua con i creditori, nel 1835 viene chiesto lo scioglimento della convenzione dd. 14.11.1829 (relativa all’acquisto del fondo in cui aveva scavato) della “…ograda chiamata Recca, in confine con Verschnig, sita nelle vicinanze di Trebic…”.
Nel 1836 le sue case vengono messe all’asta ed i ricavato di fiorini 12.313,06 che viene ripartito fra i creditori.
Nel 1837 il Bilz viene esaminato per appurare il suo stato mentale “… Bilz non è minimamente privo dell’uso della ragione, … però questa viene abbagliata da troppo fervida fantasia…”. Finisce le sue giornate terrene nel febbraio 1841, a Gorizia.
Materiale tratto in buona parte dall’archivio di E. Faraone

Ulteriori notizie su Matteo Bilz si possono trovare in:

– – , 1859: La Caverna di Trebich, Il Diavoletto, 96, Trieste 27.4.1859
Ballarin L., Semeraro R., 1998: Geologia, geomorfologia e carsismo, geoidrologia e idrologia carsica, geologia tecnica della zona di Trieste, Ipogea, 2: 39-116 (citato a pag. 61)
Brancale G., 2004: La leggenda delle Porte di Ferro e la valle di Guardiella, Alpi Giulie, 98/2: 75-80
Faraone E., 1991: Lo sviluppo della speleologia triestina secondo la stampa locale, Simposio Internazionale sulla Protostoria della Speleologia, Città di Castello, sett. 1991: 41-50
Forti F., 2004: Adolf Schmidl, l’Abate Richard, Pietro Kandler, Alpi Giulie, 98/2: 57-74
Galli M., 1999: Timavo. Esplorazioni e studi, Suppl. n. 23 di Atti e Memorie CGEB, Trieste 1999, pp. 198
Galli M., 2000: La ricerca del Timavo sotterraneo, Museo Civico di St. Nat., Trieste 2000, pp. 174
Guidi P., 1990: I lavoratori delle grotte, una speleologia parallela, Rassegna della Fed. Spel. Triestina, 1993: 16-22
Kandler P., Li aquedotti, in “Storia Cronografica di Trieste …”, Trieste stab. Tipogr.-Litogr. C. Coen, Ristampa Trieste 1968: 237-258
Marini D., 1981: Prima ricerca dell’acqua sotterranea del Carso, Alpi Giulie, 75: 60-66
Medeot L. S., 1966: Documenti inediti e biografie per una “Storia della speleologia” (Friuli Venezia Giulia), Mondo Sotterraneo, n. u. 1965: 81-93
Radacich M., Cenni storici sulla speleologia triestina, Ipogea ’91, n. spec. Di Rassegna della Fed. Spel. Triestina, Trieste 1991: 4-10