DOMENICO ROSSETTI DE SCANDER – Trieste 19.3.1774 – Trieste 29.11.1842
Domenico Rossetti, figura simbolo della Trieste pre mercantile, patrizia e conservatrice, è stato non solo giurista ma anche poeta, letterato, archeologo, storico. E, portatovi per doveri d’ufficio, pure studioso di idrologia carsica.
Nasce a Trieste il 19 marzo 1774 da una famiglia patrizia triestina (suo padre era stato nominato Conte dalla sovrana Maria Teresa nel 1775, anno in cui al cognome venne aggiunta l’estensione “de Scander”), aggregata al consiglio dei Patrizi nel 1776. Compie gli studi umanistici a Prato, cittadina facente parte dell’allora Granducato di Toscana, presso il Collegio Cicognini (1785-1790), quelli filosofici a Graz (1790-1792) ed infine quelli giuridici a Vienna (1792-1800); si laurea nel settembre 1800, anno in cui torna a Trieste ove nel 1804 apre uno studio professionale.
Nel periodo 1809-1813, durante la terza occupazione francese della città, il Rossetti inizia ad interessarsi alle opere del Petrarca, suo poeta preferito, dando poi avvio nel 1818 alla collezione petrarchesca di libri antichi, manoscritti miniati e stampe che nel 1842 donerà alla città di Trieste assieme a quella sul Vescovo di Trieste (1447-1450) Enea Silvio Piccolomini (nel 1457 diventato papa Pio II). Attualmente la raccolta, conservata a Trieste nel Museo Petrarchesco Piccolomineo, consta di 78 manoscritti databili fra il XIV e il XVIII secolo, 759 fra incunaboli e cinquecentine nonché oltre 4600 volumi.
Nel 1813, cessata l’occupazione francese, è chiamato a far parte del “Tribunale delle Prede”, struttura deputata a decidere sulla sorte del naviglio catturato durante la guerra. Poi, nel 1817, diventa Procuratore Civico della città di Trieste, incarico che manterrà sino alla morte. In questa funzione, oltre ad essere fiero difensore delle antiche libertà municipali davanti alle centralistiche istituzioni Imperial Regie, prende a cuore il problema dell’approvvigionamento idrico della città, considerato essenziale per lo sviluppo del nascente emporio, problema fattosi pressante dopo il susseguirsi di varie annate particolarmente siccitose (1822, 1828, 1834, 1835). Nel 1839 il Governatore della città lo nomina “Preside del Consiglio della Città”, carica che gli sarà confermata gli anni seguenti.
Erede della cultura arcadica classicheggiante Domenico Rossetti il primo gennaio 1810 fonda la Società di Minerva, associazione avente lo scopo di coltivare l’arte, la letteratura e la storia della città di Trieste; diciannove anni dopo istituisce l’Archeografo Triestino, rivista destinata ad essere una delle colonne portanti della cultura cittadina.
Doveva conoscere bene il Carso: nel 1815 in previsione della prossima visita dell’Imperatore Francesco I propone di fargli visitare e conoscere, oltre ai monumenti di Trieste, anche le quattro grotte più note (Grotta Vileniza di Corgnale, Grotta di San Servolo, Grotta del Monte Spaccato [la futura 12 VG], Grotta di San Canziano). L’imperatore giunse nel 1817 e, per ragioni di tempo, visitò solo la Vileniza.
Il suo interesse per l’idrografia del Carso è già evidente nel 1827, anno in cui entra in polemica con G. Berini: quest’autore in un suo scritto ipotizzava che le risorgive del Timavo fossero state formate nell’antichità dal fiume Isonzo, fiume che solo successivamente avrebbe preso il percorso attuale. Ne fa fede uno scritto anonimo, ma a lui attribuito, pubblicato sull’Osservatore Triestino. L’anno successivo è investito del problema sul rifornimento idrico di Trieste entrando a far parte della Commissione alle Acque. In questa veste nel 1830 promuove l’azione per l’acquedotto, i pozzi artesiani e gli studi di idrografia; nel 1834 suggerisce di utilizzare le sorgenti di Bagnoli della Rosandra, sorgenti che erano servite per l’acquedotto con cui i romani portavano l’acqua all’antica Tergeste e che lui conosceva bene avendo assistito l’architetto Pietro Nobile nelle sue investigazioni volte a riconoscerne tutto il tracciato.
Una svolta, però, nella sua visione dell’idrologia carsica avviene nel 1841 con la scoperta, da parte di A. F. Lindner, di un grosso fiume sotterraneo sul fondo della Grotta di Trebiciano. Una sua trasferta a Vienna per perorare, fra l’altro, la possibilità di rifornimento idrico per Trieste alla luce delle nuove scoperte desta interesse ma scarso successo. Comunque da quel momento Rossetti si mette a raccogliere tutte le testimonianze sull’idrologia del Carso, iniziativa che annuncia con il “Manifesto per l’Idrografia Triestina”, un opuscoletto di tre pagine stampato nel luglio 1842 che distribuisce agli scienziati, convenuti a Padova nel settembre per la loro IV Riunione, esponendo il programma sulla possibilità di utilizzare le sue acque. Sempre alla stessa riunione presenta nella IV Sezione – Mineralogia, geologia e geografia, una memoria sulla Grotta di Trebiciano.
Muore a Trieste 1l 29 novembre 1842, stroncato da un’improvvisa affezione polmonare.
La città lo ricorda con una via non secondaria, un politeama eretto lungo il Viale dell’Acquedotto da lui voluto e con un monumento, inaugurato nel1901, innalzato davanti al Giardino Pubblico Muzio de Tommasini. (PG)
Scritti di interesse speleologico
- 1817: Allocuzione pel congresso generale nel dì 28 dicembre 1817, in “Domenico Rossetti – Scritti inediti”, Casa ed. l’Idea, Trieste 1944, vol. II: 414-419
- 1827: Indagine sullo stato del Timavo ecc., L’Osservatore Triestino, n. 140, 560, Trieste 24 apr. 1827
- 1829: Elementi per la statistica di Trieste e dell’Istria, Archeografo Triestino, I (1829): 13-34; II (1830): 3-12
- 1830: De’ pozzi artesiani, L’Osservatore Triestino, Trieste 1830, estratto pp. 12
- 1835: Pozzi artesiani sorgenti ed acque correnti per Trieste e suo territorio, Trieste, tip. G. Marenigh, 1835: 1-34