CONCA DEI CAMOSCI – BALLA COI MASSI

Pubblicato sul n. 57 di PROGRESSIONE – Anno 2010
Scesa la verticale lasciata in sospeso dalla volta precedente, dopo una breve arrampicata, ci ritroviamo a “passeggiare” lungo un antico e splendido freatico discendente in direzione Dobra Picka. Purtroppo dopo 200 m circa ci dobbiamo arrendere (almeno per il momento..) alla base di una frana ciclopica fra i cui massi sibila il vento del Foran del Muss; trattasi, infatti, della stessa frana presente alla base della galleria/caverna di Dobra a quota – 350.
Una quindicina di metri è il massimo che riusciamo a guadagnare infilandoci fra massi altamente instabili ove lo spazio lo consente.
L’arrampicata nel tratto a monte della galleria non da esito positivo così come l’esplorazione delle condotte a – 250 lungo il pozzo dei “sardoni barcolani vivi (pasta bianca)”.
Una ventina di metri più in basso, lungo il medesimo pozzo, “pendoliamo” verso l’imbocco di un meandro che dopo una decina di metri arriva alla base di un P30, da risalire al più presto.
Buone nuove dall’abisso Erich: superata la frana su pozzo a -100m, il buco và…
de Curtis, Deponte, Sticotti

ABISSO A OVEST DELLA CONCA DEI CAMOSCI
Finalmente le nevi sul Canin si sono ritirate e si è potuto ritornare a esplorare il nuovo abisso presso la “Conca dei Camosci”. Il 25 giugno scorso, la micro squadra formata da Deponte e Sticotti, si è inabissata con lo scopo di scendere il nuovo pozzo, stimato profondo un centinaio di metri: purtroppo i lavori di bonifica della frana sulla partenza del medesimo pozzo e la sua messa in sicurezza, tramite rete paramassi, ha richiesto più tempo del previsto. Visto l’orario tardo ed essendo anche fradici d’ acqua, si è deciso di uscire e rimandare la discesa alla settimana seguente. Il 2 luglio scorso quindi, Deponte, de Curtis e Sticotti hanno “sverginato” la verticale, risultata meno profonda delle stime iniziali: si tratta di un P.80. Attualmente è stata raggiunta la profondità di -250m. Nella stessa punta, a circa 30m dal fondo del P.80, entrando in un ampio portale, è stato disceso un ulteriore pozzo per circa 50 metri, senza raggiungerne il fondo per mancanza fix.
Ora mancano 50-70 metri per raggiungere la quota 1450 s.l.m., dove si spera di trovare il livello freatico orizzontale.
Federico Deponte
QUANTA FATICA FATTA

Pubblicato sul n. 57 di PROGRESSIONE – Anno 2010
Dal duemila ad oggi, il lavoro svolto sul Col delle Erbe e sulle balze meridionali del Foran del Muss ha dato molteplici risultati, purtroppo però non ancora quello tanto desiderato. La strada per congiungere il Gortani con il Foran del Muss via Dobra Picka sembra ancora molto lontana, anche se nel gennaio 2006 (vedi Progressione 52) la distanza che li divide si è accorciata a soli 150 metri. La sfiga, diventata fedelissima compagnia d’esplorazione, non ci ha mollato più. Tante le energie impiegate in difficili battute esterne tra la quota 1400 slm di Casera Goriuda e i 1800 slm della Conca dei Camosci, zone impervie per la massiccia presenza di pini mughi che rende la progressione un vero inferno. Nonostante ciò, i risultati son arrivati: nel 2001 scoperta del sistemino “Biciclette”, tre ingressi con 500 metri di sviluppo e un aria della madonna (Progressione 48) ripresa nuovamente in considerazione nel 2008 anno in cui sono stati trovati nuovi vani e la fonte dell’aria, che beffardamente esce sempre da fessure a noi impraticabili. Nel 2002 arriva il personaggio “Cristo”, per una breve stagione imprestato dalle osterie alla speleologia, che nella piana sottostante la “Grotta delle Biciclette” (sempre Progressione 48) in sosta durante una battuta ricognitiva, si siede in un qualsiasi punto della montagna, e solo all’accendersi della sigaretta nota che il fumo da essa prodotto spara via tra i suoi piedi; una miglior occhiata e quel punto da lui scelto a caso diventa l’ingresso del “Pampero”, cavità che durante le esplorazioni nell’anno successivo, congiunta alla grotta “Inversa”, diventerà parte del sistema “Rotule Spezzate”. Noi continuaiamo con le ricerche e pian piano piccoli nuovi tasselli ampliano la conoscenza di questo grosso e grasso sistema carsico alpino. Da anno in anno la quota delle zone da perlustrare si eleva: nella zona dei 1700 slm, difronte all’anfiteatro del “Meandro del Plucia” (sistema “Gortani”) vengono re-individuate due cavità già precedentemente catastate. Una delle due era molto interessante per la notevole corrente d’aria che vi circolava, ma come sempre frane e crolli misero fine al sogno esplorativo. La speranza di trovare un nuvo ingresso nel mezzo dei due sistemi (Foran del Muss-Gortani) sembrava svanita, si ripiegarono quindi tutte le ricerche in “Rotule Spezzate”. Dal 2006 al 2007 (vedi Progresisone 54) le punte e i piccoli campi interni hanno dato risultati buoni ma non quelli auspicati. Nel gennaio 2009 Renzo “Space” individua un nuovo ingresso in Conca dei Camosci, che diventerà l’abisso “Erich” (vedi Progressione 56). A questo punto sembra che la faglia che ha maggiormente interessato la Conca dei Camosci sia veramente difficile da superare. Nei primi giorni di Giugno 2010 mi ritrovo in altipiano con Cavia e Space pronti per giocarci l’ultima carta al “Dobra Picka”. Lo scopo di questa gita è di riarmare la grotta fino a -400 per rivedere le zone più vicine al Gortani. Purtroppo come spesso accade qualcosa va storto, il trapano elettrico ci pianta in asso. Si ritorna al bivacco….tra un birra e l’altra racconto a loro di un possibile nuovo ingresso molto ventoso sempre in “Conca dei Camosci” e che, dalla data del suo rinvenimento (2-3 anni prima), non avevo mai trovato “el mona de turno” che venisse a scavarlo con me.

Non m’è servito molto tale argomento per convircerli, vista la delusione della giornata. In ogni caso, Domenica mattina successiva io e i “do mone de turno” scendiamo in conca e alle 9.30 diamo il via alle danze dinanzi ad un turbinio di aria gelida proveniente da un tubo di roccia parzialmente occluso. Per 4 ore ci si alterna passando dalle terme fredde ad un bel sole di primo giugno, e con gran sorpresa ad un certo punto le nostre orecchie udiscono le prime pietre rotolar giù…ancora un pò di lavoro e un bel largo passaggio comodo indica il nuovo ingresso che si apre dinanzi a noi. La gioia è alta e la voglia di scendere e scoprire cosa ci nasconde la montagna ancora di più. Purtroppo dovremmo ritornare, non abbiamo con noi in quel momento nessun attrezzo da progressione. Venerdi sera di metà luglio assieme a Totò salgo al D.V.P. e a nostra sorpresa troviamo Giusto e Antonio (ex XXX Ottobre ) alla ricerca d’una identità speleologica. Per compassione e misericordia la mattina seguente li portiamo con noi. Finalmente dopo settimane è giunto il momento, si avvia il “Ryobi” e via giù: saltino d’ingresso, traverso su comoda cengia, pozzo da 60, larga sala…la grotta continua, tutto perfetto, veramente strano! I nostri sospetti diventano realtà quando il trapano Ryobi ci molla: rottura cavo candela. Sprovvisti anche di tassellatore manuale piantaspit non ci resta che uscire. Strafelici, in ogni caso, la nuova grotta va, peccato solo che fino al prossimo settembre non potrò ritornarci, c’è la spedizione in Albania. Ritornato dalla spedizione la voglia di vedere dove va sto buco è veramente tanta e il week end seguente scalpito.Finalmente dopo tanta fatica una grotta che vaaaaaaaa…! Come spesso capita faccio a fatica trovar un compagno di merenda per dar sfogo alla mia curiosità, per mia fortuna l’invito fatto a Vicky (la ragazza bresciana aggregatasi alla spedizione in Albania) va a buon fine e al venerdì sera accompagniati da una bella nebbiolina si va al D.V.P. La mattina seguente come da previsioni meteo piove e non ci resta che attendere un miglioramento…passa ancora un giorno…il tempo si aggiusta e si va. Dopo 2 ore dalla partenza dal D.V.P. ci troviamo in zona esplorativa. Inizio a scendere e l’emozione è tanta alla visione di grossi ambienti che si aprono dinanzi ad una luce per la prima volta, che figo! La cavità che cerco da anni! Ma ancora, come sembra solo a noi accade, i bei giochi duran poco: sceso un P.25, china detritica, stretto meandrino, risalita di 5 metri, altro meandrino più o meno comodo e stop. Davanti a noi una terribile strettoia. Io non ci passo e lascio provar a Vicky che con estrema fatica passa e subito dopo termina la sua progressione. Pozzo. Bisogna ritornare ed allargare il passaggio. Passa qualche settimana e sono lì davanti a quella strettoia, accompagnato da 2 bresciane, Vicky e Katia. Qualche ora di lavoro e la strettoia non ce più. Si scende altri 2 pozzi arrivando nella solita zona di grossi crolli, vaghiamo tra enormi massi a cercar una prosecuzione ma frane e crolli sembrano occludere ogni speranza. Vicky presa dalla disperazione inizia a tirar sassetti tra il caos di massi del piano del pozzo e come per magia, nel punto più impensabile, si sente cader giù le pietrine per più metri…non credo alle mie orecchie e mi butto in uno scavo impetuoso. Pietra dopo pietra creo un varco nella frana, scarico giù pietre d’ogni dimensione per avere un buon sonoro valutativo. “Figa!!! xe un 100!”. Le lacrime versate prima per la fine dell’esplorazione ora diventano inaspettatamente lacrime di gioia, così decidiamo di chiamar il nuovo pozzo “MIVIENEDAPIANGERE”. Per scenderlo in sicurezza bisognerà ritornare e posizionare una rete di protezione; con questa recente scoperta si è aperta una nuova finestra per una possibile giunzione, come sempre parliamo della possibilità di fare un sistema esteso per 80 km…
Federico Deponte

