Aspetti vegetazionali grotta del Monte Napoleone

 

ASPETTI VEGETAZIONALI GROTTA DEL MONTE NAPOLEONE (1048/4286 VG)

PREMESSE
Significative ed interessanti cavità caratterizzano la zona gravitante attorno ai Castellieri I (Gradec) e Il (Podgradec) Carlo Marchesetti – compresa fra Aurisina, San Pelagio e Slivia.
Alcune di esse, degne di tutela, rivestono una notevole importanza preistorica, archeologica o folklorica (Grotta Pocala, 91 VG, Grotta del Pettirosso, 260 VG, Grotta dell’Ansa, 4450 VG, Riparo Zaccaria, 4988 VG, Riparo Giulio, 5356 VG), altre una particolare rilevanza geomorfologica ed idrologica (Grotta Federico Lindner o Tana della Volpe, 3988 VG, Grotta delle Torri di San Pelagio, 4205 VG, Grotta Natale, 2743 VG, Grotta Omar o Andrea Baruzza, 5737 VG, Caverna presso il monte Napoleone o Caverna Emmenthal, 4757 VG).
Una cavità – scoperta in modo del tutto occasionale ed inconsueto ed aprentesi in questo stesso territorio – che risulta invece pregevole per gli aspetti vegetazionali e speleobotanici è la Grotta del monte Napoleone (4286 VG).
La cavità in effetti appare rilevante non tanto per la varietà delle specie in essa presenti, quanto invece per la rigogliosità che alcune di esse denotano. Responsabile di questa inusuale copiosa diffusione è – come generalmente avviene in questi casi – la specifica situazione topoclimatica dell’ambiente che condiziona, in particolar modo, lo sviluppo di alcune Felci (Ordine Filicales), quali la Lingua di Cervo (Phyllitis scolopendrium), la Felce femmina (Athyrium filix-foemina) e la Felce maschio (Dryopteris filixmas). Queste specie infatti appaiono particolarmente esaltate nel loro sviluppo e conferiscono una distintiva impronta all’ambiente, prevalendo di gran lunga sulle altre entità vegetazionali, pur discretamente presenti. In pochissime altre cavità del Carso triestino si può attualmente notare un così esuberante sviluppo delle tre Felci sopra citate.

LA GROTTA DEL MONTE NAPOLEONE (4286 VG)

Negli anni 60 la Società Cava Romana effettuò degli sbancamenti nei pressi della località Monte Napoleone, situata 800 m a SSE di Slivia. Venne abbattuta la volta di un’ampia caverna – con nessun precedente collegamento esterno che consentì di porre alla luce la nuova cavità.
Questa, ricchissima di concrezioni calcitiche al momento della sua scoperta, ne fu ben presto impoverita sia dagli stessi operai, sia da estranei scesi in essa non solo per visitarla. Alcune notevoli e pittoresche stalagmiti, provenienti dalla cavità, si potevano ammirare, sino a qualche anno addietro, dinanzi alla stazione ferroviaria di Aurisina-Bivio.
La grotta fu rilevata il 28.8.1959 da “Bosco” Natale Bone della S.A.G. La sua parte terminale, scoperta dopo aver forzato una strettoia situata a 37 m di profondità, fu invece accertata e rilevata il 22.9.1968 da Nicotra del Gruppo Grotte ‘Carlo Debeljak”.
Le coordinate geografiche della cavità, riferite alla Tav. I.G.M. 1:25000, Fo N. 40 A III N.E. “Duino”, Ed. 6.a, 1962, sono le seguenti: Lat. 45°45’44” N, long. 1°12’51” E M.M. (13”39’59,4°0 Gr.), quota d’ingresso 135 m. La profondità massima è di 55 m, quelle del pozzo d’accesso di 11 e 18 m e quelle dei pozzi interni di 16,9 – 8 – 10,2 e 6 m. Lo sviluppo complessivo è di 44 metri.
Si può scendere agevolmente nella cavità con la corda o con la scaletta. In quest’ultimo caso è opportuno fissare l’attrezzo ad un terrazzino situato a nord, pochi metri sotto il livello di campagna.
Nella parete orientale della caverna un’apertura, raggiungibile con un’ arrampicata piuttosto difficoltosa, immette dapprima in una successione di tre pozzi verticali ed erosi e confluisce quindi in uno spazioso vano, occupato in parte da materiale di frana e dotato di brevi diramazioni concrezionate.
Per raggiungere la cavità è opportuno seguire la carrareccia che, 400 m a SSW di Slivia, si stacca a destra dalla provinciale (proveniente da Aurisina) con direzione SE. Dopo circa 400 m, costeggiato il Castelliere Il, si piega a destra trascurando un’altra carrareccia che porta in breve ad una grande cava, ubicata immediatamente ad ovest del Castelliere I, da lungo tempo abbandonata. Percorsi ulteriori 380 m in leggera discesa, quasi di fronte ad una dolinetta, si può agevolmmnete individuare, al di là della bassa boscaglia pochi metri a destra dalla carrareccia la notevole apertura della cavità.

ASPETTI CLIMATICI, MORFOLOGICI E VEGETAZIONALI DELLA ZONA CIRCOSTANTE LA CAVITA.

Fronda di Phhylitis scolopendrium in primop iano e d’Athynium filix-foemina a destra

Delle sei zone climatiche nelle quali la Provincia di Trieste è stata alcuni anni addietro (1985) suddivisa, quella comprendente la Grotta del monte Napoleone appartiene alla 4.a. Essa si riferisce al Carso triestino basso sino ai 200 m circa d’altitudine – e vi appartengono, oltre alle località di Aurisina, Slivia e San Pelagio qui considerate, anche quelle di Santa Croce, Malchina, Ceroglie e Medeazza. Il clima è generalmente temperato con notevoli influssi marittimo – mediterranei. La zona, non soggetta alla diretta azione della bora, risente ancora in modo considerevole l’influenza del mare, soprattutto lungo il margine costiero. La vegetazione evidenzia numerose specie termofile con alcune stazioni, tuttavia non inattese, di Salvia (Salvia oficinalis). Prevale I’Ostrio-Querceto (Ostryo-Quercetum pubescentis) – la boscaglia termofila a Carpino nero (Ostrya carpinifolia) ed a Roverella (Quercus pubescens) intervallata non di rado dalla vegetazione arbustiva pioniera delle grize (Frangulo rupestns-Prunetum mahaleb), spesso impenetrabile. Dal punto di vista biogeografico, il territorio può essere inteso di trapasso fra il Carso sopramediterraneo inferiore e quello superiore.
L’ambiente in cui si apre la cavità presenta aspetti rnorfologici piuttosto accentuati, quali imponenti ernersioni rocciose, balze irregolari, aspri campi solcati e grize, soltanto in parte ricoperti dalla boscaglia illirica. In quest’ultirna si possono individuare, con una certa frequenza, diverse specie d’ambiente spiccatamente termofilo, quali il Terebinto (Pistacia terebinthus), il Paliuro (Paliurus spina – christi, la Fiammola (Clematis flammula), la Lantana (Viburnum lantana), il Ligustro (Ligustrum vulgare), il Ciliegio canino (Prunus mahaleb) e lo Scòtano (Cotinus coggygria). Macchie di Pungitopo (Ruscus aculeatus), presente in alcune depressioni fresche ed umide, costellano qua e là l’aspro e tormentato suolo. Qualche Fillirea (Phillyrea latifolia), anche di dimensioni ragguardevoli, si erge tra i massi soleggiati di,qualche accidentato solcato.
Nelle immediate adiacenze della cavità si sviluppano, nello strato erbaceo, I’Euforbia fragolosa (Euphorbia fragifera), il Vilucchiello (Convolvulus cantabrica), l’Asparago selvatico (Asparagus acutifolius), il Geranio sanguigno (Geranium sanguineum), la Lappola (Orlaya grandiflora) ed il Buftalmo (Bupthalmum salicifolium). Nello strato arbustivoarboreo si fanno notare lo Scòtano (Cotinus coggygrya), la Coronilla (Coronilla emerus/ emeroides), l’Acero trilobo (Acer monspessulanum), I’Orniello (Fraxinus omus), il Ciliegio canino (Prunus mahaleb), la Carpinella (Ostrya carpinifolia), la Berretta da prete (Euonymus europaea), il Terebinto (Pistacia terebinthus) e qualche invadente Robinia (Robinia pseudacacia).
All’interno dell’ampio pozzo, sulle cornici e sui ripiani situati a pochi metri di profondità, si sviluppano ancora la Clematide (Clematis vitalba), l’Asparago selvatico (Asparagus acutifolius) e qualche consistente Omiello (Fraxinus ornus) come quello, presso il terrazzino di discesa, la cui altezza si aggira intorno agli 8 m. Frequenti vi figurano inoltre la nastriforrne Erba rqgginina (Asplenium tnchomanes) e la Ruta di muro (Asplenium Ruta-muraria).
Nel corso di alcune visite alla cavità è stata notata sia la presenza dell’Allocco (Stnx aluco aluco), sia quella di qualche anfibio probabilmente cadutovi accidentalmente.

ASPETTI VEGETAZIONALI NELLA CAVITA

L’impressione della copiosa e lussureggiante vegetazione, che già si avverte affacciandosi cautamente sul margine esterno del pozzo d’accesso della cavità, diviene reale allorchè si scendono gli ultimi metri della scaletta e si pone piede sul suolo molle ed umido. Questo, ad un primo sguardo, appare nello strato erbaceo quasi continuativamente ricoperto da rigogliose Felci, da abbondanti Muschi e da ampie superfici di Epatiche. Nello strato arbustivo risalta qualche vigoroso esemplare di Sambuco (Sambucus nigra) – il massimo dei quali è alto 2,40 m e presenta una circonferenza alla base del tronco di 26 cm – accompagnato da diverse plantule della stessa specie, alte in media 1,30 m.
Sono stati dunque sufficienti i pochi metri di discesa nel pozzo per verificare la rapida scomparsa delle precedenti specie d’impronta termofila, sostituite da quelle che meglio si adattano in tale sito.
Nel corso di alcuni sopralluoghi e discese effettuate nella cavità negli ultimi 7 anni, sono stati registrati i valori della temperatura sia all’esterno (q. 135 m), sia sul terrazzino (q. 131 m) ove veniva fissata la scaletta per la discesa, sia alla base di quest’ultima (q. 121 m) ed infine nel punto più basso della conca (q. 117,5 m), situato alla fine della china detritica.
La differenza fra i valori termici rilevati all’esterno e quelli all’interno della cavità è risultata sempre notevole, aggirantesi mediamente fra gli 8 ed i 12°C. A titolo indicativo si riportano quelli ottenuti in una calda giornata di giugno (3.6.1990, ore 16 legali) ed in una ventilata di agosto (10.8.1996, ore 11 legali):

DATA ora legale esterno esterno terrazzino base scala fondo conca
03.06.1990 16 20,5°C 19,4°C 11,0°C 10,5°C
10.08.1996 11 22,7°C 21,8°C 13,1°C 12,7°

ASPETTI CLIMATICI, MORFOLOGICI E VEGETAZIONALI DELLA ZONA CIRCOSTANTE LA CAVITA.

La Grotta Monte Napoleone 4286 VG sotto il pozzo d’accesso. (Foto E. Polli)

Come già inizialmente rilevato, la caverna ospita un’esuberante vegetazione, costituita in gran parte da rigogliose fronde delle seguenti tre Felci: Felce femmmina (Athyrium filix-foemina), Felce maschio (Dryopteris filix- mas) e Lingua di Cervo (Phyllitis scolopendrium). Consideriamone le caratteristiche in rapporto al sito occupato.
Athyrium filix-foemina (famiglia Athyriaceae) è specie subcosmopolita, di boschi umidi, presente dai 0 ai 2400 m d’altitudine. Qui occupa in modo compatto – una trentina di nuclei – ed in prevalenza la parte centrale della caverna, ove digrada la china detritica alquanto instabile, rivolta a sud. È pure presente ad est e ad est-sud-est, al margine della conca, ma meno concentrata. Le fronde presentano notevoli dimensioni – sugli 80 cm di lunghezza – e portano gli sporangi maturi nel periodo compreso fra luglio e novembre.
La felce non è affatto comune sull’altipiano carsico triestino. Si sviluppa, ad esempio, nel Baratro a N di Bristie (Baratro “Phyllitis”, 3763 VG), alla Fovea del Masso (1204 VG), nell’Antro fra Gabrovizza e Sgonico (1273 VG) ed occasionalmente in qualche altro baratro, dirupo o dolina di crollo del Carso più elevato di Gropada, Trebiciano e Basovizza. Nei dintorni di Trieste è stata segnalata nel Bosco Pischianzi, sopra il rione di Roiano.
Dryopteris filix-mas (Aspidiaceae), specie subcosmopolita di boschi umidi, si sviluppa da O a 2300 m d’altitudine. Sul Carso triestino è alquanto rara e generalmente la si rinviene, con distribuzione puntiforme, nelle doline più profonde ed umide (Dolina degli Abeti di Basoviua, presso il confine di Stato con la Slovenia), legata a particolari condizioni meso-topoclimatiche che si Instaurano nell’inversione dei rilievi; può comparire molto sporadicamente in qualche cavità. È stata accertata, ad esempio, nel Baratro a N di Bristie (3763 VG), nella Grotta di Sgonico (1097 VG), nella Grotta della Finestra (2435 VG) aprentesi al fondo della dolina “Zbourlovska”, nella Grotta presso Trebiciano (“V Mancach”, 27 VG), nella Fovea del Masso (1204 VG), nell’Antro fra Gabrovizza e Sgo- Militare (1778 VG), nella Grotta della Fornace (3913 VG), nel Baratro di San Lorenzo (5583 VG) e nel più distante Antro di Medeazza (2324 VG).
Nella Grotta del monte Napoleone lo sviluppo della felce è invece piuttosto ragguardevole; A diffusa principalmente nella parte centrale della caverna ed in certi casi qui le fronde raggiungono la lunghezza di 1,20 m. Il periodo di sporificazione avviene da agosto a novembre-dicembre.
Phyllitis scolopendrium (Aspleniaceae) risulta molto abbondante e rigogliosa nella cavità. Se ne possono individuare oltre un centinaio di nuclei, quasi tutti in lusinghiere condizioni vegetative, diffusi soprattutto nella parte centrale della caverna, a stretto contatto con la Felce femmina ed in parte con la Felce maschio. Uno sviluppo così lussureggiante ed ottimale (fronde lunghe sino ad 85 cm) lo si può notare in poche altre grotte dell’altipiano carsico triestino: praticamente analogo soltanto nel Baratro a Nord di Bristie (“Phyllitis”, 3763 VG). È pure copiosa, ma in misura minore, nella Grotta Noè (90 VG), nell’Abisso fra Fernetti ed Orle (157 VG), nel Pouo presso Gropada (=Pignatòn, 273 VG), nella Grotta dei Cacciatori (97 VG), nelllAbisso presso Opicina Campagna (185 VG), nella Fovea Maledetta (822 VG), nella Berlova Jama (823 VG), nella Grotta della Fornace (3913 VG), nella “Jesenova Dolina” (827 VG), nella Caverna a NW di Fernetti (“Perle Due”, 4203 VG) e nel Baratro del Casello ferroviario di Opicina Campagna (4989 VG) a sud di Percedol.
È già stato osservato (Progressione 33, dicembre 1 995) come Phyllitis scolopendrium stia rarefacendosi nelle cavità dell’altipiano carsico triestino. Attualmente questa felce è presente in poco più di una quarantina di grotte (44 per la precisione) e la tendenza a scomparire progressivamente da alcune di esse, soprattutto per le mutazioni climatiche (umidità e temperatura) in atto, è un dato di fatto emerso da sistematici ed adeguati rilevamenti effettuati nel corso di quest’ultimo ventennio.
Un’altra specie presente nella cavità è l’Erba rugginina (Asplenium trichomanes), una piccola felce qui molto abbondante, in vigorosi nuclei compatti, soprattutto sulla parete e negli anfratti ovoidali ubicati ad ovest e sulla china che a sud immette nel pozzo. Le fronde assumono spesso dimensioni notevoli raggiungendo lunghezze aggirantesi sui 40 cm. È presente, a carattere spiccatamente nastriforme, pure a sud e lungo la china detritica.
La Parietaria (Parietaria ramiflora) vi figura pure relativamente diffusa, frammista alla Felce femmina, soprattutto nella zona nord-occidentale, in prevalente penombra. È specie che di norma predilige gli ambienti, anche ipogei, più frequentati e degradati.
L’Edera (Hedera helix) si presenta in maniera esuberante, specialmente sulla parete NNW relativamente illuminata, aggregata alla Clematide (Clematis Vitalba), alla Morella rampicante (Solanum dulcamara) ed al Rovo (Rubus sp.); ricopre Non manca infine Thamnium alopecurum, pure il suolo, ove forma – soprattutto a nord l’elegante muschio che qui pero colonizza, ed a sud – vaste pezzature.
Le condizioni ambientali favoriscono inoltre la diffusione di Conocephalum conicum (=Fegatella conica) un’Epatica che, tipica di ambienti umidi ed anfratti reconditi, nella cavità tappezza abbondantemente, con i suoi notevoli talli dalla frequente divisione, il suolo poco illuminato, soprattutto ad est ed a sud-est.
Non manca infine Thamnium alopecurum l’elegante muschio che qui pero colonizza in minor misura che altrove, i massi incoerenti ed il morbido substrato Fra gli altri Muschi sono presenti Plagiochila asplenioi gatella asplenioides f. cavernarum ed alcune specie del genere Mnium.
La Grotta del monte Napoleone esprime dunque un’ambiente estremamente interessante sotto il profilo vegetazionale. Il rigo glioso sviluppo delle Felci sopra considerate, associato alle particolari condizioni topoe microclimatiche del sito, contraddistingue questa cavità da tutte le altre dell’altipiano carsico triestino, conferendole una tipica ed esuberante impronta speleobotanica.
                                                                                       Elio Polli

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Scheda del Catasto Regionale delle Grotte: 1048/4286 VG.
GUIDI P.,1996 – Toponomastica delle Grotte della Venezia – Giulia.
Quaderni del Cat. Reg. delle Grotte del Friuli – Venezia Giulia, N. 6: 1 – 279.
MARINI D., 1965 – Contributo al Catasto Speleologico della V.G. Alpi Giulie N. 60, estratto: 1-15.
PIGNATTI S., 1982 – Flora d’Italia. Vol. I, Edagricole, Bologna.
POLDINI L,, 1989 – La vegetazione del Carso isontino e triestino. Ed. Lint, Trieste: 1-318.
POLDINI L., 1991 – Atlante corologico delle piante vascolari nel Friuli-Venezia Giulia.
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POLLI S:, 1985 – Ambiente climatico degli stagni della Provincia di Trieste. Atti Mus. civ. Stor. nat., Trieste, 37 (2): 21 7 – 233.