LUCIO PIPAN (27.10.1921-16.08.1999)

Pubblicato sul n. 41 di PROGRESSIONE – Anno 1999
Cameade, chi era costui?
Questa domanda messa dal Manzoni in bocca a Don Abbondio, tormenta milioni di studenti e, quasi sempre senza risposta, rallegra migliaia di professori.
Così i nostri affezionati lettori si chiederanno chi è stato Lucio Pipan, modesto speleologo degli anni ’50 ma titanico scienziato dei fenomeni ipogei, che ci ha additato ed aperto molte strade della moderna speleologia.
Ha ideato, costruito o fatto costruire strumenti per il rilievo delle grotte con cui gli speleologi del G.T.S. hanno rilevato cavità con delle precisioni che hanno rivaleggiato con le misurazioni esterne fatte con teodoliti, con errori di chiusura di poligonali sviluppate su centinaia di metri estremamente esigui.
Ha fatto adottare il sistema di rilevamento delle quote con barometri olosterici che con la formula di Babinet danno la differenza di dislivello da un caposaldo al punto in lettura al millimetro.
Ma gli studi più importanti sono stati quelli sulla circolazione d’aria ipogea e su quanto può insegnarci il rilevamento della temperatura ipogea, sia della roccia che dell’aria medesima. Quasi otto chilometri di pozzi furono rilevati con lettura dello psicrometro, ogni dieci metri di dislivello, per studiare il fenomeno della temperatura dell’aria nei pozzi del Carso.
Molte pareti delle medesime grotte furono forate ogni dieci centimetri di dislivello per rilevare la temperatura delle rocce, al fine di formulare delle teorie, che valide ancora oggi, ci guidano alla scoperte di nuovi vani e corsi d’acqua sotterranei.
Grazie Lucio, riposa in pace.
Libero Boschini