LUCIANO CERGOL (TRIESTE 28.07.56 – CIMONE DEL MONTASIO 1986)

Pubblicato sul n. 39 di PRGRESSIONE – Anno 1998
“EL PERO”
Nello scrivere queste righe per ricordare l’amico alpinista e speleologo Luciano Cergol ho in me un ricordo nitido, quasi non fossero passati questi dodici anni dalla sua scomparsa.
stato un entusiasta in tutte le attività che intraprendeva: sia sociali che sportive. Forse la giovinezza non facile lo spinse ad affrontare la vita infondendo ottimismo a sé stesso e a chi lo incontrava. Il suo spirito, espresso da un volto sorridente e bonario, era capace di dare coraggio nei momenti di sconforto o difficoltà; sempre pronto a prendere la situazione in pugno smascherava ben presto il suo carattere determinato e forte fino alla cocciutaggine. Luciano era un irrequieto che orientava quest’energia interiore in tutte le iniziative possibili.
La maggior parte dei lettori di Progressione sa che avvicinandosi al mondo sotterraneo degli abissi spesso si continua amando anche l’alpinismo. Anche Luciano seguì questa strada e senza mai esclusioni convissero in lui le passioni per la speleologia e l’alpinismo.
Grande entusiasta, si dedicò con profondo coinvolgimento personale al Soccorso alpino e speleologico. Intransigente e strettamente coerente con un’etica rigorosa talvolta risultava personaggio scomodo e per questo non sempre accettato e compreso. Chi lo ha rifiutato non ha saputo apprezzare le sue qualità più belle.
Non voglio banalizzare trasformando questo ricordo in un elenco delle sue innumerevoli discese e salite. Sono andato in montagna con lui per amicizia e, d’altra parte, se non fosse stato così non avrebbe accettato di buon grado le mie talvolta immotivate debolezze; come quando lo obbligai a scendere dalla Nord della Grande in Lavaredo durante due diversi tentativi. Queste rinunce dedicate all’amico quel giorno non in sintonia non le fece mai pesare e non lo indussero a provare rancore. All’ideale della cima, tanto caro anche alla nostra generazione, Luciano affiancò sempre quello dell’amicizia. Per lui era importante rispettare le regole e per questo proseguire tutti insieme; se non c’era l’intesa era meglio rientrare, rinviando ad un’altra occasione.
Dietro l’amicizia c’era anche la competizione ma sapeva accorgersene in tempo. Era fiero di ciò che pensava, di ciò cui era giunto con l’esperienza e con il ragionamento: voleva che tutto sempre “quadrasse”. Andavamo d’accordo anche per questo.
Come la bufera distrugge i pupazzi di neve la natura cancellerà le tracce che ha lasciato sulle montagne, non quelle impresse nel cuore degli amici.
Roberto Borghesi