CARLO D’AMBROSI BUIE D’ISTRIA 23 MARZO 1898 – TRIESTE 30 APRILE 1992
Ricordando il prof. Carlo D’Ambrosi, da parte di un suo allievo
[…] Questo geologo istriano – come Lui amava definirsi, compì gli studi presso l’Università di Padova, negli anni ’20. Allievo del De Marchi, ebbe costanti rapporti di studio e di lavoro, in particolare con i Dal Piaz, il Bianchi e molti altri geologi italiani e stranieri. Il suo più gravoso ma anche affascinante incarico fu quello della rilevazione e della stesura dei fogli geologici 1: 100000 e delle relative “Note Illustrative” (Pisino e Trieste). A proposito delle “Note”, queste sono un condensato di preziosissime notizie dovute alla sua grande capacità di sintesi, alla sua costanza e serietà nei rilevamenti geologici, contrariamente a molti personaggi della sua epoca che “rilevavano l’Istria” ricopiandola dalle carte inedite dei grandi geologi austriaci, la cui massima colpa era quella che il loro paese aveva perso la Grande Guerra. I suoi rilievi, i suoi studi sull’Istria fino al terribile evento per queste nostre povere terre che fu la seconda guerra mondiale, furono soprattutto geologico-stratigrafici. Spesso anche la tettonica ed in genere l’evoluzione del territorio istriano a causa dell’orogenesi alpino-dinarica. Furono i suoi temi prediletti. Nelle sue peregrinazioni, da solo, non aveva modo di confrontare le sue scoperte, di convalidare il risultato delle sue ricerche, altro che del tutto saltuariamente. In quel suo tempo l’Università più vicina era quella di Padova. Un giorno D’Ambrosi mi disse, che molto spesso sentiva la necessità di “comunicare” e di “confrontare”, oltre che con se stesso anche con qualcuno che parlasse lo stesso linguaggio. […]
D’Ambrosi affrontò il carsismo per necessità, dato il carattere prevalentemente calcareo del territorio istriano. Qualcuno disse che lo affrontò anche come una realtà socio geografica, questo paesaggio aspro, privo d’acqua, profondamente scolpito nella roccia. In pratica si occupò di geologia applicata, infatti questo suo interesse si estrinsecò in particolare nello studio dei paleo carsismi neocomiano e senoniano, con specifico riferimento alle bauxiti.
E’ noto che dopo la guerra il D’Ambrosi si stabilì a Trieste ed è qui che completa gli studi ed i rilevamenti del Foglio Geologico “Trieste”, con particolare riguardo al Carso Triestino. Inoltre, in questa ristretta area, svolge numerosi incarichi per conto del G.M.A. (Governo Militare Alleato). Si tratta di indagini geologiche, geotecniche, minerarie e soprattutto idrogeologiche. A quel tempo svolgeva la sua attività presso l’Istituto di Mineralogia dell’Università di Trieste. Quegli sono gli anni della grande collaborazione con S. Morgante, C. Morelli, W. Maucci, F. Mosetti, con quest’ultimo in particolare per i grossi e seri problemi collegati alle acque sotterranee ed in modo del tutto particolare sul mai risolto problema del percorso ipogeo del Fiume Timavo. Va detto che i suoi rapporti con gli studi carsici e le ricerche speleologiche in quegli anni del primo dopoguerra, sono sempre più frequenti e forse l’argomento più importante è l’esame critico e la moderna interpretazione dell’idrografia ipogea del Carso. A questo proposito va ricordato che D’Ambrosi accettava la teoria del Grund e delle acque di fondo ed ipotizzava anche per l’esistenza di più rami del Timavo sotterraneo. Per inciso, non accetta invece la derivazione delle sorgenti di Guardiella dal Timavo ipogeo, dando una spiegazione parzialmente plausibile, ossia che quella che la presenza dei “traccianti” immessi nell’Alto Timavo e rinvenuti in quelle acque dal Timeus, sono dovuti a fenomeni di “soffiata”. Successivamente D’Ambrosi proseguirà le ricerche idrologiche, questa volta maggiormente basate sull’induzione geologica, arrivando ad un’ipotesi di alimentazione del bacino ipogeo del Timavo anche da pare di acque provenienti dalla “Valsecca di Castelnuovo”. […]
Per quanto riguarda la geomorfologia del Carso, per il D’Ambrosi questa viene studiata principalmente in rapporto alle varie “fasi” di passaggio tra il momento precarsico, immediatamente successivo all’orogenesi alpino-dinarica, e le “fasi carsiche” vere e proprie. In altre parole fu attratto dall’evoluzione del reticolo paleo idrografico epigeo e la sua progressiva scomparsa. Questi studi in fondo traggono spunti da quelli precedenti del Marussi, ma considerando il fenomeno in un’ottica geologica molto più reale, moderna e soprattutto basata sulle sue lunghe ed articolate osservazioni che lo portarono nel corso degli anni dappertutto in Istria e sul Carso. A quel tempo D’Ambrosi cerca di fondere ma anche di operare una chiara distinzione in questi studi, tra le opinioni del Marussi, del Maucci, quest’ultimo in auge tra il ’50 ed il ’60. Interpreta l’evoluzione geomorfologica del Carso nella successione degli eventi (principalmente idrografici), proposta dal Maucci. Seguendo il suo “pensiero” spiega ancora l’origine delle doline attraverso la logica dell’erosione inversa, attribuendone la causale genetica nei “semifusoidi”. Si tratterebbe di cavità inverse – sviluppatesi in prossimità della superficie che, a causa dell’abbassamento per consumazione carsica, vengono tagliate da questo processo. Così, piuttosto semplicisticamente, lo sviluppo di questi “semifusoidi” determina una depressione superficiale che, “zona d’impluvio”, si trasforma in dolina. Anni dopo, parlando con il D’Ambrosi di queste fantasiose ipotesi speleo genetiche, mi disse: ho avuto sempre dei seri dubbi sia sui paleo corsi del Marussi, sia sull’ “erosione inversa” del Maucci, ma in ultima analisi ambedue hanno contribuito affinché potesse sorgere un pensiero o meglio una nuova scuola di carsismo.
A questo proposito va ricordato che negli anni ’60 il D’Ambrosi sviluppa nuovi concetti e nuove ricerche, uscendo infine anche dall’autorità del Gortani che fu il grande maestro del carsismo degli anni ’20 e ’30. Il contatto con il Mosetti lo porterà a studiare anche l’idrogeologia del Carso Isontino ed il grosso problema dell’evoluzione delle acque dell’Adriatico nel Quaternario (varie fasi cataglaciali ed anaglaciali e conseguenti forti variazioni del livellomarino) e tutti i riflessi con il carsismo.
In conclusione, in questo periodo delle sue ricerche, per l’idrologia carsica sostenne gli studi portati avanti dal Mosetti; per il carsismo sostenne le teorie del Marussi nella paleo idrografia; dal Maucci per la formazione delle grotte; dal Forti per la nuova visione sull’evoluzione delle forme carsiche, che lo porterà a studiare lo sviluppo complessivo del nostro territorio, su basi dedotte dalla situazione stratigrafico-deformativa e soprattutto dai rapporti litologia – carsismo differenziale.
A Lui va dunque attribuita quella grande capacità di sintesi che gli permise un inquadramento cronologico degli eventi che portarono il carso Triestino all’attuale situazione, in circa trenta milioni di anni di complesse situazioni paleogeografiche. Questo suo certo non semplice ed agevole cammino di studioso della geologia del Carso e dell’Istria, viene chiaramente evidenziato in un centinaio di studi che videro la luce in altrettante pubblicazioni nell’arco di circa sett’anni. […]
Ma voglio ora ricordare il D’Ambrosi come uomo. Di Lui si sa che fu anche un poeta, scrisse centinaia di “sonetti”, sembra stano che un “geologo”, ossia l’uomo che per tutta la vita scrutò quel mondo inanimato delle rocce, potesse avere anche la sensibilità per la poesia. Ma per lui il mondo che vedeva e cercava di carpirgli i misteriosi segreti della natura, era in fondo una bella poesia. Un giorno mi disse: tutto ciò che ci circonda, tutto ciò che vediamo ma ora che assai difficilmente comprendiamo, non può averlo fatto altro che Dio!
Amava correre e salire le scale facendo gli scalini a tre a tre, “per tenersi in costante allenamento” – commentava – . […]
Passi tratti dal testo pubblicato da Fabio Forti su Alpi Giulie, 86 (2), Trieste 1992
Carlo d‘Ambrosi si è avvicinato alla speleologia nei primi anni ’50; nel 1951 succedeva al professor Morgante alla presidenza della Sezione Geospeleologica della Società Adriatica di Scienza Naturali; in quella veste è stato Presidente del Comitato Organizzatore del 6° Congresso Nazionale di Speleologia svoltosi a Trieste nel 1954. Il successivo congresso di speleologia tenutosi a Trieste (1963) lo ha visto nel Comitato Scientifico. Nel 1965 il suo allievo Fabio Forti lo ha portato nella Commissione Grotte “E. Boegan” di cui rimarrà socio affezionato sino alla morte avvenuta nel 1992; collaborerà ad età avanzata sia con Atti e Memorie, la rivista scientifica della Commissione, che con Alpi Giuli,e la rivista della Società Alpina elle Giulie, sezione di Trieste del CAI.
Ulteriori notizie su Carlo d’Ambrosi si possono trovare in:
– – , 1983: Premio “San Benedetto Abate” 1983, Teston de Grota, Boll. del G.S.S.G., anno IV (15-16), Trieste, maggio-giugno 1983
– – , 1992: Morto il geologo d’Ambrosi, Il Piccolo, 4 maggio 1992
Calligaris R., 1998: Carlo d’Ambrosi 1898-1992, in “Carlo d’Ambrosi 1898-1998” a cura di D. Peraldo, Museo Civico di Storia Naturale, Trieste 1998: 11-16
Forti F., 1992: Ricordando il prof. Carlo d’Ambrosi, da parte di un suo allievo, Alpi Giulie, 86/2: 195-200
Forti F., 1998: Bibliografia, in “Carlo d’Ambrosi 1898-1998” a cura di D. Peraldo, Museo Civico di Storia Naturale, Trieste 1998: 17-60
Gabrielli Pross G., 1997: A Carlo D’Ambrosi un grazie, un rimpianto, un caro ricordo, Alpi Giulie, 91 (1): 16-18
Gobessi M., 1998: Da Buie a Trieste, la storia della scienza corre sicura, Il Mercatino, 21 (14), aprile 1998
Guidi P., 1992: Carlo d’Ambrosi, Progressione 27: 95, Trieste dic. 1992
Gobessi M., 1998: Dal nome ai fatti, il ricordo di d’Ambrosi figlio dell’Istria, Il Mercatino, 21 (14): 72, aprile 1998
Peraldo D. Tanfani M., 1998: Catalogo della biblioteca scientifica, in “Carlo d’Ambrosi 1898-1998” a cura di D. Peraldo, Museo Civico di Storia Naturale, Trieste 1998: 61-314
Bibliografia sommaria (la bibliografia completa di Carlo d’Ambrosi, correadata da un ampio e approfondito commento, si trova in FORTI F., 1998)
1920 – Sul monte Sissol, Boll. Escurs. Istr. “Monte Maggiore”, 12 (2): 16-18, Parenzo
1926 – Gli Echinidi eocenici dell’Istria e la loro posizione stratigrafica, Atti Museo Civ. St. Nat. Trieste, 11: 117-125
1926 – Rapporti fra morfologia e trasgressioni nel Cretaceo e nel terziario dell’Istria, Atti Acc. Scient. Veneto-Trentina-Istriana, 16 (1925): 90-98
1927 – Segnalazione di nuovi affioramenti giuresi presso Parenzo e Rovigno in Istria, Atti Acc. Scient. Veneto-Trentina-Istriana,18: 3-11
1931 – Note illustrative della carta geologica delle Tre Venezia – Foglio Pisino, Min. Lav. Pubbl., Uff. Idrogr. R. Magistr. Acque, pp. 1-79
1938 – Considerazioni sul foglio geologico Pisino in risposta al Waagen, Boll. Soc. Adr. Sc. Nat., 36: 83-94
1939 – Ricerche sullo sviluppo tettonico e morfologico dell’Istria e sulle probabili relazioni tra l’attività sismica e la persistente tendenza al corrugamento della regione, Boll. Soc. Adr. Sc. Nat., 37: 33-74
1939 – Carlo Fabrizio Parona, Boll. Soc. Adr. Sc. Nat., 37: XXI-XXIV
1940 – Nuove ricerche sull’origine delle “terre rosse” istriane, L’Istria Agricola (1939): 3-31
1940 – Scoperta di un lembo di calcare eocenico presso Punta Merlera a SE di Pola, Boll. Soc. Adr. Sc. Nat., 38: 53-57
1940 – Sull’età e sul significato geologico dei calcari brecciati di Orsera in Istria e delle loro bauxiti, Boll. Soc. Geol. It., 59 (1): 23-36
1941 – Sulle sacche di bauxite deformate da spinte orogenetiche presso Buie d’Istria, Boll. Soc. Geol. It., 59 (3): 327-338
1942 – Uno sguardo al carsicismo senoniano in Istria, Atti R. Ist. Veneto Sci., 101 (2): 289-296
1947 – Sulle cause che provocarono l’esaurimento di alcune risorgive carsiche in località “Canedo” presso Sicciole (Pirano, Istria), Atti Museo Civ. St. Nat. Trieste, 16, 10: 133-142
1948 – Notizie geomorfologiche sull’Istria e sui dintorni di Trieste, Boll. Soc. Adr. Sc. Nat., 44: 88-107
1950 – Considerazioni in merito ad una dolina dimezzata da una faglia presso Portole in Istria, Boll. Soc. Adr. Sc. Nat.,45: 61-76
1952 – Osservazioni geo-idrologiche preliminari presso Trieste, Boll. Soc. Adr. Sc. Nat., 46: 75-90
1954 – Relazione geologica sulla stabilità e consistenza dei terreni lungo la costa fra Trieste e Monfalcone, in riferimento al tracciato della nuova conduttura idrica per la Città di Trieste, Uff. Idrotecnico Comunale Trieste, datt., 1954: 1-15
1954 (con Doro B.) – Ricerche chimiche, chimico-fisiche e geologiche sulle falde artesiane della bassa friulana nello studio del nuovo acquedotto di Trieste, Boll. Soc. Adr. Sc. Nat., 47: 109-131
1955 – In merito alle ripercussioni sul regime delle risorgive carsiche presso Duino Aurisina (Trieste) conseguenti a una eventuale derivazione idrica dell’alto Timavo verso l’Istria, Tecnica Italiana, n.s., 10 (2): 76-78
1955 – Note illustrative della carta geologica delle Tre Venezie – Foglio Trieste, Uff. Idrogr. Mag. Acque, pp. 1-85
1955 – Osservazioni su eventuali pericoli di futuri inquinamenti delle falde artesiane bassoisontine, Tecnica Italiana, n.s., 10 (1): 31-36
1956 – Ipotesi sulle deviazioni del Paleotimavo, Atti 6° Congr. Naz. Spel., Trieste 1954, Trieste 1956: 88-95
1956 – Paleoidrografia miocenica in Istria e sua successiva trasformazione in rapporto con lo sviluppo del carsismo, Atti 6° Congr. Naz. Spel., Trieste 1954, Trieste 1956: 144-173
1956 – Un po’ di storia della speleologia triestina, Atti 6° Congr. Naz. Spel., Trieste 1954, Trieste 1956: XX-XXIV
1954 – Studio geologico sulla stabilità e consistenza dei terreni lungo la costa fra Trieste e Monfalcone con riferimento al tracciato in progetto per il futuro acquedotto di Trieste, Boll. Soc. Adr. Sc. Nat., 48: 9-24
1958 – Relazione geoidrologica preliminare per il nuovo acquedotto della città di Gorizia, fascicolo datt., 1958: 1-24
1958 – Cenni geologici sul Carso, in “Il Carso triestino”, Az. Sogg. Turismo Trieste, pp. 1-5
1959 – Cenni sulle falde acquifere di Zaule in rapporto con lo sviluppo della zona industriale di Trieste, Atti Museo Civ. St. Nat. di Trieste, 21, 5: 186-194
1960 – Il laghetto pseudocarsico di Varna presso Bressanone (Alto Adige) nel quadro di alcune osservazioni preliminari sul morenico della Bassa Pusteria e della valle del medio Isarco (nota preventiva), Univ. Degli Studi di Trieste, Ist. Di Mineralogia, 8: 1-46
1960 – Nuove considerazioni sulle disponibilità idriche alle risorgenze carsiche del settore di Duino (Trieste) in rapporto con una deviazione d’acqua dal Timavo superiore verso l’Istria, Atti Museo Civ. St. Nat. di Trieste, 22, 4: 133-166
1960 – Sul problema dell’alimentazione idrica delle fonti del Timavo presso Trieste (A proposito di un recente studio di Franc Bidovec), Tecnica Italiana, 25 (8): 547-566
1960 (con Mosetti F.) – Risultati preliminari di una ricerca geoidrologica per il nuovo acquedotto di Gorizia, Boll. Geofisica Teor. Appl., 2, 7: 487-496
1961 – Sviluppo e caratteristiche della serie stratigrafica del Carso di Trieste, Boll. Soc. Adr. di Sc., 51: 39-58
1961 – Lo stato attuale delle conoscenze sull’idrologia e sull’idrografia del Carso di Trieste, Boll. Soc. Adr. Sc., 51 (1 n.s.): 83-97
1961 – Sull’origine delle doline carsiche nel quadro genetico del carsismo in generale, Boll. Soc. Adr. di Sc., 51: 99-125
1961 – Su una proposta di Franc Bidovec, Superiore dell’Ufficio Idrometeorologico di Lubiana, riguardo il problema dell’alimentazione idrica del Timavo presso Trieste, Tecnica Italiana, 26 (7): 501-506
1962 – Perizia geologica riguardo la sorgente termominerale di Monfalcone e le possibilità di una sua riattivazione più razionale e su più vasta scala, Fasc. datt., 1962: 1-22
1962 (con Mosetti F.) – Le acque del Carso ed il problema del rifornimento idrico della città di Trieste e della sua zona industriale, Tecnica Italiana, 27 (1-2): 101-112
1962 – Sul significato idrologico del pozzo carsico di Polazzo presso Fogliano – Redipuglia (Gorizia) nel problema dell’alimentazione idrica del Timavo e dei pericoli che ne derivano per la città di Trieste, Tecnica Italiana, 27 (7): 483-589
1962 (con Mosetti F.) – Contributo alla conoscenza della geoidrologia della piana isontina del basso Isonzo, Boll. Geof. Teor. Appl., 4, 13: 16-36
1963 – In merito all’assenza di depositi ghiaiosi paleo fluviali sulle superfici carsiche della Venezia Giulia, Atti Museo Civ. St. Nat. Trieste, 23: 81-95
1963 (con Mosetti F.) – Alcune ricerche preliminari in merito a supposti legami di alimentazione fra il Timavo e l’Isonzo, Boll. Geof. Teor. Appl., 5, 17: 69-83
1964 – Ai margini di un recente esperimento al Tritio eseguito sulle acque del Fiume Timavo presso Trieste, Tecnica Italiana, 29 (4): 187-201
1965 – L’alimentazione di acque civili e industriali in rapporto all’idrologia del Carso triestino, Adriatico, 7-10: 28-24
1965 – Cenni sulla cronistoria delle ricerche speleologiche e geoidrologiche relative al carso di Trieste, Atti 9° Congr. Naz. Spel., Trieste 1963, Memorie Rass. Spel. It., 7: 7-18
1965 – Contributo alla conoscenza dell’idrologia sotterranea dell’agro cormonese, Univ. Di Trieste, Ist. di Geologia, 21: 1-24
1965 (con Mosetti F.) – Caratteristiche strutturali della zona fra Monfalcone ed il Timavo, Adriatico, 5-6: 12-16
1966 – Considerazioni sull’origine e sul periodo di svolgimento del ciclo carsico in atto nella Venezia Giulia con particolare riguardo all’Istria e al Carso di Trieste, Atti e Mem. CGEB, 5: 29-47
1966 – Contributo alla risoluzione del problema istitutivo di un parco carsico. Nota geologica, Atti Museo Civ. St. Nat. Trieste, 25 (3): 39-71
1967 – Sui cicli speleogenetici della Venezia Giulia e sull’evoluzione delle cavità carsiche, Atti Museo Civ. St. Nat. Trieste, 26 (1): 1-13
1967 – Geologia, in “Il Carso di Trieste”, Az. Aut. Sogg. Turismo di Trieste: 17-21
1967 – Per l’igiene del Carso di Trieste e delle sue acque profonde e per la conservazione delle sue eccezionali attrattive naturali, Alpi Giulie, 62:56-69
1967 – Le ricerche speleologiche ed idrologiche nella Regione Friuli Venezia Giulia nei loro nuovi indirizzi, Atti e Mem. CGEB, 6: 33-42
1968 (con Forti F.) – Prime osservazioni discriminatorie tra fenomeni carsici e paracarsici nella Regione Friuli Venezia Giulia, Grotte d’Italia, s.4, 1: 109-129
1968 – Ricerche sul carsismo e sull’idrologia ipogea nella Regione Friuli Venezia Giulia, svolte presso l’Istituto di Geologia dell’Università di Trieste nel biennio 1965-1966, Suppl. a Ricerca Scientifica, 38, 3: 245-247
1969 – Alcune precisazioni sulle più recenti vedute riguardo l’origine e l’evoluzione del Carso di Trieste propriamente detto, Atti e Mem. CGEB, 8: 35-45
1970 – Il Carso in generale e il Carso di Trieste in particolare a proposito di un nuovo metodo di ricerca ed evoluzione dei fenomeni carsici, Atti e Mem. CGEB, 9: 25-32
1970 – Perizia geologica e geoidrologica riguardante l’acquedotto della città di Monfalcone, Fasc. dattiloscritto, pagg. 1.21
1970 – (con Mosetti F.) – Indagini geologiche e geofisiche per le Terme di Monfalcone, Oss. Geofisico Sperimentale di Trieste, Fasc. dattiloscritto, pagg. 1-101
1971 – Sulle attuali vedute riguardo l’evoluzione del Carso di Trieste propriamente detto. Dopo la genesi della superficie di spianamento cattiano-langhiana, Atti e Mem. CGEB, 10: 29-43
1972 – Il “metodo della ricerca integrale sul carsismo” a proposito dei fenomeni carsici, paracarsici e pseudo carsici con particolare riguardo al Carso di Trieste, Atti Museo Civ. St. Nat. Trieste, 28 (1): 111-136
1972 – Il conoide isontino e le sue falde acquifere nel loro stato attuale e con riferimento alle influenze carsiche collaterali, Atti e Mem. CGEB, 11: 19-36
1973 – Su di alcuni problemi e particolarità idrologiche delle masse carsiche della Venezia Giulia con qualche riferimento ad altre regioni, Atti e Mem. CGEB, 12: 29-58
1974 – La “Breccia di Orsera” (Istria) e la “Breccia bianco-rosea” (Istria e Carso di Trieste) quali manifestazioni paleocarsiche delimitanti il ciclo sedimentario cretaceo nei suddetti territori, Riv. It. Paleont. Stratigr., 14: 141-157
1976 – Cenni sull’origine e lo sviluppo geologico e geomorfologico del carso di Trieste e dell’Istria, Museo Civ. Trieste e Pro Natura Carsica, Trieste 1976: 1-84
1981 – Cenni sulla genesi ed evoluzione del Carso triestino propriamente detto e dell’attiguo golfo di Trieste nei riflessi sulla preistoria (nota preliminare), Atti Soc. Preist. Protost. della regione Friuli Venezia Giulia, 4: 117-123
1981 – Rapporti tra la genesi e l’evoluzione geologica del Carso di Trieste nei riflessi sulle civiltà umane dal Paleolitico all’Attuale, Boll. Soc. Adr. Sc., 65: 11-21
1982 – Le masse carsiche assorbono le scosse sismiche?, Atti 2° Simp. Int. Utilizzazione delle aree carsiche, Geologia applicata e idrogeologia, 17: 187-194
1982 – Nuove precisazioni in merito all’antica idrografia subaerea del Carso di Trieste e alla sua scomparsa, relativa all’evoluzione geologica regionale, Atti e Mem. CGEB, 21: 65-81
1984 – Cenni geologici, in “Guida naturalistica alla Conca di Percedol (Carso Triestino)”, Ediz. Villaggio del Fanciullo, Trieste s.d., pag.: 1-7