HEKURAVE 2010

Pubblicato sul n. 57 di PROGRESSIONE – Anno 2010
Introduzione
A continuazione delle campagne esplorative degli anni tra il 1993 e il 2009, si è svolta a fine agosto 2010 la spedizione sugli altipiani dei Monti Hekurave e Boshit, situati nel gruppo montuoso delle Prokletije, ai confini tra Kosovo, Montenegro e Albania, è stata la sesta spedizione della Commissione Grotte “E. Boegan” di Trieste. Il territorio in oggetto è ricco di fenomeni carsici e presenta un potenziale dislivello di 1700 metri, con, alla base, svariate risorgive attive. A primavera, tra marzo ed aprile, alcuni di noi assieme all’amico Sergio Vida e Sergio Serra, con gli sci, viveri e tenda, hanno perlustrato la fascia nord orientale delle Cime Hekurave nei pressi di Dragobi. Scoprendo una comoda strada sterrata per affrontare questo settore, nonché di seguito splendidi alpeggi con un caratteristico grande lago carsico sospeso. L’inclemenza del tempo con pioggia e neve continui per 10 giorni non hanno aiutato molto, e tenersi in quota utile sul plateau è risultato molto arduo. Ma comunque le informazione avute pure da questa parte della montagna e dal relativo fondovalle risultano importanti per la nostra visione d’insieme e contestuale del massiccio in quanto la zona è vastissima e, se sommate le difficoltà di spostamento sopra i mille metri e dal fondo valle, ogni informazione risulta preziosa ed utile per la comprensione generale della zona. Importanti punti di assorbimento sono stati individuati nei pressi del lago Ponaril a quota 1350 slm
I gruppi che hanno partecipato alla spedizione estiva sono due; il primo partito da Trieste il 13 agosto e formato, oltre che da soci della CGEB e da una nutrita squadra di speleo sloveni, anche da una socia del GGB “Allegretti” (Brescia). Il secondo gruppo misto italo-sloveno partirà qualche giorno più tardi. I principali obiettivi preposti sono stati: il proseguimento delle esplorazioni (anche nei rami fossili) della Shpella Zeze, a superare i 3,5 km sino ad ora conosciuti, effettuare prospezioni e ricerche in quota tra Cima Hekurave e Cima Boshit, ed effettuare i collegamenti con i colleghi faentini operanti nella valle vicina per riesplorare la promettente grotta di “Perr e Boshit”. Inoltre, eseguire le prime ricerche geomorfologiche e idrologiche sulla vallata di Qerec-Mulaj e in Shpella Zeze, con il supporto del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Trieste. Hanno preso così parte alla spedizione, diversi amici speleologi e ricercatori e studenti di Trieste, Brescia, Capodistria, Postumia, Lubiana (Slovenia), Skopje (Macedonia), Tirana e gli amici del Gruppo Speleologico Faentino, che hanno operato in zona anche nel 2009.
Spedizione 2010 ed i sifoni di “Zeze”
A primavera, tra marzo ed aprile 2010 alcuni nostro soci, con gli sci, viveri e tenda, hanno perlustrato la fascia nord orientale delle Hekurave nei pressi Dragobi. Scoprendo una comoda strada bianca per affrontare questo settore nonché splendidi alpeggi con un caratteristico grande lago carsico. L’inclemenza del tempo (pioggia e neve continue per 10 giorni) non hanno aiutato molto, e tenersi in quota utile sul plateau è risultato molto arduo. Ma comunque le informazione avute pure da questa parte della montagna e dal relativo fondovalle risultano importanti per la nostra visione d’insieme e contestuale del massiccio in quanto la zona è vastissima e, se sommate le difficoltà di spostamento sopra i mille metri dal fondo valle, ogni informazione risulta preziosa ed utile per la comprensione generale della zona. Importanti punti di assorbimento sono stati individuati nei pressi del lago Ponaril a quota 1350 slm. Principale obiettivi preposti sono stati: il proseguimento delle esplorazioni (anche nei rami fossili) della Shpella Zeze, a superare i 3,5 km sino ad ora conosciuti, effettuare prospezioni e ricerche in quota presso tra Cima Hekurave e Cima Boshit, ed effettuare i collegamenti con i colleghi faentini operanti nella valle vicina per riesplorare la promettente grotta di “Perr e Boshit”. Eseguire le prime ricerche geomorfologiche e idrologiche sulla vallata di Qerec-Mulaj e in Shpella Zeze, con il supporto del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Trieste. Hanno preso parte alla spedizione diversi speleologi e ricercatori di Trieste, Brescia, Capodistria – Postumia – Lubiana (Slovenia), Skopje (Macedonia), Tirana e gli amici del Gruppo Speleologico Faentino che hanno operato in zona anche nel 2009.
La spedizione esplorativa di quest’anno, si è concentrata fondamentalmente su quattro obiettivi, nello specifico: continuare le esplorazioni in Shpella Zeze con particolare attenzione ai sifoni, eseguire il suo rilievo geo-strutturale, ritrovare e possibilmente esplorare la grotta del Perr e Boshit (la famosa grotta perduta), indagare delle nuove zone carsiche alpine in alta quota, e per ultimo ma non per importanza, impostare il lavoro di ricerca sul chimismo delle acque presso la risorgenza principale, monitorarla durante il periodo della spedizione, e completare una mappatura delle sorgenti minori lungo tutta la vallata di accesso. I risultati, dopo quelli notevoli del 2009, sono stati confermati, nonostante le notevoli difficoltà ambientali che hanno rallentato di non poco le operazioni. La grande siccità, e la conseguente totale o quasi mancanza d’acqua, fuori dal campo base, il grande peso dei materiali compresi quelli subacquei, e per finire alcuni piccoli ma gravi disguidi organizzativi hanno tolto molte ore utili al conseguimento di un miglior risultato. Ma nonostante ciò credo che questa spedizione sia stata caratterizzata dalla sua impostazione, sia dal punto esplorativo che di ricerca, ponendola nel panorama internazionale tra le più importanti del 2010. La spedizione si è divisa in due grandi gruppi operativi italo-sloveni: il primo gruppo è stato quasi interamente assorbito dallo spostamento nella valle del paese di Curraj Eperm alla ricerca della risorgiva del “Perr e Boshit”: dopo varie ore di marcia suddivise su più giorni, la cavità è stata individuata e dopo 16 anni rivisitata : la prosecuzione trovata nel 1994 attende però ancora di essere compiutamente indagata. L’altro gruppo, a supporto dei speleo-sub, ha svolto in una unica punta tre immersioni in tre laghi-sifoni distinti in Shpella Zeze: solo uno si è rivelato un vero e proprio sifone, il terzo, fondo 27 m e lungo 70. Gli altri due specchi d’acqua sono stati collegati tra loro attraversando in immersione un lago sotterraneo che unisce entrambi. Inoltre, grazie agli esploratori dotati di muta sub, è stata percorsa una nuova galleria allagata semi-sifonante, che ha permesso di unire due rami distinti che oggi possono fungere da secondo by-pass nella struttura principale della grotta. Ancora in Shpella Zeze gli sforzi sono stati concentrati per allargare una strettoia ventosa con il quale chiudeva il primo ramo fossile di sinistra, questa ad un centinaio di metri dopo l’ingresso. Aperto il passaggio, un tratto di circa 100 m di sviluppo è stato esplorato su due livelli separati. Grande impegno anche per completare una difficile risalita nella parte terminale delle gallerie fossili. Negli ultimi giorni disponibili del campo, una punta dopo varie “aggressioni” al fondo ha consentito di superare i passaggi stretti nel remoto e molesto meandro terminale; grazie a Rok Stopar sono stati forzati una serie di fessure impegnative e continue che però poi “mollano” e confluiscono in gallerie più ampie in salita e sempre estremamente ventose, queste saranno sicuramente meta e sfida per i gli speleo più tosti in quelle che saranno le indagini principali delle prossima spedizione. Le risalite verso l’altipiano si pongono come uno dei più importanti enigmi della speleologia alpina europea contemporanea: ricordiamo che la parte più remota di Zeze entra nel cuore del massiccio con uno spessore massimo di 1.700 metri, da superare per raggiungere il plateau superiore tuttora inesplorato.
Per quanto riguarda invece l’indagine esterna, una squadra italo-slovena si è staccata dal campo base per raggiungere attraverso sentieri persi nel tempo, flebili tracce, una montagna incontaminata e più precisamente un altipiano carsico posto a circa 5 km ad Est dalla cima del “Maja e Hekurave” a quota media 2200 -2300 slm; la cima è il monte Grikati te Hapta di 2625 m slm, raggiunto dopo una giornata di cammino e 1800 m di dislivello. La zona indagata è molto vasta e presenta formazioni tipiche del carsismo d’alta quota, grandissime conche, miriadi di pozzi e sprofondamenti sopra i duemila metri di quota aspettano maggiore attenzioni, una decina di cavità sono state marcate e posizionate su GPS. Con grande entusiasmo è stato perlustrato un settore particolarmente pittoresco quasi a ridosso delle falde del Mali Boschit, un’area ricchissima di ingressi anche se parzialmente ostruiti da neve, tra cui spicca un ‘area a mio avviso affascinante in quanto caratterizzata da formazioni di conglomerato affacciate su un polje in quota tra i 1400 e 1700 m slm, a circa 1650 m è stato individuato in questa formazione il grande ingresso di una galleria in discesa con una fortissima corrente d’aria in aspirazione. L’organizzazione del 2010 ha portato in zona anche dei ricercatori del settore geologico, per affiancare al lavoro esplorativo sul territorio quello scientifico di studio comparato. Un docente di Geologia Applicata del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Trieste ha svolto, assieme agli speleologi che lo hanno supportato, analisi strutturali, rilievi e campionamenti idrogeologici sia all’interno di Shpella Zeze, sia all’esterno presso le risorgive poste presso il campo base, e lungo la vallata di accesso dopo Lekbibaji. Un ricercatore macedone ha invece svolto un primo “report” di studio sulla fauna troglobia relativa ai ragni tra la valle di Curraj i Eperm e Cerec, ottenendo ottimi risultati (13 specie indagate di cui al vaglio una che sembra essere totalmente sconosciuta).
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LA SPEDIZIONE

Siamo nuovamente in Albania dal 16 Agosto al 3 Settembre, come di consueto attrezzando un campo base presso il paese abbandonato di Qerec Mulaj, a molte ore di marcia da Lekbibaj, ultimo avamposto raggiungibile con veicoli a motore. La spedizione esplorativa di quest’anno, forte di numerosi partecipanti, si è concentrata fondamentalmente su 4 obiettivi, nello specifico: continuare le esplorazioni in Shpella Zeze con particolare attenzione ai sifoni, eseguire il suo rilievo geo-strutturale, ritrovare e possibilmente esplorare la grotta del Perr Boshit (la famosa grotta perduta), indagare delle nuove zone carsiche alpine in alta quota, e per ultimo ma non per importanza, impostare il lavoro di ricerca sul chimismo delle acque presso la risorgenza principale, monitorarla durante il periodo della spedizione e completare una mappatura delle sorgenti minori lungo tutta la vallata di accesso.
I risultati, dopo quelli eclatanti del 2009, sono stati confermati, nonostante le notevoli difficoltà ambientali che hanno rallentato di non poco le operazioni. La grande siccità, e la conseguente totale o quasi mancanza d’acqua, fuori dal campo base, il grande peso dei materiali compresi quelli subacquei e per finire alcuni piccoli ma gravi disguidi organizzativi hanno vanificato molte ore utili al conseguimento di un miglior risultato. Ma nonostante ciò credo che questa spedizione sia stata caratterizzata per la sua importante impostazione, sia dal punto esplorativo che di ricerca, ponendola nel panorama internazionale tra le più importanti del 2010; la C.G.E.B. si è prodigata per svolgere sulle Hekurave albanesi una spedizione sportiva e di ricerca che abbracciasse tutti gli elementi comparabili dal punto di vista geografico con quelli speleologici, in un intreccio di interrelazioni tra gli amici speleo di Faenza presenti in zona e di cui ringrazio Ivano Fabbri per l’aiuto e collaborazione ed ovviamente tutti gli amici sloveni, albanesi, macedoni e italiani quest’anno numerosi.
La spedizione si è divisa in due grandi gruppi operativi italo-sloveni: il primo gruppo è stato quasi interamente assorbito dallo spostarsi nella valle del paese di Curraj Eperm alla ricerca della risorgiva del “Perr Boshit”: dopo varie ore di marcia suddivise su più giorni, la cavità è stata individuata e dopo 16 anni rivisitata: la prosecuzione trovata nel 1994 attende però ancora di essere compiutamente indagata. L’altro gruppo, forte dello speleosub sloveno Matej Mihailovski, ha svolto in una unica punta 3 immersioni in 3 laghi-sifoni distinti in Shpella Zeze: solo uno si è rivelato un vero e proprio sifone, fondo 27 mt e lungo 70mt. Gli altri due specchi d’acqua sono stati collegati tra loro attraversando in immersione un lago sotterraneo che unisce entrambi. Inoltre, grazie agli esploratori dotati di muta sub, è stata percorsa una nuova galleria allagata semi-sifonante, che ha permesso di unire due rami distinti che oggi possono fungere da secondo by-pass nella struttura principale della grotta. Ancora in Shpella Zeze gli sforzi sono stati concentrati per allargare l’accesso ad una strettoia ventosa con il quale chiudeva il primo ramo fossile di sinistra, questa ad un centinaio di metri dopo l’ingresso.
Aperto il passaggio, un tratto di circa 120 mt di sviluppo è stato esplorato su due livelli separati, purtroppo in ambe due la grotta tende a “stringere” e la promessa è l’aria su di un pozzo non disceso di 5mt in una zona però molto franosa, che non credo sarà dunque interesse di futuro impegno. Stesso impegno anche per completare una difficile risalita nella parte terminale delle gallerie fossili, anche in questo caso il “by-pass” aereo non ha dato il risultato sperato. Negli ultimi giorni del campo, una punta finale dopo varie “aggressioni” al fondo ha consentito di superare i passaggi stretti nel remoto e molesto meandro terminale, grazie a Rok Stoppar sono stati forzati una serie di fessure impegnative e continue che però poi “mollano” e confluiscono in gallerie più ampie in salita e sempre estremamente ventose: queste saranno sicuramente meta e sfida per gli speleo più tosti in quelle che saranno le indagini principali delle prossima spedizione. Le risalite verso l’altipiano si pongono come una delle più importanti enigmi della speleologia alpina europea contemporanea, ricordiamo che la parte più remota di Zeze entra nel cuore del massiccio per uno spessore massimo di 1.700 metri da superare, a raggiungere il plateau superiore totalmente inesplorato.
Per quanto riguarda invece l’indagine esterna, una squadra italo-slovena si è staccata dal campo base per raggiungere, attraverso sentieri persi nel tempo e flebili tracce, una montagna incontaminata e più precisamente un altipiano carsico posto a circa 5 km ad E dalla cima del “Maja e Hekurave” a quota media 2200 -2300 slm, la cima è il monte Grikati te Hapta di 2625mt slm, raggiunto dopo una giornata di cammino e 1800 mt di dislivello. La zona indagata è molto vasta e presenta formazioni tipiche del carsismo d’alta quota, grandissime conche sospese, miriadi di pozzi e sprofondamenti sopra i duemila metri di quota aspettano maggiori attenzioni, una decina di cavità sono state marcate e posizionate su GPS.
Con grande entusiasmo è stato perlustrato un settore particolarmente pittoresco quasi a ridosso delle falde del Mali Boschit, un’area ricchissima di ingressi anche se parzialmente ostruiti da neve, tra cui spicca un ‘area a mio avviso affascinante in quanto caratterizzata da formazioni di conglomerato affacciate su un polje in quota tra i 1400 e 1700 mt slm, mentre a circa 1650 mt è stato individuato in questa formazione un grande ingresso con galleria in discesa e fortissima corrente d’aria in aspirazione. Accanto a tale zona, alla fine poi solo praticamente “intravista”, è stato “scoperto” e identificato un altro settore di altipiano carsico di estensione circa doppia al precedente, molto remoto anche l’accesso a quest’ultimo: sarà materia di ricerca ed esplorazione e di valutazione per l’avvicinamento per chi lo vorrà dei prossimi decenni. Come introdotto, l’organizzazione del 2010 ha portato in zona anche dei ricercatori di settore, per affiancare il lavoro svolto prettamente sul territorio a quello scientifico di studio comparato. Luca Zini, geologo, docente di Geologia Applicata del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Trieste, ha svolto assieme agli speleologi che lo hanno supportato lavori di analisi strutturale, rilievi e campionamento idrogeologici sia all’interno di Shpella Zeze, sia all’esterno presso le risorgive poste presso il campo base e lungo la vallata di accesso dopo Lekbibaji. Un ricercatore macedone, Marjan Komnenov, ha invece svolto un primo “report” di studio sulla fauna troglobia relativa ai ragni tra la valle di Curraj i Eperm e Qerec, ottenendo ottimi risultati (13 specie indagate di cui una al vaglio che sembra essere totalmente sconosciuta).
L’avvicinamento
In agosto, fatte le spese di rito, un primo gruppo misto di italiani (C.G.E.B. e G.G.B.) e sloveni sono in viaggio verso l’Albania. Saranno in orario all’appuntamento con i cavalli da carico nei pressi del villaggio di Lekbibaj. La salita lungo la valle di Cerec sarà come sempre sollevata da grandi fatiche grazie all’aiuto di questi infaticabili animali, veri e insostituibili lavoratori della montagna. Al successivo appuntamento del secondo gruppo non si andò felicemente, dopo 35 ore di guida lungo allucinanti strade balcaniche, per un malinteso, le guide, non si fecero vedere. All’alba nella semi oscurità mi svegliai dal sedile del furgone, cercando Vilson, che però stava, lo seppi dopo, in un’altra vallata. Per fortuna riuscii a contattare suo fratello che fatto un tam tam telefonico in poco che ore radunò alcuni cavalli con relative guide. Il problema era comunque il peso delle attrezzature subacquee. Per quanto ridotte al minimo indispensabile, sembravano davvero un grande carico.
Spartiti i gravosi carichi in parte anche sulle nostre spalle, affrontammo la lunga salita al campo base, a tratti piacevolmente immersi nei boschi secolari e a tratti massacrati tra le stoppie surriscaldate da un sole implacabile e da una siccità allarmante. Attraversate alcuni resti di grosse valanghe invernali, ammassi di pietrame e tronchi divelti dalle loro sedi siamo al campo, animali, e uomini in benedizione alla sacra fonte di Zeze. La fresca acqua che sempre ci aspetta ed è fonte di inesauribili sogni di speleologo.


LE GROTTE.
Sphella Zeze
Federico, Viky e Piero attaccano subito i primi giorni la galleria fossile di sinistra (ovest) a Zeze.
Il lavoro richiede parecchio impegno ed alla fine si riesce a forzare il passaggio posto al culmine della galleria, nel frattempo si individua un camino posto in una diramazione laterale ed anch’esso viene preso in considerazione, inizia così una arrampicata su parete verticale che assieme al passaggio basso dovrebbero dare più informazione sul proseguo di questo ramo molto interessante in quante presenta un freatico antico e diverse forme di concrezione per niente visibile nel resto della cavità. Questa parte della grotta è quasi “carsica” e si può affermare che dopo molti chilometri da casa e genti diverse lungo i confini è come rientrare un po’ a casa.
Altra faccenda sarà sicuramente verso le prosecuzione nei rami remoti al ramo principale di Zeze.

Allo riunire tutto il gruppo presso il campo, gli sforzi vengono suddivisi nella prosecuzione in Zeze , presso i rami fossili, esplorazione dei sifoni, mentre il terzo gruppo si stacca dal campo di Cerec per unirsi ai faentini, c’è la necessità di ripercorrere La grotta del Borschit ( la grotta perduta ) scoperta nel 1994 e poi ritrovata dai faentini nel 2009.
I Sifoni
Il 22 agosto, si entra in Zeze per accompagnare Matej, il sub sloveno, si và al sifone del ramo fossile nord-ovest (il cui livello è sceso rispetto lo scorso anno). Il trasporto del materiale risulta faticoso, prima una botta di caldo lungo il pendio a raggiungere l’ingresso e poi l’aria gelida del portale e delle gallerie, che rinfresca il canalone d’accesso Il morale è alto, siamo finalmente operativi. Diverse ore sono necessarie a raggiungere il 3° sifone posto sull’asse principale di Zeze, raggruppati i materiali ci si prepara tra i ciottoli della riva tra scherzi ed una merenda. Matej si prepara per limmersione rapidamente e con il supporto di Rok e “Civap” si tuffa, l’acqua è particolarmente cristallina e lo si vede scomparire in profondità. Dopo una ventina di minuti di attesa, le sue luci occhieggiano dalla profondità, riemerge. La galleria dunque, scende di altri 24 metri con uno sviluppo di 70 metri, andando a finire in un punto dove dei massi rendono impossibile il passaggio con le bombole, una vero peccato, Mateji un pò deluso ci confida che il sifone è una grande struttura e che sicuramente scende in profondità, un vero peccato che non sia percorribile. Recuperati i sacchi si decide di affrontare il 1° sifone, si torna allora indietro di qualche centinaio di metri. Dopo l’immersione effettuata pure da Rok si constata, che è collegato alla circonvallazione a nord di quest’ultimo, e che un collegamento laterale sbuca probabilmente nel cosiddetto secondo sifone che a questo punto è un lago.
Con un successivo sguardo alla galleria di innesto del 1° sifone si intercetta un collegamento , una bella galleria inondata, che punta indietro verso sud-ovest. Rok ancora con la muta addosso l’affronta, mentre rimango ad attenderlo con la video camera in mano, aggrappato all’ultimo spuntone di roccia asciutto. Lo attendo mentre sento che supera, dal rumore dell’acqua un tratto semi-sifonante.
Questo ramo sarà alla fine collegato alla galleria principale prima della strettoia aperta nel 2009, la strettoia funge da passaggio alto ma scomodo, questo invece risulta essere il tratto principale e più diretto al primo sifone, il problema come sempre rimane il livello di percorrenza collegato al livello stagionale delle acque.
Nei giorni successivi diverse squadre entreranno a Zeze a forzare il fondo, un meandro ostico e rabbioso di vento, sarà selezionatore.
Rok e Cevap, avranno la meglio forzando un passaggio alquanto impegnativo, dopo la lunga ed inquietante fessura la grotta prosegue in galleria abbastanza comoda , in salita, e invase dal solito vento di “Bora” che è la caratteristica principale di questa grotta.
Partecipanti
Louis Torelli, Adriano Balzarelli, Riccardo Corazzi, Federico Deponte , Piero Gherbaz (Commissione Grotte “Eugenio Boegan” – Trieste)
Vincenza Franchini (Gruppo Grotte Brescia “C. Allegretti”)
Luca Zini (Dipartimento Geoscienze Università di Trieste)
Rok Stopar, Robert Grilc (JD Dimnice Koper)
Ivo Sedmak, Matjaž Milharčič, Marjan Vilhar (DZRJ Luka Čeč Postojna)
Matej Mihailovski, Miha Staut, Ines Klinkon (JK Železničar Ljubljana)
Mitja Mrsek (JD Rakek)
Marjan Komnenov (Exploring Society “Ursus Speleos”, Skopje – Macedonia)
Louis Torelli
