Asplenium Cetrach L.

 

STAZIONI CAVERNICOLE DI ASPLENIUM CETERACH L. SULL’ALTIPIANO CARSICO TRIESTINO

 Pubblicato sul n. 46 di “Progressione “ – anno 2002
PREMESSE
Sono in atto sull’altipiano carsico trie­stino, da più di un ventennio, sistematiche indagini a carattere speleobotanico. Queste, effettuate in un numero sempre più crescente di cavità del territorio, han­no progressivamente consentito di deli­neare un prospetto relativamente preciso della distribuzione delle 16 specie di Fili­cales che attualmente vi si sviluppano. Tale ristretto gruppo include alcune entità che, sino a qualche decennio addietro, non erano state mai segnalate sul Carso triestino, come ad esempio Polystichum aculeatum, Cystopteris fra gilis, Dryopteris dilatata e Dryopteris carthusiana. Le rima­nenti invece, fra le più significative delle quali si ricordano Scolopendrium vulgare (= Phyllitis scolo pendrium), Polypodium interjeetum, Dryopteris filix-mas e Athyrium filix-femina, erano già state osservate in tempi più lontani, come riferivano sia al­cuni prestigiosi botanici alla fine dell’Ot­tocento (Marchesetti, Pospichal), sia altri a preponderante valenza speleobotanica nel primo trentennio del secolo scorso (lvancich, Morton), sia infine qualche al­tro dotto cultore in tempi più recenti (PoI­dini; Poldini & Toselli).
Una felce che, sotto l’aspetto speleo­botanico, non si può considerare molto diffusa e che, nel corso di passati decen­ni, non era stata considerata in tale con­testo, è Asplenium ceterach L. si. Scopo di questo contributo è proprio quello di fornire il quadro attuale, quanto più pun­tuale possibile, della distribuzione caverni­cela sull’altipiano di Asplenium ceterach.

 CARATTERI MORFOLOGICI, ECOLOGICI E DISTRIBUZIONE GENERALE

Asplenium ceterach L. sI. (= Cetera­oh officinarum WilId. 1804 subsp. offici­narum; = Ceterach officinarum DC., = Grammitis oeterach Sw.) è, con nome ita­liano di Cedracca comune, Citracca, Erba rugginina, Fibicicchia, Erba dorata e Spac­capietra, una piccola felce appartenente alla Famiglia delle Aspleniaceae. Cetera­oh è il nome arabo della pianta.
Si tratta di un’emicriptofita rosulata dalle fronde carnose, persistenti d’inver­no, a semplici e grossi lobi, più o meno crenati al margine. Sono lunghe sino a 25 cm, verdi superiormente e ricoperte da uno strato di squame brunastre, scariole – con l’aspetto di peli lanosi – disposte sulla pagina inferiore e sui brevi piccioli.
I seri sono lineari e decorrono obliqua­mente verso la nervatura centrale; inizial­mente appaiono celati sotto le squame. La sporificazione avviene da maggio ad ago­sto. Il numero cromosomico è: 2n=144.
La felce non ama l’esposizione alla luce diretta. Perciò, nelle ore più calde dei periodi aridi estivi, le fronde tendono ad arrotolarsi verso l’alto: in tal modo le squame protettive, rivolte verso l’esterno, assumono la funzione di specchi rifletten­ti i raggi solari. Così che le fronde, per contro ben aperte con la frescura nottur­na, si riducono, quasi a gomitolo, per proteggere la pagina superiore dagli ec­cessi della traspirazione.
L’areale della specie è costituito dal bacino del Mediterraneo, dall’Europa occi­dentale ed, eccezionalmente, dall’Europa centro-occidentale, inclusa l’inghilterra, l’ir­landa e la Grecia; è assente dalla Scandi­navia. Se ci si sposta ad oriente, oltre i Carpazi, essa va progressivamente rarefa­cendosi. Si è naturalizzata in America.
In Italia essa è diffusa in tutto il terri­torio, colonizzando soprattutto vecchi muretti esposti a meridione. E piuttosto rara nella Padania. Se ci si riferisce al Friuli, osservazioni riportate dal Gortani e risalenti ai primi anni del secolo scorso (1905-06), indicavano la sua presenza dal­la Bassa Pianura sino ai primi rilievi delle Prealpi Carniche. Fornaciari (1962) la se­gnalava sui vecchi muri degli orti di Udine.
Lorenzoni (1961), in uno specifico contributo, descriveva la vegetazione del­le Valli del bacino idrografico del Natiso­ne fornendo in particolare la distribuzione di A. ceterach in esse. L’entità risultava, allora, relativamente abbondante fra Pulfe­re e Stupizza. Lorenzoni e Paiero (1965), nelle considerazioni floristiche su alcune stazioni cavernicole delle Prealpi Friulane Orientali, segnalavano A. ceterach al­l’esterno delle seguenti due cavità: la Velika Jama (Savogna, Fr 13) ed il Cion­dàr des Paganis (Faedis, Fr 57). La felce, relativamente frequente in tali siti, testi­moniava un particolare microclima di tipo atlantico, subtermofilo.
Recenti osservazioni confermano tale situazione segnalando la felce, pure piutto­sto frequente, nelle immediate adiacenze della Grotta di San Giovanni d’Antro (Fr 43). È stato inoltre individuato in alcune cavità debba Pedemontana cividalese, fra le quali le risorgive del Foràn di Landri (11/46 Fr) e del Foràn des Aganis (122/48) nei pressi di Prestento, nel Comune di Torreano. Spora­dica è per contro la sua la presenza nella zona prealpina gemonese e rarissima in quella occidentale.
Nel Goriziano, Io Zirnich (1933) segna­lava la felce unicamente sui ruderi del ca­stello di Moncorona (Kromberg) presso Gorizia. Recenti indicazioni la danno pre­sente in questo territorio, ma in modo infrequente.
Attualmente, nel Friuli-Venezia Giulia, secondo il Nuovo Atlante Corologico di Livio Poldini, la felce è presente in 34 aree di base sulle 83 complessive in cui è sta­ta suddivisa la Regione, seguendo il Pro­getto Cartografico Europeo (Fhrendorfer & Hamann, 1965). Si sviluppa tuttora con­tinuativamente lungo la fascia orientale del territorio, sino alla zona prealpina. (Parco Naturale delle Prealpi Giulie).
Nella Repubblica Sbovena, oltre l’attua­le confine di Stato, la maggior parte delle segnalazioni di Asplenium ceterach si ri­feriscono al settore occidentale, ben amal­gamandosi con quelle dei territori confi­nari triestine, goriziano e friulano. La specie risulta invece rara e frammentaria nel terri­torio sloveno centrale ed è del tutto ecce­zionale nel suo distretto nord-orientale.
L’entità, nella subsp. bivalens (primor­ski zlatinjak) è stata recentemente rileva­ta da alcuni studiosi di speleobotanica (Fiedler, Vrbek, Buzjak, 2001) in qualche cavità della Croazia (ad esempio nella “Jama na Sredi” – Caverna dei Fossili o Grotta Fortis, 943 VG, Cherso)
Di Asplenium oeterach L. sono state distinte due sottospecie: la ceterach e la bivalens (D.E. Mayer) Greuter et Burdet.
Asplenium ceterach subsp. ceterach, caratterizzato da spore di maggiori dimen­sioni, risulta presente in 14 aree di base, sempre sulle complessive 83. Dal Triesti­ne, ove appare ben segnalato, s’irradia nel Goriziano lungo il corso dell’Isonzo raggiungendo, più a settentrione, le Valli del Natisone e la fascia prealpina gravi­tante Gemona e Venzone. Asplenium ce­terach subsp. bivalens (= C. javorkeanum Vida), con spore di dimensioni molto pic­cole, è stato invece rilevato in 16 aree di base, anch’esse appartenenti alla fascia orientale della Regione, con maggiore presenza nel distretto triestine ed in quel­lo relativo al Cividalese.
Un caratteristico ibrido fra A. ceterach e A. ruta-muraria è Asplenooeterach badense.
È in fase di avanzata compilazione l’At­lante Corobogico delle Pteridofite relativo alle Alpi sudorientali italiane. In esso il Friuli-Venezia Giulia è stato suddiviso in tre Settori: occidentale, orientale e carsi­ce. Sotto la coordinazione del botanico Fabrizio Martini sono in via di ultimazione i rilievi e le mappature delle varie entità. Con la pubblicazione dell’opera, prevista entro il 2003, si potrà disporre di un qua­dro aggiornato ed esauriente, oltre che significativo, di tutte le Pteridofite —Asple­nium ceterach incluso – individuate e rile­vate nel territorio.

DISTRIBUZIONE DI ASPLENIUM CETERACH L. NELLE CAVITÀ DEL CARSO TRIESTINO

Asplenium ceterach L. (Ted.: Schrif­tfarn, Milzfarn; 51ev.: Navadne slatinke; Cr.: Zlatinjak, Paprat runjava; lngl.: Rusty­back; Franc.: Doradille officinale) è relati­vamente ben diffuso nel Triestine, con maggior frequenza nelle zone costiere ri­spetto a quelle presenti sull’altipiano car­sice. Tende di norma a svilupparsi su substrati aridi, quali vecchi muri e muretti a secco. Nelle zone periferiche della cit­tà, come ad esempio nei rioni di Barcola,
Gretta, Scorcola, San Giovanni, San Luigi e Valmaura, e nelle sue immediate adia­cenze (cintura boschiva con i parchi ur­bani di Villa Giulia e del Bosco Farnete) la specie vegeta, a volte rigogliosa, sui muri sia delle strade principali che di quelle secondarie, ma anche delle carra­recce, emergende dagli interstizi dei muri oppure colonizzando emersioni e massi esposti a sud. Sui muri a secco soleggia­ti, che rappresentano un elemento carat­teristico dell’ambiente carsica, offrendo una buona opportunità d’insediamento a varie cenosi rupestri, A. ceterach si svi­luppa spesso accompagnato da A. ruta­mura ria e A. trichomanes.
Per quanto riguarda invece gli ingres­si di cavità dell’altipiano retrostante la città di Trieste, Asplenium ceterach è state si­nora individuata in 14 di esse. Sono elen­cate, con numero progressivo di Catasto VG, nella sottostante Tabella N. 1. Come si può osservare, le cavità si apreno tutte nel territorio carsica incluso fra la Vai Rosandra e Medeazza, ad un’altitudine cempresa fra i 50 m dell’Antro di Mede­azza (2324 VG) ed i 396 m della Caverna delle Selci di Basovizza (140 VG). Le sta­zioni sono ubicate quasi sempre sulle pareti esterne degli ipegei, rivolte gene­ralmente a mezzogiorno eppure negli anfratti e sulle cornici protette.
Come si può pure dedurre dalla tabel­la 1, Asplenium ceterach appare partico­larmente rigoglioso all’imboccatura della Grotta Vittoria (2744 VG), profonda cavità che si apre a poche decine di metri dalla Stazione Ferroviaria di Aurisina. Ma risul­ta pure ben presente sulle pareti soleg­giate del Burrone a NO di Trebiciano (4384 VG), nella “Sbourlovca” (Grotta del­la Finestra, 2435 VG) e lungo il breve ed illuminato tratto scosceso che scende al­l’Antro di Medezza (2324 VG).
La maggior parte delle cavità, come si può notare dalla cartina della distribuzio­ne della specie, è concentrata nel Carso medio, comprendente le località di Borgo Grotta Gigante, Rupingrande, Rupinpicco­lo, Bristie, Aurisina e San Pelagio. Tende a discostarsi da quelle confinarie, a clima dai caratteri più subcontinentali e situate a quote maggiormente elevate. È proba­bile che, con l’attuale variazione climati­ca, la specie tenda a colonizzare gli in­gressi soleggiati e protetti di ulteriori cavità dell’altipiano, al pari di Asplenium adian­tum-nigrum e di Polypodium cambricum.
Tab. N. 1

VG Reg. Nome Quota Frequenza Località prossima
0002 0002 Grotta Gigante 269 * Borgo Gr. Gigante
0039 0022 Grotta delle Torri di Slivia 114 * Slivia
0090 0023 Grotta Noè 200 * Aurisina
0140 0043 Grotta Nera (Caverna dei Lebbrosi) 396 * Basovizza
0237 0145 Caverna di 5. Pelagio (Lasèa Peàina) 223 * San Pelagio
0420 0290 Grotta delle Gallerie 340 * San Lorenzo
0822 0346 Fovàa Maledetta 210 * Bristie
0844 0382 Grotta Luksa 244 * Prosecco
1144 0392 Pozzo a SO di Rupinpiccolo 267 * Rupinpiccolo
2324 0635 Antro
di Medeazza
50 ** Medeazza
2435 0502 Grotta della Finestra (‘Sbourlovca”) 285 ** Opicina Campagna
2744 0526 Grotta Vittoria 175 *** Aurisina
4243 1299 Grotta a Nord di Rupinpiccolo 345 * Rupinpiccolo
4384 1400 Burrone a Nord Ovest di Trebiciano 322 ** Trebiciano

 PROPRIETÀ

La cedracca comune possiede alcune proprietà medicinali, utilizzate da secoli. Con quelle diuretiche e sudorifere com­batte la presenza di acido ossalico e di ossalati nell’urina, esercitando dunque un’azione antinfiammatoria sulle vie uri­narie; si rivela di conseguenza utile in caso di cistiti e di coliche renali. Con quelle astringenti si oppone alla diarrea. Le sarebbero infine riconosciute pure blande proprietà bechiche, antitussigene e specifiche per l’apparato respiratorio, nell’eventualità di bronchiti e di catarri bronchiali.

 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Con il presente contributo si è cercato di migliorare il precedente quadro della distribuzione cavernicola di Asplenium ceterach. Ulteriori e minuziose indagini a carattere speleobotanico in altre cavità dell’altipiano carsica, non ancora prese in considerazione o da rivisitare a distan­za d’anni, potranno — unite pure alla va­riazione climatica in atto — contribuire ad affinare la situazione della felce in quest’ambito.

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                                                                                                          Elio Polli