VOLUME XXXII – 1994
Trieste 1995
PINO GUIDI, PAOLO PEZZOLATO – Relazione dell’attività della Commissione Grotte «Eugenio Boegan» nell’anno 1994 – pp. 5-14
FULVIO GASPARO – La fauna delle grotte e delle acque carsiche sotterranee della Venezia Giulia, stato delle ricerche e check list delle specie cavernicole – pp. 17-42 Dopo una breve descrizione delle caratteristiche fsiche dell’area in esame – che in 200 chilometri quadrati di rocce carsifcabili afforanti ospita ben 2600 grotte – viene ricordata la storia delle ricerche sul popolamento animale degli ambienti sotterranei, condotte da speleologi ed entomologi, per lo più triestini, dalla fne dell’Ottocento ad oggi. La fauna delle grotte della Venezia Giulia è particolarmente ricca ed allo stato attuale delle indagini comprende 133 taxa eucavernicoli (64 terrestri e 69 acquatici); l’indice di specializzazione (rapporto troglo-stigobi/totale eucavernicoli) è molto alto, raggiungendo il valore di 0,62, mentre l’indice di endemizzazione (rapporto endemici/totale eucaverni-coli), pari a 0,22, è piuttosto basso rispetto ad altre regioni italiane. Quanto rilevato è da mettere in relazione da un parte con la notevole ricchezza e varietà della fauna cavernicola della regione dinarica (a cui l’area in esame appartiene) e dall’altra con l’assenza di strutture geologiche o geomorfologiche che possano svolgere una funzione di isolamento delle faune.
Viene fornita una check list delle specie eucavernicole, di cui sono evidenziate la categoria biospeleologica, gli eventuali endemiti (del Carso triestino e del Carso dinarico settentrionale), le stazioni di raccolta e le località tipiche dei taxa descritti per l’area in esame. Seguono un elenco delle stazioni (grotte e sorgenti) riportate nella check list e la biblio-grafa che raccoglie tutte le note recanti segnalazioni originali o revisioni dello status tassonomico delle specie cavernicole giuliane, oltre ad alcune opere generali e cataloghi faunistici.
PAOLO FORTI, MAURO CHIESI – A proposito di una particolare forma di calcite fottante osservata nella grotta Grave Grubbo – Cb 258 (Verzino, Calabria) – pp. 43-53 Nel corso di una ricerca multidisciplinare nell’area dei Gessi di Verzino (Calabria) all’interno delle Grave Grubbo veniva osservata una strana concrezione fottante sopra una pozza d’acqua.
Le analisi dimostravano trattarsi di un particolare tipo di calcite fottante, che per la sua forma veniva battezzato “gusci di calcite”.
Nel presente lavoro viene descritto e discusso il meccanismo genetico per questo nuovo speleotema, che, una volta di più, dimostra la peculiarità degli ambienti gessosi.
SABRINA DODARO, GIANLUCA FERRINI, PASQUALE MENDICINO, ROMEO MARIANO TOCCACELI – La grotta del Frontone (Cb 20) all’isola di Dino (Praja a Mare – CS): litostratigrafa del riempimento ed evoluzione Quaternaria – pp. 55-63 Sull’isola di Dino, importante afforamento calcareo dolomitico, orientato in direzione E-W, posto a poca distanza dalla costa tirrenica a sud dell’abitato di Praja a Mare, si sono studiati i riempimenti di alcune cavità presenti sull’isola ed in particolare della grotta del Frontone (Cb 20) che conserva una interessante sequenza clastica ed imponenti speleotemi. L’isola presenta una superfcie sommitale sub-pianeggiante di origine marina (terrazzo del I ordine in Carobene & Dal Prà, 1990) e tracce di antiche linee di riva poste a vari livelli sulla costa che hanno condizionato l’evoluzione della rete carsica; studi di geologia subacquea hanno messo inoltre in evidenza superfci terrazzate e cavità sommerse. I fenomeni carsici sotterranei sull’isola sono rappresentati da una serie di cavità generalmente a sviluppo orizzontale, che si concentrano prevalentemente lungo la costa sud-orientale dell’isola disponendosi su allineamenti altimetrici ben precisi. La grotta del Frontone (long. 3° 19’ 03”, lat. 39° 52’ 16”) si apre direttamente sulla falesia e presenta andamento rettilineo controllato da fratture ad andamento N-S; peculiarità della cavità è la presenza di una serie clastica costituita da alternanza fra livelli ruditici e concrezioni; la stratigrafa dei depositi e lo studio comparato dei livelli altimetrici e dei depositi marini esterni permette di formulare ipotesi speleogenetiche e temporali.
TADEJ SLABE – Experimental modelling of cave rocky forms in Paris plaster – pp. 65-83
Cave rocky relief is frequently an important speleomorphogenetical indicator. Genesis and development of the caverns may be understood if the conditions, factors and processes of the karst underground cavitation are known. One of tools is experimental modelling of rocky forms in Paris plaster. However, it requires an image of the karst caverns formation. I tried to explain the origin and development of the above-deposit ceiling channels anas-tomoses, below-deposit half-tubes, facets, solution pockets, due to water percolation and solution niches due to water dropping to the rock.
PINO GUIDI – Cenni sull’attività dei Gruppi Grotte a Trieste dal 1874 al 1900 – pp. 85-127
Dopo il 1874 le società scientifche e sportive di Trieste iniziarono a interessarsi alle ricerche speleologiche intraprendendo indagini nelle grotte e, a partire dal 1883, costituendo nel loro seno degli appositi “Comitati” a ciò espressamente deputati. […] L’esame della vita dei primi gruppi grotte costituiti a Trieste permette di comprendere l’evoluzione della speleologia organizzata che, partita da basi utilitaristiche e scientifche, si scisse più tardi in due floni, affermandosi sia nel settore della ricerca scientifca che in quello più propriamente sportivo.
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