VOLUME XL – 2004
Trieste 2005
FRANCO BESENGHI – Relazione dell’attività della commissione grotte “Eugenio Boegan” nell’anno 2004 (122°) – pp. 5-14
FULVIO GASPARO – Note sulle histopona thorell, 1869, del gruppo Myops di Grecia, con descrizione di una nuova specie cavernicola (araneae, agelenidae)
Viene descritta – su esemplari di entrambi i sessi – Histopona thaleri n. sp., raccolta nella grotta Megalo Spilio sul Monte Serekas, sopra l’abitato di Monastiraki (Etolo-Acarnania, Grecia occidentale) e vengono ridescritte, per confronto, le specie affini H. hauseri (Brignoli, 1972) di Corfù (Isole Ionie) e H. myops (Simon, 1885) del massiccio del Monte Ossa (Tessaglia), tutte appartenenti al gruppo myops. Le descrizioni sono corredate da dettagliati disegni degli organi genitali maschili e femminili, in base ai cui caratteri le tre specie considerate sono agevolmente distinguibili. Vengono pure forniti una tabella di rapporti numerici utili per l’identificazione delle specie e note tassonomiche, ecologiche e geonemiche sulle Histopona del gruppo myops di Grecia.
GIACOMO CASAGRANDE – LUCA ZINI – Variazioni del livello delle acque al fondo della grotta A.F. Lindner (829/3988 vg) in relazione alle piene del Timavo – pp. 37-44
In questo lavoro vengono esposti i risultati del monitoraggio in continuo del livello delle acque al fondo della grotta Lindner (829/3988VG, figura 2), frutto della collaborazione tra il Dipartimento di Scienze Geologiche Ambientali e Marine dell’Università degli Studi di Trieste e gli speleologi dell’Associazione XXX Ottobre di Trieste. Le indagini sono iniziate nel 1999 ed hanno portato fino al 2002 ad archiviare una quindicina di episodi di piena. Il monitoraggio è tuttora in corso, ma si ritiene che i dati raccolti permettano già di caratterizzare da un punto di vista idrogeologico questa cavità. Il quadro interpretativo dei dati è rapportato all’andamento dei livelli alle Foci del Timavo, principale sistema sorgentifero di tutto il Carso, in modo da inserire il comportamento idrodinamico della cavità nel quadro generale dell’idrogeologia del Carso triestino.
FABIO GEMITI – ENRICO MERLAK – Interpretazione dell’esperimento di marcatura con tetracloruro di carbonio delle acque di fondo della grotta A.F. Lindner (3988 vg) – pp. 45-61
Sul fondo della grotta A.F.Lindner avvengono periodici innalzamenti dell’acqua di fondo a cui corrispondono fenomeni di piena alle Foci del Timavo.
Negli anni settanta venne installata dall’Associazione XXX Ottobre CAI di Trieste una stazione automatica che garantiva la registrazione costante dei livelli. Tale stazione era uno dei primi impianti sperimentali costruiti in Italia per questo uso e funzionò regolarmente fino al settantanove. Nel maggio 1982, nel corso di una piena successiva alla caduta di circa 100 mm di pioggia, furono immessi sul fondo della grotta 2,4 Kg di CCl4. Il tracciante comparve dopo 9 giorni quasi contemporaneamente alle Foci del Timavo (III ramo) e alle sorgenti del Sardos con concentrazioni simili e si esaurì quasi contemporaneamente al Timavo e al Sardos dopo circa sessanta ore. Attraverso il monitoraggio costante delle acque fu possibile stabilire che la quantità di tracciante fuoriuscita a Duino era la stessa immessa nella grotta Lindner e quindi l’esperimento si poteva considerare di notevole importanza in quanto ben riuscito e ben definito, caso raro se non unico negli episodi di marcatura delle acque del territorio carsico.
Nel 1999 fu installata sul fondo una nuova strumentazione in continuo a cura del Dipartimento di Scienze Geologiche, Ambientali e Marine dell’Università degli Studi di Trieste. Utilizzando i dati forniti dalla nuova strumentazione per gli anni 1999-2002, dati rivelatisi importanti per definire i tempi di immissione del tracciante nella falda, gli autori descrivono i risultati dell’esperimento proponendo un modello idrologico nuovo che interessa soprattutto la zona delle risorgive di S.Giovanni di Duino.
ELIO POLLI – Aspetti speleovegetazionali della “jama Dimnice”, 736 s (“grotta del fumo”, 626 vg) nel Matarsko Podolje (Valsecca di Castelnuovo) di Markovšcˇ ina (carso sloveno) contributo alla conoscenza della speleoflora vascolare carsica – pp. 63-83
È stato effettuato, nell’arco di un quinquennio (2001-2004), uno studio sulla flora vascolare della Jama Dimnice (Grotta del Fumo) di Markovšcˇina nel Matarsko Podolje (Valsecca di Castelnuovo), cavità situata in territorio carsico sloveno, a 12,5 km dal Confine di Stato di Pesek-Kozina. È stata particolarmente analizzata la vegetazione del pozzo d’accesso all’ipogeo, adeguatamente suddiviso per fasce, in base alla penetrazione dei raggi luminosi (zone liminare, subliminare, suboscura ed oscura). Il pozzo funge da singolare trappola del freddo per cui risulta notevolmente esaltato il fenomeno dell’inversione termica. Ciò si ripercuote sulla flora e sulla vegetazione che colonizzano rigogliosamente le varie fasce del pozzo stesso. Significativa risulta la presenza di Chaerophyllum bulbosum (Apiaceae) nei primi metri della zona liminare dell’orrido d’accesso.
DAVIDE LENAZ– SIMONA INFANTI – La morfologia degli zirconi e le possibili implicazioni sulla loro provenienza in materiali clastici terrigeni: uno studio preliminare sugli zirconi del flysch cretacico-terziario delle alpi sudorientali e le dinaridi esterne – pp. 85-94
I minerali pesanti rivestono un’importanza particolare negli studi di provenienza. In questo studio è stata utilizzata la morfologia degli zirconi detritici presenti in rocce arenacee per andare a scoprire in quale ambito tettonico e a quali temperature si sono formati tali minerali. Tali zirconi sono riconducibili a graniti alcalini e si sono formati a temperature comprese tra 750 e 900°C, con delle variazioni tra zirconi presenti in rocce arenacee più o meno recenti. Si può affermare che i bacini sono stati alimentati da una sorgente che si è andata modificando nel tempo, ovvero che via via sono andati in erosione dei corpi la cui alcalinità era minore di quella dei graniti erosi precedentemente.
FEDERICO BERNARDINI – Una nuova macina protostorica in trachite dei colli Euganei rinvenuta nei pressi della stazione ferroviaria di Duino nel carso triestino – pp. 95-105
Viene descritta parte di una macina a sella in roccia effusiva scoperta nei pressi della stazione ferroviaria di Duino. Il reperto, studiato tramite microscopia ottica, è costituito da trachite proveniente con ogni probabilità dai Colli Euganei. In base ai dati petrografici e a quelli tipologici la macina può essere associata a numerosi reperti rinvenuti nei castellieri del Carso e dell’Istria, inquadrabili cronologicamente tra la fine del VII e almeno il V secolo a. C. Il luogo di rinvenimento coincide con un tratto di una struttura muraria che delimita un’area di forma irregolare, alla quale si accede tramite tre varchi d’accesso. Le murature sono costruite con la tecnica a sacco, paragonabile a quella utilizzata nei castellieri carsici, ma le ridotte dimensioni dei muri e dell’area al loro interno insieme all’assenza di altri materiali archeologici non permettono di esprimere una valutazione convincente sulla datazione di tale struttura. Il rinvenimento della macina contribuisce a integrare il quadro relativo alla distribuzione degli strumenti molitori in trachite euganea nel Carso triestino.
FRANCESCO SGUAZZIN – Contributo alla conoscenza della speleoflora della Jama Dimnice (grotta del fumo) (slovenia) briofite raccolte nel pozzo di accesso (velike dimnice) alla grotta – pp. 107-116
È stata compiuta una ricerca sulla flora briologica della Jama Dimnice (Grotta del Fumo), nel Matarsko Podolje (Valsecca di Castelnuovo), in Slovenia. Sono state osservate 34 specie (8 epatiche e 26 muschi) e per ognuna di esse sono stati indicati il substrato, l’elemento corologico, la strategia di vita e le esigenze di luce.
FEDERICO BERNARDINI – FRANCESCO BOSCHIN – Nuove considerazioni sugli “aghi da rete” rinvenuti in alcuni siti archeologici del carso triestino – pp. 117-124
Vengono presi in rassegna alcuni oggetti in osso considerati aghi da rete da vari studiosi che si sono occupati della preistoria del Carso triestino. Il primo a proporre tale interpretazione è stato Raffaello Battaglia, per alcuni reperti scoperti nella grotta delle Tre Querce, situata presso Fernetti. Sulla base della morfologia dei presunti aghi da rete e grazie al confronto con alcune ossa molto simili, rinvenute dagli autori nella zona del Monte Nevoso/Snežnik (Slovenia), si dimostra che non si tratta di manufatti ma di ossa modificate dall’azione di agenti naturali.
ANDREA BUSSANI – Influenza delle maree atmosferiche sulle misure di temperatura registrate nella grotta “C. Doria” (n. 3875 v.g.) – pp. 125-131
Vengono presentati i risultati delle analisi delle misure di temperatura dell’aria effettuate mediante un termometro autoregistrante nella grotta “C. Doria” nel periodo 4 settembre – 9 ottobre 2001. Nel segnaledi temperatura è stata osservata la presenza di una componente armonica avente periodo semidiurno e ampiezza pari a circa 0.003 °C, probabilmente indotta dalle maree atmosferiche termiche. Il confronto con i dati climatologici della pressione atmosferica ha inoltre evidenziato che la fase di tale componente presenta un anticipo di 2.61 ore rispetto alla corrispondente componente della pressione atmosferica.
DANIELE SAMEZ – GIACOMO CASAGRANDE, FRANCO CUCCHI – LUCA ZINI – Idrodinamica dei laghi di Doberdò e di Pietrarossa (carso classico, italia): relazioni con le piene dei fiumi Isonzo, Vipacco e Timavo – pp. 133-152
Le variazioni idrometriche dei fiumi Isonzo, Vipacco e Timavo, registrate in occasione di piene fluviali significative verificatesi nel periodo compreso tra gennaio 2000 e giugno 2003, sono state confrontate con quelle registrate nei laghi di Doberdò e di Pietrarossa e nell’acqua di fondo in corrispondenza del Pozzo dei Colombi presso le Foci del Timavo.
Scopo dello studio è quello di individuare le correlazioni tra la propagazione dell’onda di piena dell’Isonzo con le corrispondenti piene registrate nell’areale sorgentifero che va dal lago di Doberdò fino alle Foci del Timavo. Per discriminare la modalità con cui l’onda di piena si propaga nell’acquifero carsico, è stato adottato un modello idrodinamico con due direttrici principali di deflusso, una che va da N a S e l’altra che va da SE a NW, esulando dalla presente ricerca lo studio del comportamento dei flussi marginali che avvengono lungo direttrici diverse.
Per quanto riguarda i laghi di Doberdò e di Pietrarossa, è stato osservato che l’aumento iniziale dei livelli idrometrici avviene in concomitanza alle precipitazioni meteoriche piuttosto che in corrispondenza dell’inizio delle piene registrate nei fiumi Isonzo e Vipacco. Il lago di Pietrarossa raggiunge il livello massimo mediamente in anticipo rispetto alle piene registrate al lago di Doberdò. Il valore medio del ritardo tra la “pioggia di maggiore intensità” e il raggiungimento del livello massimo del lago di Doberdò è dello stesso ordine del valore medio dell’intervallo di tempo che intercorre tra il passaggio del colmo dell’onda di piena dell’Isonzo a Ponte Piuma e il livello massimo del lago.
Il comportamento idrodinamico del lago di Doberdò, rilevato fino al giugno 2003, risulta caratterizzato da elevate velocità di innalzamento e da costanti velocità di abbassamento. La determinazione dei valori assoluti del livello idrometrico risulta in linea con quanto già ottenuto da Cucchi et al. (2000). Leggere oscillazioni di livello registrate in fase di magra durante le estati del 2000 e del 2001 sono state correlate a variazioni idrometriche dell’Isonzo verificatesi 2/3 giorni prima.
I dati rilevati hanno confermato che il livello del lago non risulta influenzato dalle variazioni di marea. Traccia di queste ultime è stata invece chiaramente riscontrata presso il Pozzo dei Colombi
(*) Dipartimento di Scienze Geologiche, Ambientali e Marine, Università di Trieste
(**) Dipartimento di Scienze Geologiche, Ambientali e Marine dell’Università di Trieste e Commissione Grotte “E. Boegan” della SAG-CAI Trieste.
MARCO DELLE ROSE (1,2) – MARIO PARISE (1, 3) – Speleogenesi e geomorfologia del sistema carsico delle grotte della poesia nell’ambito dell’evoluzione quaternaria della costa adriatica salentina – pp. 153-173
Il sistema carsico delle Grotte della Poesia, lungo la costa adriatica della provincia di Lecce, costituisce un sito di estremo interesse carsico e geomorfologico, oltre che storico ed archeologico. All’interno di una delle grotte sono state infatti rinvenute iscrizioni che risalgono a un’epoca compresa tra il II millennio a.C. e l’età romana repubblicana. Due doline di crollo (corrispondenti alla Grotta della Poesia Grande, e a quella della Poesia Piccola) si aprono nei pressi della falesia calcarenitica e sono la parte più evidente di un ampio complesso di cavità e gallerie carsiche. In questo lavoro viene descritto l’assetto geomorfologico ed idrogeologico dell’area in cui ricade il sistema carsico, sino a spingersi, verso l’interno, all’area occupata dal bacino palustre dei Tamari. Si analizzano quindi i fenomeni di instabilità individuati lungo la fascia costiera che si estende dall’abitato di Rocavecchia sino a Torre dell’Orso, e se ne esamina la relativa distribuzione spaziale e l’evoluzione temporale, sino ai crolli avvenuti di recente nella Grotta della Poesia Piccola. L’evoluzione geomorfologica del sistema carsico è infine ricostruita, a partire dall’inizio delle fasi speleogenetiche, attraverso la formazione delle doline di crollo, sino alla fase attuale, ed agli ultimi eventi di instabilità.