LA GROTTA DI ZOODOCHOS PIGI A SANTORINI (CICLADI, GRECIA) E LA SUA FAUNA

Pubblicato sul n. 55 di PROGRESSIONE – Anno 2009
Il minuscolo arcipelago di Santorini, situato nelle Cicladi meridionali, nel Mare Egeo, è costituito da cinque isole disposte al perimetro ed al centro di un’area approssimativamente circolare del diametro di una quindicina di chilometri. Si tratta dei resti di un apparato vulcanico, il maggiore del Mediterraneo orientale, attivo a più riprese durante il Quaternario. Gli studi dei vulcanologi hanno infatti permesso di riconoscere almeno 12 principali eventi effusivi, avvenuti negli ultimi 500.000 anni. L’ultimo di tali eventi risale a circa 3600 anni or sono (intorno al 1615 a. C., secondo le datazioni al radiocarbonio) ed è noto come eruzione minoica, in quanto si è verificato nella tarda età del bronzo, quando nella vicina Creta era fiorente tale civiltà.
Le indagini condotte di recente, con il concorso di diverse discipline, dall’archeologia (al tempo le isole dell’Egeo meridionale erano già abitate) alla paleoclimatologia, hanno portato a una ricostruzione dettagliata dell’eruzione minoica, che viene considerata una delle maggiori catastrofi naturali avvenute nella storia dell’umanità.
Infatti, dopo una lunga fase effusiva, il vulcano fu interessato da un’imponente serie di fenomeni esplosivi, con produzione di un volume impressionante (le stime parlano di oltre 50 chilometri cubi) di ceneri, che si depositarono su di un’area vastissima, raggiungendo la foce del Nilo ed il Mar Nero. La diffusione delle polveri più sottili nell’atmosfera determinò inoltre un periodo di profonde alterazioni climatiche nell’intera area mediterranea, con riscontri a livello planetario.
Oggi Santorini è una delle principali mete turistiche del Mediterraneo, nota per le sue spiagge di sabbia nera ed i paesaggi mozzafiato offerti dalla caldera – il cratere, oggi invaso dal mare, conseguente allo sprofondamento della parte centrale dell’originario edificio lavico – su cui si affacciano i principali villaggi dell’isola.
Se la storia geologica recente di Santorini è oggi conosciuta, almeno da quanti vi si recano, meno nota è l’esistenza di un nucleo pre-vulcanico, dato da scisti e calcari tardo-mesozoici, che affiora estesamente nel settore sud-orientale di Thira (l’isola maggiore dell’arcipelago).
Nel complesso calcareo si trovano alcune cavità carsiche, la principale delle quali è la Grotta di Zoodochos Pigi (Spilaio Zoodochou Pigis) a Kamari.
L’antro si apre a 170 metri s. l. m., a metà del ripido versante orientale del Mesa Vouno – contrafforte del Monte Profitis Ilias, che con i suoi 565 metri di quota rappresenta la massima elevazione dell’isola ed è raggiungibile sia percorrendo una buona mulattiera che sale dalla parte più alta del villaggio di Kamari, sia attraverso un sentiero che si dirama da un tornante della strada che porta alle rovine dell’antica Thira, insediamento dorico risalente all’VIII secolo a. C.
All’ingresso della cavità si trova una minuscola cappella bianca e azzurra dedicata alla Madonna (Zoodochos Pigi = sorgente di vita), eretta nel XVIII secolo per custodire un’immagine sacra comparsa miracolosamente a Kamari. Lo spiazzo antistante la chiesetta è ombreggiato da due grandi carrubi, che costituiscono una macchia di colore ben visibile dal sottostante villaggio.

La grotta è formata da una galleria suborizzontale lunga una ventina di metri che conduce ad una piccola sala, concrezionata nella parte interna per la presenza di intensi stillicidi – attivi anche nella stagione secca – che danno origine a una colata calcitica con numerose vaschette e a due piccoli bacini d’acqua. Lo sviluppo complessivo degli ambienti sotterranei è di circa 40 metri.
Nonostante la modesta estensione dei vani ipogei ed i cataclismi che hanno sconvolto Santorini a più riprese ed in tempi geologici recenti, la Grotta di Zoodochos Pigi ospita una fauna cavernicola con numerosi elementi specializzati, nella quasi totalità dei casi noti solo di questa particolare stazione.
I risultati degli studi sinora condotti nella cavità sono stati oggetto di numerose pubblicazioni specialistiche, sintetizzate da Beron (1985, On the cave fauna of the Greek island of Santorini and Iraklia, with preliminary description of a new pseudoscorpion. Grottes Bulgares, 3: 64-71) e da
Di Russo & Rampini (2001, The Zoodochos cave in Santorini island. Mémoires de Biospéologie, 28: 201-202).
Nel corso di due visite alla grotta, effettuate all’inizio di settembre 2008, ho potuto svolgere ulteriori ricerche biospeleologiche, investigando per la prima volta la microfauna acquatica. Queste ultime indagini hanno rivelato che le acque ospitano esclusivamente elementi banali, ad ampia distribuzione europea e nordafricana, dato questo che contrasta con l’alto grado di specializzazione e di endemismo della fauna terrestre.
Si riporta nella tabella che segue l’elenco della fauna della Grotta di Zoodochos Pigi, aggiornato con le specie descritte negli ultimi anni e con le mie recenti catture. Ringrazio al proposito la dott.ssa Giacinta Stocchino (Sassari) ed il dott. Fabio Stoch (Roma), che hanno determinato, rispettivamente, i turbellari ed i crostacei acquatici.
Turbellari | Dugesia sp. |
Nematodi | indeterminati |
Oligocheti | indeterminati |
Gasteropodi | Lindbergia beroni Riedel, 1984 *+ |
Pseudoscorpioni | Chthonius (Ephippiochthonius) schmalfussi Schawaller, 1990 *+ |
Hadoblothrus aegaeus Beron, 1985 * | |
Ragni | Pholcus phalangioides (Fuesslin, 1775) |
Harpactea sp. (specie microftalma, probabilmente inedita) | |
Lepthyphantes beroni Deltshev, 1979 + | |
Tegenaria pagana C. L. Koch, 1840 | |
Tegenaria parietina (Fourcroy, 1785) | |
Ostracodi | indeterminati |
Ciclopoidi | Thermocyclops oblongatus (G. O. Sars, 1927) |
Arpacticoidi | Attheyella crassa (G. O. Sars, 1863) |
Isopodi | Asellus aquaticus (Linnaeus, 1758) |
Schizidium beroni Schmalfuss, 2005 *+ | |
Ortotteri | Troglophilus marinae Rampini & Di Russo, 2003 + |
Ditteri | indeterminati |
Grotta di Zoodochos Pigi, elenco faunistico. Le specie troglobie sono evidenziate con *, quelle endemiche con + |
Merita a questo punto spendere qualche parola per giustificare una situazione apparentemente paradossale.
È opinione largamente condivisa che l’eruzione di 3600 anni fa abbia eliminato ogni forma di vita in un raggio di decine di chilometri dal vulcano (e lo stesso verosimilmente è avvenuto per i numerosi eventi precedenti), mentre – come appena descritto si riscontra la presenza di una fauna di antico insediamento proprio nell’isola nella quale il fenomeno ha avuto origine.
Il fatto trova la sua probabile spiegazione in un coinvolgimento molto limitato (con un non rilevante aumento della temperatura) del nucleo di rocce sedimentarie nel corso dei fenomeni effusivi, in un notevole sviluppo del reticolo carsico ipogeo (di cui la cavità in esame rappresenta verosimilmente solo una piccola parte) e nella particolare posizione della grotta, situata lungo un versante esteso e molto acclive, che ha impedito la sedimentazione di notevoli spessori di ceneri, per effetto di un immediato dilavamento operato delle intense precipitazioni meteoriche che accompagnano sempre le grandi eruzioni vulcaniche.
Vanno rimarcate, infine, le significative differenze nella specializzazione della fauna terrestre e della stigofauna, costituita per intero da specie epigee ad ampia distribuzione. Nel caso di queste ultime è ipotizzabile che l’origine del popolamento, o almeno di una sua parte, sia molto recente, dovuta a introduzioni involontarie ad opera dell’uomo, che ha utilizzato in epoca storica l’acqua della grotta, risorsa preziosa nell’arido contesto delle piccole isole mediterranee.
Fulvio Gasparo

Scarica l’articolo in formato pdf