Il fenomeno dell’inversione termica nei baratri, pozzi e voragini del Carso

 

IL FENOMENO DELL’INVERSIONE TERMICA NEI BARATRI, POZZI E VORAGINI DEL CARSO TRIESTINO

Il fenomeno dell’inversione termica, già percepibile negli avvallamenti e rilevante nelle doline, risulta particolarmente esaltato nei profondi baratri, negli ampi pozzi e nelle imponenti voragini che si aprono sull’altipiano carsico triestino. In tali siti vengono di conseguenza a determinarsi singolari topoclimi e precisi microclimi che favoriscono l’insediamento e lo sviluppo di una particolare vegetazione che è tipica di zone situate a quote di gran lunga più elevate, sottoposte ormai a climi spiccatamente continentali od anche alpini.
Accanto al prevalente contingente vegetazionale – che comprende in massima parte Briofite (Epatiche e Muschi) e Pteridofite (Felci) – vi figura un ristretto gruppo di Spermatofite (specie con fiori) d’impronta dolinare, la cui esistenza in tali ambienti potrebbe rivelarsi, a prima vista, un evento sorprendente ma che trova immediatamente la sua giustificazione proprio nelle particolari condizioni climatiche del sito in cui esse si sviluppano. Si distinguono, a tal proposito, Galanthus nivalis, Primula vulgaris, Asarum europaeum, Dentaria enneaphyllos, Corydalis cava, Lathyrus vernus, Lamium orvala f.ma Wettsteinii, Lamiastrum montanum, Geranium robertianum e Cyclamen purpurascens.
Del tutto eccezionale è invece, in tali ambienti, la presenza di alcune altre Spermatofite, quali ad esempio quella di Lilium carniolicum (rilevato nel 1986 poco al di sotto del margine sud della “Perinoga”, 45/54 VG e nella quale continua a rinnovarsi conferendo, con la puntuale e vivace fioritura rosso-aranciata, una nota lieta all’inquietante atmosfera che il sito evoca), di Lilium martagon, di Moehringia trinervia (Progressione 38) e, non ultima, quella di Veratrum nigrum (Progressione 39).
Veratrum nigrum è stato individuato nei primi metri di profondità della zona “liminare” di due imponenti pozzi dell’altipiano carsico triestino: il Pozzo di Gropada o, con nome indigeno, “Perinòga” (45/54 VG) e l’Abisso presso Opicina Campagna, noto sin dai tempi passati come “Fovea Persèfone” (119/185 VG).
Con la scoperta di Veratrum nigrum nelle due cavità appena considerate, si va maggiormente a delineare ed a puntualizzare l’affascinante quadro speleovegetazionale dell’altipiano carsico triestino.
Considerando da un lato l’attuale variazione climatica – che comunque riveste un rilevante ruolo nella scomparsa o nell’insediamento delle specie – e dall’altro la progressiva e minuziosa esplorazione floristico-speleovegetazionale delle cavità carsiche, sarà probabilmente possibile scoprire in queste ultime – o in altre per vari motivi non ancora indagate – qualche altra particolare entità. Si sarà così compiuto un ulteriore proficuo passo nella maggior conoscenza di questi ambienti vegetazionali, così straordinari ed ancora prodighi di specifiche sorprese.

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