2007 . IL GERANIO DI SAN ROBERTO (Geranium robertianum/robertianum L.), singolare specie criptòfila delle cavità carsiche
pubblicato su ” PROGRESSIONE N 54 ” anno 2007
PREMESSE
Le cavità dell’altipiano carsico triestino, ed in particolar modo le profonde voragini, gli ampi pozzi e i vasti baratri, costituiscono degli ambienti climatici completamente separati da quelli delle zone circostanti. E, di conseguenza, essi sono in grado di ospitare una vegetazione molto particolare, del tutto diversa da quella esterna. Infatti, per il noto fenomeno dell’inversione termica, dalla quota d’ingresso di tali ipogei la temperatura diminuisce sensibilmente sino al fondo, mentre l’umidità relativa aumenta progressivamente.
Un ulteriore fattore, determinante per la colonizzazione dei vegetali nelle grotte risulta pure l’illuminazione, che dipende soprattutto dalla morfologia delle cavità e dalla radiazione luminosa. Ed è in realtà proprio la luce ad effettuare la vera selezione fra i vegetali che, dal margine esterno delle cavità, tendono a progredire verso l’interno: essa ne determina dapprima un diradamento e quindi una distribuzione secondo quattro tipiche zone attigue: “liminare”, “subliminare”, “suboscura” ed “oscura”.
La prima di esse, quella “liminare”, che dall’imboccatura raggiunge mediamente i 18 m di profondità, è chiamata anche zona delle Fanerògame, cioè delle piante con fiori. La luminosità, in essa ancora piuttosto elevata rispetto a quella esterna, consente – oltre alla comparsa delle prime vistose felci (polipodi, polistici e lingue cervine) – lo sviluppo di numerose essenze con fiori, appartenenti per lo più alla flora dolinare (assiociazione Asaro-Carpinetum betuli). Queste sono sovrastate da alcune specie arbustivo-arboree, dalla cospicua espansione fogliare a partire dalla tarda stagione primaverile.
Fra le Fanerògame della zona “liminare”, frequenti appaiono il bucaneve (Galanthus nivalis/nivalis), la primula (Primula vulgaris/vulgaris), l’erba trinità (Hepatica nobilis), la renella (Asarum europaeum/caucasicum), l’orobo primaticcio (Lathyrus vernus/vernus), la falsa ortica (Lamium orvala), la dentaria a nove foglie (Cardamine enneaphyllos), la moehringia muscosa (Moehringia muscosa), la lattuga di muro (Mycelis muralis), l’edera (Hedera helix/helix) ed il ciclamino (Cyclamen purpurascens/purpurascens) Molto più rari ed occasionali invece si rivelano, in questa fascia, il veratro (Veratrum nigrum), la moscatella (Adoxa moschatellina), la sanicola europea (Sanicula europaea), la cristoforiana (Actaea spicata) e la moehringia a tre nervi (Moehringia trinervia/trinervia).
La falsa-ortica gialla (Lamium montanum) può essere presente, ma limitatamente a chine detritiche di profonde doline di crollo dalla morfologia baratroide. Se quest’ultime appaiono visibilmente rimaneggiate dall’uomo, vengono allora pure colonizzate dalle parietarie (Parietaria judaica e officinalis), dal cerfoglio (Chaerophyllum temulum) e dall’ortica (Urtica dioica/dioica).
Fra le entità dal portamento arbustivo-arboreo, oltre al carpino nero (Ostrya carpinifolia) ed a quello bianco (Carpinus betulus), si possono insediare in questa zona il nocciòlo (Corylus avellana), il tiglio selvatico (Tilia cordata), il sambuco (Sambucus nigra), la fusaggine rugosa (Euonymus verrucosa) e talora l’acero di monte (Acer pseudoplatanus); a livello cespugliare, il pungitopo (Ruscus aculeatus) può a volte costituire delle cospicue popolazioni, generalmente esposte a meridione.
Una specie che non solo occupa di norma la zona “liminare”, ma che tende molto spesso a scendere in quella attigua “subliminare” – caratterizzata ormai dall’accentuata penombra, dalla temperatura notevolmente più bassa e dall’umidità relativa decisamente più elevata – è il geranio di San Roberto (Geranium robertianum/robertianum).
Già Friedrich Morton (Gorizia, 1.11. 1880–Hallstatt, 10.7.1969), puro naturalista ed instancabile fitospeleologo della prima metà del secolo scorso, aveva posto in risalto a più riprese (1926-1939), come tale specie scendesse nelle cavità a quote piuttosto profonde, ormai scarsamente illuminate, disponendosi sul margine di cenge strapiombanti o insediandosi, con la sua radice a fittone ramificata e con le foglioline germogliari adeguatamente modificate ad organi di sostegno, nelle profonde fessure delle pareti.
Scopo del presente contributo è proprio quello di evidenziare come, nelle cavità dell’altipiano carsico triestino, Geranium robertianum/robertianum risulti la Fanerògama che si spinge maggiormente in profondità. Nei riposti recessi, ove trova modo di compiere il suo ciclo vitale, questa specie “criptòfila” è pure in grado di giungere alla fioritura, seppur con un certo naturale ritardo rispetto alle affini entità degli ambienti esterni circostanti. E quest’ultimo evento comporta, allo stesso tempo, una leggiadra nota di colore alle tenebrose latèbre ipogee.
GERANIUM ROBERTIANUM/ROBERTIANUM
Geranium robertianum/robertianum L. (geranio di San Roberto, geranio roberziano, erba di San Roberto, erba Roberta, roberziana, erba cimicina o vomicina) è una Geraniacea terofita (piante annua che trascorre la quiescenza allo stato di seme) e, per quanto riguarda la sua distribuzione, subcosmopolita dalle tendenze sinantropiche. Originariamente euriasiatica, essa si è progressivamente espansa sul globo terrestre, stanziandosi nell’Africa settentrionale ed insediandosi successivamente nel Nord America.
Se si consulta il “Nuovo Atlante corologico delle piante vascolari” (Poldini, 2005), si osserva come, nella nostra regione, la specie sia presente nella quasi totalità delle Aree di base (quarta parte di foglio I.G.M. 1:50000), mancando solamente in quelle del settore mediterraneo, situate ad ovest di Monfalcone (litorale friulano).
Si tratta di una pianta erbacea, annua e spesso bienne, dotata di una corta radice biancastra, gracile e fittonante. Le foglie, palmatopartite a stipole lanceolate, sono provviste inferiormente di un lungo picciolo; quelle superiori evidenziano un picciolo più corto ed il lembo diviso in tre foglioline.
Appartiene di norma all’associazione Epilobio-Geranietum robertiani (Alliarion), ma è presente anche nel Tilio-Acerion o, raramente, nell’Alno-Ulmion.
La specie (ted.: Stinkender Storchschnabel, Ruprechtskraut; ingl.: Herb-Robert; fr.: Géranium herbe à Robert; slov.: Smrdljička; friul.: Jerbe di tai, jerbe dal àiar, jèrbe ròsse), originaria da boschi alluvionali, si è gradualmente trasferita su suoli argillosi perturbati e molto freschi, ricchi in composti azotati. Colonizza ambienti ombrosi, quali muri, ruderati umidi, siepi, boschi, anfrattuosità del terreno, rupi ombrate e grotte, dal livello del mare sino ai 1600 m d’altitudine. Fiorisce di norma da aprile a settembre. Il numero cromosomico è 2n = 64. Il genere Geranium conta oltre 400 specie di piante erbacee, perenni.
Il nome popolare italiano, erba cimicina, allude alla penetrante sensazione olfattiva che si ottiene stropicciando le foglie e che ricorda quella delle cimici dei campi.
I petali del geranio (dal greco ghéranos = gru, per il frutto, composto da 5 acheni, lungamente rostrati, contenenti ciascuno un seme che a maturità viene espulso per la brusca scissione del becco) hanno generalmente le unghie ed il lembo di colore magenta, porporino o roseo-purpureo. Anche se, come curiosità, si ritiene opportuno citare la segnalazione, da parte dell’instancabile botanico Carlo Zirnich (Pirano d’Istria, 20.9.1885-Gorizia, 25.4.1978), di una grande quantità di Geranium robertianum/robertianum da lui notata, il 9 giugno 1969, nei siti umidi della Grojna presso Gorizia, sfoggianti esclusivamente fiori bianchi.
Un’ulteriore singolarità riguarda invece le foglie del geranio roberziano che, se presente in luoghi asciutti ed assolati, si tinteggiano nella stagione autunnale di un acceso colore rosso fiamma. Per questo motivo, in alcune regioni esso viene chiamato cicuta rossa, erba de fogu ed erba rossèra. Caratteristica inoltre è la sua villosità, con i peli glandolosi che possono raggiungere e superare i 2 mm di lunghezza.
Sono pure note alcune proprietà farmaceutiche della pianta, della quale vengono utilizzate per lo più le parti aeree, appese a mazzi in un ambiente aerato. Raccolta al momento della fioritura, se ne impiegano le sue varie proprietà: astringenti, risolventi, ipoglicemizzanti, diuretiche, vulnerarie, antiemorragiche, antinfiammatorie e toniche. La si usa, ad esempio, per gargarismi in caso di infiammazioni della bocca ma anche in presenza di mali di gola, laringiti e raucedini; si applica invece il sugo o le foglie contuse per le contusioni, piaghe superficiali e ferite leggere. I principi attivi in essa contenuti sono tannini, acidi gallico ed ellagico, amido, resina, vitamina C ed il glucoside geraniina.
Il nome della specie (robertianum) potrebbe essere un’alterazione di rupertianum, in onore di San Ruperto, vescovo di Strasburgo nel VII sec., scopritore delle proprietà emostatiche della pianta.
GERANIUM ROBERTIANUM/ROBERTIANUM NELLE CAVITA’ CARSICHE
Le Fanerògame – vale a dire la piante dotate di organi riproduttivi visibili, spesso organizzati a formare un fiore – tendono ad arrestarsi, nella loro distribuzione, nei primi metri di profondità degli ampi ipogei dell’altipiano carsico triestino. Se alcune piante scendono ulteriormente, penetrando allora in un ambiente ostile al loro sviluppo, attuano allora alcuni adattamenti: dapprima appiattiscono i germogli in piani rivolti verso l’ingresso dell’ipogeo e si riducono quindi, al limite interno della loro diffusione, ad esemplari di proporzioni assai ridotte, giovanili (forme “stazionarie”).
Generalmente le Fanerògame cessano di fiorire ad 1/80 della luce esterna e non vegetano più ad 1/200. Sorprendenti apparvero di conseguenza a Friedrich Morton alcune plantule di geranio di San Roberto mentre si sviluppavano in un ambiente che segnava addirittura 1/1800 di luce esterna. Nella Caverna Michelangelo (San Canziano) aveva notato uno “sviluppo in massa di germogli e piante gigantesche” della specie. Morton stesso cercò di approfondire e spiegare queste osservazioni, correlando l’intensità del gradiente luminoso con lo sviluppo del ciclo vitale sia del geranio roberziano che di altre specie criptòfile, fra cui la moscatella o erba fumaria (Adoxa mochatellina), una graziosa Adoxacea che evidenziava comportamenti analoghi in cavità presenti a maggiori altitudini o dal clima più spiccatamente continentale.
Lo stesso botanico, in alcuni suoi minuziosi ed esaurienti contributi, segnalava come la specie che più s’addentrava invece negli ipogei dei Monti Tatra (Carpazi Occidentali al confine fra Polonia e Cecoslovacchia), fosse l’arabetta alpina (Arabis alpina/alpina). Questa specie, peraltro, s’inoltra nella semioscurità di svariate grotte della nostra regione, come ad esempio nell’Abisso di Vigant (110/66 Fr, Prealpi Giulie) o nel Fontanon di Goriuda (20/1 Fr, Val Raccolana, Massiccio del Canin).
Si ritiene opportuno ricordare come, in collaborazione con Helmut Gams, Morton scrisse nel 1925 “Höhlenpflanzen”, un’opera fondamentale di fitospeleologia. Essa rappresenta tuttora un’inesauribile fonte di preziosi insegnamenti nello studio della flora cavernicola e delle associazioni vegetali all’interno delle grotte.
Riferendosi in particolare all’altipiano carsico triestino, il geranio di San Roberto figura in numerosi rilievi speleobotanici eseguiti in questi ultimi decenni. Così, lo si può individuare all’ingresso e nelle zone “liminare” e “subliminare” di alcune classici ed imponenti ipogei dell’altipiano, riportati nella sottostante Tab.1.
Tab. 1 – Cavità classiche del Carso triestino con
presenza significativa di Geranium robertianum/robertianum
| REG/VG | CAVITA’ | Quota m |
| 002/0002 | Grotta Gigante | 269 |
| 031/0006 | Grotta Ercole | 228 |
| 033/0007 | Grotta dell’Orso | 208 |
| 022/0039 | Grotta delle Torri di Slivia | 114 |
| 049/0046 | Abisso I di Gropada | 412 |
| 045/0054 | Pozzo di Gropada (Perinoga) | 392 |
| 088/0061 | Abisso di Padriciano | 367 |
| 075/0089 | Grotta Nemez | 148 |
| 023/0090 | Grotta Noè | 200 |
| 202/0097 | Grotta dei Cacciatori | 105 |
| 069/0118 | Burrone presso Basovizza | 372 |
| 054/0139 | Pozzo dei Colombi di Aurisina | 155 |
| 100/0155 | Abisso della Volpe | 275 |
| 101/0157 | Abisso fra Fernetti e Orle | 326 |
| 106/0163 | Grotta Jablenza | 260 |
| 119/0185 | Fovèa Persèfone | 307 |
| 034/0257 | Grotta Azzurra di Samatorza | 243 |
| 219/0273 | “Pignatòn” di Gropada | 386 |
| 159/0294 | “Oslinka Jàma” – San Lorenzo | 380 |
| 346/0822 | Fovèa Maledetta | 210 |
| 444/0823 | Berlova Jàma | 224 |
| 369/1273 | Caverna ad Est di Gabrovizza | 236 |
| 542/2696 | Grotta dell’Elmo | 310 |
Ma esso è stato pure riconosciuto in altre cavità carsiche, meno conosciute, generalmente poco frequentate e di dimensioni più modeste. Se a volte queste appaiono di minor interesse per lo speleologo, possono per contro rivelarsi molto importanti per il botanico. Le più significative di esse, in cui Geranium robertianum/robertianum appare più diffuso, sono riportate nella Tab. 2.
Tab. 2 – Ulteriori cavità del Carso triestino, con presenza
significativa, di Geranium robertianum/robertianum
| REG/VG | CAVITA’ | Quota m |
| 0064/0049 | Grotta Bac | 400 |
| 0145/0237 | Caverna di San Pelagio | 223 |
| 0146/0239 | Caverna Caterina | 216 |
| 0148/0260 | Grotta del Pettirosso | 110 |
| 0222/0290 | Grotta Sercetova | 310 |
| 0288/0390 | Grotta presso Orle | 328 |
| 0079/0413 | Kavšca | 075 |
| 0448/0827 | Jesenova Dolina | 293 |
| 0382/0844 | Grotta Luksa | 244 |
| 0481/1102 | Grotta delle Tre Querce | 324 |
| 0370/1216 | Grotta a S di Monrupino | 322 |
| 0499/1778 | Grotta Bersaglio Militare | 243 |
| 0635/2324 | Antro di Medeazza | 050 |
| 0500/2432 | Grotta del Frassino | 324 |
| 0412/2434 | Grotta Sottomonte | 325 |
| 0502/2435 | Grotta della Finestra | 285 |
| 0564/2710 | Pozzo di Precenico | 192 |
| 0686/3763 | Baratro a N di Bristie | 236 |
| 0841/3847 | Grotta a Sud di Gropada | 365 |
| 0731/3913 | Grotta della Fornace | 258 |
| 0979/3921 | Antro presso Prosecco | 232 |
| 1030/3928 | Marmitta Borgo Gr. Gig. | 248 |
| 1264/4203 | Caverna a NW di Fernetti | 322 |
| 1400/4384 | Burr. a NW di Trebiciano | 322 |
| 1544/4444 | Baratro presso Monrupino | 317 |
| 2866/4941 | Ingh. a SE M. Bitigonia | 196 |
Come già preannunciato, Geranium robertianum/robertianum, oltre a svilupparsi all’ingresso e nella zona “liminare” di queste cavità dell’altipiano carsico triestino, esprime una spiccata predilezione a scendere molto spesso nella sottostante fascia “subliminare”, tipica delle pteridofite (felci) e delle briofite (muschi ed epatiche). Qui esso manifesta di norma un lusinghiero vigore vegetativo e si rivela quale entità “criptòfila”, dalla spiccata predisposizione a svolgere il suo ciclo vitale negli ambienti ipogei alquanto umidi, molto ombrosi e scarsamente illuminati.
Questa specie s’addentra, con una certa frequenza, pure nelle zone “liminare” e “subliminare” di numerose cavità delle Prealpi Friulane Orientali e Giulie, come ad esempio nell’Abisso Vigant (Fr 110/66) e nella sottostante Grotta Pre Oreak (176/Fr 65). Era stata spesso citata, nel corso delle loro osservazioni e considerazioni floristiche, da G. G. Lorenzoni e P. Paiero (1965), nella zona delle Prealpi Friulane Orientali, come ad esempio nella Grotta del Forno Piccolo (Mala Pec 14 Fr), nella Grotta del Calzolaio (Sousteriova jàma. 300 Fr), nella Grotta Grande (Velika jàma, 13 Fr) e nel Foràn di Landri (Ciondar di Landri, 46 Fr). E’ pure variamente diffusa nel complesso della Grotte Verdi di Pradis (Andris di Gercie, 116 Fr) nel Comune di Clauzetto.
La specie sottolinea una buona frequenza, dalla zona d’ingresso sino all’interno, in alcune profonde voragini e nelle ampie e maestose caverne del Carso sloveno. Oltre che nel complesso di San Canziano (Škocjanske jàme, 735 S/112 VG)) e negli ipogei del Postumiese (già mirabilmente indagati botanicamente dal Morton nelle sue preziose Monografie fitogeografiche, 1935-1939), la si può individuare, frammista spesso a felci e muschi, nel complesso ipogeo del Rio dei Gamberi (Rakov Škocjan, Zelške jàme, 576 S/119 VG, Tkalca jàma 857 S/121 VG) e nel Cavernone di Planina (Planinska jàma, 748 S/106 VG).
Riferendosi alla plaga carsica slovena ad est della città di Trieste, Geranium robertianum/robertianum si sviluppa nel sistema ipogeo di Beka-Occisla (Beško-Ocizeljski sistem, 636 S/167 VG, 728 S/168 VG, 729/169 VG, 1003 S/170 VG, 1004 S/171 VG), sui poderosi massi e cornici della Caverna Ziatich (2708 S/378 VG) e dell’Albinova pečina di Skandanščina, nella Kramerjeva pečina (2724 S/601 VG), nella Široka jàma (964 S/127 VG) e nei pozzi d’accesso (naturale ed artificiale) della Grotta del Fumo (Dimnice, 736 S/626 VG) di Markovščina.
In questi ultimi ipogei il geranio di San Roberto si distingue nella variegata e rigogliosissima flora degli ingressi, trovandosi a contatto con le numerose specie di natura cavernicola che vi si sviluppano. Così, a seconda dell’ecologia dell’ambiente, può a volte risultare frammisto all’acetosella (Oxalis acetosella), all’erba-milza a foglie alterne (Chrysosplenium alternifolium), alla falsa ortica (Lamium orvala), alla lupaia (Aconitum lycoctonum/lycoctonum), alla cristoforiana (Actaea spicata), al ranuncolo nemoroso (Ranunculus nemorensis), alla barba di capra (Aruncus dioicus), al bòrsolo (Staphylea pinnata), alla cardamine a tre fogliole (Cardamine trifolia), all’arabetta sbrandellata (Cardaminopsis arenosa), al senecio di Fuchs (Senecio ovatus/ovatus), alla lunaria comune (Lunaria rediviva), alla genziana asclepiade (Gentiana asclepiadaea), alla sassifraga dei muri (Saxifraga petraea) e, straordinariamente, al cerfoglio bulboso (Chaerophyllum bulbosum).
A maggiore profondità, nella fascia “subliminare”, scomparse tutte le altre Fanerògame, la specie s’accompagna a felci varie (Cystopteris fragilis, Polystichum aculeatum, P. setiferum), ad epatiche (Conocephalum conicum e generi Pedinophyllum, Lophozia, Cololejeunea) ed a muschi (Thamnobryum alopecurum e generi Campylium, Eurhynchium, Eucladium, Mnium, Fissidens).
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Dalle continuative e particolareggiate osservazioni a scopo speleobotanico effettuate, in questi ultimi decenni, nel consistente numero di cavità (principalmente voragini, pozzi e baratri) dell’altipiano carsico triestino, si può dedurre come Geranium robertianum/robertianum risulti la Fanerògama che vi penetra più in profondità, evidenziando così il suo marcato carattere criptòfilo.
Infatti, la specie è stata spesso osservata, meglio se nella sua ritardata fioritura, accanto a felci (aspleni, polipodi e lingue cervine) ed a briofite (epatiche e muschi), in siti notevolmente umidi, molto freschi e scarsamente illuminati della zona “subliminare”, fra i 18 ed i 25 m di profondità. E, in casi eccezionali, anche fra i 25-30 m di profondità, come ad esempio sulla parete orientale della Grotta Noè. In questi ambienti essa tende allora a disporsi in modo da utilizzare, in modo sorprendente, ogni traccia di radiazione luminosa che vi giunge, pur attenuata, sia nel corso della giornata che durante tutto l’anno. Mirabilmente rischiarata ed in contrasto con lo sfondo oscuro ed umido della cavità, impercettibilmente ondeggiante a causa di qualche lieve corrente, la pianta tende altresì a conferire all’inospitale ambiente un’insospettata e vivida nota di colore.
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ELIO POLLI
