2006 – Due grotte dell’isola di Chios (Grecia)
pubblicato su ” PROGRESSIONE N 53 ” anno 2006
Nel giugno 2006 ho trascorso una settimana di vacanza a Chios, dove ho visitato due delle grotte più note dell’isola, che descrivo brevemente più sotto, svolgendovi ricerche biospeleologiche.
Nonostante le notevoli potenzialità, legate alle dimensioni (904 km2) di quest’isola bella e selvaggia ed all’estensione degli affioramenti di rocce carbonatiche, le conoscenze sui fenomeni carsici risultano ancora scarse e limitate a poche cavità situate in vicinanza di centri abitati o presso la costa.
Questa situazione è comune ad altre isole greche – meta nell’ultima metà del secolo scorso di esplorazioni da parte di speleologi provenienti da Atene – che solo in anni molto recenti hanno visto nascere gruppi grotte locali.
Le visite alle grotte e le raccolte faunistiche nelle stesse sono state agevolate dalle informazioni fornitemi dallo speleologo Costas Magos, responsabile dell’organizzazione turistica della grotta di Olympi.
Lo stesso Magos è autore, assieme al collega Yiannis Makridakis, di un pregevole volumetto (stampato in greco e in inglese) dedicato alle quattro principali cavità carsiche di Chios, fra cui figurano quelle da me indagate.
Spilaio Agiou Galaktos. Estesa cavità suborizzontale situata sotto l’abitato di Agio Gala, all’estremità nord-occidentale dell’isola, rilevata e descritta all’inizio degli anni ’70 con il nome di Spilaio Agiogalousena. La grotta si apre ad una quota di 163 metri s.l.m., alla base della scalinata che conduce alla chiesetta bizantina di Panagia Agiogalousena ed è costituita da una serie di gallerie e cavernette, umide ed a tratti concrezionate, dello sviluppo complessivo di circa 300 metri. Nel corso della mia visita ho dovuto purtroppo constatare gli effetti deleteri di un intervento di “valorizzazione” turistica, in fase avanzata di esecuzione, che ha portato allo scavo di parte del fondo detritico delle gallerie, alla realizzazione di pavimentazioni e muri di contenimento con pietrame portato dall’esterno ed alla messa in opera di un sistema di illuminazione elettrica molto potente, che determina una notevole alterazione del clima ipogeo. Purtroppo il sentiero turistico percorre gran parte dei vani della cavità, risparmiando solo alcune basse caverne nella parte più interna. Ciò costituisce motivo di viva preoccupazione, anche in considerazione del notevole interesse faunistico della grotta, visitata nel 1985 dal biospeleologo olandese P. Robert Deeleman, che vi raccolse una nuova specie di pseudoscorpioni – Chthonius (Ephippiochthonius) chius Schawaller – e due nuove specie di ragni appartenenti ai generi Leptonetela e Harpactea, che devono essere ancora descritte. Nel corso della mia escursione, ho rinvenuto ulteriori pochi esemplari delle specie inedite sopra menzionate, oltre ai ragni troglofili Pholcus phalangioides (Fuesslin) e Tegenaria dalmatica Kulczyński, nonché un dipluro japigide, probabilmente troglosseno.
Spilaio Sykias (Spilaio Olympon). Questa grotta, attrezzata di recente per le visite turistiche, si apre a 110 metri di quota lungo la strada che da Olympi conduce alla costa, nella parte sud-occidentale dell’isola. È formata da una spaziosa caverna adorna di belle concrezioni, dal fondo della quale si diparte un’ampia galleria interessata da crolli, con locali concrezionamenti calcitici. Lo sviluppo totale è di un centinaio di metri su di una profondità di m 50. I vani ipogei sono agevolmente accessibili attraverso una galleria artificiale che, per mezzo di un piano inclinato con percorso a spirale, sbocca nella parte centrale della cavità, presso la base del pozzo naturale d’accesso; il sentiero prosegue con un anello che si snoda lungo tutta la caverna. Nella parte superiore della grotta, piuttosto secca, ho raccolto solamente i ragni troglofili Hoplopholcus sp. e Tegenaria dalmatica Kulczyński, mentre nella galleria inferiore, presso esche poste su concrezioni bagnate, ho catturato alcuni esemplari di un interessante dipluro campodeide (Plusiocampa sp. – det. Sendra), Isopodi, Diplopodi e Collemboli.
Fulvio Gasparo
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