1908-2008 – UN SECOLO DI
pubblicato su ” PROGRESSIONE N 52 ” anno 2005
La Grotta Gigante è una delle poche cavità perfettamente attrezzate alle visite turistiche, dell’Italia nord -orientale. E’ la più importante della Regione Friuli – Venzia Giulia e per la città di Trieste rappresenta il terzo polo turistico dopo il Castello di Miramare e la Risiera di San Sabba, unico campo di sterminio nazista esistente sul territorio italiano. La sua visita, della durata di 50-60 minuti, si svolge con l’accompagnamento di guide. E’ in gestione alla Commissione Grotte “E. Boegan” della Società Alpina delle Giulie, Sezione di Trieste del C.A.I. Tale “Commissione Grotte” è stata costituita nel lontano 1883 ed è il gruppo speleologico, sempre in attività, più antico del mondo.
La Grotta Gigante, dal punto di vista carsologico è una cavità particolarmente interessante del Carso Triestino, poiché nella sua parte centrale è costituita da un’enorme caverna , la cui altezza in chiave di volta è di 107 m. Proprio dalla sua maestosità è venuto il nome di Grotta Gigante. Un tempo era anche nota come Riesen Grotte parte dell’uomo è antichissima. In diverse parti, sono state trovate numerose tracce della sua presenza già dal neolitico e con maggior frequenza nell’età del Bronzo e del Ferro. Sono stati trovati in particolare, molti frammenti di ceramiche, grandi quantità di ossa di animali quali resti di pasto. E’ stata sicuramente visitata e forse anche abitata in epoca romana. Al suo interno sono state infatti trovate alcune monete di quell’epoca.
La prima esplorazione dei tempi moderni, di cui si ha notizia certa, risale al 1840 ad opera di Antonio Federico Lindner, a quel tempo l’attività di questo personaggio era dedicata alla ricerca delle acque sotterranee in particolare di quelle del celebre Fiume Timavo, che doveva scorrere sotto al Carso in qualche ignoto recesso. Ma nella parte più profonda della grande caverna, non c’erano però traccie di acque, eppure il Lindner sulle argille di fondo fece uno scavo di circa tre metri, nella speranza che tale prezioso liquido fosse a portata di un semplice scavo. Ma l’acqua scorreva molto più profonda e così, fu abbandonata ogni ricerca. Altre visite, per scopi diversi vennero compiute tra il 1850 ed il 1852, in particolare la grotta venne visitata da alcuni ingegneri addetti alla costruzione della “ferrovia meridionale” che doveva collegare Trieste con Vienna ed erano preoccupati perché il suo tracciato in superficie si sviluppava proprio nei pressi di questo immenso vuoto ipogeo. Nel 1890 il Comitato per l’esplorazione delle grotte, sorto in seno alla Società degli Alpinisti Triestini (l’attuale Società Alpina delle Giulie), eseguì una visita della cavità, compilando anche una prima relazione, alquanto affrettata. Appena nel 1897 Giovanni Andrea Perko del Hades Verein eseguì un buon rilievo dell’intera cavità. Nel 1905 il Club Touristi Triestini iniziò la sistemazione dei sentieri e scalinate per agevolare la visita della cavità ad un pubblico più vasto ed interessato dei fenomeni carsici. L’inaugurazione delle visite al pubblico ebbe luogo il 5 luglio 1908.
Dopo la Grande Guerra nei primi anni ’20 la cavità passò in proprietà alla società Alpina delle Giulie, divenuta nel frattempo Sezione di Trieste del Club Alpino Italiano. Fino al termine della seconda guerra mondiale la Grotta Gigante ebbe però un ruolo “turistico” del tutto secondario, dovuto alla presenza nel territorio (allora italiano della Venezia Giulia) di cavità molto importanti come le Grotte del Timavo a San Canziano e le celebri Grotte di Postumia. In seguito, dopo la seconda guerra mondiale, con il passaggio alla Jugoslavia di gran parte della Venezia Giulia, rimase in territorio italiano la sola Grotta Gigante, che dal 1949 venne nuovamente attrezzata per le visite alturistica più grande del mondo e, agli effetti degli studi carsici, non è altro che la parte residua di una antichissima ed immensa galleria fluviale, dove il corso d’acqua che le ha dato origine, è scomparso da alcuni milioni di anni. Crolli, riempimenti, avvenuti nei tempi geologici, hanno profondamente modificato il suo aspetto originario. Attualmente la cavità, ridotta ad un unico ampio vano, presenta una ricca elaborazione concrezionaria calcitica giallo- rossastra con coperture recenti biancastre, dovuta a stalattiti che costellano la sua immensa volta e imponenti stalagmiti che sorgono un po’ dovunque, su blocchi rocciosi di frana e in particolare a ridosso della vasta “parete destra”. Spiccano tra le altre, la bella ed elaborata “Palma” e la maestosa “Colonna Ruggero”. Un agevole percorso turistico, con una speciale illuminazione artificiale, rende evidente al suo visitatore, la maestosità, la ricchezza e la variabilità di questo interessante ambiente ipogeo, di squisita natura carsica.
Particolarità esclusiva della grotta è ostituita da due pendoli orizzontali, strumenti sensibilissimi atti a rilevare i movimenti della crosta terrestre, principalmente quelli dovuti alle “maree terrestri”. All’esterno della cavità, sulla superficie carsica dal 1979 è in funzione un’importante ed elaborata “stazione per la misura diretta dell’abbassamento delle superfici carsiche ad opera delle acque meteoriche”.
Fabio Forti