GROTTA NUOVA DI PROSECCO – N. 4053 VG
Pubblicato sul n. 47 di PROGRESSIONE – anno 2002
Considerata l’importanza della 4053 VC, dopo le recenti scoperte, si è ritenuto opportuno riprodurre due testi “antichi’, conservati nel Catasto VC: il diario di ricerca di Filippi [Filipas] e Marini, e la prima descrizione della cavità, di G. Baldo (N.d.R.).
STRALCIO DAL DIARIO DI RICERCA DI L. FILIPPI E D. MARINI
GIOVEDÌ 30 OTTOBRE 1958
Battuta di zona di Luciano e Giorgio Benussi, tra il bivio di Boziepolje e l’autostrada. Giorgio inciampa in un anfratto muschioso presso la prima linea elettrica vicino il bunker e sacramenta che poteva rompersi una gamba; Luciano invece vi scorge una fessurina dalla quale esce a tratti un filo d’aria.
SABATO 8 NOVEMBRE 1958
Ritorniamo ad esaminare la fessurina … vi è l’accenno di un ingresso di un pozzo molto esiguo e non ben delimitabile a causa di un’abbondantissima copertura di muschio
Nella parete occidentale, al livello dei massi la parete è incisa da una fessurina larga 4 cm … essa ha i bordi di calcite e gettandovi una pietra questa cade per circa 120 cm … una lieve corrente d’aria agita a tratti qualche filamento di muschio … Si inizia lo scavo … Vengono così messe a nudo le pareti del pozzetto e si constata che lo scavo è possibile in quanto quella che sembrava una parete (Sud) altro non era che una grossa pietra muscosa … la bocca arriva al metro di lunghezza. Si procede anche all’allargamento di questa grazie alla natura friabile del bordo Est e si inizia l’estrazione dei blocchi, alcuni dei quali molto pesanti. Si arriva così a 80 cm di profondità … dalla fessura che si prolunga verso il basso, sempre stretta, non si avverte più l’uscita dell’aria…
MARTEDÌ 11 NOVEMBRE
Grazie alla prevalenza di massi grossi lo scavo è abbastanza veloce … Si alzano blocchi da 80 chili; qualcuno viene rotto col martello. A metri 1.80 si notano dei piccoli vuoti fra la parete Est ed i detriti e la roccia accenna a rientrare stra piombando. Abbandono dello scavo per l’oscurità.
MERCOLEDÌ 12 NOVEMBRE
Riprende lo scavo presso la parete Est; dopo qualche carico di pietre medie si rimuove una lastra massiccia e si sente scaturire un forte soffio d’aria … Si procede all’abbassamento di tutto il fondo del pozzo. Blocchi molto grossi e non sollevabili vengono infranti, Il soffio è regolare. A cm 240 alle ore 15 e 30 circa un sasso rimosso scivola fra la parete e le pietre, cade per 80 cm e poi precipita nel vuoto rimbalzando; il rumore della caduta si affievolisce in lontananza. Verso le 19 si è liberato del tutto l’accesso al grande pozzo interno che è separato dal primo solo da dia frammi calcitici e colonnette. L’apertura viene allargata facilmente con il martello … il primo salto viene stimato 40 m, ma talvolta la pietra cade ancora
GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE
Discesa nella grotta. Si scopre un grande la ghetto dal fondo corallino ed a/tre possibilità di proseguire. Con noi Duda e Scheriani.
DOMENICA 16 NOVEMBRE
Una furba esplora la grotta. Il la ghetto è scomparso.
GIOVEDÌ 20 NOVEMBRE
Ricerca di altri prose guimenti … Sì vuota una nicchia colma di detriti e si trova una fessura zufolante da dove la grotta del laghetlo procede verso altri luoghi ignoti. Altre successive spedizioni non hanno dato importanza a questa fessura che forse zufolò solo per noi.
Luciano Fìlippi, C. Fìlipas, Dario Marini
DESCRIZIONE DELLA GROTTA
Come si osserva nella precedente relazione, di cui per mancanza di spazio sono stati stralciati solo i passi più salienti, la scoperta e l’apertura di questa grotta è dovuta ad una sistematica battuta di zona eseguita con discernimento ed unita ad una notevole tenacia, ma i risultati sono senz’altro degni di nota tanto che la faccenda suole venir presa d’esempio e d’incoraggiamento per tutti coloro che si accingono alla ricerca di nuove e, possibilmente, meravigliose cavità. Infatti il pozzo è uno dei più suggestivi pozzi interni di tutto il Carso triestino, e la grotta è di una bellezza non comune. Il la ghetto di cui esistono ancora tracce deve aver aumentato ancora di più la meraviglia negli occhi dei primi esploratori che ebbero la fortuna di vederlo.
Il pozzo ha la forma di una fessura allungata di circa m 1×6, ed è riccamente concrezionato sulle pareti; ai bordi la fessura si restringe per riallargarsi come se si trattasse di tre pozzi uniti, quello centrale più largo, quello sulla parete Ovest, dove poggia la scala a tratti intasato da colate che formano così delle nicchie e dei ripianetti, quello ad est il cui squarcio inizia a circa 20 m di profondità e va sempre più allargandosi, con alcuni ponti di roccia verso i 27 metri, fino a fondersi con il pozzo principale a 40 metri.
A questa profondità sulla parete Ovest un comodo ripiano con una cameretta interrompe la discesa; da qui il pozzo si allarga a campana e dopo 17 metri si giunge al fondo, coperto di detriti, molto ampio e con le pareti coperte di concrezione. Da qui con un breve salto si passa ad una caverna in cui si apre un pozzo di 13 m che porta alla max profondità, m 75.4.
Risalendo, attraverso una spaziosa galleria, si passa ad una caverna sormontata da un camino che si perde nell’oscurità. Quivi la fessuretta “parziale”. Sulla parete Est della precedente galleria si apre un cunicolo basso e stretto, ricco di cannelli e concrezioni, che porta ad una caverna laterale dal pavimento a vaschette ove trovavasi il la ghetto fantasma. Una di queste, dal fondo sfondato, immette in un budello di alcuni metri, In prossimità della parete Est un piccolo cumulo di sabbia con frammisti alcuni pisolitì. Sulla parete Ovest una cameretta dal fondo fangoso comunica attraverso una fessura con la caverna finale.
Alla base del grande pozzo una specie di nicchia può offrire altre possibilità di proseguimento di questa che moralmente si chiama “Grotta del La ghetto di Boziepolje”.
Giuseppe Baldo jr.