2001 – Zindan Magarasi

 

ZINDAN MAGARASI (ISPARTA, TURCHIA)

Zindan Magarasi. il maestoso portale d’ingresso. (Foto E. Gasparo)

Pubblicato sul n. 45 di “Progressione” anno 2001
Se avete programmato una vacanza sulla costa di Antalya e desiderate passare una giornata diversa, vi consiglio una gita alla Zindan Magarasi. Questa importante cavità carsica, molto conosciuta dai turchi – che di solito si limitano a visitarne la galleria iniziale – si trova a circa 1200 metri di quota presso l’abitato di Aksu, ad est di Egirdir (o Egridir), nota località turistica situata sulla sponda meridionale del lago omonimo (Egirdir Golu). Partendo da Antalya, la via più diretta per la grotta è rappresentata dalla nuova strada per Isparta, che si diparte dalla strada a scorrimento veloce che conduce ad Alanya presso il paese di Aksu (omonimo dell’Aksu della grotta, col quale non ha nulla a che fare) e si dirige a nord, costeggiando il lago artificiale di Karacaoren, fino ad innestarsi nella vecchia strada per Isparta. Raggiunta Isparta, si prosegue per Egirdir e quindi in direzione di Aksehir, fino a trovare, dopo pochi chilometri, il bivio per Aksu. Da qui si procede lungo  una strada di montagna che dopo una ventina di chilometri (ed un paio di confortanti cartelli stradali che indicano la grotta) raggiunge Aksu; dal paese una buona strada a fondo naturale, che segue una gola percorsa da un torrente, conduce alla cavità, ubicata una decina di metri sopra il fondovalle, in corrispondenza di un ponte romano. Mi sono dilungato a descrivere I’itinerario in quanto alcune carte turistiche non segnano la nuova strada per Isparta e talora ubicano la Zindan Magarasi in località errate o non la riportano per nulla. Segnalo inoltre, a chi volesse provare, l’esistenza – suggerita da un cartello indicatore visto lungo il percorso e verificata sulle carte stradali – di una carrozzabile che si diparte dalla nuova strada per Isparta a nord del lago di Karacaoren e conduce direttamente a Egirdir, passando lungo il Kovada GoIu e presso il bivio per Aksu. Se agevolmente praticabile, questo percorso alternativo consentirebbe di risparmiare una quarantina di chilometri e di evitare I’attraversamento di Isparta ed Egirdir. La grotta è costituita da un’unica galleria, priva di diramazioni, che si inoltra nella montagna per 850 metri con un dislivello positivo di 25 metri. La parte interna è percorsa da un torrente, di portata molto modesta durante la stagione secca, le cui acque vengono alla luce attraverso una sorgente situata alcune centinaia di metri a valle dell’ingresso. Dall’ampio androne iniziale si diparte un’alta galleria, larga un paio di metri, che poi va restringendosi, pur consentendo sempre una progressione agevole al visitatore.  Nei primi 150 metri si riconoscono le testimonianze – fortunatamente non troppo deturpanti per l’ambiente – di un tentativo di valorizzazione turistica della cavità; si tratta di un comodo sentiero in calcestruzzo – coperto da depositi limosi trasportati dalle acque nella parte finale – e dai resti di un rudimentale impianto di illuminazione elettrica. Alla fine del tratto “turistico” la grotta assume caratteristiche del tutto naturali, col fondo roccioso o detritico occupato da numerosi bacini d’acqua e le pareti spesso interessate da concrezionamenti calcitici. Ho percorso la galleria per circa 500 metri (misurati a passi, cosa possibile data la facile percorribilità dei vani), fino a raggiungere uno slargo, dove la presenza di un lago più profondo costringe a risalire una colata di concrezione, oltre la quale la cavità sembra continuare con le stesse caratteristiche.
Lo scopo principale della mia visita – effettuata nel settembre 2001 – era quello di svolgere ricerche faunistiche, che hanno avuto un buon esito, consentendomi di raccogliere ragni (fra cui il maschio, sinora sconosciuto, di Tegenaria percuriosa Brignoli, specie descritta su esemplari raccolti in questa grotta e poi rinvenuta in un paio di altre cavità delle province di Isparta e Konya), isopodi, diplopodi, collemboli e coleotteri colevidi. La grotta, più volte citata in pubblicazioni speleologiche, non è stata sinora oggetto di studi specifici; una breve descrizione corredata da note idrologiche e da una schematica planimetria è riportata in Bakalowicz (1968, Grottes et Gouffres, 42: 27-29).
Fulvio Gasparo