LA GROTTA DELL’ACERO, QUELLA DEI SESSANTENNI ED ALTRE CAVITÀ MINORI
Pubblicato sul n. 41 di PROGRESSIONE – Anno 1999
Questo scritto è un resoconto riguardante le cavità individuate e poscia aperte coi soliti lavori più o meno mastodontici, di demolizione e disostruzione, dai componenti della “Squadra Scavi”, nell’arco di tempo compreso tra gli ultimi mesi del 1998 e la fine del maggio 1999, data in cui la citata squadra al completo si è trasferita nella grotta di Lazzaro Jerko per ivi coadiuvare gli altri soci della “Commissione Grotte”. Lavori che, come ben si sa, sono stati coronati da un pieno successo in quanto, alla profondità di circa 290 metri, è stato raggiunto il corso di un fiume sotterraneo, cioè il Timavo o qualche suo copioso affluente. Tale nostro trasferimento ha interrotto momentaneamente l’esplorazione della Grotta dei Sessantenni e pertanto i dati metrici relativi allo sviluppo sia orizzontale che verticale della cavità in questione potrebbero in seguito venir notificati.
Dall’elenco fornitomi dall’ineguagliabile Pino Guidi risultano essere state catastate otto cavità delle quali, qui di seguito, farò una sommaria descrizione.
GROTTA DELL’ACERO (6100 VG)
CTR 110101 Villa Opicina – Long. 13° 49’ 35” 3; Lat. 45° 41’ 34” 8 – Quota ingresso m 325; prof. m 37; lungh. m 25; pozzo acc. m 10, int. m 3, m 6, m 11, m 6, m 19 – Rii.: P. Guidi, G. Savi, 7.11.1998
L’ingresso di questa cavità è posizionato un centinaio di metri a sud dell’Abisso di Fernetti ai margini di una minuscola depressione erbosa, attorno alla quale crescono ginepri, pini neri e un alberello di acero campestre dal quale la grotta prende il nome. L’orifizio possiede una forma ellittica e si apre alla base di una paretina calcarea costituente un relitto di campo solcato.
Con un paziente lavoro di disostruzione (un paio di metri cubi di pietrame) si è raggiunto uno stretto passaggio comunicante con un P. 8 spaziosetto, concrezio-nato, col fondo pianeggiante costituito da terriccio. La grotta da questo punto continua con un P. 12 al quale si perviene tramite una malagevole frattura verticale. Si tratta di un pozzo piuttosto ampio, ben concrezionato, attraversato da un ponte naturale che ne divide l’accesso, sopra il quale si erge un alto camino. Il fondo orizzontale di quest’ultimo sprofondamento è interessato dalle solite argille e pietrisco che, unitamente alle concrezioni, hanno chiuso ogni proseguimento.
Un’altra continuazione è stata individuata nei primi tratti della cavità, ossia alcuni metri più in basso del passaggio che immette nel P. 8. Tale proseguimento era all’origine rappresentato da alcune fessure che sono state rese agibili dopo parecchie ore di lavoro col trapano demolitore ed i cunei. E’ stato infine raggiunto l’ingresso di un P.10 piuttosto accidentato, in parte eroso in parte concrezionato, chiuso alla sua base da materiale detritico. In una nicchietta laterale si è scoperto un forellino decisamente soffiante che ha fatto riprendere in mano gli attrezzi da scavo. Così, dopo altre ore di faticosi lavori di ampliamento, è stato aperto un ulteriore passaggio, comunicante con un ampio pozzo (p.18) il cui ingresso è frazionato da alcuni ponti naturali sopra i quali si innalza un camino interessato da una cavernetta laterale riccamente concrezionata.
Il P. 18 è quanto mai accidentato ed irregolare a causa di ulteriori ponti naturali che si sfiorano durante la discesa dello stesso. Anche qui le acque percolanti lungo le pareti hanno smantellato in diversi punti i depositi calcitici, compromettendo la compattezza della roccia calcarea. Infatti già nella parte mediana di questo pozzo terminale si cominciano a notare gli effetti dell’aggressività dell’acqua, rappresentati da profonde solcature, lame di roccia e pietrame instabile. L’andamento verticale del pozzo verso la quota di fondo si va restringendo, con le pareti che si immergono fra gli sfasciumi giacenti alla sua base.
A livello del fondo, sull’ultimo rimasuglio di parete concrezionata, si apre, beffardo, un forellino debolmente alitante nel quale le pietruzze lanciate precipitano per qualche metro. L’ambiente colà raggiunto, infido e molto repulsivo, ha sconsigliato di intraprendere altri lavori di ampliamento.
Bosco Natale Bone
GROTTA NATALINA (6119 VG)
CTR 110101 Villa Opicina – Long. 13° 49’ 16” 6; Lat. 45° 40’ 42” 2 – Quota ingresso m 328; prof. m 11,5; lungh. m 6; pozzo acc. m 6,5, int. m 2,5 – Rii.: P. Guidi, G. Savi, 25.12.1998
L’immaginifico Pino, approfittando del giorno di Natale, ha pensato bene di battezzare così questa modesta cavità. Anche qui lavori di ampliamento a iosa per scendere poi, con marcata opera di disostruzione tuttora in atto, soltanto fino ad una profondità di undici metri lungo le pareti erose di un pozzetto strettissimo e disadorno.
Altri lavori di disostruzione effettuati nelle immediate vicinanze del pozzetto testé descritto non hanno dato alcun risultato.
GROTTA DEL GUINZAGLIO
Numero di catasto, coordinate, quota ingresso non ancora disponibili. CTR 110101 Villa Opicina – prof. m 5,6; lungh. m 5; pozzo acc. m 4,5 – Rii.: P. Guidi, N. Bone, G. Savi, 15.5.1999
Pure questa è una cavità di modeste dimensioni però, senza dubbio, è un relitto di un complesso ipogeo che in tempi remoti doveva avere ben più grandi proporzioni.
Con i soliti lunghi lavori di disostruzione si è potuto infine accedere a una minuscola cavernetta (prof. m 5,5 – lungh. m 5) ingombra di detriti, senza alcuna prosecuzione.
Non ero per niente entusiasta dei lavori che i miei compagni di scavo avevano intrapreso in tal sito e debbo confessare che ho prestato molto svogliatamente il mio aiuto, mugugnando più o meno esplicitamente. Quando alla fine si è aperto il pertugio che comunicava con la descritta cavernetta, Glauco, per “punirmi” della scarsa collaborazione, mi ha legato con un guinzaglio per impedirmi di essere il primo a “tuffarsi” nel buco. Il fantasioso Pino ha fatto il resto.
Durante i lavori di scavo qui sopra accennati, ogni tanto mi eclissavo dal “cantiere” per fare un giretto nelle vicinanze. Fu così che, attraversando la do-linetta nella quale gli amici erano intenti a spostare metri cubi di pietrame, un bu-chetto soffiante attirò la mia attenzione: la Grotta dei Sessantenni era venuta alla luce ed io, plagiando senza ritegno la relazione catastale compilata dall’amico Pino, mi accingo a descriverla.
GROTTA DEI SESSANTENNI
Numero di catasto, coordinate, quota ingresso non ancora disponibili. CTR 110101 Villa Opicina – prof. m 64,5; lunghi, m 100; pozzo acc. 9,5, int. m 15,5, m 41,5, m 20, m 8, m 9,3, m 9,5 – Rii.: P. Guidi, N. Bone, R. Prelli, G. Savi, 19.6.1999
Mi sembra superfluo commentare il perché del nome assegnatole.
Con un breve lavoro di disostruzione si è potuto accedere ad un pozzo (P. 15) piuttosto angusto nella parte iniziale, interrotto verso la fine da un ripiano costituito da terra e sassi, stretto tra due pareti in parte concrezionate. Superato questo punto si raggiunge uno scivolo terroso che immette in un passaggio (a suo tempo disostruito e allargato) che comunica con un altro pozzo (P. 15) che si presenta alquanto articolato: a tre metri dal suo fondo, sul lato Sud, si apre una finestra che da su di un P. 41 ; sul lato opposto, alcuni metri più sopra, un’altra finestra porta al Ramo Alto, mentre alla base si può proseguire in due direzioni. A est un basso passaggio sbocca su un ampio P. 20 che si presenta molto concre-zionato nella sua prima parte, denudato nella seconda; il suo fondo è costituito da depositi di argille molto umide miste a pietre. Uno stretto pozzetto il cui accesso (allargato) si apre a qualche metro da terra conduce a – 53 metri, la parte più profonda di questo settore dell’ipogeo.
Tornando alla base del P. 15 un altro angusto passaggio sul lato nord conduce a un P. 9 cieco sul fondo e sormontato da un camino di otto metri alla cui sommità si trovano: la comunicazione con il P. 15 (finestrella), una breve galleria meandriforme, un pozzo-scivolo sul cui fondo un basso cunicolo porta ad un ambiente in salita formato da alcune salette intensamente concrezionate.
A tre metri d’altezza dal fondo del famoso P. 15 articolato un passaggio, questo pure allargato, immette nel pozzo più profondo della grotta (P. 41,5), concrezionato sino alla sua base, con alcune rientranze laterali ancora da esplorare. Dalla base del pozzo in questione si sviluppa una galleria in salita lunga una ventina di metri, inizialmente larga in media quattro metri, molto bassa, con il suolo costituito da sfasciumi. La sua volta, verso la parte terminale si innalza ed è interessata da grossi blocchi di frana in parte cementati da calcite. Tra questi si apre un passaggio che sbocca in un’altra galleria ascendente riccamente concrezionata, lunga circa trenta metri. Nel suo ultimo tratto, che dovrebbe trovarsi sotto il bordo dell’ex discarica delle immondizie di Trebiciano, sono stati notati alcuni cannelli calcitici ricoperti da una fanghiglia nerastra dovuta, con molta probabilità, ai liquami infiltratisi nella cavità dal sovrastante immondezzaio.
Concludendo possiamo dire di aver scoperto una grotta piuttosto interessante e meritevole di essere visitata. Si spera che le parti non ancora esplorate diano qualche altro proseguimento degno di nota. Se così fosse, nel prossimo numero di “Progressione” ne verrà data notizia