GROTTE E FENOMENI CARSICI NEGLI AFFRESCHI CINQUECENTESCHI DELLA GALLERIA DELLE CARTE GEOGRAFICHE IN VATICANO
Pubblicato sul n. 35 di “PROGRESSIONE” – Anno 1996
Il bolognese Ugo Boncompagni divenne papa – col nome di Gregorio Xlll – nel maggio 1572, momento cruciale nella storia della Chiesa: pochi mesi prima i Turchi erano stati sconfitti a Lepanto, qualche mese dopo gli Ugonotti sarebbero stati massacrati nella notte di San Bartolomeo.
Ma un paio d’anni più tardi lo scenario era completamente cambiato: alle armi si era sostituita la diplomazia, alla coercizione la predicazione validamente appoggiata da gli in terventi economici, Roma era diventata un centro culturale che attirava studiosi da ogni parte d’Europa ed all’interesse per le opere d’arte dell’epoca si affiancava quello per l’archeologia e la paleografia, che nascevano sia per documentare per documentare gli antichi fasti che per legittimare e glorificare il papato attraverso la conoscenza dell’epoca in cui sorse il Cristianesimo. Interventi edilizi ed artistici avevano quindi una funzione celebrativa ed in quest’ottica Gregorio XIII, quando decise di far costruire una galleria lunga 120 metri al terzo piano dell’ala occidentale dell’attuale Cortile del Belvedere, volle che alle pareti fossero rappresentate cartograficamente le regioni d’ltalia e sulla volta fossero dipinte figure allegoriche, scene dell’Antico Testamento, tappe dell’affermazione del potere papale attraverso i secoli. Non era una scelta occasionale, carte geografiche affrescate o dipinte su tela abbellivano parecchie dimore gentilizie dell’epoca mettendo in evidenza i terreni dominati dalla famiglia, gli episodi guerreschi nei quali si erano distinti gli avi ed i personaggi mitici ai quali si faceva risalire l’origine della stirpe. Roma era la sede papale, i possedimenti della Chiesa le davano forza economica e sicurezza, l’Italia tutta era baluardo del Cattolicesimo in un mondo sempre più diviso e sempre più ampio. Altrettanto significativa la volta: i sacrifici dell’Antico Testamento prefigurano il Sacramento dell’eucarestia, negato dai riformisti, i personaggi allegorici richiamano gli insegnamenti evangelici, gli episodi sui papi legittimano il loro potere spirituale e temporale.
Le carte geografiche vennero gia pubblicate in uno dei tre monumentali volumi che, fra il 1944 ed il 1952, l’Almagia dedico alla cartografia vaticana. Ora gli affreschi delle pareti e della volta vengono riproposti in tre volumi – editi da Panini ma distribuiti da Garzanti – con tutta la magnificenza e l’esattezza permesse dalle tecniche piu avanzate di ripresa. L’opera si raccomanda allo studioso come all’esteta, ed a noi possono interessare soprattutto i fenomeni carsici più famosi a quell’epoca ed il modo di rappresentarli. Ideatore del ciclo pittorico fu il domenicano Egnazio Danti, celebre cosmografo e matematico, con buona esperienza di rilevazione topografica e di stesura di carte: sappiamo che nel period0 1580-1582 passo gran parte delle sue giornate in una lignea cellula, specie di ufficio di fortuna costruito nella galleria stessa, dirigendo il lavoro degli artisti e consultando le migliori carte dell’epoca. Ci possiamo dunque fidare di quanto tramandato, anche se nei successivi restauri di varie epoche sono state apportate modifiche non sempre felici.
Aprono la rassegna le due raffigurazioni opposte dell’Italia antiquam – di tradizione tolemaica – e dell’Italia nova. Esse vennero rifatte nel 1632-33 secondo le indicazioni di Luca Holstenio, altro insigne geografo accademico, allievo del Cluverio. Rispecchiano quindi le conoscenze dei primi decenni del Seicento. I due affreschi comprendono anche parte dei territori circostanti e nella nostra zona vi e raffigurato il lago di Circonio (Cerknisko Jezero), gia ben conosciuto per il suo regime carsico e cantato pochi decenni prima dal Tasso. Come in tutte le carte dell’epoca, esso occupa molto piu spazio che in realtà ed e chiamato Lugeus Lacus nell’ltalia antiqua, Lago di Czerknicz nella nova. II Timavo e segnato – senza nome – in ambedue le carte, ma stranamente ha solo tre risorgenti all’epoca romana e ben sei nella modema. Si tratta probabilmente di uno scambio di qualche esecutore perchè l’Holstenio, che anni prima aveva accompagnato il Cluverio nel suo viaggio attraverso la penisola, ben conosceva le modifiche subite dal Timavo dall’antichità in poi.
Gli altri fenomeni carsici che rendono celebri la nostra e le regioni contermini non compaiono ne qui ne sulla carta che raffigura l’alto Adriatico tra Venezia e Pola, opera del Danti con qualche restauro successivo che non modifica l’impianto originario. Ma tutta la zona subisce una distorsione che rivela l’uso di fonti diverse, non sempre concordi. La parte montana è priva di spessore ed anonima, le coste non rispettano le proporzioni.
Altre regioni sono invece delineate con maggiore chiarezza e più ricche di particolari. Cosi il riquadro dedicato all’Umbria ci mostra un gradevole ambiente collinare dal quale a sinistra verso l’alto (l’orientamento e a Sud) si stacca la catena dei Sibillini dove, nei pressi del M. Victor, sono segnati il Lago di Norcia (o di Pilato) e la Grotta della Sibilla, toponimi, che rievocano un ciclo di leggende ben conosciute a quell’epoca, non solo presso il popolo ma anche a livello letterario, tanto che l’Ariosto (Orlando Furioso, XXXIII, 31) potè accennare alle nursine grotte senza timore di essere frainteso.
Nel principato di Salemo compare la grotta di Pertosa, già trent’anni prima resa celebre da Leandro Alberti nella sua Descrittone di tutta Italia, che ebbe innumerevoli riedizioni. Essendo noto l’imponente ingresso, ma non il sistema idrico interno, vi si fa scorrere l’intero Negro cioè il Tanagro, e mentre qui e indicata, allo sbocco, L’osteria del pertuscio, nell’affresco Lucania il fenomeno rimane anonimo e Grotta d’acque è chiamato un insediamento non lontano.
L’iscrizione relativa all’Apulia ricorda che sul Gargano apparve e viene onorato San Michele Arcangelo e sulla volta e illustrato l’episodio: davanti alla grotta in cui si rifugia un toro (che fa pensare ad un preesistente culto mitraico) giunge la processione ed in alto, avvolto da un nembo luminoso, l’Arcangelo impugna la spada.
Da notare la scarsa propensione degli artisti rinascimentali a raffigurare le grotte: qui la cavità e appena accennata, quasi avvolta dalla vegetazione, in altri episodi essa manca del tutto: alla Vema, San Francesco riceve le stimmate non nel suo eremo ma all’ombra di un albero, a Bolsena il miracolo dell’eucarestia avviene in una cappella aperta, sorretta da colonne, anzichè nella chiesa ipogea, il corteo che si reca da Pietro da Morrone per annunziargli che e stato eletto papa sale attraverso un paesaggio roccioso, nei cui anfratti si celano gli orsi, ma alla sommità del monte il santo eremita prega davanti ad un riparo appena accennato. Evidentemente il mondo sotterraneo era giudicato piu adatto alle belve che agli uomini.
Innumerevoli invece i toponimi che vi si riferiscono, da Grotta nova presso Milano a Santa Maria della Grotta nell’isola di Malta. Quanto al Carso, lo si trova in Sicilia ma non nella nostra zona, come ci si potrebbe aspettare.
Egizio Faraone
La Galleria delle Carte geografiche in Vaticano Modena, Franco Cosimo Panini ed. 1994 Testi: 1 – 534, ill. Atlante: 1 -595, ill. Carte: 40 carte a colori ed indice (ed. bilingue, italiano ed inglese; collana ‘Mirabilia Italiae”, n. 1; distribuz. Gananti; L. 1.000.000).