Storia delle esplorazioni

 

BREVE STORIA DELLE ESPLORAZIONI SUI TEPUY

Simone Re sta attrezzando a campata “in Iibera della Sima Aonda utilizzando un trapano a motore. (Foto T. Bernabei)

Se osserviamo una cartina tematica delle colonizzazioni del continente sudamericano all’inizio del XIX secolo, ci rendiamo facilmente conto che l’area oggetto del nostro studio faceva parte di un vastissimo territorio ancora non colonizzato, e conseguentemente praticamente inesplorato. Tale territorio si estendeva su gran parte dell’odierno Venezuela, sulla Colombia, la Guiana, la grossa fascia a N del Rio delle Amazzoni, e una grossa fetta centrale di Brasile a S del grande fiume fino ai confini con la Bolivia e il Perù.
Risultano invece completamente colonizzate le fascie costiere, conseguenza di una incessante azione esplorativa e di conquista iniziata dopo I’arrivo di Colombo nel 1492. Come è facile immaginare, questo gigantesco spazio continentale poco o per nulla conosciuto e squarciato da fascie che seguono i grandi corsi d’acqua sudamericani, più facilmente esplorabili e comode vie d’accesso per le penetrazioni successive.
Il primo luogo raggiunto da Colombo ai Caraibi fu l’isola di Hispaniola, a E di Cuba; Hispaniola divenne la base per tutte le esplorazioni successive, che tra il 1496 e il 1518 batterono altre isole caraibiche, l’istmo di Panama, la costa del Brasile, la linea costiera di Venezuela e Guiana fino alle foci del Rio delle Amazzoni, e ancora la costa del Messico, la penisola dello Yucatan, su fino alla Florida.
Dopo il lungo viaggio di Magellano nel 1521, durante il quale fu raggiunto l’arcipelago Filippino circumnavigando l’intero continente sudamericano, inizia l’esplorazione della costa occidentale partendo da Panama. Sulla scia di alcune spedizioni, Pizarro scende per ben 1600 chilometri di costa. nel 1524 e nel 1526, attratto da racconti di incredibili ricchezze nella regione dell’odierno Peru.
Le esplorazioni continuano, per secoli il continente sudamericano viene attanagliato da ogni lato da esploratori e personaggi non esattamente motivati da spirito di ricerca e dura conoscenza. Dopo tre secoli di esplorazioni, però, la regione della Gran Sabana è ancora praticamente sconosciuta, a dimostrazione delle incredibili caratteristiche ambientali che hanno fino ad ora protetto e tuttora proteggono questo sperduto angolo della terra.
Comunque, pare che alcuni spagnoli siano penetrati nella regione già nel XVIII secolo. La montagna più famosa della regione, infatti, I’Auyantepuy, o montagna dell’inferno, in lingua Arekuni (da Aiyàn=inferno e tepuy=montagna), appare per la prima volta in una carta geografica del 1771, stilata dal frate capuccino Carlos de Barcelona.
Passerà più di un secolo. però, prima che inizi una vera storia esplorativa dell’Auyantepuy e della zona della Gran Sabana. Nel 1910 un ufficiale in pensione della marina venezuelana, il tenente Ernesto Sanchez La Cruz, visita quello che oggi conosciamo come Salto Angel e disegna una carta schematica della zona. Tale schizzo sembra essere depositato nella cassaforte della casa Blohm di Ciudad Bolivar.
Nel 1927, Felix Cardona Puig, capitano della Marina spagnola ed esperto topografo, e Juan Maria Mundò Freixas, organizzano una spedizione con l’intento di scalare la parete nord-orientale della montagna, ma riescono solo a tracciare una visione più chiara delle zone adiacenti, tra cui anche il Salto Angel, che gli indigeni chiamano Kerapakupai-meru (kerapakupai=fino al luogo più profondo), Parekupa-meru o parekupa-venà (parekupa=luogo d’acqua più profondo, meru=cascata), cioè la cascata più alta.
Sebbene i cacciatori usassero chiamarla Churhn-meru o cascata del Rio Churùn, e certo che il Rio Churun nasce 10 chilometri più a sud, per cui è un errore chiamare cosi il Salto Angel. Il nome “Salto Angel” è legato al pilota statunitense James (Jimmy) Crawford Angel. Nato a Springfield (Missouri) nel 1899 si dice abbia accompagnato in alcune avventure il leggendario Lawrence d’Arabia. Nel 1921 Angel incontra in un locale panamense il geologo ed esploratore J.R. Mc Cracken, originario dell’Alaska. Durante I’incontro Mc Cracken racconta ad Angel di una montagna in sudamerica con un fiume contenente ingenti quantità d’oro.
Angel gli dice di essere disposto a portarcelo con il suo aereo per tremila dollari (una cifra astronomica per quei tempi) e inaspettatamente Mc Cracken accetta. Seguendo le indicazioni del geologo, i due atterrano in una zona remota; qui Mc Cracken recupera un sacco d’oro, poi i due ripartono alla volta di Ciudad Bolivar.

Scendendo lungo i pozzi che separano il primo collettore dalla frana della Sala Giunzione (-200) Sistema Auyantepuy Noroeste (Foto P. Pezzolato)

È questo l’inizio di una serie interminabile di tentativi, da parte di Angel, di ritrovare questo luogo da favola. Convinto che si tratti dell’Auyantepuy, continua a sorvolare la montagna dell’inferno in compagnia di persone sempre diverse, tra cui la moglie, inimicandosi perfino le autorità venezuelane, data la sua scarsa propensione a chiedere permessi di volo.
Nel 1930 torna con I’ingeniere minerario Dick Curry su un aereo Travelair, ma non riesce ad atterrare. Il 10 ottobre dello stesso anno ci ritenta, stabilendo un campo base sul Rio Carrao, assieme al Dr. Carlos Delgado e a Curry, ma ancora una volta il maltempo gli impedisce di atterrare. Nel 1935 si accorda con F. I. “Shorty” Martin, geologo, affinchè gli procuri un finanziamento della compagnia Case Pomeroy Co., la quale invia due rappresentanti, Durant C. Hall e L.R. Denninson.
Riescono ad atterrare nella valle di Kamarata. Il 25 marzo dello stesso anno il suo Cessna entra nel canyon del diablo, e Angel scopre cosi “una cascata d’acqua che per poco non mi fa perdere il controllo delI’aereo … la cascata veniva dal cielo”. Poichè Angel trova difficoltà ad atterrare sopra I’Auyantepuy, organizza nel 1936 una ascensione allo stesso assieme al capitano Carnona Puig e al geologo Gustavo Henry. La cima viene infine raggiunta all’inizio del ’37 da questi ultimi. Subito dopo Angel organizza un quinto tentativo di atterraggio sulla cima del tepuy è accompagnato da sua moglie Marie Sanders, Gustavo Henry e Joe Meacham, proprietario di un night club in Arizona.
Atterrando sulla cima nel novembre del ’37 l’aereo, un Flamingo chiamato “Rio Caron”, finisce in un terreno paludoso (il 90% della superficie dell’Auyantepuy è rappresentato da terreni paludosi) per cui viene abbandonato sul posto. Gustavo Henry, che conosce la zona meglio dei compagni, conduce il gruppo fino a Kamarata. Un giorno dicono ad Angel “da quando hai 22 anni stai cercando questo fiume pieno d’oro e ne hai già 38” e lui risponde che avrebbe continuato a cercarlo fino alla morte.
Angel muore all’età di 57 anni, senza aver realizzato il suo sogno, in seguito ad un incidente aereo. Per suo desiderio le sue ceneri vengono sparse sopra la cascata che porta il suo nome. Le esplorazioni di Cardona, Henry e Angel svilupparono un grande interesse scientifico per I’Auyantepuy.
Tra il novembre del ’37 e il marzo del ’38 William H. Phelps organizza una grossa spedizione scientifica del Museo Americano di Storia Naturale, guidata dal professor Tate, che raccoglie un’infinità di dati sulla flora e sulla fauna della montagna dell’inferno. Da questo momento inizia lo studio organico e scientifico di questo e degli altri tepuy della Gran Sabana.
Da notare che date le condizioni climatiche della zona, alcune di queste montagne sono state localizzate solo molto recentemente; è il caso del Cerro Neblina, al confine tra Venezuela e Brasile (3.018 metri d’altitudine), scoperto grazie alle foto radar che hanno “bucato” le nubi perenni che coprono le cime e i fianchi di queste montagne. Negli anni ’70 viene istituito il Parco Nazionale di Canaima, a protezione di un’area dimostratasi negli anni una realtà unica al mondo dal punto di vista ambientale e scientifico. E dello stesso periodo, da parte della Società Venezuelana di Speleologià (Galan, Colvèe e compagni), l’esplorazione di alcune cavità nel Cerro Altana, piccolo tepuy caratterizzato da un grande traforo che lo attraversa (la Cueva Autana, 653 metri di sviluppo).
Questo tepuy si trova nel Territorio Federal Amazonas, e non nello stato di Bolivar. Dopo una serie di prospezioni aeree nel 1973, nel 1974 Charles Brewer-Carias, assieme a suo fratello James, Eugenio de Bellard-Pietri e l’alpinista britannico David Nott organizzano e realizzano la prima spedizione alle grandi sime localizzate sul plateau Sarisarinama, uno dei tepuy più estesi della Gran Sabana, patrocinata dalla Società Venezuelana di Scienze Naturali.
Il Sarisarinama è uno dei tre tepuy che emergono nella zona sud-occidentale dello stato di Bolivar, assieme al Jaua e al Guanacoco. Intravisto per la prima volta da occhi “occidentali” da Andre nel 1902, poi nel 1938 da Cardona, il Sarisarinama viene sorvolato occasionalmente dopo la seconda guerra mondiale. I due pozzi esplorati sono visti per la prima volta nel 1954 dal capitano Charles Boughan, un aviatore nord-americano, e dal cercatore d’oro ungherese Ervin A. Gombos. Ma nessuno dei due dà notizia della scoperta. I pozzi vengono riscoperti nel 1964 dall’aviatore venezuelano Harry Gibson, che appunto organizza i primi sorvoli assieme a Brewer.
La squadra del 1974 è composta da trenta persone, tra cui ornitologi, botanici, specialisti in orchidee, geologi, archeologi, erpetologi, alpinisti, medici, tecnici radio, cineasti e speleologi. Per il trasporto del materiale viene inizialmente utilizzato un C-123 militare. poi una serie di voli in elicottero deposita uomini e mezzi al campo base, sul plateau di Sarisarinama, a due chilometri dal bordo dai pozzi. Ma la fittissima vegetazione impedisce al gruppo di raggiungerli, cosicchè si rivela necessario preparare un piccolo eliporto sul bordo del pozzo Humboldt, scendendo dall’elicottero in hovering su una scala di corda (i primi sono costretti a saltare letteralmente nella vegetazione).
Viene cosi realizzata la prima esplorazione del pozzo Humboldt e del pozzo Martel, senza però riuscire a definire esattamente le loro profondità. Nel 1976 viene organizzata una seconda spedizione alle grandissime. Questa volta si tratta di un lavoro congiunto polacco-venezuelano, che vede la partecipazione della Federazione Polacca di Alpinismo e della Società Venezuelana di Speleologià. Diretta da Maciej Kuczynski e Franco Urbani, la spedizione è composta da 10 persone con tre tonnellate di materiale. Il gruppo riesplora le cavità viste nel ’74, portando la Sima Mayor (Grande de Sarisarinama o Humboldt) a 314 metri di profondità e 405 di sviluppo, e la Sima Menor (Pequeiia de Sarisarinama o Martel) a -248 e 989 (in seguito divenuti 1.179) di sviluppo.
Esplora inoltre la Sima de la Lluvia , con 202 metri di profondità e 1.352 metri di sviluppo. Per la prima volta si esplorano percorsi orizzontali ipogei in quarzite, aprendo nuovi orizzonti e ponendo domande a cui si sta ancora cercando di dare una risposta. Negli anni successivi si intensificano le esplorazioni su vari tepuy, quasi integralmente ad opera della Società Venezuelana di Speleologià, battendo I’Urutany, I’Eutobarima, il Guaiquinima, I’Aguapira, il Tramen Tepuy, il Kukenan, il Roraima, lo Yuruani, il Chimanta, I’Auyantepuy.
E’ proprio sull’Auyantepuy che vengono realizzate alcune tra le esplorazioni speleologiche più affascinanti. Conosciuta da parecchi anni grazie a prospezioni aeree, la Sima Aonda viene esplorata nel gennaio 1983 dai membri della SVE, diretti da Carlos Galan. Con 362 metri di profondità, la Sima Aonda ha rappresentato la più profonda cavità in quarzite fino al 1993. Negli anni 80 ulteriori spedizioni all’Auyantepuy portano all’esplorazione di altre sime profondissime, tra cui la Sima Auyantepuy Norte e la Sima Aonda Este 2.
Nell’agosto 1992 viene realizzata la prima spedizione italiana nella regione. “Venezuela ’92” esplora nella piattaforma che si trova al di sopra di quella Aonda, portando alla scoperta di sviluppati sistemi orizzontali sul fondo delle sime.
In seguito ad una prospezione nel luglio 1992, nel febbraio 1993 viene realizzata “Tepuy 93”. una collaborazione tra speleologià italiana e venezuelana. Una ventina di speleologi realizzano i risultati esposti in questo lavoro, tra cui la cavità in quarzite con maggior dislivello e sviluppo del mondo, la Cueva del Rio Pintado. Sempre nello stesso periodo la SVE collabora ad una spedizione basca sul Chimanta Tepuy, raccogliendo interessanti informazioni generali ma scarsi risultati dal punto di vista speleologico. Il resto fa parte del presente e del futuro, sicuramente ricco di sorprese per la speleologià mondiale.
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