Cavità esplorate

 

CAVITÀ ESPLORATE DURANTE LA SPEDIZIONE “TEPUY 93”

Gallerie allagate verso il fondo del Sistema Auyantepui Noroeste (Foto T. DeVivo)

 IL SISTEMA AUYANTEPUY NOROESTE

Il Sistema Auyantepuy Noroeste è stato scoperto nel settore che del Campo 2 e ha rappresentato il principale risultato esplorativo della spedizione “Tepuy 93. Alla stato attuale sono noti tre ingressi distinti che immettono su di una grande frattura ad andamento NNW- SSE che rappresenta l’asse del sistema e in cui scorre il collettore principale, esplorato sino ad oltre 350 metri di profondità, dall’inghiottitoio.
L’entrata più caratteristica del sistema è quella da noi chiamata “Sumidero del Rio Pintado”. a causa della forte colorazione rosso-bruna che hanno le acque del rio che in esso si getta. Si tratta infatti di un vero e proprio inghiottitoio di aspetto analogo a quello di tanti inghiottitoi che si trovano nei territori carsici. Si tratta di un fenomeno abbastanza inusuale sui tepuy. dove l’assorbimento è in genere disperso nelle mille grandi fratture perimetrali del plateau. Il Rio Pintado è uno dei corsi d’acqua più importanti della zona NW dell’Auyantepuy, sviluppandosi lungo un percorso accertato di almeno tre chilometri, lungo i quali riceve l’apporto di numerosi piccoli affluenti che contribuiscono ad incrementarne la portata sino ai cinque-dieci litri al secondo di minima, registrati durante la nostra permanenza (dopo alcuni giorni di forti pioggie sono saliti a circa 500 litri al secondo).
In corrispondenza di una frattura ad andamento N-S, il torrente viene inghiottito formando una serie di piccole cascate; alla base della prima si trova una bella marmitta profonda quattro metri e larga altrettanto. Al fondo della frattura, profonda in totale 50 metri. il torrente scorre, con percorso suborizzontale in una forra, alta una decina di metri e larga da due a tre metri, in direzione S. Lungo la forra si incontrano alcune piccole diramazioni laterali, costituite da brevi cunicoli di interstrato.
In corrispondenza di livelli più erodibili della roccia si 0sservano rientranze interstrato con piccole colonne di roccia lasciate dall’erosione. Dopo un percorso di circa 150 metri la forra si apre in una verticale di circa 120 metri di profondità, caratterizzata dalla presenza di numerosi ripiani intermedi che la spezzano in una serie di pozzi. L’ultimo di questi, alto una cinquantina di metri, si affaccia in una vasta sala di crollo (Sala della Cascata) dalla forma rettangolare, dove l’acqua si perde tra i grossi blocchi.
Scendendo lungo la china di massi verso S si raggiunge la base della grande cima da noi denominata “Sima del Dedo de Dios”. dal dito di roccia che sporgendosi dal bordo costituisce una ottimale via di discesa. L’ingresso della sima si trova a circa 200 metri in direzione SSE dal sumidero e si presenta come una grande spaccatura lunga circa 130 metri e larga una trentina, impostata sulla stessa frattura a direzione NNW-SSE. Il pavimento della sima, costituito da grossi blocchi quadrangolari di dimensioni anche decametriche, e in discesa da N verso S dove; al termine della china detritica siamo a 245 metri di profondità rispetto al bordo meridionale della sima e a -280 rispetto all’ingresso del sumidero.
Se dalla Sala della Cascata si scende invece verso N, si entra in una zona caratterizzata da grandi crolli, non ancora stabilizzati, in cui si riesce a scendere, indovinando una serie di passaggi, sino a raggiungere una frattura verticale, larga circa un metro. che si apre su di un largo canyon al fondo del quale scorre un torrente di circa dieci litri al secondo di portata minima osservata. Percorrendo verso monte (N) il canyon a mezza altezza, lungo una serie di ripiani formati da grossi blocchi incastrati, si raggiunge di nuovo il torrente che fuoriesce da una frana impraticabile. Risalendo ancora verso N. al di sopra della frana, si raggiunge una vasta caverna di crollo. denominata Sala Francesco, dove si innesta, da W in corrispondenza di una spaccatura. la serie di salti verticali che proviene dal terzo ingresso. Seguendo il canyon verso S, dopo essere di nuovo scesi sul torrente con un pozzo di trenta metri, si entra in una bella galleria che si sviluppa orizzontalmente in corrispondenza di un netto cambio di litologia.
La compatta quarzite, di colore biancastro e a grana grossolana, in cui si sviluppa la parte di grotta sin qui descritta, lascia il posto ad una quarzoarenite più friabile, di colore ocra con sfumature rosa e rosse e belle laminazioni incrociate. La galleria presenta lateralmente alcune colonne lasciate dall’erosione. Da qui si entra nella zona suborizzontale del sistema caratterizzata da un reticolo a maglie quadrangolare di gallerie e forre, fossili e attive. Superato un tratto rettilineo che si sposta in direzione SSE per un centinaio di metri e caratterizzato da numerose venute d’acqua dall’alto, provenienti con ogni probabilità dalla sovrastante Sala della Cascata. si raggiunge una biforcazione. In questo tratto il torrente si perde al di sotto dei corpi di frana.
Nel punto in cui un torrentello secondario si infila in una stretta spaccatura in direzione E, lungo la prosecuzione dell’asse principale. ha inizio un reticolo di gallerie tra loro anastomizzate, la cui forma fa pensare ad una loro origine in condizioni che possiamo definire freatiche. Siamo infatti in corrispondenza di un antico livello di base sospeso in cui probabilmente si aveva la totale sommersione delle gallerie durante le stagioni più piovose.
Durante le fasi a pieno carico razione corrosiva delle acque poteva esplicarsi anche lateralmente, lungo i giunti di strato, dando origine a gallerie coalescenti con il collettore principale. che scorreva in una forra di origine prevalentemente vadosa. Lungo questo sistema di gallerie si hanno alcuni depositi di sabbie sciolte nelle nicchie laterali e di ciottolami cementati sul pavimento.
Alcuni tratti della galleria principale sono occupati da pozze. profonde sino ad oltre un metro, che raccolgono l’acqua di stillicidio La galleria principale conduce ad un sala intersecata da una forra, attiva solo nella parte a valle, a direzione circa ortogonale alla galleria. Risalendo la forra verso W (monte) si raggiunge, dopo un percorso sinuoso di un centinaio di metri, una sala in cui un torrentello proveniente dall’alto imbocca un meandro in discesa, inesplorato, che si dirige verso S. Scendendo invece verso E, la forra si trasforma in un “meandro”, con brusche svolte a 90″. caratterizzato dalla sezione a croce dovuta ad un ampliamento laterale in corrispondenza di un giunto di strato.
Il meandro conduce su di un grande canyon in cui si ritrova il collettore principale. Il canyon è largo mediamente cinque-sei metri ed alto una trentina. La portata, durante le nostra esplorazione, era di circa trenta litri al secondo, ma evidenti erano i segni lasciati dalle piene a circa dieci metri di altezza sulle pareti. che davano una immagine eloquente sui volumi d’acqua che percorrono queste zone durante la stagione delle piogge. Il canyon è percorribile sia verso monte, per circa 120 metri sino ad un punto stretto forse superabile con una arrampicata. che verso valle dove, dopo una cinquantina di metri, svolta bruscamente verso E, restringendosi sensibilmente ma mantenendo uguale altezza.
Una serie di lievi svolte della forra conducono sulla sponda di un lago. Il lago, in cui non si awerte la corrente dell’acqua, è lungo una ventina di metri e porta su di una frana di blocchi al di là della quale ha inizio un meandro allagato. largo da uno a due metri, che si percorre per un centinaio di metri sino ad una frana che sbarra la strada. La poca velocità dell’acqua e la presenza di depositi limoso-sabbiosi sulle rientranze delle pareti fanno ritenere di aver raggiunto il livello di base locale, legato alle risorgenti sulla parete esterna di questo settore del tepuy. In base al rilievo le risorgenti non dovrebbero distare più di qualche centinaio di metri al massimo e probabilmente si tratta di alcune venute d’acqua individuate durante una ricognizione esterna con l’elicottero.
La frana terminale è probabilmente superabile alzandosi nel meandro di una decina di metri con una non facile arrampicata.

Note tecniche

Per gli armi dei pozzi, in mancanza di attacchi naturali, si è fatto uso di Spit Fix ME, chiamati normalmente Fix. La rugosità della roccia ha reso necessario un paziente lavoro di frazionamento. In molti casi la quarzite, decementaia, risulta estremamente friabile invalidando la tenuta dei Spit Fix; per cui è probabile che molti degli armi non siano riutilizzabili. L’ingresso più evidente del Sistema Auyantepuy Noroeste è costituito dalla Sima del Dedo de Dios, ampio pozzo dalla partenza alquanto spettacolare. L’attacco è infatti realizzato su di un monolite adagiato che sporge di sei metri dal bordo del pozzo, tenuto da un grosso masso che gli fa da contrappeso.
Una serie di chiodi permette di raggiungere la punta del “dedo” da cui parte la prima calata di circa 65 metri che porta su di un boschetto pensile cresciuto su di una cengia. Poco sotto la cengia vi è un frazionamento da cui si stacca la seconda campata di circa 115 metri di lunghezza che porta sulla china detritica che costituisce la base della sima (attacco a due Spit Fix + altri due a -2, un frazionamento a -70; corda 200 metri).
Da qui risalendo verso S si superano alcuni passaggi in arrampicata che permettono di entrare nella Sala della Cascata. Entrando invece dal Sumidero del Rio Pintado occorre armare subito una saltino di otto metri, attrezzato con due chiodi da roccia (corda quindici metri). Un altro piccolo salto arrampicabile porta su di un poz zetto di dieci metri attrezzato su di una buona clessidra rinviata ad un Spit Fix (corda quindici metri).
Alla base ci si infila tra i blocchi raggiungendo la sommità del successivo salto di quindici metri. Conviene attaccare la corda in alto ai grossi blocchi per scendere in sicurezza sino ad un ballatoio da cui con un altro attacco naturale si scende per altri quindici atterrando su un laghetto di circa mezzo metro di profondità (corda venti metri). Seguendo la frattura si arriva su di un saltino di cinque metri armabile ad una colonna con successivo frazionamento dopo circa quattro metri (corda dieci metri); dopo di che. con altri 100 metri di percorso si raggiunge la sommità della serie di pozzi che portano direttamente nella Sala della Cascata.
Si inizia con un P 15 con la partenza in alto nella condotta, fuori dall’acqua. L’attacco è su due clessidre poi rinviate dopo cinque metri su di un Spit Fix (corda venti metri). Alla base si supera una soglia rocciosa per entrare tramite una angusta “buca da lettere” nel pozzo successivo attrezzato con due Spit Fix di partenza da cui si scende per circa venti metri controparete sino ad un piccolo terrazzo.
Altri due Spit Fix fanno da partenza alla successiva calata di trenta metri in libera lungo la spaccatura, che diventa sempre più ampia. La base è costituita da grossi blocchi incastrati sul vuoto della sala sottostante. Infilandosi tra i blocchi lungo la via dell’acqua si trovano una serie di Spit Fix che permettono di spostarsi verso sinistra (guardando la parete) sino a raggiungere il bordo di un tetto da cui altri due Spit Fix permettono una calata in vuoto di circa 50 metri relativamente all’asciutto (in magra) (P 105: attacco a Spit Fix collegato a pozzo precedente, frazionamenti a -5, -25. -55. -60. -63, -68; corda 150 metri).
Tutta questa serie di pozzi diviene pericolosa e impraticabile in caso di piena (eventualità tutt’altro che rara visto il regime climatico di questa zona) il che consiglia di preferire l’altra via che utilizza la Sima. Dalla sala si scende un primo salto di sei metri (attacco naturale) arrivando su di un terrazzo da cui si scendono altri dieci metri attaccando la stessa corda su di uno Spit Fix e frazionando dopo circa cinque metri per evitare lo sfregamento sulla roccia (corda venti metri). Si raggiunge cosl un ripiano che si affaccia su un’ampia sala di frana in cui si scende con un salto di tredici metri con attacco a due Spit Fix (corda venti metri).
Nella sala occorre risalire qualche metro per imboccare una galleria di distacco che conduce su di un pozzetto di sette metri con attacco a due Spit Fix (corda dieci metri). Alla base si risale i grossi blocchi di frana raggiungendo l’attacco di un altro pozzetto di sette metri (attacco a due Spit Fix, corda dieci metri) da cui si continua a scendere sino ad indovinare uno stretto passaggio in frana che porta alla sommità di una stretta e profonda spaccatura.
Dal passaggio si scendono prima sei metri (corda dodici metri) sino ad un ripiano instabile da cui si traversa con tre Spit Fix spostandosi in una zona più ampia e sicura da dove inizia la discesa di circa venti metri spezzata verso la metà da un frazionamento (corda trentacinque metri). Siamo cosi arrivati su di un ballatoio di grossi blocchi incastrati su di una profonda forra rettilinea. Proseguendo verso N. dopo alcuni passaggi in arrampicata, si giunge ad un pozzo di dieci metri subito seguito da un altro poco piu profondo (attacco a due Spit Fix più due Spit Fix a -10; corda trentacinque metri).
Alla base occorre risalire qualche metro in arrampicata per raggiungere un passaggio alto che dopo qualche decina di metri si ,affaccia su di una sala sul cui fondo scorre il torrente. La sala (Sala Francesco) è risalibile per alcune decine di metri con facili arrampicate, verso la sommità si ha l’innesto della diramazione proveniente dal terzo ingresso, quello che si apre nella grande frattura esterna situata subito a E del campo.
Continuando invece verso S si superano alcune non facili arrampicate giungendo sulla sommità di un pozzo di trenta metri attrezzato con tre Spit Fix di partenza e frazionato a circa cinque metri dal fondo (corda quaranta metri) dove si incontra di nuovo il collettore. Qui ha inizio la parte orizzontale del sistema che si percorre per alcune centinaia di metri, superando gallerie semiallagate e frane battute da intenso stillicidio, sino a entrare in gallerie fossili che hanno inizio sulla destra.
Le gallerie presentano un piccolo salto arrampicabile e alcune non facili spaccate su laghetti sino alla sommità di un pozzo da otto metri con attacco su due Spit Fix poco affidabili (corda dodici metri). Alla base si raggiunge una sala in cui si immettono diverse diramazioni. Per il fondo occorre infilarsi nello stretto meandro che ha inizio sulla sinistra e che presenta alcuni non facili passaggi in spaccata uno dei quali è stato attrezzato con una corda fissa assicurata ad una clessidra ed uno Spit Fix (corda otto metri).
Tenendosi alti nel meandro si raggiunge la stretta partenza del successivo pozzo di quindici metri piuttosto articolato. L’attacco è su due clessidre sino ad un terrazzino sospeso dove due Spit Fix permettono di scendere alla base del meandro ora percorribile (corda venticinque metri). Anzichè scendere il pozzo che si apre sulla destra occorre infilarsi in uno stretto passaggio a dritto che porta ad affacciarsi sulla grande forra dove si ritrova il collettore.
Per raggiungerne la base occorre attrezzare un primo salto di dieci metri armato su naturale e uno Spit Fix poco sotto, cui segue un frazionamento a -3 metri; raggiunto il sottostante terrazzo si continua la discesa rimandando la corda ad uno Spit Fix sino al fondo (corda trenta metri per entrambi i salti). La forra è percorribile senza difficoltà verso valle sino al lungo lago terminale che può essere superato solo a nuoto. Verso monte invece occorre fare qualche passaggio di arrampicata sino a raggiungere la fessura da cui esce I’acqua e che risulta impercorribile.
                                                                                  P. Pezzolato, L. Piccini