Bartolomeo Biasoletto

 

BARTOLOMEO BIASOLETTO – Dignano d’lstria 24.4.1793 – Trieste 17.1.1858

Pubblicato sul n. 29 di PROGRESSIONE – Anno 1993
SPELEOLOGO, appassionato fin da ragazzo di botanica e di chimica, lavorò come apprendista nella farmacia del suo paese e, quando ebbe l’età giusta, si iscrisse al corso per maestro farmacista presso la Facoltà di Medicina di Vienna. Diplomatosi nel 1814, si stabili a Trieste dove cominciò ad esercitare e qualche anno dopo divenne titolare della farmacia “All’Orso Negro” in Contrada della Posta (ora via Rossini).
Avendo cosi raggiunto una solida posizione economica, poté soddisfare il suo desiderio di apprendere iscrivendosi alla Facoltà di Filosofia dell’università di Padova, dove si laureò nel 1823. La sua passione per la botanica lo avvicinò gradualmente al mondo delle grotte, molte delle quali erano visitate – almeno nella parte più accessibile – da studiosi di varie parti d’Europa, interessati alla classificazione di felci, muschi, funghi. Così nel 1836, quando il re Federico Augusto di Sassonia, grande appassionato di scienze naturali. giunse a Trieste nel suo viaggio per la Dalmazia ed il Montenegro, il preside del Civico Magistrato Tommasini – altro esperto di botanica – gli presentò il Biasoletto che lo accompagnò alla Vilenizza di Corgnale ed a San Canziano, dove il re poté ammirare la particolare flora delle doline, raccogliendone parecchi esemplari per il suo erbario. Soddisfatto delle escursioni. egli invitò il nuovo collaboratore a seguirlo nel resto del suo viaggio, di cui il medesimo Biasoletto pubblicò poi una dettagliata relazione (Trieste, 1841).
Intanto la ricerca d’acqua e la capacità del Lindner trasformavano l’esplorazione delle grotte da orizzontale in verticale, il 6 aprile 1841 veniva raggiunta l’acqua di fondo nell’Abisso di Trebiciano ed il Governatore conte Stadion decretava che una spedizione accertasse il livello e la portata del presunto fiume, nonché la sua potabilità.
Per verificare la presenza di quest’ultimo requisito furono invitati il medico Porenta ed il farmacista Biasoletto. La comitiva, capitanata dal Kandler, scese nella grotta il 6 giugno tra varie avventure: il Kandler incastrato in strettoia e liberato dagli onnipresenti pompieri del Sigon, la rottura del termometro del Porenta, il timore e la fatica di coloro che forse per la prima volta si trovavano sulle scale di corda.
Ma il guaio più grosso capitò al Biasoletto che iniziò la risalita troppo di slancio sicché, giunto a metà della scala volante di sessantasei metri, di cui quasi trentotto nel vuoto, non ebbe la forza di continuare, lasciò cadere termometro, martello e candela per meglio aggrapparsi, rimanendo pericolosamente in bilico finché un pompiere lo raggiunse dal basso ed altri calarono corde dalla volta, tirandolo su quasi di peso.
Per quel che ne sappiamo, non partecipò in seguito ad altre esplorazioni, forse impedito dall’età ormai matura o forse dissuaso dal drammatico episodio. Continuò invece i suoi studi sulla flora, dirigendo l’Orto Botanico da poco istituito a Trieste, tenendo lezioni e conferenze, partecipando ai congressi scientifici italiani ed austriaci, ma soprattutto erborizzando sul Carso e sulle Giulie. Il suo volumetto Escursioni botaniche sullo Schneeberg (monte nevoso) nella Carniola (Trieste 1846) descrive due uscite di ricerca effettuate col Tommasini ed altri appassionati, ed elenca le oltre settecento piante fino ad allora rinvenute su quel monte.
Il Civico Museo di Storia Naturale ha voluto ristampare l’opera in unione con le Edizioni Lint, ed organizzare una mostra nella sua sede per degnamente ricordare questo nostro scienziato dai molteplici interessi.
                                                                                                        Egizio Faraone