Progetto Timavo

 

PROGETTO TIMAVO – Parte I

Pubblicato sul n. 24 di PROGRESSIONE – Anno 1990
La Società Adriatica di Speleologia e la Commissione Grotte “E.Boegan” della S.A.G. di Trieste hanno avviato a partire dal 1990 un articolato programma esplorativo e di studio dell’acquifero carsico triestino, denominato “PROGETTO TIMAVO” che prevede in par­ticolare una serie di esplorazioni subacquee nei rami ipogei non ancora rilevati e scorrenti sul fondo della Caverna Lindner della Grotta di Trebiciano e nelle risorgive di San Giovan­ni di Duino. Alle esplorazioni hanno finora partecipato speleosubacquei cecoslovacchi, francesi e tedeschi operanti secondo pro­grammi preconcordati, in collaborazione con le squadre speleosubacquee delle Società organizzatrici.
Durante le esplorazioni sono stati ese­guiti i rilievi planobatimetrici dei vani percor­si, posizionate sagole e tracciati segnali a facilitare futuri studi, prelevati campioni di roccia e di sedimenti nonchè campioni di acqua e di particellato in sospensione.
Inoltre si prevede il posizionamento di “trappole” e “captatori” in più punti in modo da ricuperare nelle immersioni seguenti cam­pioni di fauna, flora, particellato “catturati” nel periodo.
Nel contempo l’unica cavità in cui è ac­certato passare un ramo del Timavo, nella caverna Lindner di Trebiciano, sarà attrez­zata con strumentazione fissa in grado di registrare in continuo l’andamento della fal­da freatica e le caratteristiche fondamentali delle acque.
Vari sono gli scopi che il progetto si prefigge: fra questi, oltre allo scambio di conoscenze metodologiche sull’attività speleosubacquea, la migliore conoscenza delle caratteristiche fisico-chimico-biologiche della falda acquifera carsica.
Alle esplorazioni, ma in particolare agli studi e alle analisi, partecipano studiosi ed esperti universitari interessati alle risultanze scientifiche del programma. Infatti, “PROGETTO TIMAVO”, oltre a vantare il patroci­nio della Società Adriatica di Scienze, dell’Università degli Studi di Trieste, della So­cietà Speleologica Italiana e dell’Unione Internazionale di Speleologia, ha assicurati gli strumenti e i laboratori degli Istituti universitari.
Le immersioni del “PROGETTO TIMAVO” sono iniziate nel giugno 1990 e proseguiran­no per il periodo necessario a completare gli studi. Il Comitato Scientifico coordina le par­tecipazioni e le modalità di ricerca, al fine di ottimizzare l’operatività esplorativa delle va­rie squadre. La Direzione Tecnica fornisce la documentazione sugli sviluppi esplorativi e scientifici ottenuti dai diversi partecipanti, che dovranno impegnarsi ad operare in ac­cordo al programma precedentemente con­cordato.
La Società Adriatica di Speleologia e la Commissione Grotte “E.Boegan”, operanti tramite le proprie squadre speleosub, prov­vedono inoltre al supporto tecnico-logistico delle squadre estere partecipanti.

RICERCHE BIOLOGICHE

Nell’ambito del programma esplorativo e di studio relativo alle acque carsiche del­l’area delle Bocche del Timavo, è iniziato lo svolgimento di ricerche sulla fauna stigobia mediante opportuni prelievi.
A tal fine sono state individuate le se­guenti stazioni di campionamento:
– I, II, III ramo delle Bocche del Timavo (3919 VG)
– Grotta del Lago (4583 VG)
– Pozzo dei Colombi (227 VG)
– Pozzo c/o S.Giovanni di Duino (226 VG)
– Grotta c/o la Peschiera del Timavo (3948 VC)
– Grotta del Villaggio del Pescatore
Le raccolte sono effettuate secondo due distinte modalità:
1.     prelievi mediante retino da plancton in tutte le stazioni con frequenza stagionale; nella Grotta del Villaggio del Pescatore è prevista una frequenza mensile per lo studio dei cicli riproduttivi dello stigoplancton;
2.     cattura mediante trappole con una frequenza stagionale nel Pozzo c/o S.Giovanni di Duino e nella Grotta del Villag­gio del Pescatore.

 INDAGINI IDROCHIMICHE CENNI STORICI SULLE ESPLORAZIONI DEL TIMAVO SOTTERRANEO

Tra gli obiettivi del “PROGETTO TIMAVO” vi è quello di approfondire mediante indagini idrochimiche le conoscenze sulle modalità di alimentazione delle potenti risorgive del Timavo e delle vicinissime sorgenti Sardos, di minor portata ma molto più importanti per l’approvvigionamento idrico della provincia di Trieste. Quale mezzo di indagine viene utilizzata l’analisi chimica dei principali com­ponenti ionici delle acque ed in seguito l’ana­lisi isotopica dell’ossigeno 18 e del tritio.
L’analisi chimica delle acque si presenta nel caso specifico un mezzo di indagine particolarmente efficace in quanto è ormai noto da tempo che la principale discriminan­te delle acque del Timavo è la presenza di alcune sostanze inquinanti, veri e propri trac­cianti artificiali. Si spera in tal modo di dare una risposta almeno parziale ai numerosi quesiti sulla circolazione idrica sotterranea nella zona di S.Giovanni di Duino, chiarendo in particolare i collegamenti idrici Sardos­Timavo e Timavo-Alto Timavo.
La coesistenza in una zona molto ristret­ta come quella di S.Giovanni di Duino di due sistemi idrici differenziati, di cui uno, quello del Sardos, indipendente dal Timavo, desta meraviglia non tanto per il fatto in sé stesso, non raro in territori carsici, quanto per l’entità delle masse d’acqua in gioco e per gli innu­merevoli collegamenti idrici individuati nel sottosuolo sia direttamente con esplorazioni subacquee sia indirettamente con prospezioni geofisiche. Indubbiamente esi­stono in zona delle direzioni preferenziali di riflusso delle acque, condizionate dalle di­mensioni dei vani e dei carichi idraulici a monte, che si sviluppano non solo su linee suborizzontali ma anche, in particolare per il Timavo, in circuiti profondi.Per questi motivi l’indagine idrochimica deve caratterizzare le acque a movimento suborizzontale, con par­ticolare riferimento alle gallerie del Timavo che si sviluppano in direzione delle sorgenti Sardos, e le acque profonde, più direttameente collegate ai circuiti sotterranei che hanno inizio a Vreme e a S.Canziano ove si inabissano le acque dell’Alto Timavo.
Per fiume Timavo si intende comune­mente quel corso d’acquache sgorga da una serie di sorgenti carsiche del gruppo del monte Sneznik (Monte Nevoso), che scorre in superficie per 55 km su terreni impermea­bili marnoso-arenacei fino alle Skocjanske jame (Grotte di S.Canziano) con il nome di Reka (Recca), dove si inabissa nelle viscere della terra per ricomparire, dopo teorici 40 km dei percorso quasi completamente igno­to, a S.Giovanni di Duino. Dopo meno di due chilometri sfocia nel Mare Adriatico nel Golfo di Panzano.
Al fiume Timavo si interessarono già gli scrittori latini, quali Plinio il Vecchio, Strabone e Virgilio. Nella cartografia la prima segnalazione la troviamo nella Tabula Peutingeriana risalente probabilmente all’età romana imperiale. Lo studio scientifico del fiume Timavo iniziò nel diciannovesimo se­colo e tutt’oggi non è progredito di molto.
Diamo di seguito una succinta descrizio­ne della storia delle esplorazioni delle cavità che intercettano il percorso sotterraneo del Timavo.

 Skocjanske jame (Grotte di San Canziano – ex 112 VG)

Nelle Skocjanske jame il Timavo scorre per circa due chilometri e mezzo a pelo libero e quindi scompare nel cosiddetto Lago Mor­to. La serie di esplorazioni dell’imponente sistema ipogeo fu iniziato nel 1840 con Gia­como Svettina e proseguì con Adolfo Schmidl e Giov. Rudolf. Nel 1882 Anton Hanke, Giu­seppe Marinitsch e Federico Miiller diedero un impulso notevole alle esplorazioni delle grotte portando il grado delle conoscenze allo stato attuale.

Katria jama (Ab.dei Serpenti – ex 113 VG)

I soci dell’Alpen Verein (Sez. Litorale del Club Alpino Austro-tedesco) esplorarono, oltre le Skocjanske jame, pure la profondissima voragine della Kacna jama. Il pozzo d’accesso misura ben 213 metri di profondità. Le prime esplorazioni furono compiute da Anton Hanke, nel 1888. lI primo rilievo, eseguito da Giuseppe Marinitsch, risale al1896. Già gli esploratori della fine dell’otto­cento intuirono che sul fondo della grotta doveva scorrere il Timavo. Successivamen­te anche Guido Timeus sviluppò questa ri­cerca con l’immissione del Cloruro di Litio nella Caverna della Recca che diede un positivo risultato alle Bocche di S.Giovanni di Duino. Solo a seguito della campagna esplorativa condotta nel 1971 dal Gruppo Speleologico “S.Giusto”, durante la quale fu rinvenuto in un rigagnolo un esemplare di Proteus Angu in us, si ebbe la certezza che il Timavo scorresse sul fondo della cavità. Poco tempo dopo infatti un gruppo di ricerca­tori dell’Istituto di Ricerche Carsiche di Postojna intercettò le acque del fiume Timavo.

Grotta di Trebiciano – 17 VG.

La Grotta di Trebiciano è la più profonda del Carso triestino, raggiungendo i 329 metri di profondità.
Fu oggetto di lunghi ed approfonditi studi nel tentativo di risolvere il problema dell’ap­provvigionamento idrico di Trieste. Nel 1841 Antonio Federico Lindner esplorò la cavità, sul cui fondo trovò il corso dei Fiume Timavo. Il rilievo completo della grotta risaie al 1887 e fu eseguito da Eugenio Boegan e da Silvio Cobau della Società Alpina delle Giulie. Il Comune di Trieste prese in affitto, nel 1912, la cavità al fine di potenziare gli studi idrici e topografici.
L’esplorazione della grotta si fermò di fronte ai due sifoni, rispettivamente di entra­ta e di uscita del Timavo. Solo negli anni 1952-53 Walter Maucci e Stefano Bartoli della Società Adriatica di Scienze superaro­no, con respiratori ad ossigeno, il sifone d’entrata raggiungendo una sala con acqua a pelo libero, denominata Lago Boegan.
Le esplorazioni subacquee ripresero nel 1977 con una spedizione della stessa Socie­tà: Gabriele Crevatin e Pierpaolo Martellani ripercorsero il sifone di entrata, esplorando anche il Lago Boegan, e rilevarono un centi­naio di metri di percorso sommerso.
Nel 1989 la Società Adriatica di Speleologia ha ultimato la nuova attrezzatura di discesa con scale metalliche fisse nella Grotta di Trebiciano fino alla Caverna Lindner, per consentire il proseguimento delle ricerche.

Le Foci del fiume Timavo -3919 VG.

Dopo parecchie decine di chilometri di percorso sotterraneo il Timavo rivede la luce del sole a San Giovanni di Duino a soli due chilometri dal mare.
Le esplorazioni subacquee degli attuali tre rami del Timavo, ed in particolare del terzo ramo, sono state effettuate saltuaria­mente fino agli anni ’80. In quegli anni un gruppo di speleosub francesi iniziava un’esplorazione sistematica delle foci, esplo­razione che veniva però poco dopo bloccata, per motivi di sicurezza, dalle autorità compe­tenti.
La prima documentazione riguardante l’esplorazione delle foci risale agli anni ’50 ad opera di Giorgio Cobol. Nel 1978 Gabriele Crevatin iniziava il rilievo topografico, per circa 250 metri di sviluppo del III ramo. Negli anni 1980-81 un gruppo di speleosubacquei francesi, guidati da Claude Touloumdjian, esplorarono nel terzo ramo una taglia, per­corsa da abbondante flusso d’acqua, fino alla profondità dì 60 metri. La spedizione prevista per il 1982 non fu però autorizzata dalla Prefettura di Trieste, a seg uito di un’or­dinanza che vietava, per motivi di sicurezza, l’esplorazione delle foci del Timavo.
Nell’area delle foci è inoltre da citare il Pozzo dei Colombi – 227 VO esplorato in immersione nel 1957 da Giorgio Cobol fino alla profondità di 30 metri e successivamen­te nel 1983 da Gabriele Crevatin e Luciano Postognafino alla profondità di circa quaran­ta metri. Le più recenti esplorazioni hanno appurato che il Pozzo del Colombi non è un pozzo isolato ma è collegato al complesso sistema sotterraneo del fiume Timavo.
La Grotta del Timavo – 4583 VO, rilevata nel 1970, fu scandagliata manualmente fino alla profondità di circa 44 metri, e parzial­mente esplorata. Nel 1988 Jean Jaques Bolanz effettuò il collegamento tra questa grotta e le foci del Timavo.
Siamo ben consci che anche altre esplo­razioni sono state effettuate nel bacino del Reka-Timavo ma purtroppo non si è riuscito ad avere di queste una valida e certa docu­mentazione.

 RISULTATI DELLA CAMPAGNA ESTIVA 1990 ALLE FOCI DEL TIMAVO

Le esplorazioni subacquee iniziano nel giugno 90 al I ed al III Ramo delle Risorgive del Timavo, ad opera del team cecoslovacco di Brno guidato da Michal Piskula, in collabo­razione con la squadra speleosub della So­cietà Adriatica di Speleologia e della Com­missione Grotte “E.Boegan”, coordinate da Gabriele Crevatin ed A.F.
Durante le immersioni vengono control­late e riposizionate le sagole-guida dove necessario, scoperte ed esplorate nuove gallerie ed effettuato un accurato rilievo topografico dei percorsi seguiti. Vengono inoltre prelevati campioni d’acqua per analisi chimico-fisiche e campioni di fauna anche planctonica. Nel mese di luglio il profondista francese Claude Touloumdjian effettua una serie di impegnative immersioni, supportato dal team triestino, scoprendo un vasto am­biente sommerso di dimensioni difficilmente valutabili ed il cui fondo si trova a 60 metri sotto il livello del mare. Questo probabile collettore principale del fiume Timavo viene inoltre raccordato in più punti dalle successi­ve immersioni che il II team cecoslovacco effettua, con la partecipazione dello speleosub tedesco Wolfgang Morloch. Si completa inoltre il rilevamento topografico delle nuove gallerie scoperte ed il lavoro svolto viene documentato da riprese cine­matografiche esterne e subacquee.
Complessivamente vengono così esplo­rati quasi un migliaio di metri di sviluppo di gallerie e caverne sommerse, fino alla pro­fondità massima di 62 metri, per un totale di 88 immersioni, effettuate in condizioni molto difficili dovute all’andamento altamente labirintico dei vani, con presenza di strettoie, massi instabili, visibilità sempre ridotta e del tutto insufficiente in profondità, dove la vestita degli ambienti rende impossibile l’orienta­mento e la valutazione dei vani sommersi.
I programmi futuri del PROGETTO TIMAVO prevedono la prosecuzione delle esplorazioni e delle ricerche idrogeologiche e biospeleologiche nell’area delle Risorgive e sul fondo della Grotta di Trebiciano, dove scorre il fiume Timavo ad una profondità di 329 metri.
Speleosub partecipanti alla campagna estiva 1990 – Michel Piskula, Ivo Kovar, Libor Laus, Jerosiav Necas, Miroslav Mekota, Tamara Mekotova, Pay& Otras, Jiri Stetina, Miroslava Bartonova. (CECO­SLOVACCHIA) – Claude Touloumdjian, Marc Renaud. (FRANCIA) – Wolfgang Morloch. (GER­MANIA) A.F., Gabriele Crevatin, Sergio Satta, Luciano Postogna. (TRIESTE)

 Team speleologico

– Walter Cesaratto, Franco Riosa, Furio Vetta, Lu­ciano Longo, Bruno Vojtissek (S.A.S. – TRIESTE) Comitato scientifico
– prof. Furio Ulcigrai (Ist. Geologia Università di Trieste) – prof. Franco Cucchi (Ist. Geologia Uni­versità di Trieste) – dott. Fabio Gemiti (Lab..Chimico ACEGA – Trieste) – dott. Sergio Dolce (Museo Civico Storia Naturale – Trieste) – sig. Fabio Forti (Comm.. Grotte “E.Boegan” – S.A.G. Trieste)

 Collaboratori scientifici

– dott. Fabio Stoch (Ist. Zoologia Università di Trieste) – dott. Sergio Volpe (Ist. Chimica Univer­sità di Trieste) – sig. Erwin Fichi (SPELEOVIVARIUM – S.A.S. Trieste)

Direzione tecnica

– sig. A.F. (C.G.E.B. – S.A.G. Trieste) – sig. Gabriele Crevatin (S.A.S. – Trieste) – sig. Sergio Dambrosi (S.A.S. – Trieste)
                                                                                               a.f.

PROGETTO TIMAVO – Parte II

Pubblicato sul n. 29 di PROGRESIONE – Anno 1993

Premessa

La ricerca e lo studio sono state le prerogative che hanno caratterizzato tutte le esplorazioni ed immersioni effettuate nell’ambito del “Progetto Timavo”.
Dal 1990 al 1993 sono state realizzate numerose immersioni durante le quali sono stati prelevati campioni d’acqua, di sedimento, di roccia, ed esplorati circa due chilometri di gallerie sommerse raggiungendo la profondità massima di 82 metri.
Probabilmente per i prossimi anni le esplorazioni subiranno un forte rallentamento in quanto si è già operato al limite delle tecniche abituali utilizzate attualmente.
Le condizioni ambientali sono delle più infide: visibilità ridottissima, corrente in alcuni luoghi molto forte per l’effetto Venturi, pericolo di crollo di massi e tutto ad una profondità di un’ottantina di metri al di sotto del livello marino.
Alla luce delle attuali conoscenze sull’idrologia del fiume Timavo si possono comunque trarre alcune importanti considerazioni.

 Inquadramento geografico

Il fiume Timavo-Reka nasce da una serie di sorgenti del monte Dletvo che fa parte del gruppo del monte Sneznik (Monte Nevoso) e scorre in superficie per 55 chilometri su terreno flyschoide impermeabile, per inabissarsi nelle viscere della terra nelle Skocjanske Jame (Grotte di San Canziano) dove incontra le rocce carbonatiche. Riappare in superficie, con una quantità d’acqua molto maggiore, a 40 chilometri di distanza in linea d’aria, presso San Giovanni di Duino.
Il fiume Timavo ipogeo scorrendo per almeno 40 chilometri in territorio carsico raccoglie durante il suo percorso sotterraneo parecchie acque. Ciò è stato confermato dai rilievi di portata effettuati giornalmente a Vreme (Slovenia) e a San Giovanni di Duino (Italia). nonché dal chimismo delle acque.
Infatti, nonostante i numerosi spandimenti che si verificano lungo la costiera triestina, la portata, alle risorgive, risulta mediamente tre volte maggiore a quella in entrata nelle Skocjanske Jame (il collegamento tra le acque di ingresso nelle Skocjanske jame e quelle di uscita a San Giovanni di Duino fu accertato già negli anni trenta da E. Boegan e confermato successivamente più volte).
Le acque che sgorgano a San Giovanni di Duino provengono dunque sicuramente dalle Skocjanske jame. Alle acque da queste provenienti si aggiungono poi le acque raccolte sull’altopiano carsico, sia italiano che sloveno. Idrologia Le analisi idrologiche eseguite durante la campagna “Progetto Timavo” non hanno dimostrato la provenienza di acque da altri bacini idrici, quali quello del complesso Isonzo- Vipacco; le analisi dei campioni prelevati in diversi punti ed a varie profondità hanno dato risultati che indicano che l’acqua proviene da un unico bacino.
Le esplorazioni speleosubacquee recenti hanno confermato quanto già intravisto dal francese Claude Touloumdjian nelle immersioni effettuate negli anni 1980 e 1961. Allora Touloumdjian si immerse fino alla profondità di 60 metri, sfatando quelle teorie che ritenevano che le risorgive del Timavo fossero costituite da un sistema di gallerie poco profondo. Le immersioni condotte durante la campagna “Progetto Timavo” hanno evidenziato la probabile esistenza di più livelli di scorrimento dell’acqua, con un andamento a sifone in prossimità del punto di emergenza dei livelli più profondi.
L’acqua proviene, per lo meno in parte, da un sistema idrico con profondità accertata superiore agli ottanta metri. Tutto ciò significa che l’acqua di immagazzinamento del bacino del Timavo è superiore a quanto fino ad oggi supposto e quindi che la “risorsa idrica Timavo” costituisce un bene naturale che va a maggior ragione tutelato. Forse l’interruzione, da parte dell’Azienda Comunale di Elettricità Gas e Acqua (ACEGA) di Trieste, della captazione delle acque del fiume Timavo per alimentare l’acquedotto di Trieste è stata per lo meno una decisione frettolosa.
Non si può non considerare a tale proposito la notevole spesa che si è sobbarcata la comunità per la costruzione dei manufatti che portano l’acqua dai pozzi artesiani di San Pier d’lsonzo e di San Canzian d’lsonzo all’acquedotto del Randaccio (l’acquedotto sito alle risorgive del Timavo).
Forse sarebbe stato più opportuno esigere il rispetto degli accordi internazionali riguardo la tutela delle acque che scorrono a cavallo di Italia e Slovenia. Il fiume Timavo nasce infatti in Slovenia, con il nome di Reka, ove veniva inquinato fino a pochi anni fa da scarichi industriali organici e chimici, e sfocia nel mare Adriatico in Italia. Tutelare la qualità delle acque del fiume Timavo epigeo sarebbe risultato dunque importante non solo per poter alimentare l’acquedotto di Trieste ma, più in generale,. per la salvaguardia di quell’ecosistema che è il bacino sotterraneo del fiume Timavo.
Per quanto concerne gli studi geologici, l’individuazione di concrezioni calcitiche a circa 60 metri di profondità sotto l’attuale livello marino è risultata particolarmente interessante. Questa un’ulteriore prova che anticamente il livello del mare Adriatico era almeno una settantina di metri più basso di quello attuale.

 Ricerche biologiche

Nelle ricerche biologiche è stata confermata la presenza di “Proteus anguinus”, sia in esemplari adulti, sia in esemplari giovanili. È stata inoltre segnalata la presenza del policheti tubicolo “Marifuga cavatica”. Le ricerche sulla fauna delle acque carsiche sotterranee del comprensorio delle bocche del Timavo e della Grotta di Trebiciano hanno accertato la presenza di quarantaquattro specie di cui quindici stigofile (specie acquatiche di preferenza cavernicole ma che non vivono esclusivamente nelle grotte) e ventinove stigobie (esclusivamente cavernicole).
Le specie stigobie rinvenute nel corso della presente indagine rivestono un notevole interesse biogeografico, trattandosi in particolare di specie o sottospecie endemiche (oltre il 60%).
Si tratta pertanto di fauna molto specializzata. che ampliando lo schema di Sket (1970) presenta i seguenti tratti biogeografici:

  • a) specie distribuite lungo la costa orientale dell’Adriatico e tipiche di acque alcaline;
  • b) specie a distribuzione illirico-balcanica, quali “Marifuga cavatica” e “Proteus anguinus” che presentano nel Carso triestino ed isontino il limite nord-occidentale del loro areale di distribuzione;
  • c) specie diffuse in Slovenia e nell’ltalia settentrionale, elementi tipici della fauna interstiziale che popolano le acque freatiche delle aree alluvionali e che frequentemente penetrano nelle acque carsiche (Stoch, 1985);
  • d) specie endemiche dell’area carsica giuliana e slovena che comprendono la maggior parte delle specie raccolte.

L’elevato numero di specie endemiche o comunque aventi un areale poco esteso pone il problema della specificità della fauna dei diversi bacini idrogeologici carsici (cioè delle acque sotterranee legate prevalentemente all’lsonzo e di quelle in rapporto con il Timavo superiore); nel caso vi fossero specie endemiche dell’uno o dell’altro bacino, queste potrebbero essere infatti utilizzate come “traccianti naturali” per scoprire la provenienza delle acque.
Nelle esplorazioni speleosubacquee è stato provato il collegamento tra i tre rami delle risorgive del Timavo. 3918 VG, la Grotta del Timavo, 4583 VG ed il pozzo dei Colombi, 227 VG.; le esplorazioni sono state documentate con rilievi, fotografie e con un filmato.

 Grotta di Trebiciano, 17 VG

Nell’ambito del “Progetto Timavo” anche nel 1993 sono state effettuate delle immersioni nel sifone della Grotta di Trebiciano. Sono stati esplorati in immersione 420 metri di nuove gallerie. Purtroppo, a causa delle notevoli difficoltà che vanno dal trasporto dell’attrezzatura sino al sifone, alla notevole torbidità dell’acqua, non è stato effettuato il rilievo del tratto percorso in immersione. Durante le tre immersioni effettuate nel 1993 sono stati avvistati alcuni esemplari di Proteus anguinus, oltre che numerosi troglocaris.
È stata inoltre raggiunta, in immersione, la profondità massima di 21 metri, che sommati ai 329 della parte aerea della cavità portano la profondità totale a 350 metri, facendola ridiventare la più profonda cavità del Carso triestino.
Al “Progetto Timavo’: organizzato dalla Commissione Grotte “Eugenio Boegan” della Società Alpina delle Giulie, Sezione del C.A.I. di Trieste e dalla Società Adriatica di Speleologia di Trieste, ha collaborato attivamente la Fédèration Francaise d’Etudes et de Spods Sous Marines guidata da Claude Touloumdjian.
Gli studi sono stati coordinati dal Comitato scientifico composto da: Franco Cucchi e Furio Ulcigrai (Istituto di geologia e paleontologia, Trieste) Sergio Dolce (Civico Museo di Storia Naturale di Trieste) Fabio Forti (Commissione Grotte “E. Boegan’: Trieste) Fabio Gemiti (Laboratorio chimico A. C.E. G.A., Trieste).
La documentazione cartografica è stata redatta da Paolo Guglia (Società Adriatica di Speleologia), quella fotografica e stata realizzata da Jurko Lapanje.
                                                                                                  A.F