SORBAS – SPAGNA
Pubblicato sul n. 19 di PROGRESSIONE – Anno 1988
Avvicinandosi all’estremo Sud della Spagna, presso il Cabo de Gata, lungo la costa, la strada nera che si percorre rientra verso la catena di pallide colline abbastanza alte da surriscaldare il motore. Tra i toni di colore spicca l’ocra ed il bianco, ed inerpicatici all’estremo della salita si estende l’altipiano di Sorbas, il plateau gessoso che è il nero e unico piccolo deserto d’Europa. Il bitume della carrozzabile è più nero nel contrasto e la striscia gialla del bordo più vivace e la pietra e la polvere inaridiscono l’aria che si sposta in raffiche violente trasportando dalle colline verso il mare ed attraverso quelle lande groppi d’erba che rotolano senza impigliarsi.
Dal BU 56 e la spedizione Pirenaica lo spostamento è stato notevole ed il cappuccino d’Izaba s’era fatto un caffè lungo. Ma valeva la pena d’assaporare anche il secco Sud e giungere in buona e gradita compagnia fino in Almeria, dove dormono le più belle grotte nei gessi. Le grotte come sappiamo sono le montagne vuote, pietre immutabili sorelle dell’uomo e possono «attenderci», il tempo per loro è una sciocchezza. Non c’è abisso vuoto o pieno d’acqua e fenomeni che ci aspetta, solo il piatto di minestra o il bicchierino esotico ci fanno credere di essere attesi e meritati.
Per cui assaporai quei vuoti sconosciuti nel deserto di Sorbas, pieni del loro mistero contenuto nell’emblema di un cristallo dei più semplici e difficili d’incontrare.
I gessi di Sorbas sono al centro di una campagna protezionistica avanzata dagli Speleo d’Almeria e Andalusi a salvaguardia delle loro grotte minacciate dalle molte cave che estraggono ed esportano la preziosa materia prima.
Il paesaggio carsico è particolarmente affascinante, una serie di doline rinsecchite coprono la piccola area delimitata a SE dal corso del Rio Aguas ed a NW dalla carretera nacional 340, approfondimenti ed inghiottitoi s’inabissano un po’ dovunque. Una vallecola sospesa sul dirupo dalle grandi ombre segna la presenza di una delle grotte più caratteristiche del plateau. La Cueva del Tesoro sembra captare tutta l’acqua che forse una volta l’anno trasforma il paesaggio allucinante in un quadro più verde. I pochi arbusti tenaci accompagnano la strada fino all’unico fico selvatico saldamente ancorato presso l’umidità dell’ingresso. Con Angel ed Ana m’immergo nelle prime pieghe dei meandro iniziale, il più regolare e levigato, il più sinuoso, il serpente cavo si prolunga per un centinaio di metri fino a sdoppiarsi in galleria e sale. Le concrezioni più «morbidamente appuntite» ricoprono le pareti e poche orme segnano l’argilla. Angel, speleologo dell’Espeleo-Club d’Almeria, è soddisfatto, vive la negligenza e la lentezza della sua città, però la grotta sopravvive bene, le cave sono ancora lontane ed il Tesoro ben custodito. Si prosegue così attraverso varie sale e gallerie assaporando quei minuscoli angoli dove i gessi emergono come frutti del peccato e le nostre mani tremano avide.
Nel mezzo della «Sala de los Espejos» i riflessi si confondono con le nostre idee ed il labirinto si chiude, solo il filo d’aria lanciato da Arianna ci riporta tra i macigni verso passaggi bassi e stretti, sarà la via degli antichi? La pelle struscia sulla roccia ed una folata calda ci accoglie nell’ombra del dirupo, molto più in basso scorre il Rio Agnas dal letto asciutto e solo un piccolo trapezio verde segna la vita nei pressi dell’ansa, il fazzoletto verde brilla più che mai nel sole accecante del tardo pomeriggio.
Louis Torelli