LAMPRECHTSOFEN – 1987
Pubblicato sul n. 19 di PROGRESSIONE – Anno 1988
Austria, in grotta d’inverno, questo è il problema, ma si sa che il conto rimane sempre lo stesso se non paghi il primo (piena estiva) paghi il secondo (neve e valanghe all’esterno) e l’oste, si sa, in fatto di pagamenti è molto esigente. Salta così per il comune buon senso il «Batman» troppo pericoloso e denso d’incognite per le condizioni esterne; non avendo elicotteri a nostra disposizione utilizziamo l’ultimo jolly rimasto nel mazzo. L’idea nasce così davanti una macchinetta distributrice di caffè in «Arsenal», ispirata da Maurizio che mi fornisce gli indirizzi e la documentazione nonchè i contatti con Walter di Villaco.
Scegliamo quindi una grotta in salita, fatto per noi inusuale e alquanto comodo visto che nei pressi dell’entrata c’è pure un ristorante. Cinque speleo con l’intenzione di visitare i rami più alti ma purtroppo fa caldo e quindi ragionando alla rovescia più in alto si va e più acqua si trova in pozzi man mano più stretti. All’inizio non ci si alza molto, 2 km di saliscendi in ambienti eterogenei con attraversamento di tre laghi sifone muniti di rudimentali zattere efficaci ma molto instabili suscitando i timori del «giovanotto» di turno che imprecando passa con l’allegra prospettiva del bagno purificatore. Dopo 4 ore giungiamo al campo Io, il Dolomit Dom a +190 m. Rapida sosta e poi avanti risalendo il ramo attivo dove i pozzi sono tutti armati con scale di ferro dagli ancoraggi dubbi. La morfologia dei piani superiori (+250 m) è tutto un programma a sè, difatti sembra di leggere un libro alla rovescia sapendo già la fine. Man mano i rami si ringiovaniscono e l’acqua inizia a farsi sentire anche se per il momento l’evitiamo percorrendo ambienti in frana (+500 m). Si arriva al campo II°, altra sosta e poi su verso Super Klamm, una arrampicata di 25 m ora attrezzata da dove i polacchi hanno iniziato le grandi salite in artificiale utilizzando dei tasselli industriali (bolts) da panico. Altri passaggi in frana per allacciarsi a un meandro non scomodo e molto alto che arriva a +700 m dove si accede ad un’ampia caverna sede del campo III° (magazzino di materiali d’arrampicata e cibarie varie degli esploratori dell’Est dotati d’insolito buon gusto essendo in loco anche alcuni Penthouse per eventuali voglie represse).
Da qui alle gallerie Waterloo la strada è breve, alcuni pozzi e si entra, a +740 m, nella diaclasi che porta direttamente ai pozzi terminali verso un’uscita/entrata da molti desiderata. Ci fermiamo così dove l’estetica delle gallerie lascia il posto a rami molto giovani e bagnati. Si inizia a scendere verso l’uscita fatto inusuale ma simpatico, prendiamo a +500 m il ramo attivo onde abbreviare il ritorno; pozzi bagnati e corde da brivido per cui optiamo per scendere un P.70 in corde da 8 mm; con somma gioia di Walter che non aveva mai visto simili attrezzi del demonio. Effettivamente un simile pozzo in libera con cascata a lato non è la palestra adatta per imparare la tecnica novella, ma fa niente e Walter con stoicismo absburgico inforca il discensore salutando tutti come facevano in altri tempi i capitani di vascello in caso d’affondamento. Armi non proprio da manuale si susseguono in ambienti magnifici, pozzi cascata fino ad accedere al ramo superiore vicino al Dolomit Dom. Avanti ancora per poche ore fino all’uscita tanto agognata con l’allegra prospettiva di una ricca bevuta.
Auf Wiedersehen.
Partecipanti: Paolo Iesu (Guano), Mario Bianchetti (Papponcio), Paolo Pezzolato (Fossile), Alberto Lazzarini (Lazzaro) e Walter.
Percorso: Trieste – Tarvisio – Villaco – Spittal – Badgastein – Zell am See – Lofer.
Tempo di percorrenza da Trieste 5 – 7 ore.
Nota: da Obervellach a Badgastein trasferimento in treno navetta.
L’entrata della cavità si trova nei pressi della strada Statale 312 evidenziata dalla presenza di un ristorante e una costruzione attigua che serve come rifugio per gli speleologi.
Le chiavi del cancello d’accesso per il rifugio e la cavità sono reperibili presso il ristorante essendo il titolare del medesimo anche la guida speleologica per la parte turistica.
Descrizione sommaria del percorso: Per salire al campo III° – Gallerie Waterloo (+740 m) prevedere una permanenza di 16-24 ore.
Equipaggiamento per normale progressione su corda da (+500 m); abbigliamento permeabile per grotte «calde» (+6° C).
La parte iniziale è in comune con quella turistica. Si prende una diramazione a sinistra chiusa da un cancello che porta ai rami superiori. Dall’entrata al Bocksee si percorrono 2 km di gallerie in ambienti vari. Qui si attraversano 3 laghi-sifone con imbarcazioni in loco (pericolo per le piene). Ora si inizia a salire per condotte fossili di varie dimensioni intervallate da vari salti attrezzati con scale metalliche fisse. Si arriva al Dolomit Dom (+190 m) in 3-5 ore, luogo del campo I° in una grande caverna.
Si risalgono quindi alcuni pozzi lungo il ramo attivo che si lascia dopo alcune gallerie allagate. Altri pozzi (+250 m) sempre con armi fissi (scale) in ambienti ora larghi ora stretti seguendo sempre il cavo telefonico. Intersecando una faglia si scende (corda) al campo II° (+500 m) da qui continua con Super Klamm (20 m di scala fissa) ambienti in frana e qualche passaggio stretto fino al meandro (vari pozzi da risalire in corda) che conduce al campo III° (+700 m). Altre risalite in corda e si arriva a Waterloo. Stretta diaclasi (+740 m) che conduce alle Polnische Kaskaden ramo più alto di tutto il sistema. Di quest’ultima parte non si conoscono le condizioni degli armi e delle corde nonchè l’esatta pericolosità di certi pozzi in caso di piena. Fino al campo III° la strada quasi sempre è indicata dal cavo telefonico.
Paolo Pezzolato