ANTRO DELLE NINFE, 2687 VG: SUPERATO IL SIFONE TERMINALE
Pubblicato sul n. 15 di PROGRESSIONE – Anno 1986
È una domenica mattina di aprile, stiamo assaporando a Bagnali della Rosandra delle buonissime paste-creme calde calde, quando arriva Louis: siamo al completo e ci incamminiamo nella valle verso l’Antro delle Ninfe. Non sembrerebbe la giornata adatta ad un’immersione in sifone: la valle è spazzata da una bufera di neve, sino a ieri è piovuto abbondantemente ed il torrente è gonfio. E fa un freddo boia. Le voci che riguardano il sifone risalgono ad una decina di anni orsono, quando uno speleologo ha risalito – in tempi di eccezionale magra – per una ventina di metri il sifone desistendo poi per l’esaurimento di galleria disponibile a pelo libero. Un tentativo compiuto da un sub in tempi a noi più vicini non ha avuto esito alcuno: le grandi (si spera sempre così) prosecuzioni che dovevano aprirsi al di là del sifone ci aspettane sempre.
Dopo un po’ siamo nella caverna iniziale della risorgiva – caverna tanto grande da contenerci tutti e tre… – al riparo (si fa per dire) dalla bufera che pare sia ancora aumentata di intensità. Due chiacchiere, una sigaretta e poi rapidamente a cambiarsi: muta, piombi, pinne, bombola ecc. Sono pronto: mi inginocchio ad osservare la stretta fessura da cui erompe con violenza una notevole quantità d’acqua, con la sagola in una mano e la bombola nell’altra (date le dimensioni del cunicolo dovrò trascinarmela dietro). Erogatore in bocca e giù, mi distendo e comincio a strisciare sott’acqua, ad una profondità di circa due metri: il fondo e le pareti del cunicolo sono ricoperti di fango, ma la visibilità è buona perchè avanzo contro corrente e questa è tale che porta subito via il limo. Dopo una quarantina di metri il cunicolo risale e riesco a mettere il naso fuori dell’acqua: sono arrivato! Depongo la bombola e mi alzo, sono arrivato in un ambiente in salita, impostato su faglia; l’acqua esce dai massi di una frana che risalgo per una decina di metri: ogni tentativo di trovare un passaggio che permetta di accedere a nuovi vani viene stroncato. Peccato, avevo sperata di trovare chissà che, ma comunque sono contento dei risultati dell’immersione che mette la parola fine – almeno per ora – alle esplorazioni di questa grotta, esplorazioni durate, almeno in pratica, alcune decine di anni.
Ora non mi rimane che uscire: can alcuni movimenti da contorsionista mi immergo – sempre bombola in mano – e inizio a ripercorrere a ritroso il cunicolo allagato. La visibilità ora è nulla (riesco a malapena a vedere la mano che stringe la sagola), ma con diverse ginocchiate, gomitate e capocciate (ahiò, livido crudel…) riguadagno l’uscita ove trovo ad attendermi gli amici Louis Torelli e Claudio Di Pinto (e la bufera che intanto era ancora aumentata).
Andrea K. Benedetti