KASHMIR- INDIA GROTTA DI AMARNATH
Pubblicato sul n. 14 di PROGRESSIONE – Anno 1985
Pahalgam, un centinaio di chilometri a est di Srinagar alla Grotta di Amarnath
Andare ad Amarnath Cave è entrare nell’irrazionale, in un mondo mistico, in una nuova dimensione mentale. Anche se la meta è una grotta non si tratta di una avventura speleologica ma di una esperienza tra il mondo del magico e la più esasperata realtà. Lungo e stancante è il cammino che migliaia di pellegrini sopportano alla ricerca di una via alla salvezza. Tutto ha inizio quando il plenilunio di agosto illumina di luce lattiginosa le alte cime dell’Himalaya del Kashmir: quello è il momento in cui, da tremila anni, con la puntualità di un improbabile orologio, il silenzio delle alte valli è rotto da una vociante scia di formiche umane. Lento è il loro andare, un canto, un inno, una preghiera si alzano coralmente nella notte.
Il nome di Dio, di Shiva, viene ripetuto e scandito con passione. Più arduo è il cammino, più ripidi i valichi da superare, più il canto ha forza. Brillano nella notte le stelle d’oriente, ondeggiano le fiaccole dei devoti. Nudi sadhus, esperti fumatori di haschish, illuminati, gente qualunque: essi sono là. Attendono dopo tre giorni di pellegrinaggio l’arrivo dell’unica luna. Ecco che da dietro la buia montagna il giallo disco compare: è la guida per i viandanti di terra e di mare, la compagna dei più incalliti sognatori.
Essa indica la via. Nera è la montagna, luminosa è la grotta di Amarnath. Al suo interno i fedeli sfilano ad uno ad uno di fronte al santo lingam, la bianca stalagmite di ghiaccio, sacra rappresentazione sessuale del fallo eretto di Shiva. Congiunzione terminale fra umano e divino. Bastoncini d’incenso bruciano, fiori e profumi vengono gettati da mani imploranti verso il sacro simbolo. Uomini e donne di tutte le età e condizioni sociali entrano nella cavità. Sui loro volti si legge l’ansia, la forte tensione emotiva. Essere ad Amarnath significa non solo vedere la grotta, imponente riparo sottoroccia, ma anche e Soprattutto osservare l’umano che in questo luogo posto tra il mondo del fantastico e quello del reale, vive la propria ricerca d’illuminazione e salvezza.
Roberto Ive