IL TIMAVO SUPERIORE È STATO «CATTURATO» DA UN INGHIOTTITOIO NEI PRESSI DI VREME

Pubblicato sul n. 10 di PROGRESSIONE – Anno 1982
Circa 7 km prima dell’immissione del F. Timavo nelle Grotte di San Canziano si è verificato un fenomeno di «cattura» carsica, unico nel suo genere nella storia di questo fiume.
Nella notte tra il 15 ed il 16 settembre 1982, nel materasso alluvionale si è aperto un foro che immette in un pozzo profondo una decina di metri a cui fanno seguito una serie di cavernette, salti e varie diramazioni in cunicoli e gallerie, fino ad una trentina di metri di profondità, attualmente esplorati. Nei giorni successivi il foro iniziale si allargò fino ad occupare tutta la lunghezza dell’alveo del fiume in quel punto, inghiottendo così tutte le acque. Il tratto a valle rimane completamente secco.
Nelle Grotte di San Canziano già il 17 settembre le guide segnalano una notevole diminuzione della cascata nel «Forarne dei Gorghi», diminuzione che si accentuò nei giorni successivi, senza peraltro rimanere asciutta.
Dai sopralluoghi eseguiti appare evidente la preesistenza di questo inghiottitoio formatosi per dissoluzione nell’alveo roccioso del fiume. È stato il materasso alluvionale, costituito da ciottoli arenacei, sabbie, argille, il tutto debolmente cementate, che ha «sostenuto» le acque del fiume fino ad un momento «critico» in cui il materasso non ha potuto più sostenersi ed è crollato al fondo del pozzo.
I fenomeni di cattura fluviale nei mezzi carsici sono noti nella letteratura, ma ben raramente è possibile osservarli e studiarli «di fatto». Il luogo della cattura, da un punto di vista idrogeologico, è molto interessante. È avvenuto in corrispondenza del contatto stratigrafico tra le rocce marnose arenacee impermeabili, che costituiscono il bacino dell’Alto Timavo, ed i calcari eocenici ad Alveoline e Nummuliti, permeabili per carsismo.
Nel cosiddetto «tratto calcareo» tra questo contatto ed il punto d’ingresso del Timavo nelle Grotte di San Canziano, il fiume «perdeva in alveo» circa 1/3 della sua portata, ciò era stato accertato già ai tempi del Timeus e del Boegan.
Che cosa succederà ora? Nulla agli effetti della portata alle Foci del Timavo a San Giovanni di Duino, perché queste nuove «vie» ipogee vanno comunque a raggiungere il «livello di base carsico» e quindi il grande bacino idrografico del Carso Triestino. Si avrà piuttosto un ritardo temporale rispetto alla «via» precedente che passava per le Grotte di San Canziano, nel senso che per strada sotterranea qualsiasi corso d’acqua compie un percorso assai più lungo a causa della «reticolarità» delle vie ipogee, rispetto alla «unicità» delle vie epigee.
Nei giorni successivi al fenomeno di cattura, si sono avute delle forti piovosità nel bacino dell’Alto rimavo, che hanno provocato un repentino aumento delle portate idriche. La conseguenza è stata che questo «surplus» di acque non può essere smaltito dal nuovo inghiottitoio, data la ristrettezza dei passaggi ed il Timavo, in condizione di«piena» ha ripreso il suo antico percorso. Ma è ormai ovvio che le sue perdite in alveo sono aumentate e aumenteranno nel tempo sempre più, perchè questo è il destino dei corsi d’acqua che scorrono sui terreni calcarei. Fabio Forti