VANNO TANTO DI MODA TRA GLI SPELEO SCOPPIATI ….
Pubblicato sul n. 48 di PROGRESSIONE – anno 2003


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così, mentre io, Paolin e Gino stiamo battendo zona alla ricerca di un fantomatico buco visto anni prima, e che ovviamente non esiste o noi non siamo capaci di trovare, decidiamo di ripiegare in casera, visto che il cielo è divenuto nel frattempo colore blu cobalto e ci ritroviamo immersi nella nebbia: non è la Transilvania o una notte di tregenda sull’Eiger, ma siamo in un maestoso anfiteatro sopra Casera Goriuda, la quota dovrebbe essere attorno ai 1600 ed a farla da padrone sono le piante di ortiche selvatiche e “verdure” di ogni genere e specie, cresciute belle e grassocce grazie all’umidità perenne. Prima di lasciare la zona, Gino, da me istigato, si arrampica su dei ballatoi che sputano acqua e, come i gatti nella tradizione, sale ma non riesce più a scendere: compie un ampio giro per tentare di tornare a noi, ma invece non viene giù, lo sentiamo urlare frasi sconnesse di gaudio e inviti a salire da lui saliamo, ed una bocca gelida che sputa un’aria inconfondibile con pozzo d’accesso vergine vergine ci dice che abbiamo trovato qualcosa: è il 5 agosto e nasce la Grotta delle Biciclette.
PICCOLA CRONISTORIA
La scoperta della cavità avviene il 5 agosto 2001 durante una prospezione presso la quota 1600 slm in un’ampia conca situata sopra la Casera Goriuda, ovviamente siamo sempre nel gruppo del Canin, incastrati tra il Picut a W, lo Spric a E, la Valle dei Camosci a N e la Val Raccolana a S. La cavità si presenta con un bel pozzo d’accesso con emissione di una fortissima e gelidissima corrente d’aria in uscita, (quindi ipotetico ingresso basso visto che siamo in Estate): il pozzo viene subito sceso e superando alcuni passaggi stretti e bassi si perviene in un ampio meandro in salita, dove si fermano le prime indagini esplorative. Qualcuno,che vi lascio indovinare chi sia, preso dall’entusiasmo o da qualche aiutino per il “wellness” afferma di essersi fermato in… ”gallerie freatiche dove si può correre in bicicletta tanto ampie sono!”: micidiale presa per il culo agli amici o convinzione delle proprie capacità di stregone visionario (in ogni caso scopriremo con le esplorazioni successive che le gallerie decantate semplicemente non esistono…). Nel frattempo, il Gruppo Triestino Speleologi che lavora pure nella zona, e informato della nuova scoperta, trova una cavità (il cui ingresso si avvicina alla quota di 1700 slm) da disostruire nel canalone sovrastante l’ingresso trovato una settimana prima. A ferragosto, il GTS apre quello che diventerà l’ingresso alto della Grotta delle Biciclette e inizia a disostruire una dolina di crollo ad una quota intermedia di 1650 slm (ingresso subito soprannominato “La Piria” a causa della natura geomorfologica ad inghiottitoio della cavità): il giorno successivo, una piccola punta esplorativa permette già di congiungere l’ingresso alto con l’ingresso basso della cavità in esplorazione. Qualche giorno dopo (siamo nel settembre 2001), una squadra CGEB-GTS-GS Pradis entra dall’ingresso basso e prosegue le esplorazioni in meandro sino a congiungere anche l’ingresso intermedio con gli altri due: la cavità ha quindi già 3 ingressi posti a quote diverse. Durante la stessa punta il meandro iniziale viene percorso in varie direzioni e la prosecuzione viene trovata dopo una risalita di circa 10 metri che innesta gli esploratori in un altro meandro fossile: questo ben presto diventa una galleria molto bassa percorsa da un intensissimo vento gelido ma le esplorazioni per il momento terminano con delle fessure impraticabili. Durante un piccolo campo CGEB-GTS al DVP, proseguono le esplorazioni delle “Biciclette”: il meandro alto viene rivisto ma le fessure con cui termina sono davvero impraticabili, mentre viene seguito, poco dopo l’ingresso basso della cavità, un approfondimento di meandro che subito sceso immette su dei pozzi verticali che portano alla massima profondità. Qui un meandro molto stretto pone termine al tutto, anche se nel rilievo allegato mancano ancora circa 40 metri di cunicoli esplorati da uno speleo in solitaria e non rilevati. Si rileva l’ingresso basso sino al primo grande meandro. Arriva l’estate successiva e le esplorazioni terminano: una punta GTS, GS Pradis e due speleo tolmezzini termina il rilievo della cavità e compie il disarmo del ramo del fondo: solo Gino e Cristo, ostinati come calabroni, si accaniscono in scavi e disostruzioni pesanti nel ramo dell’ingresso alto con risultati purtroppo scarsi; infatti, nonostante tre metri di avanzamento artificiale, la fessura non ne vuole sapere di cedere, sputando in faccia agli esploratori un vento gelido, e lasciando i medesimi con la curiosità perenne e quella certa voglia inappagabile di sapere come sarebbe finita senza i sempre onniresenti “strenti” orrendi del Canin.
CONCLUSIONI? FANTAIPOTESI?
La Grotta delle Biciclette è un interessante mini-sistema che si sviluppa proprio al centro del grande anfiteatro posto sopra le Casere Goriuda tre le quote 1600 e 1700 s.l.m. Gli ingressi della cavità sono stati scoperti relativamente facilmente, dimostrando come quella zona fosse scarsamente o superficialmente battuta, tanto che la successiva scoperta dell’Abisso El Pampero ha nuovamente dato forza a questa ipotesi. Queste scoperte hanno dato positivo impulso a ulteriori battute di zona che hanno portato all’esplorazione di altre cavità, tutte di non considerevoli dimensioni. Ma perché questa intensa attività in una zona così specifica e delimitata? Il motivo fondamentale è dato dallo sviluppo profondo del Complesso del Foran del Muss, che con il Dobra Picka si sviluppa a basse quote proprio seguendo l’enorme faglia (visibile anche all’esterno) che ha creato l’anfiteatro stesso dove si apre le “Biciclette”. Le recenti esplorazioni in risalita nelle più remote e lontane zone di Dobra Picka, hanno portato gli esploratori a tentare di concentrare gli sforzi anche all’esterno per trovare una eventuale cavità che, a quote più basse, si innestasse in Dobra Picka, risparmiando così diverse ore di progressione (e questo solo per raggiungere le zona in esplorazione).Da queste ricerche è sbucata la Grotta delle Biciclette. Impostata su evidenti fratture molto marcate e compressioni tettoniche, ha uno sviluppo prevalentemente meandriforme-cunicolare senza presentare evidenti e consistenti strutture freatiche, cosa che rende piuttosto disagevole l’esplorazione nonostante la cavità non sia di grande profondità e sviluppo, mentre i pozzi sono al massimo profondi 15-20 metri. Si può affermare con un certo grado di sicurezza e spavalderia che il sistema “Biciclette” è del tutto esplorato e non dovrebbe riservare altre evidenti possibilità di prosecuzione: che peraltro ci sono, come in tutte le grotte.
Il rilievo allegato non riporta due rami:il primo, è un’ulteriore prosecuzione sulfondo della cavità dove un cunicolo estremamente disagevole, come dicevo sopra,è stato percorso in solitaria per un’ulteriore quarantina di metri rispetto il termine del rilievo. Dall’ingresso alto invece, manca un piccolo ramo che si sviluppa in salita. Diciamo che a fronte dei 520 metri di sviluppo topografati, l’esplorato si aggira invece sui 600 metri. Il cunicolo terminale, a scanso di clamorose smentite, non sembra molto interessante data la non eccezionale corrente d’aria che lo percorre e le dimensioni che sembrano ridursi man mano che ci si addentra al suo interno. Molto interessante è invece la strettoia dove sono stati eseguiti dei massicci lavori di disostruzione (Ramo dell’Ingresso Alto) che hanno portato allo sbancamento di tre metri di roccia viva, senza peraltro sbucare in ambienti agibili: è un peccato perché il meandro-strettoia nel suo sviluppo in profondità lascia cadere le pietre in ambienti sicuramente percorribili e l’aria che passa è roba come raramente si trova anche in Canin.Che poi sia giro d’aria con qualche altro ingresso inagibile o chilometriche prosecuzioni e collegamenti tra sistemi,questo forse non lo sapremo mai. Il problema dell’apertura della strettoia è dato dalle mole dai lavori di sbancamento da effettuare, lavori che dovrebbero portare alla “rottura” di almeno 6-7 metri di rocciaviva su fronte orizzontale.Se qualcuno vuole tentare, per invogliarlo posso dirgli che il punto esplorato più lontano di Dobra Picka si trova a soli 70 metri in pianta dalle Biciclette, ma ben più in basso. Si può facilmente immaginare l’impulso a nuove esplorazioni che darebbe la scoperta di un ingresso posto a bassa quota del DP, risparmiando così una dozzina di ore di progressione per raggiungere le zone in esplorazione.
Chissà… Come sempre!


Sono entrati alle Biciclette, chi più, chi meno:
Federico “Gino” Deponte – CGEB Paolo “Paolin” Manca – CGEB Paolo “Totò” Bruno de Curtis – CGEB Marco “Dodo” Bellodi – CGEB Riccardo “Riki” Corazzi – CGEB Cristiano “Cristo” Marocchi – SAG Gianni Benedetti – GTS Alessandro “Sandrin” Mosetti – GTS Matteo Moro – GTS Marina Belli – GTS Gabriele Concina – Gruppo Speleologico Pradis Stefano “Stefanin” Kriscjak.
Riccardo Corazzi

