Lanfranco (Franco) Konjedic

LANFRANCO (FRANCO) KONJEDIC  (17-06-1948 – 06-02-2023

Tratto dalla rivista Cronache Ipogee n.2 anno 2023 pag. 47-48

Con grande sgomento lunedì mattina (6 febbraio) ho appreso della scomparsa dell’amico Franco, vecchio speleologo goriziano.

Lanfranco Konjedic, per gli amici semplicemente Franco, era uno speleologo del vecchio stampo. Ci eravamo conosciuti ai tempi della scuola e per molti anni ci eravamo frequentati fino alla maturità scolastica quando ognuno aveva preso vie diverse. Lui che era un amante dello sport, seguiva assiduamente allenamenti di cultura fisica e aveva un corpo davvero statuario, in palestra durante l’ora di ginnastica noi ragazzi restavamo particolarmente ammirati perché riusciva a salire la fune solamente a forza di braccia. Poi terminati gli studi lui era riuscito a coronare il suo sogno e fare il servizio militare come paracadutista presso la Folgore di Pisa. In quel periodo, ogni tanto ricevevo sue notizie attraverso cartoline e belle foto dei suoi lanci. Un po’ lo ammiravo per essere riuscito a realizzare il suo sogno! Ci fu poi un lungo silenzio e solo dopo qualche anno ci siamo reincontrati a girovagare sul Carso ad esplorare grotte e abissi, complice la reciproca appartenenza al Gruppo Speleo “L.V. Bertarelli” della locale sezione del CAI di Gorizia. Furono anni molto belli, ricchi di soddisfazioni, fatti principalmente di grandi esplorazioni nelle valli del Natisone dove a quel tempo non mancavano le scoperte di nuove cavità. Non mancavano neanche le difficili esplorazioni sull’altopiano del Monte Canin, dove negli anni ’70, si iniziava a prendere conoscenza con un fenomeno carsico per noi assolutamente sconosciuto. Memorabili gli zaini stracolmi di materiali che riusciva a portare fino su al Foran del Muss! Anche se non era proprio amante delle grotte di questo altopiano carsico, in quegli anni egli diede un contributo di non poco conto nel realizzare alcune delle esplorazioni più impegnative. Ricordo le innumerevoli volte che, lungo i sentieri che conducevano al “Campo” del Foran del Muss, egli si caricava lo zaino “militare” all’inverosimile senza mai obiettare sul carico eccessivo. Tuttavia, probabilmente per il fatto che le grotte del Canin erano prive di concrezioni, esse non lo attiravano molto. L’esplorazione di queste cavità non lo entusiasmava perché Franco con il tempo si era specializzato nella fotografia in grotta, e si sa, le cavità del vicino Carso erano senz’altro più scenografiche.

Essersi specializzato nella fotografia sotterranea lo aveva portato a realizzare alcune immagini davvero belle fatte nelle principali e famose grotte del Carso triestino ma anche in alcune nuove grotte scoperte nell’area del cividalese. Nelle grotte delle Valli del Natisone, infatti, aveva eseguito anche diversi scatti durante le campagne d’esplorazione condotte dall’amico Ulli (Ulderico Silvestri), foto che testimoniano anche l’amore per la ricerca speleologica di campagna. In casa si era dotato di un piccolo laboratorio dove elaborava i suoi scatti fotografici. Con il passare del tempo era diventato un punto di riferimento per la fotografia ipogea anche se intanto aveva messo su famiglia, si era sposato e aveva cresciuto due figli e il tempo dedicato alle grotte non era più quello di una volta. Ad ogni modo le sue fotografie sono rimaste ad immortalare un’attività speleologica davvero fantastica e relegata ad un passato che difficilmente potrà essere ripetuto ed emulato. Con la sua perdita, la speleologia in questo senso, nella nostra piccola comunità locale, credo si sia leggermente impoverita.

Purtroppo in questo ultimo periodo le nostre strade si erano di nuovo separate in quanto, nel 1978, io ero fuoriuscito dal gruppo del CAI per intraprendere una nuova strada speleologica. Continuavamo a vederci ogni tanto per le strade di Gorizia, lui e il suo cane impegnati in lunghe passeggiate. Sapevo che ultimamente lo aveva aggredito una forma di diabete particolarmente cattiva che piano piano lo aveva portato ad isolarsi sempre più fino all’esito fatale che purtroppo ho appreso drammaticamente in questi giorni.

Ciao Franco, ti sia lieve la terra.

di Maurizio Tavagnutti