Giuliano Zanini

GIULIANO ZANINI (Trieste 07-03-1941- 23-05-2023)

Dopo Mauro Sironich un altro vecchio speleologo se ne è andato: il 23 maggio ci ha lasciato, in silenzio come era suo costume, Giuliano Zanini. Come tanti vecchi grottisti triestini aveva iniziato la sua attività nella metà degli anni ‘50 con un piccolo Gruppo, il GEST – Gruppo Escursionisti Speleologi Triestini di Gianfranco Bertini. Chiusa la parentesi con i ragazzi del GEST riprende a girare il Carso da solo, cercando e individuando grotte da aprire. Nella seconda metà degli anni ’80 al termine di una conferenza tenuta nella sede del GSSG – Gruppo Speleologico San Giusto, avvicina uno dei soci di questo sodalizio offrendosi di indicare loro alcune grotte da aprire da lui individuate nei pressi di Santa Croce. Purtroppo la collaborazione finisce prima ancora di iniziare perché questo socio non si presenta all’appuntamento, lasciando Giuliano amareggiato. Qualche tempo dopo, incontrato per caso Bertini, su suo invito aderisce al REST – Raggruppamento Escursionisti Speleologi Triestini, che frequenta sino all’esaurimento dell’attività di questo gruppo. Nel novembre 1990 entrato in contatto, dopo vari tentativi, con Bosco Natale Bone, inizia ad andare in grotta con la Boegan, meta da sempre da lui vagheggiata, entrando a farne parte nel 1991.

Con la Boegan ha modo di realizzare il suo sogno: trovare, aprire, esplorare nuove grotte. Nel novembre 1990 è presente negli scavi a Duino, il mese successivo alla Grotta Marcella. Nell’aprile dell’anno seguente all’Antro presso Prosecco, 3921 VG, apprende i primi rudimenti della tecnica di risalita su corda (tecnica che, comunque, non lo aveva trovato entusiasta) e riprende gli scavi nel Cunicolo dell’Aria, 5640 VG, cavità da lui trovata nel 1989 e che aveva approfondito, da solo, fin dove gli era stato possibile. Verso la fine dell’anno, grazie a diuturne ricerche con fumogeni immessi nella Grotta Ferroviaria, 4352 VG (poco distante dal Cunicolo dell’Aria), individua qualche centinaio di metri più sopra la fessura che, forzata, aprirà l’accesso alla più bella grotta della Val Rosandra: la Grotta Gualtiero (o Oniria), 5730 VG. Ma mentre i sabati con il gruppo di scavatori della Boegan si dedica ad aprire ulteriori passaggi in questa grotta, durante la settimana si reca nella Valle a cercare altri indizi, altre grotte. Gli anni che seguono si specializza con le ricerche con i fumi odorosi, spostando le sue indagini anche sul resto del Carso e riuscendo a collegare cavità lontane spazialmente e difformi morfologicamente. Ad esempio a Prosecco mette in relazione le grotte Nuova di Prosecco, 4053 VG, dell’Austriaco, 853 VG, del Maestro, 5300 VG, dei Due Ginepri, 5786 VG, la 5932 VG, il Pozzo dell’Aria, 5204 VG, ed un piccolo baratro presso la 4053. Quindi al sistema delle fumigazioni aggiunge, utilizzando e sviluppando un’idea di Franco Florit, quello dell’aria forzata, nuova tecnica che gli permette di individuare in parecchie cavità i posti dove scavare per accedere ai nuovi rami. Per un ventennio, dal 1990 al 2011, è stato  presente in quasi tutte le campagne di scavo più importanti condotte dalla Commissione Grotte, dalla Lazzaro Jerko, 4737 VG, all’Impossibile, 6300 VG, dalle Grotta delle Gallerie, 420 VG, all’Ab. Kralj, 6520 VG.

La sua indefessa attività sul Carso non gli è stata avara di risultati, con prosecuzioni in grotte già conosciute e con la scoperta di grotte nuove: il raddoppio della lunghezza della Gr. Ferroviaria, la scoperta di una nuovo ramo nella arcivisitata Gr. delle Torri di Slivia, 39 VG, nel Complesso di Pepi de Botazzo, un nuovo grande ramo alla Gr. delle Gallerie, 420 VG, il Cunicolo dell’Aria diventato la chilometrica Grotta Martina che poi è riuscito anche a collegare fisicamente con la Gr. del Turco, 425 VG e con i fumogeni con le sovrastanti Gr. dei Pipistrelli, 2686 VG e Gr. delle Gallerie. Giuliano, nato a Trieste il 7 marzo 1941, è stato uno di quei vecchi grottisti rimasti attaccati all’ambiente speleo sino ad età avanzata. E’ difficile dire quante sono state le grotte da lui trovate e poi aperte, di sicuro sappiamo che per una trentina di loro ha contribuito alla realizzazione del rilievo.

Non era uomo di penna, cionondimeno ha lasciato traccia del suo operato (e delle sue idee sulle tecniche di ricerca di nuove cavità o prosecuzioni in grotte già note) oltre che nel Catasto Grotte anche in alcuni scritti apparsi su Progressione.

Pino Guidi