Giorgia Marchesi Scrigna

GIORGIA MARCHESI SCRIGNA – 16 giu. 1944 – 18 ott. 2019

Pubblicato su Progressione 66

Il piccolo mondo speleo triestino ha perso nell’autunno 2019 un altro pezzo della sua quota rosa: il 18 ottobre ha cessato di soffrire Giorgia Marchesi Scrigna, grottista senza tessere di gruppo ma ben presente nelle grotte del Carso Classico sin dai primi anni ottanta.

Nata a Trieste nel tragico giugno 1944, sei giorni dopo il bombardamento angloamericano che fece quasi 500 morti, 2300 feriti e un centinaio di case distrutte, assolta la scuola dell’obbligo trova impiego quale sarta presso Beltrame (a quei tempi la maggior sartoria semi industriale di Trieste. Nel 1962 incontra il suo futuro marito, Gianni Scrigna, con cui inizia ad andare sott’acqua (ma lei solo in apnea) con il Circolo Tergeste Sub Mares da poco costituito da Gianni assieme ad un gruppo di amici amanti dell’attività subacquea. Con Gianni si sposa nel 1967 compiendo quindi un avventuroso viaggio di nozze, andando con una Fiat 850 nel nord Africa: sbarcati a Tunisi e quindi proseguendo per le strade della Libia e dell’Egitto. L’anno successivo si iscrive, assieme al marito, ad un corso di paracadutismo: il primo lancio lo fa a Rivolto, seguito da altri due poi ad Altopascio, ottenendo il brevetto di paracadutista.

Nel 1974 cessa il rapporto lavorativo da Beltrame in quanto deve lasciare l’impiego perché in attesa di un figlio, Gianpaolo, che nascerà in agosto (figlio d’arte: dopo una lunga carriera speleologica diventa istruttore del CNSAS e vice delegato della 2° Zona Soccorso Speleologico – Friuli Venezia Giulia). L’abilità sartoriale acquisita in quello stabilimento verrà utilizzata una decina di anni dopo per la realizzazione di tute e sottotute per grotta.

Nel 1985 si avvicina alla speleologia frequentando, sempre assieme al consorte, un corso di speleologia organizzato dalla Società Adriatica di Speleologia. E’ una partenza classica, che inizia con la visita delle grotte Verde, 851 VG, Noè, 90 VG, Ternovizza, 242 VG, Elmo, 2696 VG e Plutone, 23 VG. Ma assieme alle grotte amava anche la montagna ove ci andava con il marito per sciare, mentre presso casa si cimentava con le arrampicate sulla Napoleonica: una sportiva completa, nella classica tradizione triestina che ha da sempre visti uniti l’amore per la montagna a quello del mare.

Sempre nell’ambito delle iniziative dell’Adriatica partecipa poi agli scavi nelle antiche gallerie di Tarvisio, scavi organizzati e diretti da Erwin Pichl, speleologo che ha al suo attivo – fra l’altro – l’ideazione e la successiva creazione dello Speleovivarium, museo che oggi porta il suo nome.

Qualche anno dopo passa, con il marito, a fare attività con il Gruppo Grotte del Club Alpinistico Triestino per trasferirsi infine, nei primi anni del XXI secolo, all’Alpina delle Giulie, con i cui speleologi proseguirà ad andare per grotte. Sarà l’inizio di una lunga serie di visite a tutte le più belle cavità del Carso Classico, sia in Italia che in Slovenia e nell’Istria croata, assieme alla coppia Franca Desinio e Franco Tiralongo: sicuramente il più bel periodo della sua vita speleologica; molte di queste escursioni sotterranee saranno immortalate dalla maestria fotografica di Franco e rivivono nelle sue centinaia di diapositive e filmati.

Con l’Alpina, come già era stato in precedenza con gli altri sodalizi con cui aveva operato, non farà soltanto del turismo sotterraneo, ma prenderà parte attiva anche ad alcune iniziative di sbancamenti e apertura di nuovi spazi ipogei. E’ presente nella intensa e fortunata campagna di scavi al Cunicolo dell’Aria, 5640 VG, cavità trasformata da budello di pochi metri nella chilometrica e complessa Grotta Martina Cucchi. Negli ultimi anni ha contribuito con il marito (ma non sempre in questo ordine: in alcuni casi era lei a scendere a scavare, mentre Gianni rimaneva ad aiutare all’esterno) agli scavi alla 87 VG, grotta presso Fernetti sotto cui scorre il Timavo sotterraneo.

L’apice della sua attività speleologica si concretizza però nelle esplorazioni della grotta Skilan dove è stata presente in quasi tutte le prime campagne esplorative; tra tutte forse la più significativa è stata quella del vecchio fondo, con il grosso lavoro di “scavo” che ha portato il primo fondo a -346 mt oltre alle esplorazioni per raccogliere documentazione fotografica nelle  gallerie Brena, Alma e Antonietta. Molte sono state le punte esplorative in questa difficile grotta che la hanno impegnata per oltre 20 ore mettendo, alle volte, in apprensione i suoi cari causa la sua prolungata permanenza in grotta.

 Negli ultimi anni la sua attività si era diradata, ma non aveva abbandonato mai la compagnia, anche se buona parte dei mesi estivi la trascorreva con la famiglia al campeggio di Ossero.

Pensando a Lei, non ci scorderemo mai del suo vezzo di togliersi il casco quando poteva per prendere il pettine per sistemarsi i capelli indipendentemente da dove si trovasse a che profondità fosse o quanto distante dall’uscita.

Purtroppo una grave malattia invalidante affliggerà l’ultimo periodo della sua vita, impedendole non soltanto di frequentare le consuete compagnie e di trascorrere i mesi estivi al mare, in roulotte, ma anche semplicemente di comunicare. Un epilogo triste e doloroso per una persona tanto aperta verso l’esterno. E quanto fosse conosciuta e apprezzata lo si è visto alle esequie: quel mesto giorno la cappella del cimitero di Sant’Anna era gremita: non solo speleologi, ma anche paracadutisti e subacquei hanno voluto essere presenti per porgerle l’estremo saluto.

                                                                                  Pino Guidi

GIORGIA MARCHESI SCRIGNA, un addio e un grazie

Alle parole di Pino Guidi vorrei aggiungere un ringraziamento a tutti gli amici – della Commissione Grotte, del gruppo di paracadutisti, dei subacquei – che mi hanno sorretto con la loro affettuosa presenza il triste giorno delle esequie. Amici che con Giorgia e me hanno sperimentato il piacere delle esplorazioni in grotta, dei lanci con il paracadute, delle immersioni nel nostro mare.

Solo chi ha perduto una persona con cui ha condiviso tutto nella vita – gioie e dolori, speranze e delusioni – può capire il vuoto che questa perdita mi ha lasciato: per questo è stata tanto gradita la loro vicinanza in quel momento: a tutti loro un sentito grazie.

Gianni Scrigna