Momenti di lavoro di una guida in Grotta Gigante

Pubblicato sul n. 64 di PROGRESSIONE

…realizza un bellissimo Kuguluf (foto M. Zay)

Inverno 2017,  siamo a gennaio! Noi guide siamo tutte sedute intorno al tavolo a pranzare e, chiacchierando del più e del meno, Antonella ci racconta che ha comprato per la figlia un kit per costruire un vulcano … è da qui che nasce l’idea di creare, per la didattica sui terremoti, un modellino in polistirolo per  far giocare i ragazzi imparando.

Fulvio, vulcano qual è, si scatena e nei giorni successivi realizza un bellissimo “Kuguluf” con tanto di caldera impermeabilizzata, nella quale si può, ponendo del bicarbonato colorato rigorosamente di rosso e acido citrico diluito, originare un’eruzione vulcanica. La lava scende da un versante, lambendo campi di grano e lavanda, mentre dall’altro sparisce in una grotta lavica fuoriuscendo a valle.

I ragazzi, entusiasti nel vedere cosa accade con una eruzione vulcanica e come la lava scivola dai versanti, si sono fatti ripetere più volte l’esperimento.

Il successo riscontrato è stato fonte di un’ulteriore ispirazione e ci ha stimolato a creare un altro modellino in polistirolo, ma questa volta riguardante il fenomeno carsico.

Gli intagliatori, Fulvio e Mariapia, iniziano i lavori d’incisione del blocco di polistirolo (foto B. Radini)

Armati di coltello e strumenti a caldo, Fulvio ed io cominciamo a forgiare il grande “blocco calcareo”.

Grotte, pozzi, sifoni, doline di crollo e di dissoluzione, campi solcati e torrioni di dissoluzione, passaggi nascosti nei quali scorre l’acqua che magicamente  scompare per poi riapparire in una grotta.

Terminato il lavoro di “scavo”, comincia il lavoro di finitura, Fulvio pittura e io intaglio! Le grotte vengono arricchite con stalattiti, stalagmiti, colonne e vele, rigorosamente sagomate nel polistirolo.

Gli intagliatori, Fulvio e Mariapia, iniziano i lavori d’incisione del blocco di polistirolo – Ft. B. Radini

Per rendere più realistica la sezione della dolina di dissoluzione è stata messa della terra sul fondo e parzialmente nel pozzo sottostante, completando il riempimento dello stesso con piccoli ciottoli concrezionati da me recuperati in una vera grotta, mentre i bordi erbosi sono stati realizzati con del muschio.

E l’acqua? Come scorre l’acqua per formare le grotte?

Ecco che, lungo l’alveo di un fiume, inciso nel polistirolo, l’acqua scorre in superficie per poi inabissarsi in un pozzo e poi in un altro, per finire in un cavernone, congiungendosi ad altra acqua di origini ben più lontane. Arrivato alla base del massiccio, questo fiume percorre una grotta quasi orizzontale dove, in caso di piena inonda uno stretto passaggio creando così un sifone. Visto che si usa dell’acqua per rendere realistico lo scorrere del fiume, Fulvio ha impermeabilizzato tutti i passaggi e in prossimità del sifone ha inserito una finestra in crilex così da vedere bene come si alza e si abbassa il livello dell’acqua.

Come nasce una dolina. (foto M. Zay)

La superficie carsica è ricca di particolari. Utilizzando delle galle di quercia, ho realizzato cespugli di scotano rosso, meglio conosciuto dai triestini come sommaco, e pitturandolo di verde ho creato qualche albero. Non poteva mancare il classico muretto carsico con tanto di cancello e catasta di legna; i torrioni e i campi solcati completano la superficie.

La realizzazione di questo modello ci ha dato tanta soddisfazione sia nel farlo che per il riscontro ottenuto da parte dei ragazzi. Personalmente ho toccato con mano come i giovani  “tecnologicamente” dipendenti da internet, social e giochi virtuali abbiano osservato con attenzione lo scorrere dell’acqua nei vari passaggi sotterranei e di come abbiano notato dei particolari del “carsismo superficiale” subissandomi di domande.  Coinvolgendoli, anche con semplici oggetti costruiti ad hoc, si riesce a catturare la loro attenzione e a stimolare la loro curiosità, facendo loro dimenticare lo smartphone!

E come spesso si dice :” Non c’è due senza tre” … si progetta e quindi si realizza un altro modellino!

Questa volta il plastico è dedicato al laboratorio sulla  fauna ipogea, in questo caso ci cimentiamo io e Federica, con il supporto pittorico di Fulvio. Altro polistirolo !!!!

Anche qui la superficie carsica… (foto M. Zay)

In questo caso la grotta si sviluppa prevalentemente in orizzontale, diventando così più immediato comprendere come, man mano ci si addentri nella cavità, la luce cali e l’umidità aumenti. Ciò é fondamentale per intuire come i vari esseri viventi si siano adattati a sfruttare le diverse situazioni climatiche per averne beneficio o per mutare il loro aspetto e le loro esigenze alimentari per ottimizzare la loro sopravvivenza in questo luogo così estremo.

Anche qui la superficie carsica è stata arricchita di elementi realistici quali un affioramento roccioso, un muretto carsico, comprensivo di casita  (piccolo vano di pietre a secco costruito dai contadini per ricovero temporaneo) e una piccola dolina con sentiero d’accesso.

Ai ragazzi, sistemati in gruppetti, viene consegnata una foto del plastico e delle foto-tessere riproducenti i vari esseri viventi che popolano le varie zone. Si chiede loro di  ipotizzare e posizionare le tessere nelle aree dove ritengono che si possano incontrare questi organismi.  Successivamente si prosegue con la verifica delle loro ipotesi e tutti insieme si posizionano,  questa volta sul plastico, le foto-tessere approfondendo le mutate caratteristiche morfologiche delle diverse specie e si analizzano le loro abitudini.  E’ un laboratorio molto stimolante e dinamico, di fatto nasce una buona competizione tra i singoli gruppi che cercano di intuire  per primi le abitudini e per quale scopo avvengono le mutazioni Sono affascinati nello scoprire come queste creature siano in grado di poter vivere la loro esistenza nel buio più “buissimo”, come mi disse un giorno un bambino della terza elementare.

Mariapia Zay

Sezione didattica di un sistema carsico (foto M. Zay)