Gronda Pipote

LA GROTTA IL SOGNO E IL GRANDE INCUBO

(foto G. Cergol)

Pubblicato sul n. 64 di PROGRESSIONE

Questo abisso si apre alla quota di 1888 m sul bordo del pianoro tra il monte Poviz e il Col Lopic e si presenta come un karren profondo circa dieci metri, cui fa seguito un meandro molto vicino alla superficie, circa -30, che punta dritto a Sud, passando sotto a tutte le doline, canali e pozzi superficiali a lato del sentiero CAI 636, motivo per cui la grotta è estremamente attiva. Il nome Gronda Pipote,sottolinea la caratteristica di questo abisso e il principale pericolo per l’esplorazione lungo tutta la sua profondità: nel 2004 un amico è rimasto bloccato a -550 su un esile terrazzo, per fortuna via dalla cascata, per circa trenta ore!!!

Se fino a -450 i pozzi sono attrezzati molto bene, via dal flusso principale (inteso che in caso di piena si esce bagnati, ma si riesce ad uscire), poi mano a mano che si procede verso il fondo, non si ha più scampo, i pozzi diventano più stretti (3×3) e su tutta la superficie batte l’acqua. L’idea di rivedere questo abisso, è venuta a me e Cavia, perché ci sembrava strano che il fondo non arrivasse su un sifone, nonostante la profondità rilevata di -720 m, mentre gli abissi vicini Capitan Findus e Casermette terminano a -770 m su un sifone. Da questa curiosità, nonostante i pareri contrari all’interno del nostro gruppo, nel 2009 Cavia con diversi amici che di volta in volta si sono alternati, inizia il riarmo, che procede molto lentamente, vuoi per le poche persone disponibili, vuoi per i periodi di maltempo o le avverse condizioni climatiche (troppa neve per gli avvicinamenti o piogge autunnali o lunghi periodi di disgelo, o possibili temporali…). Si arriva così al 2016, quando due nostri amici, Sebastiano e Riccardo (purtroppo non del nostro sodalizio), si offrono per aiutarci nel progetto e continuare ad armare, ed in un’unica punta, arrivano alla massima profondità, a quasi trent’anni dalla prima esplorazione. Fino a -400 m la grotta è molto logica e verticale, poi a circa -420 m si entra in un meandro fossile che non sembra offrire possibilità di nuove prosecuzioni, per poi ritornare verticale con un profondo baratro (p.150) dove confluiscono tre diversi attivi di grossa portata, cui seguono altri pozzi più piccolini e stretti che portano a -700. A questa quota, i pozzi attivi lasciano il posto ad una sala di crollo con enormi depositi di fango e blocchi a terra. Si scende ancora venti metri, ultima curva e si arriva al fondo, davanti a una microscopica pozzanghera a-720 m. Possibilità di proseguire zero, solo fango e riempimenti. Pochi metri più indietro, le scritte dei primi esploratori incise nel fango.

Gennaio 2017. La svolta.

(foto G. Cergol)

Inverno da sogno per gli speleologi, sconsolante per gli sciatori! Temperature molto basse già dagli inizi di novembre e la completa assenza di neve creavano le condizioni ideali per raggiungere e scendere in Gronda visto che si cammina tranquillamente per gli altipiani, fino a quota 2000 m con condizioni estive. Approfittando della festività dell’Epifania, decido con l’amico Tom, di fare una punta veloce in giornata, con base al rifugio Gilberti, dove pernottiamo per poi partire alla mattina presto. Tenendoci alle informazioni di Sebastiano, guardiamo bene i pozzi terminali, dove ci aveva indicato delle possibili finestre. Mentre scendo per primo, mi convinco che forse sono soltanto dei ponti naturali o dei diaframmi, e continuo a  scendere veloce verso il fondo, arrivando così in breve alla sala terminale. Accendo la massima potenza della Scurion e studio la strana morfologia della sala, intuisco che si è formata dall’allargamento di una grossa faglia. Seguo con la luce tutto il segno della frattura, da terra al soffitto, da un’estremità all’altra … ed eccolo là in parete, a quindici metri dal fondo il portale!! Non ho dubbi, è una Galleria!!!

(foto G. Cergol)

Aspetto il mio amico e conoscendo i fastidi all’interno del nostro gruppo per aver lasciato armato o come dicono alcuni di loro, aver abbandonato del materiale, spero che mi dica che ho visto male e che si decida per iniziare il disarmo. Arriva, gli chiedo se ha visto qualcosa lungo la discesa e le sue impressioni. Mi risponde confermando le mie impressioni che i punti segnalati da Sebastiano probabilmente sono solo dei diaframmi che ritornano nei pozzi sottostanti. Proseguiamo verso il fondo e arriviamo in breve alla pozzanghera finale. Classico SELFIE con gli autografi delle prime esplorazioni, alle spalle, e pian piano ritorniamo verso la sala.

Arrivati nuovamente sotto la parete con la finestra, non c’è la faccio a stare zitto e la indico Tom chiedendogli cosa fare. Senza troppe indecisioni mi invita ad arrampicare per raggiungerla!! Dopo 20 m di arrampicata raggiungo il portale ed entro in un’enorme struttura orizzontale fossile, inclinata in salita, lunga circa un centinaio di metri, alta in media otto metri e larga in qualche punto anche quattro!!

Lungo il percorso superiamo due piccoli salti con qualche facile arrampicata (lasciato attrezzato) e ci fermiamo davanti ad un pozzo. Non abbiamo più corde, lanciamo dei sassi per provare a stimare la profondità e ci convinciamo che sia intorno ai 70/80 m … più le pietre cadono in basso e più si sente forte il rimbombo.

Ottobre 2017

Alla fine di ottobre 2017 approfittando della stabilità meteorologica sono riuscito ad organizzarmi per ritornare in Gronda Pipote, questa volta in compagnia dell’amico Filippo Felici per una rapida punta in giornata per evitare una veloce perturbazione che si stava avvicinando. Scesi a -700 abbiamo ripercorso la galleria dell’Epifania, scoperta proprio lo scorso sei gennaio e poi abbiamo sceso prima il pozzo da sessanta metri alla partenza del quale ci eravamo fermati questo inverno, e poi in successione un altro da trenta. Alla base sembrava tutto chiudere tra fanghi neri e frana, quando Filippo si infila in un budello in faglia e sparisce. Lo inseguo fino a sbucare nel grande … percorrendo il ramo verso monte ci arrestiamo davanti un sifone mentre a valle, dopo aver inseguito un torrente attivo, ci fermiamo alla partenza di un nuovo pozzo che stimiamo da 40 m. L’altimetro in questo punto segna -740 m. Ritornati in cima al P. 60 Filippo ha attrezzato un traverso sul pozzo ed è entrato in una galleria fossile che dopo dieci metri presenta un restringimento con aria che passa…

Al momento di andare in stampa stiamo ci stiamo organizzando per una nuova punta esplorativa che purtroppo stiamo rimandando a causa delle perturbazioni che caratterizzano questo inverno particolarmente nevoso.

Giannetti