Elettra Terrazzani

Elettra TERRAZZANI – Trieste 28 giu. 1939 – Trieste 24 ago. 2014

Elettra Terrazzani può essere considerata il classico tipo di speleologa che qualche anno dopo essersi ben introdotta nell’ambiente è costretta dalle necessità della vita, molto più pressanti per le femmine che non per i maschi, ad abbandonare il mondo sotterraneo.
Inizia ad andare in grotta nel 1964 in quanto, per compilare la sua tesi di laurea in chimica-geologica, ha la necessità di raccogliere campioni delle acque carsiche nelle grotte della provincia di Trieste. Per farlo si rivolge alla Sezione Geo-speleologica della S.A.S. – Società Adriatica di Scienze, a quel tempo diretta dal prof. Walter Maucci. Qui incontra lo speleologo Fabio Venchi che la accompagna nelle varie uscite aiutandola nella raccolta dei campioni di cui abbisogna. Il rapporto con Venchi si fa sempre più stretto (come succede spesso nell’ambiente speleo) per cui ci si fidanza e quindi lo sposa, abbandonando gli studi. Dall’unione nascerà una figlia, Barbara, che le darà – parecchi anni dopo – ben tre nipoti.
Nel 1966, seguendo il fidanzato, passa dalla S.A.S. all’Alpina delle Giulie; qui farà attività con Commissione Grotte sino al 1970, anno in cui, per gli impegni famigliari e di lavoro è costretta a rinunciare alla speleologia militante.
Se inizialmente l’andar per grotte è stato funzionale al suo ciclo di studi, il fascino del mondo sotterraneo non la abbandona anche quando lascia l’Università, per cui continuerà a partecipare alle esplorazioni sul Carso e nel vicino Friuli sia scendendo in grotta, sia spesso nella veste di supporto logistico quale il trasporto materiali e l’assistenza alle squadre di speleosub impegnate nell’esplorazione dei vari sifoni.
Elettra affrontava le grotte senza eccessivo timore, con quella calma che è data dalla consapevolezza non solo delle proprie forze ma anche di far parte di una squadra, di un gruppo, fisicamente e psicologicamente ben preparato in cui nulla viene lasciato al caso ed il rischio di incidenti è veramente ridotto al minimo. Fra le grotte da lei visitate si possono ricordare per il 1966 l’uscita di sole donne (Caterina, Claudia, Elettra, Gianna, Ombretta) alla Grotta a NE di Borgo Grotta Gigante, 1724 VG, quindi con la Commissione Grotte alla Grotta Germoni, 4429 VG, all’Ab. II di Gropada, 1720 VG e alla Gr. Incompiuta, 5131 VG; senza dimenticare le uscite sul Canin per contribuire al trasporto di materiali.
L’anno seguente è presente alla Gr. dell’Uragano, 556 Fr, al Fontanon di Goriuda, 1 Fr, per la spedizione degli speleosub, ai lavori alla Gr. della Fornace, 3913 VG, agli scavi nella Galleria dell’Argilla alla Gr. Gigante, 2 VG, uscite di lavoro seguite dalle visite alla Gr. Antica, 3965 VG e alla Doria, 3875 VG, per la sistemazione della strumentazione relativa alla sua tesi. Nel 1969 l’appoggio alla squadra speleosub la conduce più volte dapprima alla Risorgiva dell’Acqua Nera, 683 Fr, e quindi alla Gr. di Sagrado, 4112 VG; sempre con la squadra dei sub nel 1970 si recherà più volte al Foran di Landri, 46 Fr, e quindi anche alla Ciasa de lis Aganis presso Vito d’Asio. Nel dicembre di quell’anno è sul Canin per il trasporto di materiali per la spedizione invernale.
Elettra è stata una delle numerose giovani ragazze che per un certo periodo della loro vita sono state presenti, animandolo, nel variegato ambiente grottistico triestino, ingentilendolo e soprattutto portandovi un contributo difficilmente quantificabile.
La sua permanenza nel nostro ambiente è stata sicuramente positiva, al pari di quella dei tanti giovani che, in un connubio fra divertimento e manovalanza speleo, hanno concorso al progresso delle conoscenze del mondo ipogeo. (PG)