Mario Masoli – Parma 26.08.1930 – Trieste 07.01.2005
Testo tratto dalla rivista Hydrores Information – Annuario 2005, a. XXII, n. 27 (dic. 2005), pag. 100, Trieste 2006
Mario Masoli è stato un geologo che, insegnando a Trieste, non ha potuto fare a meno di incontrare carsologi finendo per studiar e scrivere anche sul Carso, collaborando con la rivista “Atti e Memorie” della Commissione Grotte E. Boegan. Non è mai stato uno speleologo, ma merita di essere ricordato, per il contributo dato alla conoscenza del Carso, con le parole di Nevio Pugliese, suo allievo prima e collega poi.
Mario Masoli: ricordo di un maestro
Mario Masoli conseguì la laurea in Scienze Geologiche all’Università di Bologna nell’anno accademico 1956-57. All’AGIP Mineraria del Gruppo ENI si formò come micropaleontologo e geologo stratigrafo applicato alla ricerca petrolifera, acquisendo la mentalità scientifica moderna e pragmatica che mai abbandonò nella sua vita accademica nell’Ateneo triestino.
Nel periodo universitario (1964-2000) ha svolto un’intensa attività didattica e scientifica. Nell’ambito dell’attività didattica ha tenuto corsi di Micropaleontologia (1964-1991), Idrogeologia con elementi di rilevamento geologico (1971-1974), Paleoecologia (1986-2000) e, per supplenza, Paleontologia (1987-1991).
La sua attività scientifica ha riguardato diverse tematiche di ricerca. Si è occupato di diversi aspetti paleontologici e stratigrafici delle Tre Venezie, focalizzando la sua attenzione sui microfossili mesozoici e cenozoici. In particolare si è occupato del Carso Triestino e Isontino, pubblicando numerosi articoli a volte specifici di un tema, a volte riguardanti sintesi paleoecologiche, paleogeografiche e stratigrafiche. Il suo principale interesse è stato, comunque, lo studio degli ostracodi, microscopici crostacei. Ancor oggi è noto nel panorama scientifico internazionale in quanto fu una delle personalità storiche dello studio di questi microrganismi.
Dopo aver studiato l’ostracofauna di affioramenti mesozoici del Veronese e quaternari della Sardegna e dell’area triestina, fu tra i primi ricercatori in Italia ad intuire che la micropaleontologia avrebbe sempre di più dovuto dedicarsi agli ambienti attuali, dove descrisse più di 200 specie e 4 generi nuovi di ostracodi.
Mise in evidenza il legame tra ostracodi e fattori ambientali in numerosi ambienti marini e paralici attuali del Mediterraneo e del Mar Rosso. La sua celebre monografia sugli ostracodi dell’Adriatico, di cui è coautore assieme a Gioacchino Bonaduce e Giuliano Ciampo, è stata utilizzata per la quantità e la qualità dei dati ecologici dagli ostracodisti di tutto il mondo.
Dopo la pubblicazione di questa monografia, gli ostracodisti italiani hanno contribuito in modo essenziale alla ricerca negli ambienti sedimentari del bacino mediterraneo, gettando così i presupposti per avviare gli studi di actuopaleontologia e, soprattutto, per l’utilizzo degli ostracodi nel monitoraggio ambientale.
Queste brevi righe sintetizzano più di 30 anni di ricerca scientifica di Mario Masoli, professore universitario, ma quello che mi sento di aggiungere è qualcosa che trascende i dati della sua vita accademica.
Di Mario Masoli potrei ancora dire, infatti, che ha fatto nascere dal nulla la scuola di micropaleontologia e paleoecologia all’Università di Trieste. Potrei dire che conosceva microfossili e che riusciva leggere come pochi nelle rocce l’affascinante memoria di antichi ambienti. Potrei dire che la sua cultura geologica spaziava in diversi campi, dalla geologia generale alla paleontologia, dalla geologia strutturale all’idrogeologia. Ma non è così che lo voglio ricordare. Lo voglio ricordare perché ha insegnato a cercare nel dato scientifico quella scintilla che rende la ricerca affascinante e originale. Come a me, ha insegnato a ragionare a centinaia di studenti che, attratti dalla sua personalità, gli sono sempre stati vicini a volte per volerlo come tutore di tesi, a volte semplicemente per avere qualche consiglio.
Per quasi 30 anni, ho avuto la fortuna di far parte con il professor Mario Masoli di un gruppo di paleontologia che, negli anni ’70 e ’80, comprendeva anche la deliziosa Professoressa Maria Luisa Zucchi Stolfa. Con lui ho mosso i miei primi passi di paleontologo. Per tutti questi anni, ho sempre apprezzato la sua freschezza di pensiero e la capacità di intuire nuove vie e nuovi sviluppi della ricerca. Lo ricordo come persona colta e brillante conversatore su argomenti non solo scientifici. Mi dispiace di non averlo più vicino: per me è sempre stata una presenza forte e amica alla quale ricorrevo spesso per discutere non solo di ricerca ma anche di esperienze di vita.
Lo ricordo come amico e maestro.
Nevio Pugliese
Bibliografia attinente il carsismo e la speleologia
1969 – (con Forti F.) 1969 – Comparazioni cronostratigrafiche delle formazioni carbonatiche del Carso Triestino. Boll. Bibl. Musei Civ., Bienn. Arte Ant.: 23, Udine.
1969 – (con Ulcigrai F.) Termini Albiani nella serie stratigrafica del Carso triestino, Studi Trentini di Scienze Naturali, Sez. A, 46 (1): 65-91, Trento 1969
1970 – (con Ulcigrai F.) Evoluzione delle facies giurassico-cretaciche nella zona di transizione fra il Bacino Bellunese e l’Altofondo Friulano, Studi Trentini di Scienze Naturali, Sez. A, 47 (1): 93-134, Trento 1970
1974 – Aspetti paleogeografici del Carso triestino, Atti e Memorie Comm. Grotte E. Boegan, 13 (1973): 19-25, Trieste 1976
1977 – ( con Giaccone G., Pugliese N.) Il terziario carbonatico del Carso, Atti e Memorie Comm. Grotte E. Boegan, 16 (1976): 53-93, Trieste 1977
1977 – (con Giaccone G., Pugliese N.) Reperti di alghe fossili nei calcari del Cretacico superiore, Atti e Memorie Comm. Grotte E. Boegan, 16 (1976): 95-104, Trieste 1977
1977 – (con Spangar G.) Alcuni aspetti geotettonici di dettaglio del Carso goriziano, Atti e Memorie Comm. Grotte E. Boegan, 16 (1976): 105-116, Trieste 1977
1979 – (con Forti F., Privileggi M., Pugliese N.) Il “Liburnico” nel Carso triestino, Atti e Memorie Comm. Grotte E. Boegan, 18 (1978): 19-50, Trieste 1979
1995 – Interpretazione strutturale del Carso triestino attraverso le tecniche del Remote Sensing, Il Carso, n. s., 9: 9-16, Gorizia 1995
2006 – (con Bravin C., Novaro L.) Tecamebe di alcuni ambienti umidi del Friuli – Venezia Giulia, Hydrores Information, Annuario 2005, a. XXII, n. 27 (dic. 2005): 14-21, Trieste 2006