Minerali di neoformazione nei calcari dolomitici del Carso

RICERCHE DELLA CGEB SU MINERALI DI NEOFORMAZIONE IN ALCUNI LIVELLI STRATIGRAFICI PRESENTI NEI CALCARI DOLOMITICI DEL CARSO CLASSICO.

E’ iniziata un’indagine da parte della Commissione Grotte “E. Boegan” su alcuni livelli stratigrafici presenti nei calcari, calcari dolomitici e dolomie del Carso triestino (Carso classico).
Si tratta di livelli discontinui, dello spessore variabile tra alcuni decimetri a qualche metro, caratterizzati da una superficie irregolare tipica di un paleosuolo. Sono abbondanti i silicati e gli ossidi ed idrossidi di ferro ed alluminio. In area italiana questi livelli stratigrafici si estendono ininterrottamente lungo tutto il territorio carsico dalla località di Col (Monrupino) fino alla zona di Duino, con direzione media indicativa SE-NW ed immersione verso SW.
La posizione stratigrafica dei livelli corrisponde alla parte basale del cenomaniano medio, attualmente omologato nel Carso triestino come “Formazione di Monrupino”. Alcuni di questi livelli, i più antichi, potrebbero forse essere attribuibili al tetto della formazione dei “Calcari di Monte Coste”, in considerazione del fatto che, all’attuale stato delle conoscenze, le facies studiate porterebbero ad escludere la presenza del Cenomaniano inferiore sul territorio, in conseguenza di un’ampia lacuna stratigrafica, al momento non bene rilevata.
Le rocce in cui sono presenti i livelli dei giacimenti di silicati ed ossidi ed idrossidi sono calcari compatti fossiliferi neri e grigioscuri, calcari dolomitici fittamente stratificati e dolomie cristalline, compatte e friabili, fetide alla percussione.
Sono state eseguite dodici campionature lungo quattro sezioni NE-SW nelle aree di Col, Sagrado di Sgonico, Sgonico e Sales. Si prevedono ulteriori campionature al fine di verificare le variazioni laterali di facies, già rilevate durante precedenti studi eseguiti negli anni settanta.
I litotipi studiati presentano caratteristiche petrografiche e strutturali interessantissime e tali da essere definibili come rocce ad elevato contenuto di silicati, ossidi ed idrossidi, con caratteristiche mineralogiche e tessiturali tali da renderle associabili alle bauxite carsiche, indipendentemente dai rapporti tra il contenuto di silice, ferro ed alluminio.
Alcuni litotipi si presentano come brecce calcareo-dolomitiche interessate da abbondante cemento argilloso.
Altri litotipi, prevalentemente argillosi, si presentano con tessiture plastiche e con lineazioni di tipo scistoso.
Quasi tutti i campioni sono caratterizzati da importanti differenziazioni mineralogiche con colorazioni dal bianco-ocra al rosso-bruno.
Le strutture dei litotipi, esaminate in sezione lucida ed al microscopio, fanno supporre un abbondante contenuto di sostanze allo stato colloidale.
La ricerca riguarda diversi aspetti:

  • verificare l’estensione del fenomeno presente nell’area del Carso triestino
  • studiare l’influenza di queste rocce sulla morfologia carsica superficiale e sul fenomeno carsico in profondità, deflussi idrici compresi
  • stabilire l’origine dei materiali nel contesto generale dello studio su paleosuoli e bauxite carsiche.

                           Enrico Merlak, Commissione Grotte “E. Boegan”, SAG-CAI, Trieste

Fig. 2- Roccia argillosa compatta, peso specifico 2,4 con struttura a conglomerato. La parte rosso-marrone presenta elevata concentrazione di idrossidi ed ossidi di ferro. Nella parte beige-chiaro sono prevalenti i silicati. Sono presenti lineazioni di tipo stilolitico e scistoso.
Fig. 1- Roccia argillosa molto compatta, peso specifico 2,3. Caratterizzata da una tessitura ad andamento plastico. Le variazioni dal beige chiaro al marrone chiaro sono determinate da differenti composizioni mineralogiche. Le microfratture cristallizzate sono posteriori alla sedimentazione e diagenesi.