MA LE STALAGMITI QUANTO CRESCONO?
Pubblicato sul n. 58 di PROGRESSIONE
È questa una domanda che ci siamo sempre posti. Quando si visitano delle grotte turistiche le guide riportano valori di crescita molto variabili che vanno da 1 mm ogni 100 anni, 1 mm ogni 50 anni o 1 mm ogni 20 anni. Sono dati sicuramente di pura fantasia, frutto solo di una sorta di passa parola ma privo di ogni fondamento scientifico.
Lo stesso fatto è accaduto anche durante l’ultimo Congresso Nazionale di speleologia tenutosi a Trieste nel giugno del 2011. In quell’occasione veniva presentato un video e tra i le varie immagini a compendio del lavoro, si mostrava una imponente stalagmite con una altezza di circa 25 m e si indicava una crescita di 0,01 mm/anno, corrispondenti quindi ad un’età di almeno 2,5 milioni d’anni! Si faceva presente che tale crescita era fortemente in difetto, rispetto a riscontri di misure effettive in nostro possesso. Il “moderatore”, noto professore di una Università italiana, quasi stizzito della affermazione, rispondeva che i nostri dati si riferivano a dei valori molto locali e quindi di poca importanza, e che il dato riportato dall’autore era accettabile.
Pochi forse sanno che all’interno della Grotta Gigante esiste una serie di stazioni per il rilevamento della crescita delle stalagmiti, che sono operative dal gennaio del 1979. Si tratta di 4 stalagmiti poste nella zona verso il fondo della grotta ed in particolare tra il così detto “Palazzo delle Ninfe” e la “Parete destra” dove sono stati installati dei particolari “chiodi” in acciaio INOX inseriti e cementati in fori da 8 mm praticati sulla testa della stalagmite, che costituiscono la base di appoggio di un micrometro a lettura centesimale montato su di un apposito telaio con 3 piedi che vanno a poggiare, con un sistema autocentrante, sulle teste dei chiodi stessi.
I chiodi, 2 a testa sferica ed 1 a testa piatta sporgono dalla superficie per circa 5-7 mm. Il posizionamento dei chiodi è stato facilitato dalla struttura a testa piatta delle stalagmiti presenti sul fondo della Grotta Gigante. Questa forma è dovuta alla grande altezza della volta che varia dai 40 agli 80 e più metri; la goccia d’acqua cadendo da questa notevole altezza acquisisce una grande velocità, quindi molta energia cinetica, e quando va a sbattere sulla testa della stalagmite si polverizza depositando il carbonato di calcio a raggiera e non su un solo punto. Inoltre i chiodi sono stati protetti coprendoli con dei tappi di plastica per limitare il concrezionamento sugli stessi.
Le 4 stalagmiti vennero scelte in base alla differente caduta di gocce d’acqua per minuto. Alcune presentano una media di 2-5 gocce/ minuto, altre arrivano sino a 60-70 gocce/ minuto. Le stalagmiti vennero siglate come S 1 – S 4. Le misure venivano effettuate con una cadenza inizialmente bimensile, in seguito semestrale. Inoltre i valori di crescita venivano confrontati anche in base ai dati della stazione meteorologica posta presso l’ingresso della Grotta Gigante dove si ha una piovosità media annuale di circa 1200 mm/anno, con piovosità mensili che vanno da un minimo di 15-20 mm mese sino ad un massimo di 200-250 mm mese, piovosità questa tipica di molte zone carsiche collinari italiane.
Mentre la temperatura all’interno della grotta oscilla da un minimo di 10° C che si registrano tra febbraio-marzo ed un massimo di 11,7° C che si registrano verso la fine dell’estate; mentre la media della temperatura esterna è di 12° C con minime invernali di -8 / -10° C e massime estive di +35 / +37° C.
Le misure sulle 4 stalagmiti iniziarono nel gennaio del 1979 e si protrassero sino al maggio del 1985 riscontrando i seguenti dati di crescita: S 1 – stillicidio medio di 5 gocce al minuto,
- crescita media 0,14 mm anno; S 2 – stillicidio medio di 4 gocce al minuto,
- crescita media. 0,07 mm anno; S 3 – stillicidio medio di 8 gocce al minuto,
- crescita media. 0,18 mm anno; S 4 – stillicidio medio di 52 gocce al minuto,
crescita media 0,27 mm anno;
Dopo circa 6 anni di misure e vista che la crescita annuale era piuttosto costante, nonostante annate più o meno piovose e più o meno calde o fredde, si decise di sospendere le letture. Ma i chiodi rimasero infissi sulle stalagmiti.
A distanza di quasi 30 anni cosa è successo su queste stazioni di misura ?
Così durante un sopralluogo in grotta si osservò che le teste dei chiodi in 2 stalagmiti, quelle con maggior stillicidio, erano completamente sepolte da uno strato di calcite di quasi 5-10 mm, mentre in altre 2 stalagmiti quelle a basso stillicidio, il livello di calcite era arrivato quasi alla testa dei chiodi. Venne così deciso, di riprendere le misure anche per capire cosa era accaduto dopo 27 anni, viste anche le variazioni climatiche degli ultimi decenni. Dopo aver liberato tutti i chiodi delle 4 stalagmiti dagli strati di calcite che si è venuta a depositare, ponendo una grande attenzione a non danneggiarli per non compromettere le misure, si sono eseguite nuovamente le letture. È stato utilizzato sempre lo stesso micrometro, perfettamente tarato per non avere delle differenze di lettura. Vengono qui di seguito riportati i valori di crescita in mm dall’ultima lettura del maggio 1985 a quella di gennaio 2012:
– S 1 = 1,41 mm;
– S 2 = 1,05 mm;
– S 3 = 3.23 mm;
– S 4 = 10,56 mm;
La crescita totale delle stalagmiti dal gennaio 1979 al gennaio 2012 e stata di: S 1 = 2,23 mm; S 2 = 1,62 mm; S 3 = 4,22 mm; S 4 = 11,49 mm;
La media annuale di crescita calcolata su 33 anni è stata di: S 1 = 0,06 mm/anno; S 2 = 0,05 mm/anno S 3 = 0,13 mm anno S 4 = 0,35 mm anno
Quindi si passa da una crescita minima di 1 mm ogni 20 anni ad 1 mm ogni 3 anni.
Ora questi valori come si può ben vedere si discostano molto da quelli che di solito vengono utilizzati nei vari lavori sinora proposti dai singoli studiosi o centri di ricerca universitari.
Si osserva con chiarezza che i nostri dati sono dovuti a effettivi rilievi ed anche su di un arco di tempo piuttosto lungo.
I casi sono due: o sul Carso triestino viviamo in una sorta di isola felice dove le cose camminano in maniera completamente distinta rispetto alle altre realtà carsiche italiane, oppure dalle nostre parti c’è ancora qualcuno che, nella loro umiltà di speleologi e conoscitori del carsismo, hanno avuto la fantasia e l’intuito di creare delle stazioni con delle particolari metodologie di misura, nonché la costanza di eseguire anche, in un lasso di tempo molto lungo, delle misure che statisticamente oggi forniscono dei dati reali forse unici in Italia.
Riteniamo che gli studiosi di materie carsiche, farebbero bene, prima di dare un giudizio su queste nostre misure, a fornire loro dei dati comparativi eseguiti in altre realtà ipogee italiane o anche di altri carsismi europei o mondiali.
Essere convinti di dati frutto solo della pura fantasia o tratti da delle semplici ipotesi, senza alcun supporto “pratico” di misure dirette, dimostra soltanto la non conoscenza dell’argomento.
Fabio e Fulvio Forti Speleologi rispettivamente da 67 e 40 anni
BIBILIOGRAFIA
- Forti Fa. 1981 – Metodologia per lo studio della dissoluzione con il sistema della misura con micrometro. Atti. Mem. Comm. Grotte E. Boegan, (1980), Vol. 20, 75 – 82 pp, Trieste.
- Forti Fa. 1982 – Risultati preliminari sull’accrescimento delle stalagmiti nella Grotta Gigante (Carso Triestino). Atti Mem. Comm. Grotte E. Boegan, (1981), Vol. 21, 47 – 53 pp, Trieste.
- Forti Fa. 1983 – Misure della dissoluzione carsica e dell’accrescimento delle stalagmiti (nota preliminare). Atti IV Conv. Spleol. Friuli – Venezia Giulia – Podenone 9/11/1979, 193 – 198 pp, Pordenone.
- Forti Fa. – Gasparo F. 1981 – Rapporti fra precipitazioni meteoriche e stillicidio nella Grotta Gigante sul Carso Triestino. Atti Mem. Comm. Grotte E. Boegan (1980), Vol. 20, 55 – 62 pp, Trieste.