CARLO SEPPENHOFER – (GORIZIA 6.6.1854 – 1908)
Testo pubblicato sul Bollettino Sopra e Sotto il Carso, Gorizia 1981: 7-10
Fra gli antesignani della speleologia isontina un posto particolare, se non “il posto” per eccellenza, lo merita indubbiamente Carlo Seppenhofer.
Della sua vita privata non si sa poi molto: nato a Gorizia il 6 giugno 1854, primo di cinque fratelli, completati gli studi trova impiego presso la Biblioteca Civica, impiego che manterrà sino alla sua morte, avvenuta, dopo penosa malattia, il 18 gennaio 1908. Patriota sensibile, grazie alle sue doti morali e intellettuali, che lo fanno apprezzare dai concittadini, viene chiamato a ricoprire importanti cariche nella sua città natale: Vicepresidente prima, segretario poi dell’Unione Ginnastica, Consigliere Comunale, Bibliotecario della Civica Biblioteca, Direttore della Società del Casino.
Il suo amore per la natura trova modo di realizzarsi quando a Trieste viene fonata, nel 1883, la Società degli Alpinisti Triestini (poi Società Alpina delle Giulie): vi aderisce subito e concorre, assieme a Mulitsch ( a cui è legato da parentela), al Favetti, al Venuti, al Bonazza, a formare la Sezione Goriziana, meritandosi per molti anni un posto nel Direttivo.
Convola a nozze in età non più verde, nell’agosto 1907: qualche mese dopo chiude la sua esistenza laboriosa, lasciando un vuoto che Gorizia ha saputo colmare soltanto molti anni più tardi. Apprendiamo dai giornali di quei giorni che alle esequie partecipò l’intero Consiglio Comunale, la Banda Civica, una rappresentanza dell’Istituto dei Poveri, il Civico Corpo dei Pompieri, la Alpina delle Giulie ed una folla immensa. Presago della prossima fine, Carlo Seppenhofer si era preoccupato di ricordare nel suo testamento, fra le altre, le organizzazioni goriziane devolvendo 1000 corone alla Lega Nazionale, altre 1000 all’Istituto dei Fanciulli abbandonati e 200 alla Banda Civica.
I suoi interessi spaziavano in molti campi, tutti però legati alla terra sua: storia, folklore, geografia; la sua attività alpinistica e speleologica si può inserire in questo contesto, in quanto rispondeva al suo desiderio di ampliare le conoscenze della regione. Dai suoi scritti, numerosi ed in parte elencati nell’allegata nota bibliografica, si apprende molo di più sull’uomo di quanto non diano le biografie ed i necrologi apparsi sui giornali dell’epoca: il Seppenhofer fu un figlio del suo tempo, un intellettuale sensibile ed aperto al mondo ed alla natura, un uomo che riusciva a conciliare l’amore per i libri con quello per la montagna.
La sua attività speleologica fu più ampia di quanto non appaia soltanto dalla relazione sulla Grotta di Locavizza (che è, fra l’altro, la prima relazione “speleologica” ufficiale dell’Isontino), ma per essere compresa deve essere inquadrata nella mentalità dell’epoca: a quei tempi fare speleologia non voleva ancora dire andare in cerca di primati, di sofferenza, di autoaffermazione (motivi che sembrano essere alla base di una certa speleologia moderna). Speleologia era un modo per meglio conoscere il mondo che ci circonda, per meglio amare e capire la natura. In questo senso Seppenhofer seppe essere speleologo, anche se i preminenti interessi alpinistici non lo indussero a far parte della Commissione Grotte come ilk suo concittadino Bonazza, facendosi promotore partecipando di persona ad esplorazioni varie che si snodarono nel corso di quegli anni lontani: nella Pentecoste 1866 Grotte di San Canziano e Trebiciano, il 12 settembre dello stesso anno una nuova grotta sul Monte San Gabriele; nell’inverno scoperta della Grotta di Locavizza che viene poi esplorata con Scalettari nell’anno seguente, i primi giorni di giugno. Il 17 dicembre 1887 il gruppo soci goriziani dell’Alpina che si interessa di grotta, propone alla Direzione che venga presa a pigione la Grotta di Dante presso Tolmino: la proposta viene accettata e se la cosa non andò in porto la colpa va ascritta a sopravvenute difficoltà di carattere burocratico e non certo alla buona volontà della Commissione a tal uopo costituita (e di cui Seppenhofer faceva parte). Della Grotta di Dante se ne riparlerà, ma ormai invano, nel Direttivo dell’Alpina dell’anno seguente.
L’attività, dopo la visita alla Grotta di Dante, prosegue nel 1888 con esplorazioni minori: in occasione delle escursioni vengono visitate cavità, per lo più orizzontali, a Canale d’Isonzo e sul Canin. Nelle relazioni delle sue salite Seppenhofer non tralascia mai di descrivere – a volte, come nel caso del Fontanon di Goriuda, con chiare intuizioni che verranno confermate dalle ricerche di 60 anni dopo – i fenomeni carsici incontrati.
Gli speleologi goriziani d’oggi hanno voluto ricordare questo uomo giunto alla speleologia ad un’età in cui oggi molti ritengono sia giunto il momento di “appendere l’elmo sul chiodo”, dedicandogli un abisso sul Monte Canin, erta da lui salita e dei cui fenomeni carsici aveva riferito parecchi lustri prima che vi giungesse la speleologia ufficiale.
Bibliografia speleologica
– 1885: Una gita al Matajur, Atti e Memorie della Soc. Alpinisti Triestini 1883-1885: 109-112, Trieste 1885
– 1887: Relazioni sulle escursioni fatte dai membri residenti a Gorizia della “Società Alpina delle Giulie” nell’anno 1886, Atti e Memorie della Soc. Alpina delle Giulie 1886-1887: 43-51, Trieste 1887
– 1887: Relazione della Grotta di Locavizza, Atti e Memorie della Soc. Alpina delle Giulie 1886-1887: 53-54, Trieste 1887
– 1892: Una salita del Canino dall’Ursic, Atti e Memorie della Soc. Alpina delle Giulie 1887-1892: 161-168, Trieste 1885
Ulteriori notizie su Carlo Seppenhofer si possono trovare in:
– -, 1908: Carlo Seppenhofer, Alpi Giulie, 13 (3): 130
Gallarotti A., 1994: Carlo Seppenhofer fiamma d’italianità, Il Piccolo, Trieste, 6 ottobre 1994
Gallarotti A., 1999: Il primo speleologo goriziano Carlo Seppenhofer, Atti ALCADI ’98, Slovensky Kras, XXXVII: 47-52
Mulitsch E., 1957: Due patrioti goriziani dimenticati Carlo ed Antonio Seppenhofer, Studi Goriziani, XII