Raffaello Battaglia

BATTAGLIA Raffaello (1896-1958)

Presidente dal marzo 1940 al 1944
La nostra regione ha avuto molti studiosi che si sono affermati in varie discipline sia a livello nazionale che internazionale. Uno di questi è Raffaello Battaglia, scienziato multidisciplinare che dalla paletnologia passò alla paleontologia, all’antropologia, all’etnologia, lasciando in ognuno di questi campi ampia traccia del suo operato.
Nato nel 1896 nella Trieste asburgica, inizia la sua attività di studioso di preistoria nel 1911 – a soli 15 anni! – frequentando il Civico Museo di Storia naturale di Trieste, allora diretto da Carlo Marchesetti. Poco dopo, nel 1913, con l’appoggio e l’incoraggiamento del Marchesetti, dà l’avvio assieme a M. Cossianch agli scavi alla Grotta delle Gallerie, 420 VG, i cui risultati esporrà in una corposa nota sul XII volume del Bullettino di Paletnologia Italiana e, successivamente e con taglio più divulgativo, sulla rivista L’Alabarda.
Lo scoppio della Guerra mondiale lo trova a Venezia a frequentare l’Accademia delle belle arti; da qui passa a Padova ove si interessa di paleontologia diventando l’assistente volontario del professor Enrico Tedeschi, direttore dell’Istituto di Antropologia dell’Università degli studi di Padova. Qui inizia gli studi che prosegue poi a Roma, ma le vicissitudini della vita gli impediscono di laurearsi. Ciò nondimeno in virtù della sua capacità di apprendimento e di sintesi nel 1923 ottiene la Libera Docenza; nel 1925 viene incaricato dell’insegnamento dell’antropologia presso l’Ateneo patavino e successivamente della direzione dell’Istituto di Antropologia, succedendo al professor Tedeschi.
Pur essendosi trasferito a Padova, non perde i contatti con la sua città natale; nel 1919 entra a far parte della Commissione Grotte della Società Alpina delle Giulie sulla cui rivista Alpi Giulie pubblica una serie di monografie sulle grotte preistoriche di cui si era interessato: Grotta delle Gallerie, 420 VG, Caverna in Val Rosandra, 425 VG, Grotta dell’Orso di Gabrovizza, 7 VG, Caverna Pocala di Aurisina, 91 VG, Grotta dell’Alce, 62 VG, Grotte di San Canziano, 112 VG.
Perché se il Battaglia leggeva molto, ciò che insegnava era frutto della sua attività di ricercatore: era uno di quei scienziati che riusciva a dividere il suo tempo fra lo studio, l’insegnamento e la ricerca sul campo. Tanto è vero che, nonostante gli impegni accademici non lievi, trova sempre il tempo per gli scavi nelle grotte del Carso, sui castellieri dell’Istria, nelle torbiere del Trentino e del Veneto.
Anche se i risultati di queste indagini sono pubblicate su riviste specializzate – qui possiamo ricordare, fra le tante, gli Atti della Reale Accademia del Lincei, gli Annali dell’Università di Padova, gli Atti della Società Italiana per il Progresso delle Scienze, Il Bullettino di Paletnologia Italiana, Historia Naturalis, Lares, Paleontographia Italica, Rivista di Antropologia – è un grande divulgatore. Suoi scritti infatti appaiono sia su veicoli di informazione più generale quali i giornali Il Piccolo, Il Piccolo Sera, Il Gazzettino, La Domenica del Corriere, che su riviste culturali quali L’Alabarda, La Giuncata, Le Vie d’Italia, La Sorgente, Ce Fastu?, La Porta Orientale, L’Escursionista. Nel corso della sua quasi cinquantennale vita lavorativa Raffaello Battaglia ha modo di collaborare con una settantina di riviste, di essere presente con monografie e studi a sedici congressi, a partecipare alla realizzazione di varie enciclopedie, fra cui la Treccani per la quale compila una ventina di capitoli.
Spirito versatile, contribuisce con le sue ricerche ed i suoi scritti al progresso delle conoscenze della paleontologia, della paletnologia, dell’antropologia generale ed etnica, dell’etnologia, del folklore. Molti di questi studi riguardano anche il mondo delle grotte: Franco Anelli, nel ricordare sul volume 1957/1958 di Grotte d’Italia la sua opera, ne elenca 54, quasi un quinto della sua produzione totale.
Come accennato in premessa Raffaello Battaglia inizia la sua attività di ricercatore nelle grotte della Val Rosandra: oltre alle due già citate fa degli assaggi nella Grotta sopra i Molini di Bagnoli, 422 VG, estendendo poi le ricerche fra Gabrovizza ed Aurisina ove indaga nelle Grotte del Pettirosso, 260 VG, dell’Alce e soprattutto nella caverna Pocala, in cui organizza e dirige campagne di scavi nel 1926 e nel 1929. Si trova ad essere fra i fondatori dell’Istituto Italiano di Speleologia, assumendo l’incarico di Conservatore del Museo Speleologico dell’Istituto, ubicato presso le Grotte di Postumia, Museo che arricchisce donando materiali provenienti dai suoi scavi.
In ottimi rapporti con Eugenio Boegan, scrive per il Duemila Grotte il ponderoso capitolo sulla paleontologia e paletnologia delle grotte del Carso, collaborando quindi successivamente con la neonata rivista Le Grotte d’Italia diretta dal Boegan. Al primo congresso nazionale di speleologia (Trieste, 1933) presenta uno studio sui depositi di riempimento delle caverne, studio in cui per primo affronta lo sviluppo del carsismo ipogeo del versante destro della Val Rosandra; al quinto congresso nazionale di speleologia (Salerno, 1951) pubblica una dettagliata analisi sulla distribuzione geografica e cronologica degli abitati cavernicoli in Italia. Negli anni della seconda Guerra Mondiale è chiamato a reggere le sorti della Commissione Grotte, carica che non gli impedisce di dare la sua assistenza ai giovani grottisti della Società Speleologica Triestina impegnati in ricerche paletnologiche nella Grotta dei Cristalli di Sesana e nella Caverna delle Selci di Basovizza, 140 VG, ora meglio conosciuta come Grotta Nera, e successivamente con gli speleologi del Veneto.
La morte lo coglie nel marzo 1958, interrompendo una serie di ricerche avviate da anni negli insediamenti preistorici epigei ed ipogei del Gargano.
Raffaello Battaglia è stato uno dei cittadini di Trieste che ha dato lustro alla città natale. Nato a Trieste il 30 ottobre 1896 da famiglia agiata, anche se non ricca (suo padre era un apprezzato orafo), acquisì la conoscenza del disegno a Trieste che perfezionò a Venezia frequentando l’Accademia delle Belle Arti dove lo trovò nel 1915 l’entrata in guerra dell’Italia. L’amore per il disegno lo accompagnò tutta la vita: suoi dipinti, per lo più raffiguranti scene di vita preistorica, sono conservate presso musei del Trentino. Studiò quindi all’Università di Padova ove il suo interesse per la paleontologia lo portò a divenire l’assistente volontario del professor Enrico Tedeschi, direttore dell’Istituto di Antropologia, e successivamente a Roma. Le vicissitudini della guerra e del primo dopoguerra gli impedirono di laurearsi; ciò nondimeno nel 1923 ottenne la Libera Docenza e due anni dopo l’incarico dell’insegnamento dell’antropologia e la direzione dell’Istituto di Antropologia all’Università di Padova, ateneo ove rimase sino alla morte, avvenuta in seguito a ferale malattia il 18 marzo 1958.
Raffaello Battaglia iniziò quindicenne la sua attività di studioso di preistoria frequentando nel 1911 il Civico Museo di Storia naturale di Trieste, allora diretto da Carlo Marchesetti; questi incoraggiò la sua passione indirizzandolo alla ricerca nella Grotta delle Gallerie, 420 VG, cavità in cui nel 1913, assieme a Mario Cossiansich, diede l’avvio ad una serie di scavi archeologici i cui risultati espose in una corposa nota sul XII volume del Bullettino di Paletnologia Italiana e, successivamente ma con taglio più divulgativo, sulla rivista L’Alabarda. Lontano da Trieste per lavoro mantenne tuttavia stretti rapporti con la sua città natale: non solo condusse campagne di ricerche paleontologiche e paletnologiche nelle grotte dell’altopiano carsico (fondamentali quelle nella Grotta Pocala di Aurisina, ove individuò testimonianze del Mousteriano) e nei castellieri, ma collaborò attivamente con le riviste scientifiche e culturali giuliane Alpi Giulie, Annali Triestini di Diritto e Economia e Politica, Archeografo Triestino, Atti del Museo Civico di Storia naturale, Bollettino della Società Adriatica di Scienze Naturali, La Giuncata, L’Alabarda, La Porta Orientale.
Temperamento poliedrico, suo principale interesse è sempre stato l’essere umano; con le sue ricerche, condotte in varie regioni d’Italia, ed i suoi scritti ha contribuito al progresso delle conoscenze della paleontologia, della paletnologia, dell’antropologia generale ed etnica, dell’etnologia, del folklore. Mentre la sua figura di studioso è stata tratteggiata in un’ampia serie di biografie e necrologi (in pare presentati alla fine di questo lavoro), la sua opera è stata, nei decenni passati ed è tuttora, oggetto di rivisitazione e di studio, sia a livello di tesi di dottorandi che di esame critico alla luce delle nuove scoperte.
Per la sua vasta conoscenza della materia è stato chiamato a far parte, malgrado non si sia mai laureato, di un gran numero di Accademie ed Istituti; inoltre, in virtù della sua capacità di illustrare con semplicità anche i temi più ostici, è stato chiamato a collaborare con prestigiose enciclopedie. Nel 1958 la sua morte ha gettato nel cordoglio non solo gli antropologi, suoi colleghi di studio e ricerca, ma anche i paleontologi, i paletnologi, gli etnologi, gli studiosi di folklore e delle tradizioni popolari nonché gli speleologi, il cui mondo delle grotte aveva contribuito a far meglio conoscere. La sua città natale lo ha ricordato dedicandogli uno slargo lungo la via Marchesetti, unendo simbolicamente il suo nome a quello del suo primo maestro. Gli speleologi triestini lo ricordano con una targa sul fondo della Grotta Gigante, quelli veneti gli dedicarono un’importante stazione preistorica, il “Riparo Raffaele Battaglia” presso Asiago.
E’ stato socio della Commissione Grotte dal 1919 al 1945
Testo pubblicato su “Progressione n.55”: 147-148, Trieste 2009
Vari Autori si sono occupati di Raffaello Battaglia, pubblicando necrologi e biografie, spesso corredate da elenchi delle sue opere. Richiami specifici alla sua vita si trovano pure in vari studi, apparsi nel corso degli ultimi cinque decenni, nei quali diversi autori hanno preso in esame l’opera del Battaglia.

Ulteriori notizie su Raffaello Battaglia si possono trovare in:

ANDREOLOTTI Sergio, DUDA Sergio, FARAONE Egizio, 1968: I Castellieri della Regione Giulia nell’opera di Raffaello Battaglia, Atti e Memorie della Comm. Grotte “E. Boegan”, 7 (1967): 95-103, Trieste 1968

ANELLI Franco, 1959: Prof. Raffaello Battaglia, Le Grotte d’Italia, s. 3, 2 (1957-1958): 86-89, Castellana Grotte 1959

BAROCELLI P., 1960: Raffaello Battaglia e la paleontologia veneto-padana, Sibrium, 5: 9-58, 8 tav., Varese 1960

BIASUTTI Renato, 1958: Raffaello Battaglia (1896-1958), Archivio per l’Antropologia e l’Etnografia, Firenze 1958: 1-24 estr.

BRUSIN Giovanni, 1959: Commemorazione del membro effettivo Prof. Raffaello Battaglia, Atti dell’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti, Anno Accademico 1958/1959, 117: 1-28 estr., Padova 1959

CANNARELLA Dante, 2009: Raffaello Battaglia, Alpi Giulie 103/1: 49-52
L’A. ricorda come ebbe occasione di conoscere il Battaglia durante una delle sue visite a Trieste.
CORRAIN Cleto, 1958: Raffaello Battaglia etnologo, Istituto di Antropologia dell’Università di Padova, 1958
CORRAIN Cleto, 1959: Raffaello Battaglia etnologo: le impressioni di un allievo, Tip. del Seminario, Rovigo, 1959
CORRAIN Cleto, 1960: I contributi di Raffaello Battaglia all’antropologia fisica (Nota bibliografica), Mem. Accademia Patavina di SS. LL. AA., Cl. Mat. e Nat., vol. LXXII (1959-1960): 1-13 estr., Padova 1960

CORRAIN Cleto, 1961: Raffaello Battaglia folklorista, Lares, XXVII (III-IV): 105-109: 1-7 estr., Roma lug. – dic. 1961

CORRAIN Cleto, 2001: Raffaello Battaglia (1896-1958), una breve vita alla ricerca di una caratterizzazione nelle Scienze Antropologiche, Archivio per l’Antropologia e la Etnologia, vol. 131
CORRENTI V., 1959: In memoriam. Raffaello Battaglia, 1896-1958, Anthrop. Anz., 23 (1): 88-89, Stuttgart, Mai 1959

D’ANCONA Umberto, 1960: Raffaello Battaglia, Atti Accademia Patavina di Scienze, Lettere ed Arti, 72 (1959-1960): 1-10 estr., Padova 1960

GRAZIOSI Paolo, 1958: Raffaello Battaglia (1896-1958), Rivista di Scienze Preistoriche, XIII (1/4): 214-217

GRAZIOSI P[aolo], 1959: Raffaello Battaglia, Studi Etruschi, 27: 344-346, Firenze 1959

GUIDI Pino, 1983: Cento anni di Presidenti, Progressionecento, Comm. Grotte “E. Boegan” ed., Trieste 1983: 18-19

GUIDI Pino, 2009: Ricordo di Raffaello Battaglia (1896-1958), Progressione 55:147-148, Trieste 2009
RUTTERI Silvio, 1958: In morte di Raffaello Battaglia, La Porta Orientale, 28 (1-2): 46-47, Trieste gen.-feb- 1958

SERGI Sergio, 1958: Raffaello Battaglia, Rivista di Antropologia, 45: 291-294, 1 foto, Roma 1958

TUCCI Giovanni, 1958: Ricordo di Raffaello Battaglia. Con l’elenco delle opere d’interesse etnografico a cura di Cleto Corrain, Rivista di Etnografia, 11-12 (1957-1958): 1-6 estr., Napoli 1958

ZORZI Francesco], 1958: Raffaello Battaglia (1896-1958), Memorie del Museo Civico di Storia naturale di Verona, 6 (1957-1958): 413-415

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1928 – S.Canziano. Si riconoscono Battaglia