Grotta dell’Orto(37 VG)

 

GROTTA DELL’ORTO ( 37 VG )

pubblicato su ” PROGRESSIONE N 54 ” anno 2007

La vicinanza della Grotta dell’Orto alla sede del soccorso speleologico (situate ambedue all’interno del recinto dell’ex campo profughi di Padriciano) suscitò la curiosità di Federico che la segnalò a Giuliano allo scopo di cercare tracce di circolazione d’ aria.
Armati quindi con i soliti fumini, visitammo tutta la grotta individuando un leggero flusso all’estremità del ramo SE tra le concrezioni che chiudevano l’ultima cavernetta. Un altro punto interessato da aria (da verificare) lo individuammo tra i blocchi franati nella nicchia sulla sinistra della parte più ampia della grotta. Per maggiore sicurezza, un’ ulteriore indagine venne effettuata da Giuliano con l’applicazione all’ingresso di uno dei ventilatori con motore a scoppio mentre Federico eseguiva una veloce ricognizione all’interno. Questo confermò i due punti già individuati rilevando anche una lieve circolazione alla fine del ramo NW. Quest’ultima non era stata notata durante la prima ricognizione.
Si decide di affrontare per prima la strettoia del ramo SE.
La comodità della grotta fa sì che alla prima uscita di scavo partecipi un gruppo piuttosto numeroso. Superata facilmente la prima strettoia si procede rapidamente allargando il cunicolo che la segue. Alla fine della prima giornata abbiamo guadagnato un paio di metri. L’aria (poca) esce da diversi punti ma c’è poco spazio ed è necessario crearne un po’ per lavorare. Con più libertà di movimento viene individuata la provvenienza del flusso: uno stretto pertugio laterale inclinato verso l’alto. Si prosegue in questa direzione ma come spesso accade, siamo rimasti in pochi. Si va avanti lo stesso. Tre metri più su si intravvede uno slargo ed all’uscita successiva ci affacciamo in quella che sembra l’inizio di una vasta galleria. Siamo gli stessi quattro, Giuliano, Franco, Ciano ed io, che ci affacciammo alcuni anni or sono alla Martina. Lo riteniamo di buon auspicio e rimandiamo l’esplorazione all’uscita successiva con gli altri del gruppo iniziale. Forte è la delusione quando ci rendiamo conto che quello intravvisto è tutto quello che c’è da vedere. Una bella caverna ( 15 x 10 ) e basta. Il ventilatore montato all’esterno ed azionato da uno dei delusi, fa individuare una cavernetta secondaria sotto il pavimento, ma una volta allargatone l’ingresso non si riesce ad individuare l’origine dell’aria.
Non ci diamo per vinti però. Predisponiamo un telaio atto a supportare un ventilatore elettrico direttamente all’ingresso del primo cunicolo allargato, ne chiudiamo tutte le possibili aperture, stendiamo una linea fino all’ingresso e con un generatore elettrico posizionato all’esterno riprendiamo l’indagine. Tutto questo, fatto da soli, (Giuliano ed io) ci costa un paio di uscite, ma siamo curiosi dei risultati. Questi non sono eclatanti. L’unica aria indotta dal ventilatore provviene da alcune crepe tra concrezione ed argilla nella cavernetta sotto il pavimento. Facciamo un tentativo di scavo, ma desistiamo subito in quanto il lavoro risulta troppo oneroso.
A questo punto, per chiarirci le idee sul da farsi, ripetiamo la prova forzando l’aria su tutta la grotta. Il telaio per la chiusura dell’ingresso è ancora montato e, con la collaborazione di Gianluca, riprendiamo l’indagine. Stavolta abbiamo la conferma dell’aria (notevole) dalla frana nella grande caverna mentre dalla serie di pozzi che portano in profondità non esce nulla. Quello che ci incuriosisce però è l’aria che esce tra le concrezioni alla fine del ramo NW a cui precedentemente non avevamo dato eccessiva importanza.
Sgomberato quindi il primo cantiere e trasferita la linea elettrica su questa nuova postazione iniziamo a scavare. Stavolta siamo soli, ma riusciamo a lavorare bene scavando argilla e concrezione. C’è posto per stivare il materiale ed un paio di volte abbiamo anche l’aiuto di Nico.
Ed è con questo, che dopo poche uscite, un po’ a sorpresa, sfondiamo l’ultimo crostone di calcite e mettiamo la testa in una bella galleria col tetto a botte costellata di stalagmiti e cannelli che prosegue nel buio. Giuliano la paragona ad una di quelle grotte che compaiono nei fumetti di Paperino ma stavolta, per non avere un’altra delusione, ne percorriamo un tratto. Più avanti stalagmiti e colonne formano una barriera. Oltre, la galleria continua ma si potrà passare senza rompere nulla.
All’uscita successiva invitiamo il resto della compagnia ed insieme esploriamo tutti gli angoli. Alla fine risulta una bella galleria di un centinaio di metri con un cunicoletto finale ed alcuni sprofondamenti.
Vogliamo però essere sicuri di non aver tralasciato nulla e decidiamo di ripetere la forzatura con il ventilatore elettrico. Attrezziamo lo sbocco del cunicolo scavato con una chiusura quanto più possibile stagna con fogli di plastica e gommapiuma. Su questa montiamo il ventilatore e per poterlo comandare a distanza utilizziamo un teleruttore azionato tramite una linea telefonica che ci portiamo dietro.
Il sistema risulta oltremodo efficace in quanto è possibile attivare il ventilatore direttamente davanti ad ogni punto, fessura o strettoia che si voglia indagare.
Analizzando però l’andamento dell’aria già alla prima strettoia , ( picco in uscita di alcuni secondi seguito da arresto del flusso e picco di inversione allo stop del ventilatore ), ci rendiamo conto che difficilmente troveremo altri passaggi attivi. Ciò nonostante battiamo ogni buco, sprofondamento e fessura senza risultato ovviamente. Alla fine, nel cunicoletto all’estremità del ramo, udiamo il rumore dell’aria attraverso un qualcosa che non riusciamo ad individuare. Solo la pazienza di Giuliano riesce a localizzare tra la calcite un buco del diametro di una matita da cui esce un filo d’aria appena percettibile. Proviamo a scavare, ma lavorando chiudiamo l’esile passaggio perdendo la traccia da seguire. Lateralmente apriamo anche una nicchia di un metro, ma poi lasciamo perdere.

IL risultato ottenuto ( un centinaio di metri di galleria ) dimostra l’efficacia del metodo della forzatura dell’aria. In particolare nel ramo NW, molto difficilmenre ci saremmo dedicati allo scavo senza il conforto dell’aria indotta dai ventilatori. Rimane l’aria dalla frana nella caverna del ramo principale, a cui si sta dedicando Federico. Vedremo in seguito.
Augusto DIQUAL