SPLORAZIONE DEL SISTEMA CARSICO PRESSO IL DESERTO DI ATACAMA CILE – ATTO IV
pubblicato su ” PROGRESSIONE N 54 ” anno 2007
Notizie generali
Le precedenti spedizioni del 2000/2002/2003, che avevano avuto oggetto l’esplorazione della Cordillera de La Sal presso S. Pedro de Atacama, avevano portato complessivamente alla scoperta di tredici cavità naturali, di cui almeno quattro di notevole interesse sia per il loro considerevole sviluppo, tra i 350 e 670 metri, sia per la ricchezza e bellezza delle concrezioni.
A causa delle severe condizioni ambientali dovute alle alte temperature giornaliere (30°-35°), all’aridità del luogo, alla mancanza di una rete sufficientemente articolata di strade e piste in un territorio vasto come il Friuli, le indagini hanno potuto svolgersi per poche ore al giorno e hanno pertanto sempre lasciato punti interrogativi in vaste zone mai esplorate e di sicuro interesse speleologico. Inoltre il crescente interesse dimostrato da gruppi di studio francesi (1996) e statunitensi (2002/2003) ha costituito uno stimolo in più nel dare un contributo alla conoscenza di questa particolare formazione geologica, per cui nel novembre 2007 è partita questa nuova esplorazione.
L’abitato di S. Pedro conta oltre 5000 abitanti ed è divenuto un importante centro turistico che, a dispetto del suo aspetto “primitivo”, offre sistemazioni alberghiere di buona qualità, atte a soddisfare tutte le esigenze. I negozi locali dispongono di tutti i generi di prima necessità, compresa acqua minerale, fondamentale per le escursioni di almeno una giornata. Tuttavia il barbiere più vicino è a Calama (98 km)! Innumerevoli le Agenzie turistiche in grado di offrire con mezzi adeguati ogni tipo di gita. Agli escursionisti “fai da te” e in particolare agli speleologi è consigliato, quasi obbligatorio, prendere contatto con il personale locale del CONAF al quale comunicare gli itinerari che si intendono seguire, essendo ormai tutta l’area circostante compresa nel Parco Nazionale.
Particolarità ambientali
La regione di Antofagasta è nota per la sua forte sismicità, e ad essa appartiene l’area di S. Pedro de Atacama. I terremoti non sono considerati un evento eccezionale, ed infatti nel nostro primo giorno in Cile è stato registrato un terremoto di 8 gradi Richter, pari a quello che nel 1976 ha devastato il Friuli, e che qui ha causato qualche vittima. Nel viaggio di trasferimento in auto da Calama a S. Pedro, l’unica conseguenza di questa potente scossa è stato un distacco di rocce da una parete in corrispondenza del passo di Cuesta Barros Arana. Il giorno successivo una ulteriore scossa di simile intensità ha fatto crollare una parte di un ristorante in centro paese, il “Casa de Pedra”, uno dei pochi edifici costruiti in pietra anziché in adobe, materiale decisamente più elastico e meno soggetto a crolli. I terremoti sono stati una presenza pressoché quotidiana, ma questo non ha costituito motivo di apprensione nel corso delle esplorazioni speleo in quanto non si sono notati effetti di alcun genere nelle strutture interne, mentre qualche distacco di materiale dalle pareti delle quebradas si è potuto osservare in punti diversi. Le formazioni di sale di cui è nota l’elasticità, non sono soggette a drastiche deformazioni anche in seguito a forti scosse sismiche.
Un motivo di preoccupazione può essere costituito dalla presenza di qualche zona minata risalente ancora all’epoca di Pinochet, come quella che abbiamo incontrato nel Llano de la Paciencia, nel tentativo di spingerci il più a SW possibile nella Cordillera de la Sal, in una zona mai esplorata dal nostro gruppo. Si è potuto constatare che alcune aree a rischio sono ben segnalate e circoscritte con paletti e filo di ferro, altre no. Negli spostamenti a piedi effettuati per le esplorazioni di zone mai battute non è improbabile imbattersi in ruderi e relitti di antichi insediamenti, che meriterebbero uno studio approfondito da parte di esperti per fornire un‘adeguata spiegazione antropologica. Così è successo che il decimo giorno, dopo aver esplorato una zona 25 km a SW di S. Pedro ed aver scoperto e rilevato una grotta di 30 metri di sviluppo, ormai al tramonto, ci si è fermati per dare un’occhiata allo sbocco di una piccola quebrada. Qui, addossate alla parete, c’erano 3 vasche tra loro comunicanti, costruite con blocchi di roccia rivestiti di fango impastato con paglia, di epoca sicuramente remota. In altre due occasioni sono state trovate in pieno deserto una struttura circolare residuo di una rudimentale abitazione, con cocci di vasellame concrezionati nel sale, e un tratto di 100 metri di una evidente pavimentazione stradale, molto simile al classico basolato romano.
Le forme di vita animale, così abbondanti e diversificate sull’altiplano del Tatio e nella Laguna Chaxa, grazie all’abbondanza di acqua in quelle località, diventano una rarità nella zona della Cordillera. Indici sicuri della presenza di grossi volatili, forse gufi, sono i frequenti ritrovamenti di “boli di rigurgito” nei pressi degli ingressi delle grotte. L’aver trovato il cadavere ben conservato di una vigogna a nord della Valle della Luna fa supporre che qualche grosso mammifero possa essere incontrato anche in questa zona. Lo scheletro incompleto di un piccolo mammifero nella SP 7 può infine far supporre al residuo di una predazione da parte di un rapace.
Geologia
Il panorama del Salar di ATACAMA a quota 2300 m è dominato dalla catena vulcanica su cui spiccano il vulcani Putana, Licancabur, Sairecabur e Lascar, con altezze tra i 5000 e i 6000 metri, mentre ad ovest incombe la Cordillera de la Sal, con quote non superiori ai 2700 m e l’adiacente Cordillera de Domeyko, con quota massima di 3572 metri.
I rilievi più antichi che costituiscono la Cordillera di S. Pedro si possono far risalire all’Oligocene e Miocene (tra 36 e 9 milioni di anni fa) e sono composti di marne, arenarie, conglomerati, sale e gesso, che in conseguenza dell’orogenesi ha portato gli strati ad assumere un andamento subverticale. Su questo substrato si è depositato successivamente (fino a 7 milioni di anni fa) materiale di origine vulcanica, che infine è stato coperto da strati di polveri, ghiaie e dalle sabbie che costituiscono le grandi dune attuali, una delle principali attrattive turistiche.
I bianchi nevai presenti sulle pendici dei vulcani visibili da S. Pedro, sono in apparente contrasto con la assoluta scarsità di precipitazioni che si registrano nella regione della Cordillera de la Sal (tab. 1) che ne fanno una delle regioni più aride della Terra. Solo in occasione di rarissimi violenti temporali, gli alvei dei torrenti possono svolgere la loro funzione di trasporto delle acque superficiali. In occasione di questi rari eventi si può assistere all’eccezionale spettacolo del desierto florido, una straordinaria fioritura della durata di poche ore sui terreni incolti. In conseguenza dell’alta solubilità del materiale salino di cui è costituita la Cordillera, si stima che la carsificazione possa essere avvenuta tra i 6 e 15 mila anni fa, in periodi di sicura maggiore piovosità. Una borchia metallica posizionata nel 1996 da geologi francesi su una parete verticale di sale di un torrente ha permesso di registrare a distanza di 10 anni una dissoluzione del sale non superiore a 1 mm. Queste acque dopo un breve percorso superficiale vengono assorbite dal terreno per essere poi convogliate dagli strati impermeabili verso il centro del Salar, dove riaffiorano con il loro minimo contributo, formando l’ampia pittoresca laguna di Chaxa, il cui maggiore apporto è comunque dovuto allo scioglimento delle nevi e conseguenti falde sotterranee.
Le grotte
Le difficoltà incontrate nelle precedenti spedizioni si sono puntualmente ripresentate anche in questa occasione. Negli ambienti angusti delle grotte ci si è protetti dalle polveri di argilla e sale, che venivano inevitabilmente smosse ad ogni movimento, per mezzo di leggere mascherine. Le formazioni rocciose di sale hanno una buona consistenza, mentre sono da evitare le infide erosioni coperte di polvere di argilla, solitamente prive di una struttura consistente. Allo scopo di far fronte a eventuali risalite su pareti verticali, ci si è attrezzati con diversi tipi di ancoraggi quali spit, fix e multimonti. Questi ultimi hanno dato i migliori risultati di affidabilità, ancorandoli alla parete praticando fori da 8 mm in modo da essere sollecitati alla trazione in senso laterale.
La morfologia delle grotte è quasi esclusivamente quella di “trafori” naturali che prendono origine da corsi d’acqua superficiali, che dopo aver inciso profondamente il suolo, hanno trovato una via di più facile percorrenza nel sottosuolo con sviluppi che vanno da pochi metri a diverse centinaia. Curiosa la definizione che danno i Francesi a queste formazioni: Rivière à éclipse (torrente a eclissi).
Per la stessa ragione frequentissimi sono gli archi naturali, spesso molto spettacolari. La valletta di erosione a volte si sviluppa fino a formare una quebrada e altre volte va a confluire in una quebrada principale. L’andamento planimetrico è per lo più a meandri ravvicinati con angolature spesso prossime ai 90°. La pendenza è pressoché costante intorno al 4%, per cui spesso il fondo della grotta è una superficie piatta e compatta di sale che a volte è ricoperto da una bianca fioritura di cristalli. Nel caso dei “tunnel” scoperti nel corso di quest’ultima spedizione, le dimensioni delle sezioni trasversali sono prevalentemente comprese tra 1 e 2 metri e consentono una comoda percorrenza. Può accadere di imbattersi in formazioni tipo laminatoio, come nel caso della grotta chiamata Polpo Blanco, la cui altezza è inferiore ai 40 cm con una larghezza di una decina di metri, per lo più riempita da taglienti concrezioni, il che non ha permesso di unire con poligonale l’ingresso con l’uscita (caso non infrequente). E’ pressoché assente la formazione di stalagmiti mentre le stalattiti assumono gli aspetti più disparati, dalle efflorescenze bianchissime alle composizioni più complesse o molto minute e filiformi tali da ricordare le ben più note formazioni di aragonite. Abbastanza frequente è la presenza di camini, per lo più impraticabili, che in pochi metri sboccano in superficie. La temperatura durante il giorno si mantiene intorno ai 23°C. In funzione di quanto descritto all’interno delle grotte si genera una evidente corrente d’aria che inverte la direzione nelle diverse ore del giorno.
Questo fa sì che la grotta sia una confortevole alternativa alla calura dell’ambiente esterno, quasi privo di qualsiasi tipo di ombra.
Come già detto, S. Pedro è ormai diventato un centro turistico di grande importanza, caratterizzato da un’offerta molto variegata e adatta a una vasta gamma di fruitori. Si va dalle salite ai vulcani oltre i 6000 m alle discese in snow board dalle dune di sabbia, ai Geiser del Tatio con bagni termali, alle escursioni a cavallo o in fuoristrada, ai parchi naturalistici, ecc. Oggetto di interesse turistico sono ormai diventate anche un paio di grotte e cioè la SP 4 (Grotta della miniera di Chulacao) e la SP 1 (grotta di Nicholas), mentre la SP 2 (Meandro della Valle della luna) è stata chiusa alle visite sia per motivi di sicurezza che per conservarne l’integrità. Di sicuro e preminente interesse è destinata a diventare la SP 7 (Grotta dei Vasi) allorché il locale Museo Archeologico provvederà alle necessarie protezioni e alla valorizzazione del sito e degli oggetti in essa ritrovati (per ulteriori dettagli si veda Progressione 48). Come nella precedente spedizione è stata adottata una numerazione progressiva preceduta dalla sigla SP (S. Pedro) non essendo stato istituito fino ad oggi in Cile un vero e proprio Catasto delle grotte. Sono stati comunque attribuiti dei nomi convenzionali con riferimento agli aspetti morfologici, senza perciò imporre nomi di una cultura estranea. Nell’elenco riportato (tab. 2) sono aggiunti tra parentesi i nomi pubblicati dagli statunitensi su NSS News. I rilievi speditivi sono stati eseguiti con l’uso di GPS per il posizionamento, e bussola e cordella metrica per il dettaglio. Quando possibile si è provveduto alla correzione delle quote per mezzo di altimetro Thommen, tarato sulla quota cartografica di 2405 m sulla strada per la Valle della Luna, all’incrocio con quebrada Honda. I dislivelli risultano forzatamente approssimati date le leggere pendenze in gioco e le brevi distanze dei singoli tratti.
SP 7 – Meandro II a ovest di Quebrada Honda, ovvero Grotta dei Vasi. (cueva del Aribalo)
S 22° 56’ 17”4 W 68° 15’ 47”7 – Q. 2426.00 = Ingresso sup. S 22° 56′ 299 W 68° 15’ 879 – Q. 2436.50 – Rilievo Bressan-Zuffi,16.11.07 (dis.1-2-3)
Questa grotta era già stata segnalata nel 2003 da E. Padovan ma non visitata per difetto di attrezzatura.
Risalendo una stretta forra si era giunti alla base di una parete di 20 m di altezza su cui a nove metri si apriva un evidente accesso del diametro di due metri. Nel secondo giorno di permanenza in Cile, come prima uscita Elio propone di andare alla quebrada Honda per chiudere il conto lasciato sospeso. Breve trasferimento in auto e facile risalita di una valletta fino alla forra, ben incisa ma di facile percorrenza. Sottopassando tre caratteristici ponti naturali, dopo circa 15 m un salto verticale di quattro metri viene superato con piramide umana e quindi dopo un ulteriore salto di 2,5 metri. si giunge alla parete che viene salita in arrampicata con le opportune protezioni. Giunto all’apertura, Elio recupera in successione Elena, Nico e Galliano. Nel mentre i tre sistemano il materiale, Elena si addentra nella grotta che si presenta di facile percorribilità. Dopo qualche minuto grida la frase più inattesa e sensazionale: ci sono dei vasi !?! Sembra una presa in giro, il neofita che si prende gioco degli anziani. Ma fortunatamente è tutto vero: nel bel mezzo della grotta, su di un ripiano naturale orizzontale a un metro e mezzo dal fondo sono posati da tempo immemorabile un vaso con pancia sfondata ø 40 cm con residui di corda, due vasi sovrapposti ø 35 e 25 cm avvolti da un’imbragatura di corda vegetale (tutti questi di foggia atacameña), un vaso di fattura inca, quindi con collo lungo 19 cm e ø 35 cm e due occhielli, l’imboccatura coperta da un coccio. Vicino a quest’ultimo un piccolo vaso sferico ø 15 cm, una depressione in cui doveva essere posato un altro vaso, e un ultimo coccio parte di un grosso vaso. Presso la cuspide Nord del ripiano giace lo scheletro incompleto di un piccolo mammifero di difficile classificazione (dis. 1 – 2). Entrati nella “stanza dei vasi”(1,5×3,5×6 – dis. 3) si può assumere una comoda posizione eretta che si può mantenere fino all’uscita superiore.
Da qui infatti la galleria si fa sempre più ampia, fino a tre m di larghezza e cinque di altezza. E’ comunque necessario risalire con facilità due salti di 2,3 e 3,4 m per raggiungere l’ampio portale al quale perviene il rio ovviamente secco nel quale confluiscono le rarissime, improbabili, acque meteoriche. Risalito il rio per una cinquantina di metri si incontra a sinistra un piccolo affluente, risalendo il quale per altri 40 m si ha la possibilità di raggiungere in direzione Sud la vicina dorsale argillo-gessosa dalla sommità della quale si domina l’intero Salar fino all’oasi di S. Pedro. Una poco visibile traccia di sentiero conduce in discesa a un più evidente sentiero che parallelamente alla dorsale riporta alla quebrada Honda. Questo percorso difficilmente individuabile dall’esterno era certamente quello utilizzato da coloro che depositarono i vasi nella grotta, considerando sicuramente improponibile un regolare utilizzo dell’apertura in parete del lato valle.
SP 7a – Cueva del Pelo de Hada (Capelli di Fata)
S 22° 56′ 284 W 68° 15′ 925 – Q. 2445 – Rilievo Bressan-Zuffi, 16.11.07 (dis.2)
Risalendo il torrente con andamento sinuoso che ha dato origine alla Grotta dei Vasi, il cui fondo è una crosta salina compatta della larghezza di 50/100 cm, dopo 100 m si incontra un tratto sotterraneo e angusto di 8 m di lunghezza. Dopo un ulteriore tratto scoperto di 20 m il torrente si ingrotta, mantenendo una larghezza del fondo tra 60 e 120 cm, costituito da sale compatto alternato a tratti di bianchissimo sale cristallino. L’altezza quasi sempre superiore al metro consente un agevole avanzamento grazie anche a vani più ampi diversamente articolati. La grotta è ricca di concrezioni quali stalattiti, belle efflorescenze e sottilissime formazioni filamentose (da cui il nome). Percorsi sette metri ci si trova di fronte ad un apparente bivio dove il corso delle acque piega a destra di 90°. In realtà si tratta di una vasta sala, 6×20 m circa, con una volta piatta alta 30/40 cm e materiale disgregato e concrezionato ammucchiato nella parte centrale. Questo laminatoio impedisce il proseguimento e quindi il rilievo.
SP 7b – Cueva del Polpo Blanco (Polipo bianco) S 22° 56′ 287 W 68° 15’ 927 – Q. 2435 – Rilievo Bressan-Zuffi, 20.11.07 (dis. 2)
Dall’ingresso della C. Pelo de Hada (sbocco a valle del rio “de los Vasijes”) andando verso WSW per 72 m si trova l’imbocco del percorso sotterraneo di un rio con caratteristiche simili. L’esplorazione della grotta ha portato a concludere che dopo un percorso tortuoso di 82 m si raggiunge la sala-laminatoio dove si era giunti risalendo la C. Pelo de Hada, con le stesse difficoltà di prosecuzione, non essendo attrezzati per i necessari allargamenti. Si è potuto stabilire un contatto a voce senza però avere alcuna percezione diretta della luce delle “frontali”. Si è stimata una distanza non inferiore ai 20 m e quindi la conferma che le due grotte sono parte di un unico complesso. Infatti le caratteristiche generali sono del tutto simili: sezione media di 100×150 cm, assenza di stalagmiti, stalattiti di lunghezza non superiore a 30/40 cm. Molto più spettacolari ed estese, a 53 m dall’ingresso, le efflorescenze cristalline di bianchissimo sale con una formazione globulare molto ramificata di ø 40 cm, oltre ad eccentriche filiformi. A 31 m dall’ingresso un vano verticale impraticabile sbocca in due stretti camini che si aprono all’esterno ad un’altezza di 6/7 m dal fondo. La loro posizione è stata individuata all’esterno e ha permesso una verifica della poligonale. Relativamente vasti slarghi che si sviluppano lateralmente nella parte alta della galleria fanno supporre che l’origine del complesso si debba riferire ad un periodo anteriore di maggiore piovosità, avendo esercitato anche un’azione meccanica oltre che di dissoluzione.
SP 7c -Arroyo de los Vasijes (rio dei vasi) S 22° 56’ 15”54 W 68° 15’ 56”28 – Q. 2452.90; S 22° 56’ 12”30 W 68° 15’ 58”02 – Q. 2460,83 – Rilievo Bressan-Zuffi, 20.11.07 (dis.4)
Questo torrentello che si sviluppa in direzione SE/NW attraversando un bacino imbrifero profondamente inciso da un’infinità di rivoli, la cui superficie si può stimare in 30 ha, ha il grande merito di aver dato origine alle tre grotte di indubbio interesse già descritte. Lo si è risalito per altri 425 m a monte del Polpo Blanco, con la speranza di trovare altre cavità, ma purtroppo senza successo poiché in breve la sezione si è ridotta sensibilmente fino a diventare una semplice incisione. Tuttavia sono stati trovati archi naturali e tre tratti sotterranei di 2, 6, 5,5 metri sul corso principale, e altri due di 8 e 7 metri su due affluenti. Complessivamente è stato rilevato uno sviluppo di oltre 1000 m, così da poter dare una rappresentazione significativa del suo andamento planimetrico e il relativo posizionamento delle grotte (dis. 2).
SP 16 – Cueva del Zorro Andina (grotta della Volpe andina). Ingresso: S 22° 58′ 279 W 68°18′ 469 – Q. 2394 – Uscita: S 22° 58′ 379 W 68° 18’ 46 – Q. 2384.
Scoperta da un gruppo di statunitensi e descritta nella Rivista NSS News (nov. 2005) è una grotta di grandi dimensioni e di sicuro interesse speleologico, con splendide concrezioni di ogni tipo. Sono state necessarie tre uscite per individuare la posizione del Zorro Andina in un labirinto di vallette e creste con andamento parallelo alla Cordillera. In realtà questa grotta si raggiunge in un’ora di buon cammino, partendo dalla strada della Val de la Luna, 1700 m dopo il suo ingresso, e percorrendo per intero una comoda valletta (Val del Zorro) in salita e, dopo un’ampia sella in discesa, più stretta e incisa. Attraversata la SP 14, dopo qualche centinaio di metri si giunge all’ingresso a monte della Cueva.
Nel corso di queste ricognizioni fatte per di individuarne la posizione, sono state scoperte alcune formazioni di minore importanza, che possono comunque avere un interesse speleo-geologico. Allo scopo di dare un quadro completo delle esplorazioni compiute si elencano le cavità più evidenti, precisando che le SP 17-18-19 sono state trovate negli ultimi due giorni di esplorazione nella zona 25 km a SW di S. Pedro dove sarebbe opportuno concentrare le ricerche in un eventuale futuro. SP 14 – Galleria con lucernari S 22° 57’ 46”9 W 68° 18’ 24”5 – Q. 2471 – Rilievo Padovan-Sluga, 19.11.07 (dis.5)
Ponti naturali in sequenza ravvicinata lungo il corso ben inciso della cosiddetta Val del Zorro, poco prima di giungere alla Cueva del Zorro Andina.
SP 15 – Galleria di attraversamento di un corso d’acqua temporaneo. S 22° 58’ 07” W 68° 18’ 01” – Q. 2397 Rilievo Padovan-Sluga, 20.11.07 ( dis.5).
Ha 15 metri di lunghezza, 3 di altezza e 2 di larghezza.
SP 17 – Grotta insabbiata S 22° 58’ 17” W 68° 19’ 15” – Q. 2443 – Rilievo Padovan-Sluga, 23.11.07 (dis.5)
Galleria che sbocca sul fianco di una duna, ad una decina di metri dalla sua base. Risalendola, si esce in un solco a cielo aperto che dopo una decina di metri scompare sotto la sabbia.
SP 18 – Ingrottamenti a SW del Passo Inca. S 22° 58’ 00” W 68° 19’ 51” – Q. 2467; S 22° 58’ 08” W 68° 19’ 37” – Q. 2451 – Rilievo Padovan-Sluga, 24.11.07 (dis.6)
Meandro parzialmente ingrottato con sezione 1 x 2 m oppure 2 x 1 m; i tratti coperti ammontano a complessivi 70 metri e la galleria più lunga misura 25 metri. La direzione della quebrada è NW- SE.
SP 19 – Quebrada de Los Zapatos S 22° 58′ 24”30 W 68° 19′ 49”50 – Q. 2405; S 22° 58′ 22”08 W 68° 19′ 51”18 – Rilievo Bressan-Zuffi, 24.11.07 (dis.5)
Nel corso dell’esplorazione, 15 km a SW di S. Pedro, risalendo una comoda quebrada a meandri della larghezza di 1,5 m dopo una bella serie di ponti naturali si è giunti a un traforo percorribile della lunghezza di 30 metri. Fatto curioso è stato il ritrovamento su un piccolo ripiano a sinistra, presso l’ingresso, di due paia di scarpe sportive in buono stato. Inspiegabile come i proprietari abbiano potuto proseguire scalzi su di un terreno molto tagliente.
SP 20 – Quebrada del Gorro (meandro del berretto) S 22° 57′ 433 W 68° 18′ 263 – Q. 2475 – Rilievo Bressan-Zuffi, 20.11.07 (dis. 7)
Prima di raggiungere la C. del Zorro A. sul fondo del rio giaceva, semiconcrezionato dal sale, un berretto tipo baseball. Poco oltre sulla destra un’invitante quebrada percorsa per qualche centinaio di metri ci ha condotti ad un unico “traforo” di 20 metri di lunghezza, a monte del quale dopo altri 200 metri circa si giunge ad un crinale spartiacque dal quale ci si affaccia su un’ampia valle, risalendo la quale verso SE si raggiungono le Grandi Dune. SP 21 – Pozo 6 metri S 22° 56′ 20”46 W 68°1 5’ 55”56 – Q. 2445 – Rilievo Zuffi, 23.11.07
Si trova nei pressi del complesso del Polpo Blanco, in una ristretta area semipiana in leggera pendenza. L’aspetto cilindrico verticale di ø 1,5 m sembra dare qualche speranza di prosecuzione, ma l’esplorazione del fondo ha rivelato un angusto pertugio che potrebbe comunicare con qualche camino di una cavità sottostante.
Dal fianco sinistro della Val del Zorro scendono alcuni torrentelli che prendono origine dal soprastante altipiano. La portata è alquanto limitata. Tuttavia hanno formato alcuni trafori di dimensioni ridotte.
SP 22 – Pozo minor (pozzo minore) S 22° 57′ 04”56 W 68° 17’ 30”06 Q. 2505 – Rilievo Zuffi, 24.11.07 (dis.7)
Pozzetto ø 40 cm profondo un metro che dà origine a un rio sotterraneo di 18 metri.
SP 23 – Pozo de la Silla (pozzo della sella) S 22° 57′ 01”74 W 68° 17’ 26”04 Q. 2492 – Rilievo Zuffi, 24.11.07 (dis.8)
Pozzo di forma oblunga, irregolare, profondo 8,5 m. A due metri dal fondo c’è un’apertura inaccessibile nella parete verso valle da cui prende origine un traforo di 73 m di lunghezza con uno sbocco anch’esso inaccessibile.

Conclusioni
Si ha ragione di ritenere che le possibilità di effettuare ulteriori interessanti scoperte sia sufficientemente elevata da incoraggiare eventuali ricerche a più vasto raggio, prevedendo qualche eventuale bivacco all’aperto nei punti più lontani dall’abitato.
Nel corso del 2008 le immagini consultabili su Google earth hanno notevolmente migliorato la loro leggibilità e questo offre agli interessati uno strumento validissimo per uno studio e una programmazione preliminare della campagna di ricerche nonché un utile supporto cartografico per gli spostamenti sul terreno. Molto resta tuttavia affidato all’intuito e al bagaglio di esperienze che in un ambiente così diverso e particolare non può che accrescersi.
Le autorità locali e le istituzioni preposte come il Museo archeologico non sembrano interessate ad incoraggiare con proprie iniziative l’attività speleologica né ad organizzare un servizio di archiviazione sul modello del nostro Catasto. Ci sono voluti alcuni giorni prima di poter effettuare una visita congiunta alla “grotta dei Vasi” con l’archeologa preposta allo studio e tutela dei siti. L’apparente rapporto di collaborazione instaurato in quell’occasione non ha trovato riscontro nei rapporti successivi. A tutt’oggi (15.9.08) non ci è dato di conoscere quale sia il contenuto dei vasi né la collocazione dei reperti.
Nico Zuffi
NOTA.- I disegni 9 (SP2-3),10 (SP3), 11 (SP4), 12 (SP8) si riferiscono rilievi fatti nel 2003 e non pubblicati in precedenza.
Partecipanti.- Elena Sluga, Elio Padovan, Galliano Bressan, Nico Zuffi
Bibliografia:
Padovan E., 2003: Il sistema carsico della Cordillera de la Sal nel deserto di Atacama, Progressione 48, 26 (1): 37-49, Trieste giu. 2003
Sesiano J., 2006: Evolution actuelle des phénomeènes karstiques dans la Cordillera de la Sal, Karstologia n° 47: 49-54
Fryer S., 2005: Halite Caves of the Atacama, NSS News, nov. 2005: 4-20
Tabella n. 1
Anno | mm. |
---|---|
2000 | 0.8 |
2001 | 0.5 |
2002 | 0.3 |
2003 | 0.4 |
2004 | 0.3 |
Tabella n. 2
n SP | Nome tra parentesi nomi adottati su NSS NEWS | sviluppo | disliv. | trafori |
---|---|---|---|---|
1 | Grotta di Nicholas (cavernas de Quitor) | 100 | 45 | |
2 | Meandro della Valle della Luna (cueva Paredes de Vidiros) | 350 | 20 | |
3 | Caverna della Valle della Luna | 350 | 30 | |
4 | Grotta della miniera di Chulacao (cueva Mina Chulacao) | 670 | 45 | |
5 | Meandro alta valle Chulacao | 50 | 1 | |
6 | Grotta del Meteorite | 20 | -40 | |
7 | Grotta dei Vasi – Cueva del Aribalo | 50 | -10.5 | |
7a | “ Capelli di Fata – Pelo de Hada | 71 | -1.3 | |
7b | “ Polipo bianco – Polpo Blanco | 95 | -2.5 | |
7c | Rio dei Vasi – Arroyo de los Vasiyes | 591+71 | -51 | 52 |
8 | Grande Meandro (cueva Lechuza de Campanario) | 540 | 35 | |
9 | Meandrino soffiante sulla dx di quebrada Honda | - | - | |
10 | Meandrino sulla dx di quebrada Honda | - | - | |
11 | Condotta dx di quebrada Honda | 15 | 0 | |
12 | Meandro II a est di quebrada Honda (cueva Paisaje Sal) | 35 | 1 | |
13 | Ansa coperta di quebrada Honda | 20 | 0 | |
14 | Galleria con lucernari | 22 | -2.5 | |
15 | Galleria presso il Salar | 15 | - | |
16 | Cueva del Zorro Andina (dati NSS News) | 325 | -13 | |
17 | Grotta insabbiata | 20 | - | |
18 | Quebrada parzialmente ingrottata presso gasdotto | 720 | -2 | 70 |
19 | Cunicolo delle scarpe – Cueva Zapatos | 30 | ||
20 | Cunicolo del cappello – Cueva del Gorro | 20 | ||
21 | Pozzo | 1.5 | -6 | |
22 | Pozzetto con cunicolo – Pozo minor | 18 | -1 | |
23 | Pozzo della Sella – Pozo de la Silla | 37 | -8.5 |