INDOClNA SPELEOTURISMO
Pubblicato sul n. 33 di PROGRESSIONE – Anno 1995
Ormai è fatta: sono a Parigi su un Boeing 767 della Vietnam Airlines con destinazione SAIGON, VIETNAM, INDOCINA.
Anni ed anni di fantasie, di sogni, di miti stanno per avverarsi: potrò vedere i luoghi mitizzati in tanti film di guerra, resi celebri dai telegiornali, dalle riviste e dai libri; conoscere i vietnamiti, quelli che furono i Vietcong e i regolari del Nord, i Charlie insomma; percorrere la vitale statale n. 1 sino a Da Nang e all’antica capitale Hue. riconquistata a caro prezzo dopo I’offensiva del Tet; e più a nord Hanoi, la capitale semidistrutta da migliaia di bombardamenti, con il simbolo della vittoria: Ho Chi Minh, zio Ho, imbalsamato nel suo sarcofago di vetro. Più a ovest anche la martoriata Cambogia dei Khmer rossi con i celebri templi di Angkor; ed infine il misterioso Laos.
L’lndocina racchiude, oltre ad un popolo meraviglioso ed ospitale, ambienti naturali di rara bellezza che si rivelano interessanti anche da un punto di vista speleologico. Prima di partire avevo gia visto i risultati di una spedizione compiuta nel nord del Vietnam, a cui aveva partecipato un consocio. La mia non è stata una spedizione speleologica, ma solo un viaggio normale nella regione e quindi ho potuto visitare solamente alcune grotte semituristiche. II primo impatto con il buio e di speleologia urbano-militare: i tunnel di CU CHI.
Durante la guerra una vastissima rete di tunnel si estendeva per oltre 200 km da Saigon al confine con la Cambogia, passando sotto villaggi, strade e basi americane, permettendo ai Vietcong di controllare una vasta area e di far giungere rifornimenti e uomini alle varie unita sin dentro alla capitale. Composta da più livelli di gallerie, a volte scavate anche a notevole profondita, con magazzini, cucine, fabbriche, ospedali, dormitori, pozzi d’acqua e centri di comando, la rete era resa accessibile da innumerevoli botole nascoste nella vegetazione e difese da trappole esplosive; altri accessi erano predisposti nei fiumi sotto il pelo d’acqua; i vari settori erano collegati da passaggi angusti, tali da permettere il transito solo ai minuti vietnamiti e non ai corpulenti americani.
Oggi questa straordinaria rete è divenuta un luogo di pellegrinaggio per i vietnamiti; pur allargati ed illuminati, non sono per nulla comodi da percorrere; si procede a carponi e qualche curva richiede qualche acrobazia; un livello inferiore, non turistico, propostoci dalla guida e subito accolto dal sottoscritto, rivela I’aspetto originale: altezza 60-70 cm, larghezza 40-50, con la volta ad arco, intervallato ogni 20-30 metri da un tratto alto solo una trentina di cm il tutto invaso da un caldo opprimente; i 150 metri di percorso sembrano un’eternità, immaginiamo con armi, munizioni e rifornimenti. Cinque piccole colline di mano costellate da una miriade di grotte trasformate in santuari buddisti: queste le Montagne di Marmo, subito a Sud di Da Nang.
La più interessante è la grotta Huyen Khong: ricorda un’ampia cattedrale; la galleria di accesso è sorvegliata da antiche statue raffiguranti guerrieri mandarini; altari, tempietti e statue di Buddha e di Confucio costellano il fondo e le nicchie; dall’alto i raggi dei sole entrano attraverso una fessure, e mescolandosi con I’umidità e i fumi di centinaia di bastoncini votivi di incenso creano un effetto estremamente suggestivo.
Vicino ad Hanoi, a Nord del delta del fiume Rosso 3000 isole calcaree adagiate sulle acque trasparenti e smeraldine del golfo del Tonchino, bucherellate da migliaia di grotte: la baia di HA LONG e una delle meraviglie naturali del pianeta. Per le forme fantastiche delle isole, la mitologia attribuisce l’origine della baia all’opera del drago, genio superiore delle acque, da cui il nome Ha Long, che designa il luogo in cui il drago scese in mare. Scendendo dalle montagne su cui viveva verso la costa, egli scavò con la coda valli e crepacci; quando si gettò in mare, I’acqua si alzò e sommerse quasi tutto; rimasero fuori solo le cime, gli isolotti appunto. In termini più scientifici.
Le isole sono il settore più meridionale di un enorme altipiano calcareo che anticamente si estendeva dalla Cina sudoccidentale sino all’lndocina e al Mar Cinese Meridionale. La dissoluzione carsica, particolarmente rapida nelle regioni tropicali per I’alta piovosità lo ha “consumato” quasi totalmente lasciando solo delle residue colline bucherellate da residui di antichi complessi ipogei; nella Cina (Guillin) e nel Nord del Vietnam tali colline si innalzano da un pianoro alluvionale di solito coltivato a risaie; ad Ha Long le risaie sono sostituite dal mare e ciò rende il passaggio ancor più affascinante: addentrarsi con le fragili imbarcazioni tra questi picchi, rasentare alte pareti, infilarsi sotto immensi archi o in angusti tunnel per sbucare in lagune turchesi circondate dalla foresta tropicale, risalire ripidi pendii per entrare in immense gallerie.
La grotta SUNG SAT
una bassa galleria di una cinquantina di metri, dalla cui volta pendono tozzi residui di stallatiti, ed eccoci in un enorme “lago” marino residuo di una immensa caverna la cui volta è crollata migliaia di anni fa. La grotta HANG DAU GO, la cui traduzione suona ‘grotta dei paletti di legno”, chiamata dai francesi “Grotta delle Meraviglie”: 90 ripidi gradini portano all’ingresso di un vasto complesso di tre saloni; nel primo interessanti scalops e le marmitte sulla volta; nel secondo e nel terzo si innalzano enormi concrezioni stalagmitiche imperlate di goccioline di condensa che brillano intensamente se illuminate dalla luce delle torce. Nella terza caverna vennero nascosti, nel 13″ secolo, gli aguzzi pali di bambù che l’imperatore Tran Hung Dao fece piantare nel letto del fiume Bach Dang per distruggere la flotta di Kublai Kahn.
La grotta BO NAU
si apre con un enorme portale sulle acque turchesi di una ampia baia; rifugio di re e pirati nei secoli passati, ora serve come base e riparo ai numerosi pescatori e corallari che vivono tra gli isolotti. Una bassa galleria conduce al dedalo di salette finali riccamente concrezionate. A Nord di Luang Prabang, antica capitale del Laos, il Mekong scorre impetuoso tra colline e montagne, anche elevate, coperte da una lussurregiante vegetazione numerosi, i villaggi che sorgono sulle sue sponde sono ticchi di tradizioni e le popolazioni sono gentili, ospitali, attaccate alla propria cultura e intrise di religiosità. Gran parte del territorio è di origine calcarea e dall’imbarcazione è possibile intravvedere le nere aperture di ampie gallerie nascoste nella foresta.
Le grotte di TAM TING
Situate sulla riva destra del fiume alla base di un promontorio, non sono importanti speleologicamente, ma da un punto di vista storico, religioso e archeologico. Nel corso dei secoli sono state trasformate e adattate a santuario buddista: tra le rare concrezioni centinaia, forse migliaia di statue del Buddha, di ogni stile e dimensione, in varie pose, in metallo, pietra, legno e avorio, poste li come voto da pellegrini provenienti da ogni parte delI’lndocina. Nel ramo superiore. lungo un centinaio di metri, sono in corso scavi archeologici per I’individuazione di una piccola necropoli interna. Con premesse mitiche per me per le implicazioni storico-militari che comportava, il tour in Indocina si è rivelato quanto mai interessante anche speleologicamente; non ho visitato grotte estese o imponenti. ma Interessanti per la storia e le tradizioni religiose che ricoprono per le popolazioni locali; e questo no è poco.
Umberto Tognolli
