1986

 

M. DOSAIP – FONTANONE DEL RANDONNEUR LA STORIA.

L’ingresso del Fotanon (Foto A.Tolusso)

Pubblicato sul n. 17 di PROGRESSIONE – Anno 1987
Durante il mese di maggio 1986, Mario Galli, alla eterna ricerca di nuovi itinerari, trova­va un fontanone sul versante meridionale del M. Dosaip. Disgraziatamente per noi l’amico (dotato evidentemente di una certa dose di sadismo) portava la notizia in sede interessan­do il premiato club «masochista è bello» i cui membri – Fufo, Drioli, Birillo ed il sottoscritto – organizzavano una spedizione ricognitiva per il primo fine settimana di giugno.
Gli ultimi due battevano la zona verso Va­linfier, sul lato opposto della vallata, mentre i primi due si smarrivano: viste le condizioni me­teo in rapido peggioramento, entrambi i gruppi decidevano di rientrare alle comode casere (a parte le vespe nei materassi) poste a quota 559, che li avevano ospitati la notte precedente.
La settimana successiva veniva organizza­ta una seconda spedizione, questa volta così formata: squadra esplorativa di punta: Drihijoli (grande alpinista altoatesino), Lucky (il di lui cane), Scratapo e Silvia che, partiti il giorno prima, pernottavano nelle solite casere per po­ter partire all’alba (per inciso verranno svegliati e lasciati indietro dai componenti della II squa­dra); squadra dei cisti che ha qualche contrat­tempo (tipo: ore 4.15 il sottoscritto zittisce la sveglia chiedendosi perchè questa suoni di do­menica e si riaddormenta; ore 5.20 suona il campanello di casa: all’improvviso ricordo, mi precipito per le scale vestendomi e trovo Fufo leggermente arrabbiato che vuole uccidermi). Nonostante tutto si parte con il potente mezzo della ditta Durnik, carico di gente e materiale (portati perchè «Dio guardi un mal de note…»), che ogni tanto tirava il sedere indietro minac­ciando di non portarci a destinazione. Giunti in un modo o nell’altro in zona, svegliamo il primo gruppo poco prima delle otto del mattino (e del quale non avremo più notizie fino alla sera quando rientrando alla base racconterà del sole e di un comodo prato). I cisti (Fufo, Miniussi, Umbertino Pube, Omar e Tolo) iniziano il cammino al grido di «sempre avanti» e «soffrire è bello», portandosi dietro un discreto quantitativo di materiale es­plorativo (mazze e strangolini di varie misure ma di notevole peso, onde poter scavare la grotta nel caso non si fosse trovata).
Dopo alcune ore di cruente lotte in mezzo ad una foresta semiamazzonica popolata da feroci e sanguinarie belve (una vipera, forse, e diversi insetti) giungevamo finalmente al fonta­none. La cavità con la sua aspra bellezza e con il canto della cascatella che scende dal portale ammaliava il sottoscritto e Miniussi i quali en­travano subito per esplorare seguiti da Pube (il maniaco del rilievo) e Omar cui spettava il com­pito di rilevare. Fufo, stravolto, rimaneva all’e­sterno a leggere le proprie generalità sui docu­menti. Il fontanone (il cui imbocco ricorda quello dell’Antro di Bagnoli) è raggiungibile con breve salita di una cascatina; ad una galleria iniziale lunga 20 m, alta da 2 a 5 m e larga da 2 a 4 me con il suolo costituito da detriti segue, a sini­stra, una bassa saletta invasa dall’acqua e a destra una galleria in frattura lunga anche que­sta 20 m, divisa in due parti da un ponte natura­le. Questa parte va percorsa in pressione in quanto la parte bassa risulta essere completa­mente allagata. Il tutto poi finisce in una frattura quasi ortogonale, con le pareti praticamente a contatto.
Nota:
Umbertino ha rischiato il linciaggio in quanto, dopo aver rifiutato l’offerta di Fufo e Tolo di portare le loro cordelle metriche si presentava, per rilevare una grotta, con un cordino sul qua­le alla distanza di ben mezzo metro aveva fatto due nodi. Con questo strumento il summenzio­nato personaggio ha rilevato il fontanone.

La storia continua

Verso la fine di giugno, veniva organizzata una nuova puntata con un maggior numero di partecipanti per il trasporto del materiale dei sub Martini (meglio noto come el Dindio) e Giurgevich (semplicemente per tutti Ernesto). Un cenno a parte, che si fa per infierire, merita il comportamento di coloro che – autodefinitisi imbattibili in montagna (viste le loro gloriose imprese valdostane) – cedevano ben presto (tanto per non far nomi sono B.B. e il solito OD.
Il resto dei partecipanti (Jumbo, Ernesto, Dindio, Fufo, Tola, Poldo e Tolo) compiva il proprio dovere quasi in silenzio, felice di poter soffrire questa volta sotto il peso delle bombole e dei piombi per i sub. Giunti all’ingresso, Onlar e Belfagor si addormentavano su una cintura di piombi (evidentemente morbida per loro) pro­vocando il panico fra i compagni che cercavano disperatamente la zavorra di uno dei sub. Nel ritorno la compagnia veniva rallegrata dalla pre­senza di innumerevoli divinità celesti che un molto religioso personaggio (Jumbo) chiamava di continuo tra noi (per un motivo o per l’altro).

 Esplorazione subacquea

La parte sommersa del fontanone è costi­tuita da una prima frattura – punti 3, 4, 5 del rilievo – larga sui 70-80 cm a pelo d’acqua e allargatasi verso il fondo dove misura un metro e mezzo circa di larghezza. Al punto 5, quasi ortogonalmente rispetto la prima parte, si apre una seconda fessura completamente allagata per quanto è possibile vedere. La larghezza di questo tratto risulta inferiore al mezzo metro per una lunghezza di 25 m circa; a metà percor­so esiste un grosso masso che occupando tutta la sezione bassa della fessura costringe a passa­re più alti. L’esplorazione si è fermata davanti ad un restringimento della fessura, alla profon­dità di 25 m. Tutta l’esplorazione subacquea è stata facilitata dalla discreta corrente che ha mantenuto sempre limpida l’acqua dai sedi­menti mossi dal passaggio dei sub. La tempera­tura dell’acqua era di 4° C.
                                                                                            Alessandro Tolusso