CRETA 2

Pubblicato sul n. 18 di Progressione – Anno 1987
Dopo l’esperienza del 1983 (v. Progressione 12) ed avendo ormai viste tutte le isole greche raggiungibili con volo diretto da Lubiana, nel giugno 1986 sono tornato a Creta.
Questa volta mi ero documentato bene sullo stato delle conoscenze speleologiche – le grotte catastate nell’isola superano le 3000 unità, ma le informazioni bibliografiche sono decisamente scarse – per individuare alcune cavità di facile accesso e percorribilità interna dove poter svolgere le mie ricerche biologiche.
Due delle grotte visitate tre anni prima costituivano un obiettivo quasi obbligato, poiché vi avevo raccolto specie interessanti, probabilmente nuove, ma non descrivibili mancando esemplari adulti. Altre tre sembravano promettenti e per ogni buon conto portavo dietro circa mezzo chilo di fotocopie di articoli speleologici che mi davano la garanzia di poter disporre di mete alternative in caso di forzati cambiamenti di programma.
La vacanza è stata meravigliosa, anche in considerazione di quanto Creta offre in campo turistico, culturale, balneare e… gastronomico, e le visite speleologiche sono state più che soddisfacenti.
A quanti avranno l’occasione di andare in quest’isola fantastica, consiglio, anche per lo spazio dato alle grotte, il libro «Crete’s Won-derful Nature», ed. Perigites (Atene, 1982), che si trova sul posto nelle librerie ed in qualche edicola e passo a dare qualche informazione sulle cinque cavità che ho visto.
Grotta Eileithyia.
Ricordata da Omero nell’Odissea, nell’antichità era sacra alla dea Eileithyia, protettrice del parto, che nacque da Era proprio in questa grotta.
Si trova poche decine di metri a valle della strada che da Nea Alikarnassos (dove si trova l’aeroporto di Iraklion) conduce a Episkopi, a circa 80 metri s.l.m. L’ingresso è costituito da un piccolo sprofondamento in cui cresce un fico secolare ed è chiuso da un cancello che al momento della mia visita presentava un varco sufficiente al passaggio di una persona. La grotta, suborizzontale, è lunga circa 60 metri ed è ben concrezionata; conserva nella parte interna i resti di una struttura – data da bassi muri a secco – interpretata come un altare minoico.
Grotta di Diete.
Si apre a quota 970 alle pendici del monte omonimo, vicino al paese di Psychron, sull’altopiano di Lassithi (quello dei 10.000 mulini a vento). È l’unica grotta turistica dell’isola ed è molto frequentata nella stagione balneare, per cui conviene andarvi di buon’ora, prima dell’invasione dei vacanzieri in gita organizzata. L’ingresso dista circa 15 minuti di cammino dal luogo dove si lasciano le vetture ed il percorso si può fare anche a dorso di mulo. Presso l’entrata un tavolino posto all’ombra di un alberello funge da biglietteria e la visita, che dura un quarto d’ora, si svolge con una guida locale e con la sola illuminazione delle sottili candele che vengono distribuite ai turisti (è meglio avere con sé una lampadina).
Si tratta di un’unica caverna in discesa, lunga circa 85 metri e larga 35, riccamente concrezionata nella parte inferiore e purtroppo un po’ alterata dagli interventi di sistemazione turistica.
Nella grotta, considerata il luogo natale di Zeus, sono stati trovati importanti reperti dell’età minoica.
Grotta Trapezas (Grotta di Tzermia-don).
Si trova presso l’abitato di Tzermiadon, sull’altopiano di Lassithi. La via da seguire è indicata da alcuni vistosi cartelli, fino all’inizio del sentiero che conduce in pochi minuti all’ingresso.
La cavità è breve, con ambienti non molto vasti e piuttosto disadorni. La visita pertanto è deludente sia per lo speleologo sia per il turista attirato dalla segnaletica stradale. Se qualcuno volesse comunque darci un’occhiata, faccia attenzione alle due tremende vecchiette che controllano la grotta: la prima si apposta all’inizio del sentiero e invita, con pittoreschi discorsi in greco, il malcapitato straniero a vedere questa meraviglia; la seconda presidia l’ingresso e pretende somme esorbitanti (1000 dracme per due persone) per una visita a lume di candela. Noi abbiamo evitato di sottostare all’iniquo balzello poiché siamo arrivati in zona nelle prime ore del mattino, quando non ci sono ancora turisti in giro e le vecchiette probabilmente si dedicano alle faccende domestiche.
Grotta di Milatos.
È situata sul fianco di un arido valloncello a circa 150 metri s.l.m., un chilometro ad est del villaggio omonimo dal quale è raggiungibile per una strada asfaltata di recente e quindi con un paio di minuti di cammino per una buona mulattiera (segnaletica lungo la strada).
Presenta una struttura labirintica, con più ingressi, in uno dei quali è stata eretta una minuscola cappella a ricordo dei fatti del febbraio 1823, quando durante una scorreria turca
vi si rifugiarono 3700 fra donne e bambini e 170 uomini, che si arresero dopo 15 giorni di assedio avendo avuto l’assicurazione che la vita di tutti sarebbe stata risparmiata. La promessa non fu mantenuta ed i turchi uccisero gli uomni, mentre donne e bambini furono venduti come schiavi. In quest’occasione ho visitato solo i primi ambienti della grotta, alla ricerca di Dolichopoda adulte.
Grotta «Thiriou i koufala».
Questa piccola cavità si trova presso il paese di Kalamafka (lungo la strada secondaria Agios Nikolaos Ierapetra) ed è ben conosciuta dai locali, Si tratta di una risorgiva, attiva solo in inverno, che si apre a quota 500 circa in una zona amena e verde, ricca di sorgenti. Presenta un interesse speleologico modestissimo, essendo costituita da un cunicolo in leggera discesa che porta ad una sala occupata da un lago- sifone, per una lunghezza complessiva di una dozzina di metri.
Fulvio Gasparo[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]