Anche quest’anno abbiamo continuato ad operare sull’altopiano del Canin concentrandoci sul proseguimento dell’esplorazione dell’abisso Picciola e, in misura minore, a battute di zona e approfondimenti di cavità scoperte gli anni scorsi. Per quanto riguarda l’abisso Picciola, per essere precisi ora complesso Picciola-Capelli poiché alla profondità di circa 500 metri il primo confluisce nell’abisso Capelli, l’esplorazione ha acquistato nuovo interesse in quanto si è arrivati a circa -650 metri, in ambienti ricchi di aria e con diverse possibilità di prosecuzione. Considerato che a meno 200 si deve passare uno stretto meandro di oltre 50 metri e, dato il dilatarsi dei tempi di salita e discesa (soprattutto dei vecchi esploratori), è stato deciso di allestire un campo a -500 m. che permetta una permanenze di più giorni.
Il 15 luglio Rocco, Ida e Maurizio sono scesi con due sacchi ciascuno, portando tutto l’occorrente che comprendeva 2 tende, teli, bina, sacchi a pelo, fornelli e pentolame, dormiben, impegno che si è rivelato spossante particolarmente nel passaggio del famigerato meandro. Hanno pernottato nel nuovo campo, dedicato un paio d’ore all’esplorazione di un piccolo ramo che, a -600, presenta interessanti concrezioni e sono risaliti. Nel frattempo io e Andrea siamo scesi a -200, al vecchio campo, e abbiamo insaccato e portato fuori grotta i resti delle esplorazioni storiche. In superficie, Silvia, convalescente, si è dedicata a recuperare materiali e mettere tutto in ordine in un karren vicino all’ingresso. La settimana seguente Silvia e Andrea sono scesi nella Capelli, hanno smontato il loro vecchio campo e dopo aver attraversato i disagevoli e stretti meandri finali, hanno montato una nuova tenda e aggiunto altri materiali. Attualmente a -500 possono pernottare comodamente 6 persone.
Un lavoro da tempo programmato prevedeva il disarmo del Frozen-Turbine e il trasporto dell’attrezzatura al Picciola. Il 23 luglio Ida, Rocco e il sottoscritto siamo entrati dall’ingresso alto e, con grande sorpresa, abbiamo trovato che le imponenti masse di ghiaccio che si trovavano dopo lo stretto meandro iniziale, si sono ridotte a pochi residui. Un traverso alto che si faceva con i piedi sul ghiaccio, ora completamente nel vuoto, ci ha dato delle difficoltà. Siamo quindi scesi lungo il grande pozzo che, al contrario, riporta un sensibile incremento dei depositi di ghiaccio fino quasi al suo termine. A nostro parere i lavori di disostruzione effettuati dal soccorso speleologico in occasione dell’incidente di Giusto hanno completamente cambiato la circolazione dell’aria. Abbiamo disarmato e una volta arrivati alla sala terminale, ci siamo dedicati a modificare l’armo in modo da permettere ai glaciologi dell’Università di raggiungere gli strumenti ancora installati nella grotta. Siamo passati un attimo dal vecchio bivacco ubicato in una cavità della cengia e abbiamo scoperto che gli stambecchi hanno trovato un modo di arrivare fino lì, lordando i materassini. Abbiamo lasciato il materiale vicino al sentiero, e siamo andati a berci una meritata birra al Gilberti. La settimana seguente ho portato con due viaggi i sacchi al Picciola.
11-14 agosto campo nel fondo partecipanti: Ida, Silvia, Rocco, Spartaco, Adriano e Andrea. Di seguito riporto la relazione di Ida.
«Entriamo alle ore 14 dell’ 11 agosto. Una volta giunti al campo tentiamo subito una risalita sul meandro in galleria verso il campo e poi quando arrivano tutti organizziamo la cena. Il 12 grande esplorazione: terminiamo la salita in meandro che purtroppo non ci porta da nessuna parte. Si parte alla volta del meandro del fondo, quota -660. Rocco e io (Ida) cerchiamo comunque una via alta ma senza successo e con dispendio di fix e batteria. Nel frattempo a noi si sono uniti Giusto e Paolin (quest’ultimo soprattutto in veste di fotografo). Al fondo seguiamo l’aria e, dopo una risalita nel meandro di 8 metri, procediamo ancora dritti in questo cunicolo alto e stretto che si rimpicciolisce. Seguiamo l’acqua, sempre presente sul fondo, che ci porta ad un bivio che poi scopriamo essere un by-pass. Continuiamo dritti nel meandro e ad un trivio scegliamo la via di destra, la più promettente e in breve arriviamo a una risalita su una cascata con poca acqua (siamo in una stagione di siccità estrema… chissà nelle condizioni normali). Attendiamo Spartaco e Andrea che stanno rilevando: ci dicono che abbiamo percorso 250 metri di nuova grotta. Nel frattempo Silvia e Adriano compiono un anello alla ricerca di nuovi passaggi cercando anche una possibile risalita fossile in una parte attiva. Li ritroviamo al campo mentre mettono ordine e recuperano acqua. È il momento del servizio fotografico di Paolino che viene realizzato nel piccolo sifone-laghetto a 100 metri dal campo e nel nuovo ramo concrezionato. A quel punto salutiamo i due “ospiti” che vanno a rivedere il sole e ci apprestiamo alla seconda notte.
Il 13 agosto ci dividiamo in due gruppi: Spartaco, Silvia, Andrea e Adriano si dirigono verso il meandro a finire il rilievo e a iniziare l’arrampicata artificiale, io e Rocco andiamo a esplorare un meandro che si apre sull’ultimo pozzo da 50 m. Il primo gruppo termina il rilievo, si alza di 15 m. in arrampicata artificiale esaurendo materiale e batteria, perdendo una maniglia nel ritorno al campo (Adriano). Io e Rocco troviamo un ambiente interessante, fatto di gallerie a volta bassa con fondo sabbioso che si intersecano fra di loro e che in pratica stanno fra due grandi pozzi: il primo è il pozzo da 50 m. (ultimo tratto della discesa alla confluenza), il secondo che troviamo alla fine delle gallerie e raggiungiamo con un meandro abbastanza agevole, presenta una sorpresa: una corda che pendola… siamo di nuovo in Capelli.»
L’ultima sera diamo fondo alle provviste, chiacchieriamo fra un tè caldo e un sorso di grappa (benedetta l’idea di Rocco) e quindi in busta a pensare alla risalita del giorno dopo. La mattina, dopo una colazione sistemiamo il campo e risaliamo a gruppi senza particolari problemi. Alle 14 circa siamo tutti insieme al sole a berci la meritata birra.
Sempre nell’ottica dei preparativi dell’esplorazione al Picciola, segnalo tre uscite a cavallo di luglio-agosto, finalizzate a portare con l’elicottero materiale tecnico e di conforto al bivacco DVP, al Picciola, alla Casera Goriuda (in questo caso intervento di asporto rifiuti), al campo in Palacelar e a Sella Mogenza. Le prime uscite sono andate buca in quanto l’elicottero ha dovuto disdire l’impegno per problemi inerenti ad incendi. A queste uscite hanno partecipato il sottoscritto, Spartaco, “Refolo”, Tom e Cristina, Enzo Caruso, Umbertino e Laura. Per dividere le spese fisse alle rotazioni si sono uniti il San Giusto e il CAT. Durante i lavori di manutenzione annuale al DVP Spartaco e qualche volenteroso hanno portato 5/6 travi di legno all’ingresso del Picciola per migliorare la protezione dell’attrezzatura all’esterno della grotta. Da quanto sopra si vede chiaramente che quest’anno le nostre attenzioni si sono rivolte principalmente al Picciola, altre 2 uscite sono state dedicate alla zona dell’ex ghiacciaio del Canin.
Lo scorso 5 settembre io e Pacia siamo andati a rivedere un buco da noi trovato l’anno precedente; la ricerca è stata laboriosa ma alla fine abbiamo trovato e disceso la cavità che consiste in un pozzetto di una decina di metri che finisce in un meandro percorribile, ma caratterizzato da una frana continua di pietre: per renderlo sicuro e proseguire nell’esplorazione dobbiamo installare uno sbarramento (un paio di tavole) che fermi la frana. Approfittando di questa incredibile ottobrata ho passato due giorni al DVP con Ida e Rocco. Il primo giorno siamo arrivati all’inizio della ferrata del Canin trovando solo poche chiazze di neve in una immensa pietraia: il ghiacciaio si è estinto… Il nostro programma prevedeva la discesa tanto vagheggiata (da me) della parete nord dell’Ursic. La stima errata dei tempi e la fine dell’ora legale ci ha fatto desistere dal progetto costringendoci a cercare un programma alternativo: una battuta di zona che si è subito concretizzata nel ritrovamento di una cavità segnalata. Rocco ha armato e siamo scesi: anche considerando che all’epoca prima di piantare a mano uno spit aguzzavano l’ingegno (armi naturali, assicurazione a spalla, ecc.), la mancanza di ogni segno rende evidente che il secondo pozzo non è mai stato percorso. La profondità totale si aggira sui 60 m… Alla fine del pozzo si trova un cunicolo che meriterebbe lavori di allargamento. Siamo scesi per tracce e ghiaioni fino ad intersecare il sentiero e passando per i Campi di tennis (spettacolari spianate di calcare) abbiamo lasciato le attrezzature all’ingresso della “Piria”. Vi rimando al mio articolo nell’ultimo numero di Progressione: il riscaldamento globale ha disostruito dai tappi di neve tante grotte, la rivisita di tante cavità accatastate nella zona potrebbe dare grosse soddisfazioni.
Il giorno dopo ci siamo nuovamente portati all’ingresso della “Piria” (così chiamata in quanto durante una sci alpinistica nel 2021 in condizioni di splendido innevamento, con grotte importanti completamente ostruite, io e Rocco abbiamo trovato uno strettissimo cono alto circa 4 metri, aperto nella neve, e lo abbiamo segnalato con una merendina…). A stagione inoltrata Rocco, dopo un allargamento dell’ingresso, è sceso un pozzo di ca. 20 metri parzialmente ostruito dalla neve che finisce in uno stretto meandro.
Nel mese seguente Io e Mauri abbiamo deviato a sinistra a metà pozzo e, passando 2 strettoie, siamo scesi in un altro pozzo che finisce in stretto meandro, non rilevando importanti flussi di aria.
Eccoci alla terza entrata: un poco sopra le strettoie troviamo un passaggio alto che in un paio di metri forma una stretta galleria cilindrica che, dopo ca. 15 metri si allarga e sprofonda su pozzo di 15 metri ca., non sceso per mancanza di materiale. Questi ultimi ambienti riportano un’aria interessante… alla prossima esplorazione!!!
Adriano Balzarelli
Hanno partecipato alla campagna 2022 (in ordine alfabetico): Adriano Balzarelli, Ida Cossettini, Silvia Foschiatti, Carolina Giandon, Stefano Guarniero, Andrea Lallovich, Paolo Manca, Maurizio Ravalico, Rocco Romano, Spartaco Savio e Patrizia Squassino.