Si comunica a tutti i soci ed ai nostri lettori del WEB che la Commissione grotte E.Boegan pubblica in anteprima i lavori del n. 52 della rivista Atti e Memorie.
01 – Preliminary hydrogeological investigations on Campo di Bonis (Julian Prealps): results of three pre-tracer tests
Il Campo di Bonis nelle Prealpi Giulie è una depressione carsica di grandi dimensioni caratterizzata da un’idrografia superficiale affluente del Fiume Natisone e, contempora-neamente, un’idrografia interna alimentata da sorgenti che viene assorbita dal sottosuolo carsico in inghiottitoi. Geomorfologicamente questa depressione può essere classificata come un “polje aperto”. Essa si sviluppa nel Flysch del Grivò (Paleocene sup.-Eocene inf.), un’alternanza di torbiditi silicoclastiche ibride intercalate da strati e megastrati carbonatici incarsiti. La particolarità del fenomeno e l’idrogeologia ipogea completamen-te sconosciuta, hanno indotto a progettare uno studio sulla circolazione delle acque sot-terranee. Nell’area, tra gli anni 2018 e 2019, sono stati eseguiti tre pre-test di traccia-mento, impiegando fluocaptori, allo scopo individuare preliminarmente i possibili output delle acque inghiottite nel Campo di Bonis. Sono stati usati due traccianti, uranina e Ti-nopal CBS-X, analizzando in fluorimetria campioni d’acqua e gli eluati estratti dai carbo-ni attivi. I tre pre-test si sono resi necessari per discriminare l’ipotetica vasta area dei possibili output che era racchiusa tra il Torrente Cornappo, il Rio Gorgons, il Rio Podja-ma-Namlen e il Rio Bianco-Fiume Natisone. Soltanto dopo il terzo pre-test si sono scoperti gli output delle acque assorbite dai due principali inghiottitoi, che corrispondono, il primo alla sorgente sottostante la Grotta sopra il Rio Boncic situata in sinistra del torren-te omonimo a est della polje aperto, il secondo alla sorgente sottostante la Risorgiva Li-skovac situata in destra del torrente omonimo a ovest del polje aperto.
02 – A review on saturation indexes of Karstic waters (S. I.).
Nell’articolo sono riportati gli elementi di calcolo utilizzati per la determinazione dell’Indice di Saturazione (S.I.) delle acque carsiche. Nella teoria consolidate si presuppone che acque sovrassature tendano a precipi-tare il carbonato di calcio mentre le acque sottosature dovrebbero essere responsabili della dissoluzione. Le acque in equilibrio costituiscono la linea divisoria tra una proba-bile precipitazione ed una altrettanto probabile dissoluzione. L’autore mette in evidenza il sistema di calcolo suggerito dall’AWWA (Joint Task Group on Calcium Carbonate Saturation) e lo propone per determinare le caratteristiche dell’acqua carsica della risorgiva della Boka (M. Canin – Slovenia). Viene evidenziata l’importanza delle quantificazioni di pH, pCO2, forza ionica, attività ionica e alcalinità. Si spiega come alcune caratteristiche dell’acqua come Mg2+, SO4 2-, ioni comples-si e cinetica del sistema possono influenzare notevolmente le proprietà corrosive. E’ evidenziato come carsismo, speleogenesi e morfologia carsica possono essere condi-zionati da una serie di eventi chimico-fisici non ancora ben studiati.
03 – Preliminary hydrogeological researches in Davorjevo Brezno
Il Davorjevo brezno si trova all’estremità sud-orientale del Carso Classico, in Slo-venia. Scoperto nel 2009, si è rivelato essere una delle maggiori grotte del Kras/Carso, con attualmente una profondità di -319m e uno sviluppo spaziale di 6.082 m (planimetrico di 5.550 m) rilevati. L’attività esplorativa e scientifica, entrambe in corso, è organizzata dalla Commissione Grotte “E. Boegan”, che si avvale anche di vari altri esploratori, tec-nici e specialisti, italiani e sloveni. Attualmente le esplorazioni sono mirate alla zona più profonda della cavità dove, dopo aver bypassato il primo sifone per vie aeree, sono state raggiunte nuove gallerie “fossili” a varie quote e un nuovo grande secondo sifone in cui si è inoltrato lo speleosub Simon Burja. La grotta è un sistema di gallerie “basali” in cui scorrono corsi d’acqua ipogei, che si raggiungono dalla superficie dopo una successione di pozzi. Con un precedente tracer test (uranina) gestito dal Karst Research Institute ZRC-SAZU di Postojna (Slovenia), iniettando nel primo sifone, si aveva accertato la continui-tà delle acque del Davorjevo brezno con l’Abisso di Trebiciano, perciò la grotta fa parte del sistema idrogeologico del Kras/Carso.
04 – Resti umani e antiche sepolture nel Carso Triestino (Italia – Ne) fra Preistoria e Medioevo
Nel 1975, quasi 50 anni fa, Dario Marini pubblicò Il problema delle antiche sepolture sul Carso triestino alla luce di alcune recenti scoperte; il tema fu ripreso a fine anni ’90 nella tesi di laurea di Tatiana Carpani, poi da chi scrive in occasione del convegno su “Santuari e necropoli dell’età del Rame nell’area alpina e prealpina: antropologia e archeologia” (Gavardo, Brescia, 2004). La revisione della letteratura e dei documenti di archivio (in particolare il Catasto Storico delle Grotte della Società Alpina delle Giulie e quello della Soprintendenza Archeologica regionale), integrata dall’acquisizione di ulteriori informazioni presso i vari gruppi speleologici locali, ha reso possibile compilare un elenco di 38 siti nei quali sarebbero stati rinvenuti resti umani, su 167 con tracce di utilizzo da parte dell’uomo dalla Preistoria al Medioevo. In 15 siti le ossa rinvenute permettono la ricomposizione di almeno un individuo, in qualche caso di molti, ma l’esame analitico dei dati di contesto mette in evidenza la grande difficoltà di riconoscere senza elementi di dubbio sepolture intenzionali nell’area in esame.
05 – Il sottosuolo di Fuorigrotta Bagnoli (Napoli) e l’acquedotto Augusteo della Campania
L’Acquedotto Augusteo della Campania è una delle maggiori opere ingegneristiche dell’antichità romana, realizzato per volere di Augusto nel corso degli ultimi decenni del I secolo a.C. per rifornire di acqua dolce non solo il porto militare di Misenum, ma soprattutto l’agglomerato urbano e portuale di Puteoli, oltre alle lussuose ville ed impianti termali di Baiae. Il suo sviluppo era di circa 105 km nel solo asse principale, raggiungendo i 135/150 km con le diramazioni laterali, il che lo rendeva il più lungo acquedotto romano dell’epoca. Esso captava importanti sorgenti carsiche nell’Appennino campano, ora situate nell’area del Comune di Serino (AV) e tuttora sfruttate per l’approvvigionamento idrico di Napoli e del circondario. Il corso dell’Acquedotto si sviluppava prevalentemente in sotterraneo e ne sono attualmente noti solo alcuni tratti. Il quartiere di Fuorigrotta si sviluppa ad ovest di Napoli, oltre il costone di Posillipo, ed è connesso ai quartieri di Bagnoli e di Coroglio. Nell’area si trovava il grande impianto Italsider di Bagnoli, da tempo dismesso e soggetto ad una imponente operazione di bonifica e di recupero urbano. L’acquedotto Augusteo percorreva in sottosuolo il versante nord della conca di Fuorigrotta verso Bagnoli, mentre un’importante diramazione percorreva il versante sud verso Nisida. All’inizio del 2023, a seguito di segnalazione da parte di un privato, grazie all’autorizzazione del Commissario Straordinario per la Bonifica di Bagnoli e con la collaborazione della società Invitalia che gestisce il cantiere di Bagnoli, un gruppo di ricercatori speleologi ed archeologi riuniti nell’Associazione COCCEIVS ha individuato un nuovo tratto di acquedotto, del tutto inedito, in ottimo stato di conservazione, posto a mezza costa lungo il costone tufaceo di Posillipo, in Comune di Napoli. Esso appartiene alla diramazione per Nisida. Lo sviluppo complessivo finora rilevato raggiunge gli 800 metri e ciò qualifica questo tratto di acquedotto come il più lungo attualmente conosciuto dell’Acquedotto Augusteo. Il lavoro descrive le ricerche in corso da parte dell’Associazione COCCEIVS per ricostruire il percorso dell’Acquedotto Augusteo nei Campi Flegrei ed in particolare nell’area di Fuorigrotta-Bagnoli.
06 – Prime osservazioni sulla concentrazione di CO2 della grotta di Natuturingam – Puerto Princesa under-ground river, Palawan, filippine.
Nei mesi di aprile-maggio 2017, è stato effettuato un monitoraggio preliminare della concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera e nelle acque sotterranee nel sistema carsico PPUR sull’isola di Palawan (Filippine), misure che hanno interessato diversi punti della grotta con l’obiettivo di valutare la dinamica di questo gas in tracce in un ambiente tropicale costiero. Il contenuto di CO2 è risultato quello tipico dell’aria e delle acque sotterranee della maggior parte degli ambienti cavernicoli del mondo, da 3 a 5 volte superiore a quello esterno, con una concentrazione media nell’aria di 1800 ppmv (e un picco massimo di 2200 ppmv) e con valori di CO2 disciolta in acqua da 5 a 17 mg/L. I risultati sembrerebbero indicare che la pressione parziale di anidride carbonica dell’at-mosfera sotterranea di questo sistema carsico sia influenzata dalla presenza di una gran-de colonia di uccelli e pipistrelli nei pressi della risorgente e dalla scarsa ventilazione nei rami fossili, mentre la sua concentrazione nelle acque sotterranee sia funzione principal-mente della degradazione microbica degli spessi depositi di sostanza organica lungo i rami principali della grotta.