STOJAN SANCIN – 1947 – 04.2021
Pubblicato sulla rivista Sopra e Sotto il Carso anno X n. 4
Stojan Sancin, classe 1947, speleologo di San Giuseppe della Chiusa (Ricmanje in sloveno), frazione del comune di San Dorligo della Valle-Dolina in provincia di Trieste, che per tanti anni elevò la speleologia della minoranza slovena cui apparteneva, operando sia in Italia che in Slovenia, questo aprile 2021 se n’è andato per sempre. Da tempo -lo sapevamo – aveva problemi salute. Si era laureato in chimica e per molti anni fu insegnante di matematica nelle scuole della provincia di Trieste. Nel suo impegno civile, va annoverato il lavoro svolto a favore della comunità quale consigliere comunale del Comune di San Dorligo della Valle-Dolina per vent’anni. La sua passione fu la speleologia.
Tra Italia e Slovenia ebbe modo di visitare circa duemila grotte, eseguire centinaia di rilevamenti topografici, scoprire centinaia di grotte. Costituì lo JOSPD Trst (il gruppo grotte dell’Associazione Alpina Slovena), a Dolina, fu molto attivo all’interno della Jamarska zveza Slovenije (la Federazione Speleologica Slovena).
La sua attività, almeno tra gli speleologi del Friuli Venezia Giulia, non è particolarmente nota. Lo considero grave giacché nel contesto della speleologia di quest’area, a differenza della moltitudine di grottisti o – al giorno d’oggi – gente che semplicemente va in grotta, Stojan Sancin fu uno speleologo vero, formato, molto preparato. Peccato, purtroppo, che non ci lascia molti scritti. Certo, la sua modestia e la sua scarsa frequentazione con gli speleologi di etnia italiana (poiché i suoi interessi, anche culturali, furono rivolti più verso l’associazionismo della sua madrelingua, quindi oltre confine) non giovarono a dargli, nell’ambito italiano e per nostra negligenza, quel riconoscimento dei grandi meriti realmente conseguiti e quella notorietà che avrebbe dovuto contraddistinguerlo. Stojan Sancin, fu – ripeto – un vero e nobile speleologo. Tra i suoi più importanti risultati, ricordo le sue esplorazioni e gli studi nel sistema di Ocizla (sistema di Beca-Occisla, in italiano); ricordo pure tutti i suoi studi nella Val Rosandra (la valle del Torrente Glinscica) – suo territorio d’elezione… se così si può dire. Sulla Val Rosandra e sul Monte Carso, che corrisponde – quest’ultimo – ormai al Carso dell’Alta Istria, e versante in sinistra idrografica del Rosandra, Stojan Sancin realizzò indagini sulle acque sotterranee carsiche (tracciamenti e prove idrauliche), con i pochi mezzi di cui disponeva ma con grande ingegno, che portarono a scoperte e nuove interpretazioni sull’idrogeologia della zona.
Dai miei ricordi personali, quando alla metà degli anni Ottanta realizzai (assieme al geologo Luciano Ballarin e al chimico Fabio Gemiti) lo studio idrogeologico e idrochimico del Monte Carso, che pubblicammo appena nel 1994 stante l’impegno dell’elaborazione dei dati – ebbene – per prima cosa andai dall’amico Stojan a farmi ben spiegare che cosa, lui, aveva finora capito sull’area. In quel momento, Stojan era certamente la persona che sulla questione (con una visione moderna) ne sapeva di più. Poi, era sempre disponibile, e la discussione scientifica, con lui, viaggiava sempre sui binari della concretezza, anche se, da buon speleologo abituato a poter vedere solo un pezzettino di sistema carsico parte di un reticolo enorme (e rendendosene conto), non disdegnava l’ipotesi quale strumento di lavoro.
Sono convinto che nella “famosa” galleria dei nostri speleologi, che esiste solo nella nostra mente ma ha più peso, pur incorporea, d’una che potremmo materializzare, il ritratto del vecchio amico Stojan ci starà. Anzi, su una parete c’era già, da tempo, una targhetta con il suo nome, che lo aspettava, vicino alle immagini di importanti speleologi della sua, della mia, generazione.
Rino Semeraro