Durante una piccola punta nel ramo vecchio dell’Anubi, caratterizzata dai tre elementi cardine dell’esplorazione in Canin: acqua, vento e relativo freddo boia, Rocco e Adriano mi avevano gentilmente invitato, per il primo fine settimana di agosto, a tornare per finire una arrampicata. L’invito era corredato da previsioni di tempo stabile, poca acqua in grotta, cambusa di livello … così avevo accettato volentieri. Sabato 7 agosto ci troviamo presto, facciamo la tradizionale sosta a Resiutta per cappuccino e brioche, un’altra fermata al rifugio Gilberti per salutare Fabio e Irene e in breve, superata sella Bila Pec, prendiamo le tracce che ci portano all’ingresso, corredato da altarino votivo al Dio Anubi, della Grotta. Senza fretta mangiamo un panino, ci vestiamo e provvediamo a riempire due sacchi a testa, uno con materiale di bivacco e uno tecnico. La giornata perfetta non invoglia ad entrare al buio a faticare per tre giorni, ma tant’è, imbocchiamo l’ingresso e cominciamo a scendere lentamente, prendendo via via, specialmente io e Adriano, confidenza con le complicazioni dei due sacchi. Quest’ultimi diventano molto dispettosi soprattutto nel passaggio più stretto del famigerato laminatoio. Adriano chiude la fila e, appena sopra di me, improvvisa un siparietto, mettendosi a parlare con i sacchi, dapprima in modo cortese, poi – indispettito dalla loro continua disobbedienza – insultandoli con i peggiori epiteti!! A volte si sfoga anche contro l’armo, che gli sbatacchia i sacchi mo di qua, mo di là: mi guarda serio, mi fissa, mi dice “non è possibile che queste cose capitino solo a me!” e io muoio dalle risate.
Lenti ma inesorabili arriviamo in un tempo indefinito a -400. Davanti a noi una bellissima rampa la cui risalita segna l’inizio dell’arrampicata nel ramo nuovo. Ci fermiamo in cima alla rampa e con pochi fix raggiungiamo senza esito una finestra a destra che purtroppo chiude. Proseguiamo, sempre in salita e con qualche passaggio stretto siamo alla zona prevista per il bivacco. Apriamo i sacchi e cominciamo ad allestire il campo. Dapprima fermiamo un sottile cordino ad ancoraggi naturali e a qualche fix, formando un reticolo sul quale stendiamo sottili teli di nylon per fermare lo stillicidio, poi fissiamo gli attacchi per le tre amache. Un vicino sasso abbastanza piatto funge da tavolo su cui imbandiamo un lauto e veloce pasto innaffiato purtroppo non da un buon refosco, ma da abbondante thè. Il freddo si fa sentire e laboriosamente entro nel sacco a pelo. Il difficile è coordinarsi e non spaiare l’accoppiata sacco dormiben e amaca. In breve anche Adriano si sistema, ora tocca a Rocco. Noi abbiamo già messo a terra i caschi e anche Rocco spegne la sua frontale. Pochi secondi e il buio si riempie di imprecazioni (Adriano afferma di aver sentito anche “aiuto”…) l’amaca di Rocco si è squarciata e lui è a terra avviluppato tra la stoffa e i cordini di sostegno. Matte risate, seguite da un sonno veramente meritato.
Dopo un primo tentativo di sveglia, con proroga richiesta a gran voce da tutti, finalmente qualcuno scende dall’amaca e comincia a scaldare un thè. Inutile dire della sensazione che si prova ad uscire dal caldo del giaciglio per mettersi la tuta ancora umida e gli scarponi freddi. Prepariamo tre sacchi di materiale tecnico e raggiungiamo in un’oretta la zona esplorativa. La grotta è meravigliosa, si presenta a me in tutta la sua potenza, altro che Anubi!! Attraversiamo un salone enorme in cui mi sento veramente piccola. Osservo queste pareti incombenti che salgono e seguono la faglia. In una giornata abbiamo risalito circa 60 metri di parete, disarmando in contemporanea. Raggiunto finalmente l’arrivo che si intravedeva dal basso, l’abbiamo purtroppo trovato ostruito da una frana impenetrabile. Rimane comunque da fare ancora un’altra arrampicata di una ventina di metri che potrebbe permetterci di bypassare la frana. Si sente dell’aria fresca che attraversa i massi, l’idea di Rocco è di ritornare. Ma è ora di scendere, armando una nuova linea più diretta. Attraversando le grandi gallerie riesco a fare qualche foto che rendono solo parzialmente la maestosità del posto. In breve arriviamo al campo, lo abbastanza morta e infreddolita. I due maschietti, concordi e cavalieri, mi comunicano di avermi promosso a portatrice d’acqua e mi mandano a riempire le pentole per la seconda volta sotto un micidiale stillicidio. Riusciamo a tirarci fuori un lauto pasto precotto accompagnato da thè caldo e teatrino di Adriano. Per scaldarci meglio assaggiamo una grappa alla mela, beh a meno 400 tutto è bono!!! Ci infiliamo nelle rispettive amache io ed Adriano mentre Rocco si accuccia sul pavimento.
Il giorno dopo, riposati a dovere, cominciamo a salire, finalmente con un solo sacco, lo e Adriano procediamo sempre ridendo e inveendo per la fatica o per il sacco che si incastra, in un contesto molto piacevole. Alla fine usciamo in una giornata splendente e calda e troviamo Rocco che ci ha preceduti nell’uscita. Foto di rito. Cambio veloce, Gilberti arriviamo! Grazie ragazzi, bellissima avventura!!
Ida Cossettini